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Scrivendo il titolo del post mi rendo conto di quanto sia un argomento di nicchia :D Fatto sta che ho scritto un altro pezzetto sul sito: senza pretese di saggio di storia della fotografia (non ne ho le competenze), ho cercato di capire cosa possiamo imparare da questo bellissimo reportage per raccontare le nostre storie di viaggio (nello specifico in bici, ma si può applicare anche al trekking o ad altre modalità). Spero sia una lettura piacevole o utile, e sono molto graditi i commenti, che mi aiuteranno a chiarirmi le idee ancora di più. cicloreporter.com/2024/06/18/storytelling-i-limiti-come-chiavi-narrati
Bello l'articolo, bravo. Conoscevo il lavoro di Fusco che anch'io penso sia non solo di primissima importanza, ma anche molto istruttivo nella chiave di lettura che tu proponi. Con la stessa prospettiva (il treno) e semplicità di mezzi mi viene in mente anche il bellissimo "A Period of Juvenile Prosperity" di Mike Brodie, che tu certamente conoscerai.
Rispetto al tema dell'approccio diretto e semplice al soggetto (in viaggio ma non solo) personalmente condivido la scelta di un'attrezzatura ridotta al minimo.
Il tema del limite come opportunità è molto interessante e "didattico". Mi ricordo da ragazzino un fotografo professionista che mi disse: "porta con te solo un 20 e un 200, vedrai che impari in fretta…". Non aveva torto.
Credo che imporsi delle "porte strette" dove passare ci obblighi a ragionare di più preventivamente sull'approccio che intendiamo avere con il soggetto e quindi inevitabilmente questo porti ad una maggiore coerenza visiva in una serie di fotografie. Alla lunga diventa un modo di vedere personale e uno stile.
È forse un discorso difficile da far comprendere in un ambiente fotografico dove prevale largamente l'idea che per fare buone foto sia indispensabile l'attrezzatura più completa e più aggiornata tecnologicamente, pena il fallimento. L'esperienza dice che non è sempre così….
Il punto che forse pero' resta inespresso, e' che bisogna essere dei professionisti per essere su quel treno e, da professionista, sfrutti al meglio l'opportunita'. Cioe' sei all'altezza del compito.
Detto questo, lo stesso servizio, fatto sul treno delle vacanze del primo Agosto, non ha senz'altro la stessa carica emotiva.
Voglio dire, ho provato a riguardare le fotografie immaginando che fossero state scattate da Un altro personaggio famoso: Kerouac. Insomma, se immaginiamo il servizio scattato da un viaggiatore minimalista durante uno dei suoi viaggi, le stesse fotografie pur restando ottimi scatti assumono altra valenza altro significato. Meno spessore.
il succo?... non e' l'attrezzo che fa il servizio.
“ Il punto che forse pero' resta inespresso, e' che bisogna essere dei professionisti per essere su quel treno e, da professionista, sfrutti al meglio l'opportunita'. Cioe' sei all'altezza del compito. „
Salt, hai colto il punto. Fusco era lì per lavoro, e non solo c'erano delle acclarate capacità professionali, ma soprattutto l'intenzionalità e la progettualità. Insomma, non era lì per gioco. E nonostante ciò, il lavoro non è stato pubblicato su quotidiani, ma apprezzato, pubblicato e distribuito solo tanti anni dopo in qualità di lavoro autoriale.
Grazie a tutti e tre per i feedback e per i complimenti! avete ragione, c'è tutta la parte di progettualità e intenzionalità che è da approfondire: mi date spunti per un altro articolo :D Però sono ottimista, confido che alcuni viaggiatori/lettori sviluppino la progettualità semplicemente facendo, un po' come ho fatto io. Mi terrorizzava pensare a un progetto, perché non sono capace a ragionare a priori; poi mi sono reso conto che qualsiasi cosa può essere un progetto fotografico (più o meno), quindi si può stare rilassati. Ovviamente l'esempio di Fusco è inarrivabile, ma credo che ognuno possa adattarlo al proprio contesto: e anzi il treno delle vacanze ad agosto potrebbe essere divertente, tipo Martin Parr in effetti sempre più quando leggo (su forum/gruppi/chat) una roba del tipo "quest'estate vado in viaggio in India/Kenya/Vattelapesca, che lenti devo comprare/portare?" mi sale il nervoso, perché, come dite voi, secondo me il ragionamento è al contrario: "ho un 35mm e un 200mm, in che modo posso fare foto sensate?" Che poi è lo stesso concetto del "limite come chiave narrativa", cioè se sono limitato dalla focale devo inventarmi un modo diverso di raccontare.
