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Tridimensionalità: come percepiamo la profondità e la distanza assoluta e relativa


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avatarsupporter
inviato il 31 Agosto 2024 ore 8:11

Molto interessante Andrea grazie per aver postato. Mi chiedo, ma non ho letto tutto l'articolo, se vi siano studi analoghi sul ruolo della vignettatura.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 8:22

"se chiudi un occhio e osservi un punto senza muoverti, l'effetto della profondità svanisce e vedi un'immagine piatta"
Non è proprio così.
"Ricordate che per la tridimensionalità servono due immagini differenti"
Anche questo non è vero.
Se andate a leggere gli interventi sul precedente discussione trovate un elenco dei fattori che consentono anche alla visione monoculare di valutare dimensioni distanze assolute distanze relative e profondità. Se avete la pazienza di leggere l'articolo scientifico che ho linkato in apertura anche qui trovate che con un singolo occhio le persone sono in grado di fare valutazioni sulle distanze assolute e relative anche solo grazie alla sfocatura, alla differenza di messa a fuoco.
Questa è una cosa veramente straordinaria se ci pensiamo, la capacità di accomodazione avviene con dei muscoli dell'occhio, noi abbiamo una capacità cinestesica straordinaria, riusciamo a capire la distanza degli oggetti anche grazie alle informazioni che il cervello riceve dallo sforzo muscolare che deve fare l'occhio per mettere a fuoco.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 8:33

È l'approccio assolutista del tutto o niente che non funziona. Nell'altro thread, la posizione moderata di @Istoria non è stata capita da molti.

Anche a me non piace l' approccio assolutista.
Il fatto che il fenomeno, venga o non venga visto ritengo riconduca ad altre questioni, infatti come per la musica, anche in ambito "visivo", credo che ci siano diverse "capacità" nel discernere ciò che si vede

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 8:34

Sottoscrivo quel che dice Jack, nessun di noi è onnisciente, possiamo anche avere informazioni o credenze parziali o errate. Se però vogliamo esprimere un parere pro veritate dobbiamo avere la pazienza di leggere prima gli articoli che sono stati linkati che dimostrano certe cose contrarie alle nostre convinzioni e non insistere cocciutamente riproponendo i nostri assunti errati.
L'articolo linkato dice chiaramente che la valutazione delle distanze relative è fatta escludendo altre metodiche (tipo valutazione del parallasse ruotando la testa) che l'occhio può usare, sia con un solo occhio, sia con entrambi.
Come faceva giustamente notare Rigel nella precedente discussione, il differente parallasse fra due occhi a 15 cm di distanza tra loro è poco utile quando gli oggetti stanno a cento metri di distanza.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 8:44

Qui le nostre sensazioni hanno poca importanza: io ho la sensazione di vedere tutto a fuoco ma il mio cervello, anche se non mi accorgo, sa che il mio occhio non ha profondità di campo sufficiente e i muscoli devono compiere uno sforzo a lui noto per effettuare accomodazione. Quindi lo sfuocato gioca un ruolo per valutare le profondità, punto.
NOTA IMPORTANTE:
qui nessuno sta facendo indebite inferenze non dimostrate dagli articoli: in altri termini non si può direttamente concludere da queste evidenze scientifiche che risultano da quei dati sperimentali che un foglio bidimensionale con presenza di sfocato dia sensazione tridimensionale (come non lo si può escludere, quegli articoli scientifici si occupano di altro), un foglio bidimensionale non richiede sforzo muscolare di accomodazione per via della sfocatura in esso presente (almeno credo), ergo non è la sensazione cinestesica dovuta all'osservazione dei particolari sfocati il meccanismo che, eventualmente, può restituire la sensazione di profondità, così mi parrebbe logico dire.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 9:03

ricordo che qui su juza anni fa ci sono state più discussioni sull'argomento 3d nelle foto.
Lo studio citato adesso nel primo post mi sembra miri prima di tutto alla stima della distanza, ad occhio ovviamente.

Quando incontri il termine "cinestetico" penso che in questo caso lo puoi anche tradurre in "dinamico", nel senso che un movimento dx/sn su ciò che hai di fronte è tipico in chi ha vista stereoscopica (uomini, scimmie, gatti, gufi) per meglio stimare la distanza.

avendo vista stereoscopica, se vuoi guardare il tuo naso incroci gli occhi, all'opposto su infinito sono paralleli. La vista stereoscopica, è un fattore molto rilevante per la stima della distanza e quindi la percezione tridimensionale, nella vicina e media distanza. Su infinito non ha invece alcuna rilevanza.

