| inviato il 13 Novembre 2024 ore 13:20
 C'è una macchina fotografia a cui sono molto affezionato, anzi tutta una serie di macchine. Le Hasselblad della serie 500, chiamate successivamente V, sono rimaste in produzione dalla 500C del 1957 fino a pochi anni fa, con qualche miglioria tecnica e piccoli aggiornamenti estetici. Ma per mezzo secolo il design è rimasto praticamente identico all'originale, passando per la 500C/M del 1970, le 503, le 501, per diventare digitale con la 503CWD e il primo dorso CFV da 16 megapixel del 2006, e i successivi CFV-50C e CFV-100C. Si possono comunque usare gli ultimi obiettivi e dorsi anche sulla prima 500C. Le Hasselblad nascono dopo la seconda guerra mondiale, quando Victor Hasselblad mise in commercio le prime 1600F, con otturatore sul piano focale e tempi massimi di 1/1600 di secondo (in teoria, non nella pratica) e obiettivi prodotti dalla Kodak, di cui Hasselblad era importatore. Seppur molto simili, non ho mai usato nessuna di queste, ma soltanto la serie 500 nata con gli obiettivi prodotti dalla Zeiss, con un otturatore centrale, inserito in ciascun obiettivo. 1/500 è il tempo massimo dell'otturatore, che corrisponde anche al tempo sincro del flash. Il sistema è modulare, ovvero ogni parte è sostituibile e aggiornabile con altre componenti, nel corpo, nel mirino, nel dorso, negli obiettivi e anche nella leva di caricamento.
 Ma non vorrei soffermarmi sulle questioni tecniche, piuttosto farvi notare alcuni dettagli del design. Il corpo è un cubo cavo, in ottone cromato (se non sbaglio). Nonostante questa forma tozza, un lavoro di design direi quasi grafico la rende filante e sensuale, e piacevole da tenere tra le mani. Tutti gli angoli hanno il metallo cromato esposto, sono lisci, brillanti, stondati. Le superfici piatte sono invece ricoperte da una pellicola rugosa, con un bel contrasto sia tattile che visuale. Il profilo del cubo continua nel dorso, rastremato e arrotondato con un richiamo evidente dei mezzi aerodinamici dell'epoca. Un'altro richiamo alle forme aerodinamiche è il mirino a pozzetto, che da chiuso è un rigonfiamenti del cubo. Sul bordo corre un rettangolo cromato, al centro si alza un'ulteriore forma filante bordata di cromo. Quando chiuso il "puntino" di apertura della lentina è vicino al "punto" di distacco del dorso. Sul lato destro il cubo e il dorso hanno un rigonfiamento che ospita i meccanismi di trasmissione del moto (per l'avanzamento della pellicola, per il sollevamento delle tendine, dello specchio, la carica dell'otturatore, il conteggio dei fotogrammi e lo scatto). Questa parte è racchiusa da una linea continua che corre attorno alle manopole e sfiora il contorno maggiore.
 Sull'altro lato quattro forme geometriche sono allineate sull'asse centrale, una slitta rettangolare, un punto per agganciare la tracolla, un anello stretto e verticale e un cerchio per aprire il dorso. Sotto, un rettangolo con due punti. Ecco, questa attenzione grafica ai dettagli la trovo meravigliosa.
 E dovreste sentire la piacevolezza con cui si carica la macchina, e il suono netto ma quasi ovattato dello specchio e delle tendine. Ci sono molti altri sistemi simili, Mamiya, Pentax, Kiev, Zenza Bronica, ma in nessun altro ho trovato il piacere di usare un'Hasselblad; i progettisti avevano il culto della precisione dato dalla precedente produzione di orologi, da cui derivano i disegni con quote a quattro decimali. Io non posso dire lo stesso di alcuni obiettivi, i primi C fanno male alle dita per quanto sono duri da maneggiare e per la forma raccordata delle corone. Alcune Hasselblad sono in finitura nera, oltre alle ragioni estetiche ne hanno anche pratiche per limitare i riflessi negli still life. Delle Hasselblad colorate invece non ne voglio parlare. Erano anni che non usavo un'Hasselblad, e me la sono voluta ricomprare. Credo sia uno di quegli oggetti di design che contengono il concetto di kalòs kai agathòs , di bello e buono. È un bell'oggetto che oltre a funzionare decisamente bene nei suoi limiti mi dà piacevolezza per il pensiero che ci rivedo. Le cose belle mi fanno vivere meglio. www.hasselblad.com/about/history/500-series/ www.hasselbladhistorical.eu/hs/hstable.aspx spinoff.nasa.gov/Spinoff2008/ch_6.html www.ilpost.it/2019/07/14/fotografie-luna-apollo-11/ Una curiosità: nel 1962 l'astronauta Walter Schirra, quinto americano nello spazio, comprò un'Hasselblad 500C in un negozio di Houston e la portò con se in orbita con la capsuma Mercury-Atlas 8. Le foto ottenute erano così sorprendenti che i tecnici Nasa usarono Hasselblad anche per le missioni successive, per poi incaricare la ditta svedese di costruirne su misura. |
| inviato il 13 Novembre 2024 ore 13:26
Non discuto sulla resa e qualita' ottica/meccanica ,ma non la cambierei mai con la mia Pentax 645N..... Chiaro son gusti (i miei poi contano poco) questa ha fatto la storia la Pentax no . |
| inviato il 13 Novembre 2024 ore 13:29
io ne ho ancora una, nera, stupenda. Con la sua terna di obiettivi. Sembra nuova, e qualche volta la uso ancora. E' un altro modo di fotografare. Purtroppo, non avendone venduta nessuna nel corso degli anni, oggi ho piu' fotocamere che tempo per usarle.. |
| inviato il 13 Novembre 2024 ore 13:31
Icona nell'analogico ed ora con la linea XxD anche nel digitale Nulla questio, anzi una si.... tanto è acerba |
| inviato il 13 Novembre 2024 ore 13:56
Come la Porsche 911 di "Butzi” Porsche o gli originali elettrodomestici Braun di segnati da Dieter Rams, questa Hasselblad è un'icona di razionalità che non invecchierà mai... non ne conosco il designer. |
| inviato il 13 Novembre 2024 ore 14:10
Ah, la 911. Tanti anni fa avevo del budget per comprarmi una moto o una Porsche, quando erano ai minimi storici. Un giorno il mio meccanico, parlando di una che era nel piazzale, mi disse di prendere una borsetta della spesa appoggiata a terra, le borsette flosce in plastica bianca. Era leggera quasi vuota. Guardo dentro, c'erano guarnizioni di carta e o-ring e poco altro e un foglio. Quella borsetta costava 700 euro. Ecco, le macchine costavano anche poco, erano i ricambi che si pagavano come nuovi. |
| inviato il 13 Novembre 2024 ore 14:15
Ahh sulla 911 mi trovate d'accordo.... bellissima |
| inviato il 13 Novembre 2024 ore 14:22
È molto Hasselblad anche lei, non un cubo ma un rettangolo, la forma di vetro e tetto è quella del mirino chiuso, il posteriore chiude quasi con la stessa forma curva, aerodinamica
 |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |