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Early Sunday Morning







avatarjunior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 6:32

Ma per un prodotto di Alta Editoria non si usavano negativi... e oltretutto, in origine, la Kodachrome era stata messa a punto proprio per soddisfare le esigenze del mondo editoriale! Confuso

Come mai non era preferibile usare i negativi per alta editoria?

avatarjunior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 7:42

Come mai non era preferibile usare i negativi per alta editoria?

La pellicola per diapositive ha una gamma di contrasti più ampia e una gradazione più accentuata rispetto alla pellicola negativa.
Prima dell'era digitale, tutto ciò che doveva essere stampato (opuscoli, manifesti, ecc.) veniva preferibilmente fotografato su pellicole diapositive.

avatarjunior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 7:51

@Pizza Diavolo
Per l'immediatezza di utilizzo, insomma?

Grazie mille delle info!

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 7:54

Come mai non era preferibile usare i negativi per alta editoria?
*********************************************

La diapositiva era la pellicola professionale per eccellenza non solo, e non tanto, per le qualità intrinseche delle emulsioni quanto, piuttosto, per il fatto che per gli addetti alla stampa era infinitamente più semplice, e quindi più accurato, correggere un POSITIVO invece di un NEGATIVO ;-) in altre parole potevano vedere meglio l'originale, potevano decidere meglio le correzioni da (eventualmente) apportare, e il risultato finale era INFINITAMENTE superiore.
In buona sostanza: si lavorava meglio...

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 8:01

Il National Geographic per esempio non solo lavorava con pellicola positiva, cosa di per sé abbastanza scontata, ma imponeva addirittura l'uso delle pellicole Kodachrome.

avatarjunior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 8:35

Diciamo che per NatGeo la Kodachrome era diventata quasi questione di branding, ma non sapevo ci fossero anche necessità operative di fondo.

Grazie a tutti per i contributi!

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 8:51

Sono scatti presi per la maggior parte dal 1972 al 1975, ho letto nelle presentazione della casa editrice che avete linkato che sono tratti da 500 negativi, il che porterebbe ad escludere le pellicole invertibili diapositive?
Non credo che Mitchell scattasse nei primi anni settanta con la prospettiva della pubblicazione patinata, mi pare di capire che l'esplosione editoriale sia avvenuta successivamente, con la "scoperta" dei suoi scatti da parte di Martin Parr.
Qui in particolare l'editing e la sequenza son stati fatti da John Myers che ha operato la scelta di 90 immagini tra le 500 nel cassetto. C'è un filmato dove si vede Mitchell che ripone delle piccole stampe in una scatola, anzi due, una è una scatola Ilford, così ad occhio non mi sembrano provini a contatto, mi paiono più grandi di un 6*6 mentre è sicuro che scattasse e scatti con una Hasselblad, si vede pure quella nel filmato e dichiara di usare la stessa da anni ed averla fatta riparare tre volte.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 9:31

Settled in Spencer Place, he worked as a truck driver for Sunco and began photographing the city on his rounds for his own enjoyment.

He would stick a stepladder in the back of the truck, using the high vantage point the steps afforded him to capture images of the city – the factories and their workers, the pubs and small shop owners. Each was formally arranged and carefully composed, with a natural eye for shape, colour and composition. In his basement, he set up as a fine art silkscreen printmaker and, with the help of a darkroom in the city centre, hand-processed his own photographs. But it remained an amateur pursuit, in the best sense of the word.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 9:35

Stabilitosi a Spencer Place, lavorò come camionista per Sunco e iniziò a fotografare la città durante i suoi giri per proprio divertimento.

Avrebbe messo una scala a pioli sul retro del camion, sfruttando il punto di osservazione elevato che i gradini gli offrivano per catturare immagini della città: le fabbriche e i loro lavoratori, i pub e i piccoli negozianti. Ciascuno era formalmente organizzato e composto con cura, con un occhio naturale per forma, colore e composizione. Nel suo seminterrato si è avviato come serigrafo d'arte e, con l'aiuto di una camera oscura nel centro della città, ha elaborato manualmente le proprie fotografie. Ma rimase un'attività amatoriale, nel senso migliore del termine.

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 9:37

Le pellicole se le sviluppava da sé il che fa capire che non si trattava di Kodachrome

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 11:55

Le pellicole se le sviluppava da sé il che fa capire che non si trattava di Kodachrome
****************************************

E non è detto Andrea.
Fuori dagli Stati Uniti il K-14 era protetto da brevetto, e in ogni caso Kodak non cedeva ad altri la licenza per questo sviluppo, e quindi le Kodachrome potevano essere trattate solo dai rari laboratori della casa sparsi per tutto il mondo.
Negli Stati Uniti invece le leggi antitrust e antimonopòli impedivano questa pratica, e quindi Kodak era obbligata a consentire a chiunque l'accesso al K 14... tanto è vero che Dwayne Photo, in Kansas, il laboratorio dove McCurry trattò quello passato alla storia come l'ultimo rullino di Kodachrome a essere stato sviluppato, è un laboratorio privato... quindi non può essere del tutto escluso che qualcuno, negli Stati Uniti, non possa aver trattato da sé queste pellicole... anche se, vista l'estrema complessità di questo trattamento, dubito che ci sia mai stato qualcuno che al posto del più comune E-6 si sia preso la briga di trattare in proprio il cervellotico K-14 Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 12:01

Quindi se non è una Kodachrome potrebbe essere una Ekrachrome, ma francamente quella non mi sembra proprio la timbrica cromatica della Ektachrome 64 Confuso
Boh...
Se poi non sono neppure diapositive ma negativi colore allora doppio boh... l'affare si complica parecchio Sorry

avatarsenior
inviato il 26 Ottobre 2023 ore 12:33

Uhmmm... ho visto il video... Mitchell è inglese quindi anche volendo non può aver sviluppato da sé le Kodachrome, le stampe che maneggiava inoltre proprio non mi sembrano Cibachrome per cui può dirsi definitivamente tramontata l'ipotesi Kodachrome, o più in generale diapositiva.

Negativo colore quindi... ma quale?
Certo l'uso di una Hasselblad indica non solo una buona padronanza della fotografia ma pure una chiara ricerca della massima qualità tecnica, quindi la pellicola di certo non sarà una cinesata qualsiasi ma una emulsione di qualità.
Vattelappesca quale possa essere però... nel primi anni '70, così... sui due piedi, mi sovviene la Kodak Vericolor 160 come pellicola negativa colore professionale per antonomasia... che sia questa?

avatarsenior
inviato il 27 Ottobre 2023 ore 8:32

Tali tipi di dominanti non erano caratteristiche tipiche del Kodachrome 25 o 64, se non trattate male nello sviluppo e nella stampa.

Vi erano altre pellicole non invertibili, i cui risultati ai primordi dell'uso del colore in termini di massa, davano tali risultati sballati.

avatarsenior
inviato il 27 Ottobre 2023 ore 9:11

Mi sto facendo l'idea che forse il fatto che i colori avessero delle forti dominanti blu soprattutto nelle ombre possa dipendere dallo sviluppo casalingo effettuato dal Mitchell negli anni dal 72 al 75.
Può essere una spiegazione?

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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