La percezione 3d avviene anche in chi è monocolo, e per lo più la fotografia è sempre monocola.

In questo caso la percezione della distanza e la sensazione di tridimensionalità in una superficie piana come una foto su carta o su schermo avviene per altri fattori.

Un fattore importante e spesso trascurato sul 3D è l'illuminazione. La probabilità di un'illuminazione a 0° e a 180° ha la scarsissima probabilità di 2 su 360 in natura. Quindi quando più quando meno, se osserviamo un vaso all'esterno avremo un lato più illuminato e l'altro più in ombra. Questo contribuisce molto nella percezione 3D.

Lo sfocato nella vista ha tanto maggiore effetto quanta poca è la luce e tanto maggior effetto quando si tratta di oggetti vicini. Con buone condizioni di illuminazione e sulla media/lunga distanza lo sfocato a vista non esiste. Ma abbiamo comunque esperienza dello sfocato da vicino.

In fotografia diventiamo monocoli e quindi addio alla percezione 3D con la stereoscopia.
Però in fotografia possiamo scegliere l' “occhio” (l'obiettivo) con cui guardare e scattare.
Così quella percezione dello sfocato che avveniva solo su distanze brevi e al massimo medie, adesso con un occhio dall'apertura sovrumana (nel senso che l'uomo non ha una pupilla così dilatata neanche con le gocce di tropicamide) lo sfocato viene a narrarci la tridimensionalità anche su distanze medie e lunghe.

È ovviante artificioso perché non fa parte della percezione visiva umana naturale, però in natura esistono occhi che si spingono a livelli da fare impallidire le ottiche più spalancate.

Alcuni falchiformi possono addirittura “deformare” i rapporti dimensionali tra la loro cornea e il loro cristallino tanto da poter passare dalla modalità normale (osservazione generale) alla modalità tele (puntamento della preda). Gli animali notturni e quelli abissali possono avere occhi che generano una pdc ridottissima a causa delle loro pupille enormi che noi non riusciamo ad ottenere in fotografia se non con la macro ed i tele.

Quindi la componente sfocato per la percezione 3D in fotografia ha sia cause naturali, sia cause artificiose che sono accettate dal nostro cervello a causa delle esperienze sulle brevi distanze.

Inoltre la tridimensionalità è per lo più il campo della distanza breve. Guardando la Luna dalla Terra essa appare come una medaglia e non come una sfera. Però se non è piena c'è quell'area in ombra che ci riporta a ricordarci che di sfera si tratta e ritorniamo nella percezione 3D causa illuminazione.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 9:41

Supponiamo di montare lo stesso 45 mm su una 6x6 cm verace, una 4x5", una 8x10".
C'è qualcuno convinto che con un 45 mm la 8x10" ha più effetto 3D di una FF?
I formati maggiori fanno "percepire" più 3D perché gli obiettivi sono a lunghezza focale maggiore.
Nelle Rolleiflex la focale standard è 80 mm, anche sulla mia Pentacon Six (maledetta!).

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 9:52

Andrea ti vedo intrippato nell'argomento, a titolo di curiosità ti segnalo un accessorio che consente di scattare in visione stereoscopica. Mi e capitato di vederlo in giro nell'usato.


www.pentaxforums.com/accessoryreviews/pentax-stereo-adapter-49mm-52mm.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 10:59

www.juzaphoto.com/recensione.php?l=it&t=canon_rfs3-9mm
www.juzaphoto.com/recensione.php?l=it&t=canon_rf5-2dual_fisheye

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 11:25

bello l'acessorio pentax, vedo facilmente l'immagine proposta in stereoscopia incrociando gli occhi.

c'è anche il sistema dei colori www.nikonschool.it/experience/fotografia-3d8.php
da utilizzare con appositi occhiali a colori

il sistema a filtri polarizzati usati nei cinema con appositi occhiali polarizzati

il sistema del autostereogram o pixelgran che per quel che ne so non è applicabile in fotografia ma solo in grafica
en.wikipedia.org/wiki/Autostereogram
che animale c'è nell'immagine sottostante?
www.aolej.com/wp-content/uploads/2023/01/stereo_aolej_0032.webp
poi ci sono i vecchi visori diapositive stereo.
occore fare due scatti con un leggero sposatamento da un lato tra uno e l'altro, mantenendo il centro

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 12:19

Segnalo un libro veramente interessante sull'argomento.

Paola Bressan.
Il colore della luna.
Come vediamo e perchè.

Riporto un breve passaggio che mi ha colpito.




Come vediamo la profondità

Gli indizi fisiologici di profondità - Gli indizi cinetici di profondità - Gli indizi pittorici di profondità - L'integrazione degli indizi

Riacquistare la vista dopo una vita intera passata nelle tenebre sembrerebbe una ragione particolarmente buona per festeggiare. Le storie dei pochi che hanno fatto questa straordinaria esperienza hanno avuto però conclusioni infauste, e il lieto fine del film A prima vista, basato su una storia vera, era finto.

Per vedere abbiamo bisogno di aver fatto pratica da piccoli. Per un adulto che abbia chiuso gli occhi nella prima infanzia e li riapra quarant'anni più tardi grazie a un'operazione chirurgica, la realtà non è altro che un'accozzaglia confusa, indecifrabile e a volte terrorizzante di movimenti e macchie colorate. Distinguere una mela dalla fotografia di una mela è impossibile; comprendere a che distanza si trovino le cose è utopia. Salire le scale fa paura perché una gradinata non è un oggetto tridimensionale ma una superficie, varcata da linee senza significato. Il medico che congedandosi ci volta le spalle rimane dove si trovava ma diventa sempre più piccolo. I lampioni giù in strada sono macchie luminose incollate al vetro della finestra; i corridoi dell'ospedale, buchi neri¹.

Le forme di ciò che ci circonda sono segnalate unicamente dalla luce che le cose riflettono, e una volta giunta al nostro occhio questa luce va a cadere sulla retina, che è una superficie piana. Quello che dovrebbe davvero sorprenderci quindi non è che i reduci dalla cecità vedano il mondo come piatto, ma che tutti gli altri lo vedano tridimensionale. Come può il cervello, macinando una proiezione a due dimensioni, generare l'esperienza di una realtà a tre dimensioni?

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 13:26

Abbiamo due occhi non per caso ... e il nostro cervello è così furbo che riesce a percepire la tridimensionalità anche con uno. Prova a leggere qui 
********** ***********

Il nostro cervello non è furbo, semplicemente ha memoria pregressa della tridimensionalità e quindi la ricorda anche quando, osservando con un solo occhio, non può percepir.la.
Oltretutto stante la ristrettezza della base telemetrica, 7/8 cm, la profondità la percepiamo solo entro una quindicina di metri di distanza.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 17:06

@Ooo
"Quando incontri il termine "cinestetico" penso che in questo caso lo puoi anche tradurre in "dinamico", nel senso che un movimento dx/sn su ciò che hai di fronte è tipico in chi ha vista stereoscopica (uomini, scimmie, gatti, gufi) per meglio stimare la distanza".
Sì ma non è quello che si intende nell'articolo mi pare di capire che l'articolo si riferisca alla capacità di vedere distanze monocularmente con la sensazione cinestesica dei muscoli usati nella accomodazione. Nella sperimentazione si effettuano prove sia con due occhi sia con due occhi e si escludono sperimentalmente le possibilità di avvalersi di meccanismi diversi da quelli della profondità di campo, dello sfocato. Non si usa parallasse mi par di capire.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 17:14

@Paolo
rileggi i miei interventi sopra, non mi pare che nell'articolo si parli di memoria degli oggetti visti stereoscopicamente, se è questo che intendi, sicuramente ci sarà memoria dello sforzo di accomodazione se invece è questo che intendi.
Nell'articolo poi si specifica che le prove sono fatte a tre tipi di distanza, fra cui anche distanze assimilabili a pressoché infinito.

avatarsenior
inviato il 31 Agosto 2024 ore 17:18

È teoricamente possibile pensare ad un esperimento che getti luce sulla nostra capacità di percepire distanze sulla base della informazione registrata in un'immagine bidimensionale grazie alla sola sfocatura in essa presente?

Ci pensavo stamattina mentre pedalavo in bicicletta.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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