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NON fotografare







avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 21:06

www.stefanomartellucci.com/non-fotografare-di-ando-gilardi/

Cosa ne pensate?

avatarjunior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 21:33

Condivisibile, è una visione che rispetta i valori dell'umanità in tutte le sue contraddizioni.
Passiamo dall'essere vittime e carnefici in un attimo, a cambiare idea continuamente.
E l'anestesia delle immagini non aiuta, perché genera indifferenza.

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 21:58

Che c'ha ragione su tutta la linea

avatarjunior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:11

Allora non capisco il senso di stare qui

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:12

Gilardi ha scritto alcuni libri; tra i quali questo:







Tutto quello che dovreste sapere sulla fotografia ma preferirete non aver mai saputo.

Saggio illustrato di Ando Gilardi, scritto in forma di dialogo.
«Della sua vita, lunghissima assai, di creatore di migliaia di immagini, il vecchio racconta all'amica-collega il bene e il male, le luci e le ombre.»

In questo agile libretto, un grande protagonista del panorama della fotografia italiana concentra la sua straordinaria esperienza maturata in più di mezzo secolo vissuto tra le immagini. La sua attività di fotografo nel campo del sociale, lo sviluppo di un'impostazione anarchica della teoria fotografica, l'indagine dei cambiamenti della società attraverso un'osservazione partecipata: sono soltanto alcuni degli ingredienti che compongono la vita avventurosa di Ando Gilardi e che, qui, si trasformano in riflessioni indispensabili per tutti i giovani che aspirano a diventare fotografi. La fotografia è un'arte difficile, spesso praticata in modo amatoriale come distrazione dai pensieri quotidiani. E proprio a chi fotografa per diletto può risultare preziosa l'esperienza di Gilardi che, pur nella consapevolezza di trovarsi di fronte a un mezzo in continua evoluzione, conosce a fondo i meccanismi e i segreti di uno dei modi più meravigliosi che abbiamo per soddisfare il nostro "bisogno visivo".


avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:15

Ho seguito Ando Gilardi da quando ho iniziato a fotografare, ricordo la sua rubrica su Photo, Photoeca, Meglio ladro che fotografo e, ovviamente, non posso non apprezzare questo "decalogo" che ho più volte citato nella sezione street di questo forum.
Ti consiglio di guardare il suo lavoro "Olive e bulloni" sul "Lavoro contadino e operaio nell'Italia del dopoguerra 1950 1962" o anche "Piedi scalzi mani nere" ma anche di dare un'occhiata alla fototeca Gilardi

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:16

Allora non capisco il senso di stare qui


Non credo che fotografare significhi necessariamente passare sopra i diritti e la dignità degli altri quindi per me sì ha senso fotografare e stare qui

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:22

alla fine... si chiede al fotografo soltanto di accendere il cervello PRIMA di accendere la fotocamera.

E' ovvio che, quando vedi uno che alza il cellulare per fotografare una vittima di un incidente, stai guardando una persona che ha perso la pieta' e ha perso la ragione. Che non e' piu' umano.. e forse neppure piu bestia. Solo animale.

La smania di condividere qualsiasi cosa ha tolto la capacita' di vivere come individui. Ha tolto la responsabilita' e l'empatia.


Non esisti se non condividi. Significa che non esisti e basta.

I fotografi spesso se ne dimenticano.

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:25

È un decalogo perfetto per mitigare la street casuale moderna e darle un'etica.
Non applicabile ovviamente ai grandi progetti, o al reportage, ma se lo pensiamo come un vademecum per la fotografia di strada amatoriale, direi che concordo con lui, con Mario e con tutti coloro che finora nel topic hanno espresso parere positivo nei confronti del link e del suo contenuto.

Io ho rubato fotografie di strada, si, ma... Sono foto edificanti e positive, sia per le persone ritratte che (credo e spero) per chi le osserva. .

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:31

Perché secondo te non è applicabile ai grandi progetti?
La motivazione alla base non potrebbe essere ugualmente ipocrit@ e autoreferenziale?

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:39

perche un grande progetto e' pianificato ed e' il frutto di un lavoro di organizzazione e progettazione.
Non e' una immagine rubata ad una persona in difficolta' o che sta male. Assisti all'imprevisto, ed invece di aiutare o anche solo confortare, estrai il cellulare e spari raffiche di scatti o video.

Un progetto costruisce, un furto distrugge.

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:45

Perché secondo te non è applicabile ai grandi progetti?

No, e il motivo l'ha spiegato in modo cristallino Salt proprio qui sopra:
Un progetto costruisce, un furto distrugge.

Non l'avrei potuto riassumere meglio. Per quanto crudo e all'apparenza di impatto visivo straniante, negativo, un grande progetto ed un grande reportage vogliono, nella stragrande maggioranza dei casi, far riflettere in modo costruttivo e positivo su ciò che ritrae e fotografa.
Se uno ci vede solo il lato negativo, significa che non ha capito il significato profondo del progetto o del reportage, tutto qua.
Oppure si verifica quel che prospetti dopo nella seconda parte della frase e cioè:
La motivazione alla base potrebbe essere ugualmente ipocrit@ e autoreferenziale

Però questo si è verificato, per ciò che ho visto io sinora, in una ristrettissima, sparuta minoranza dei casi - quando si parlava di progetti grandi o reportage veri - a differenza dei molti, anzi moltissimi casi percepiti chiaramente nell'osservare foto casuali di strada.
Uno dei pochissimi casi di progetto/serie di cui ipotizzi nella seconda frase l'ho visto casualmente proprio oggi, guarda, quello di un sedicente naturalista. Cool
Ma è una grossa divagazione, perdonami!

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:49

Storia trita e ritrita sempre il falso moralismo che deve dire chi deve fotografare e cosa deve o non deve fotografare. Come se ogniuno di noi non avesse una coscienza per capire da solo. Le stesse persone applaudono ai libri di Salgado, Pellegrin, Capa ecc ecc dove la miseria, la morte e l'umiliazione degli ultimi li ha reso famosi e forse ricchi, come se questi non avessero pari diritti.

avatarsupporter
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:53

Io ho fotografato me stesso nei panni di chi sta male, preferisco affrontare il problema immedesimandomi con rispetto in chi soffre o è emarginato, anche io ritengo che non si debba fotografare la sofferenza altrui per fare una bella foto

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2023 ore 22:57

libri di Salgado, Pellegrin, Capa
Stai parlando però di reportagisti che sono stati in mezzo a grandi eventi, e producendo corpus e progetti enormi, non sono pescetti piccoli. Non hanno fatto foto casuali di strada nei viaggi fotografici Rob... non è il campo di applicazione delle "raccomandazioni spicciole" di cui sopra, secondo me.
Io dal canto mio (pescetto piccolo) non voglio fotografare un unico barbone (ma manco una manciata) che non andrò mai a conoscere, in situazioni di cui non so nulla, però con composizione perfetta e viraggio accattivante, per poi spacciarlo/i come messaggio mondiale e universale contro la povertà e la diseguaglianza. Non me la sento, e sono in sintonia con il significato che sta alla base di quel che vien detto da Gilardi (che solo ad una prima occhiata superficiale apparirà eccessivamente moralista e bacchettone).
Ma penso anche infine che se uno è consapevole di aver sempre e comunque fotografato con un messaggio costruttivo alla base, e non con spirito di mera autoreferenzialità, il suo l'abbia fatto e non abbia niente da rimproverarsi: per quanto crude siano le sue immagini.



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