“ Il tema del limite come opportunità è molto interessante e "didattico". Mi ricordo da ragazzino un fotografo professionista che mi disse: "porta con te solo un 20 e un 200, vedrai che impari in fretta…". Non aveva torto. „
hai ragione @Ale. Nel mio piccolissimo, i primi lavori li ho fatti con 50mm e 90mm (equivalenti), almeno non avevo da pensare anche al parametro della focale ed ero più concentrato su muovermi io.
Anche Galen Rowell si portava solo un grandangolo e un tele (mi pare fissi, ma non sono sicuro) per i suoi reportage di arrampicata. Anche su di lui ho un pezzo in bozza, precisamente sul tema "less is more", ma devo prima rileggere il suo libro.
“ Però sono ottimista, confido che alcuni viaggiatori/lettori sviluppino la progettualità semplicemente facendo „
Talvolta è così. Ti faccio un esempio: 2 mesi fa ho percorso un cammino inventato e organizzato dal sottoscritto, in occasione del quale io e la mia compagna (disegnatrice) ci siamo presi l'impegno di raccontare l'esperienza in una mostra condivisa. Il lavoro fotografico non era stato definito, ma solo in corso d'opera , camminando, ho capito quello che avrei poi raccontato per immagini. Non c'era il nome del progetto, ma l'intenzione e l'impegno sì. :)
“ Però sono ottimista, confido che alcuni viaggiatori/lettori sviluppino la progettualità semplicemente facendo „
Ma sì, certo. In viaggio personalmente passo i primi giorni a capire che "senso" ha per me il luogo dove mi trovo. In genere sono giorni in cui faccio foto generiche e poco significative persino come "semplici ricordi".
“ Scrivendo il titolo del post mi rendo conto di quanto sia un argomento di nicchia „
Se Paul Fusco è un argomento di nicchia in un forum di fotografia meglio chiuderlo, subito, il forum.
“ ho cercato di capire cosa possiamo imparare da questo bellissimo reportage per raccontare le nostre storie di viaggio (nello specifico in bici, ma si può applicare anche al trekking o ad altre modalità). Spero sia una lettura piacevole o utile, e sono molto graditi i commenti, che mi aiuteranno a chiarirmi le idee ancora di più. „
non ha molta attinenza, diciamo che può essere un richiamo e nulla più.
Fusco voleva andare nella carrozza dove era custodita la bara, ma gli fu impedito. Confinato al suo posto sul treno ebbe l'idea di scattare da lì. L'idea partorì un lavoro meraviglioso che nessuno si cag.ò per trent'anni. Poi finalmente ebbe il meritato riconoscimento.
Alla base di tutto c'è sempre un'idea, una illuminazione. Nient'altro.
Articolo molto bello, bravo e grazie di averlo condiviso. Non conoscevo Fusco, mea culpa, come già detto da Ale Z il primo riferimento che mi viene in mente è Mike Brodie, che ho studiato un po' e mi piace molto.
Quanto al "cercare la storia ai limiti della storia" non posso che essere d'accordo. Recentemente mi è capitato di trovarmi per caso dentro ad una manifestazione sportiva, in un paesino dalle mie parti. Ho scattato una cinquantina di foto, tra "atleti" ma soprattutto il contorno di pubblico, allenatori, supporters, arbitri etc. Alla fine mi sono accorto di aver fatto "un buon lavoro" ed altrettanto per caso sono inciampato in una open call di un concorso internazionale cui ho sottoposto 12 foto... alla fine selezionate. Non so come andrà e non mi interessa nemmeno tanto... l'insegnamento che ne ho tratto è proprio quello di "cercare la storia".
Ciao Enrico, bell'esempio quello della manifestazione sportiva, e congratulazioni per la selezione! Per quanto riguarda Fusco, boh, anche io periodicamente trovo autori mai sentiti che poi scopro essere dei grandi classici, o delle perle inestimabili. Sarà perché la mia formazione non è in fotografia, quindi mi manca tutto un retroterra storiografico. Ma bene così, almeno non ci sia annoia mai :D
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