| inviato il 31 Luglio 2023 ore 13:14
Berengo-Gardin e "La fotografia rappresenta la realtà" Ho visto di recente in tivù il film-documentario su Berengo-Gardin e mi ha dato lo spunto per puntualizzare un paio di cose a proposito della famosa frase che ogni tanto si legge qui dentro ("La fotografia rappresenta la realtà") e che secondo me può avere delle interpretazioni più intelligenti di quelle che di solito vengono date. Mi spiego meglio, cercando di mettere in relazione due cose che mi hanno colpito: 1) Berengo-Gardin nel documentario citato a un certo punto dice che la fotografia deve rappresentare la realtà e che lui, prima ancora che il cinema italiano si orientasse verso il neorealismo coltivava idee simili a quelle di questa corrente. 2) Parlando della sua foto che raffigura una coppia mentre si sta baciando, questa: fondazioneartecrt.it/opera/venezia-gianni-berengo-gardin/ dice di aver aspettato un po' il momento giusto per scattare, e di aver impostato di proposito un tempo di posa lungo per far sì che i piccioni che stanno ai piedi della coppia venissero mossi. Questo mosso doveva simboleggiare il fatto che non si trattasse di un bacetto da nulla ma di un vero bacio appassionato, che durò nel tempo, e il mosso dei piccioni rappresenta appunto il prolungarsi di quel momento. Allora: "La fotografia rappresenta la realtà" anche secondo Berengo-Gardin. Ma nella realtà i piccioni non sono sfocati! E allora cosa significa questo "rappresentare la realtà" secondo lui? Non vuol dire documentarla in modo scientifico mostrando quanti più dettagli possibili nel modo più preciso possibile, ma testimonia invece dell'atteggiamento indagatore (ma sempre rispettoso) del fotografo, che questa realtà cerca di capire e di far capire agli altri quello che sta dietro e oltre all'immagine che si vede. Atteggiamento che per altro ha sempre tenuto in tutta la sua carriera: "rappresentare la realtà" nel senso di farla capire nel modo migliore, partendo da immagini concrete ma significative. Fare immagini significative della realtà che si vuole rappresentare, che attingono significato e valore non solo dalla scena fotografata ma anche dal lavoro e dagli interventi (che potremmo definire forse "creativi") del fotografo, non produrre semplici fotocopie di quel che passa davanti all'obiettivo. Questo è in effetti un punto di vista che posso accettare, un'interpretazione intelligente della frase incriminata "La fotografia rappresenta la realtà". Quel che ho letto a volte qui dentro in proposito invece spesso mi ha convinto molto molto meno. |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 19:29
up Interessa a nessuno? Meglio parlare di megapixel, rumore digitale o se sia più nobile scattare in analogico o in digitale? |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 19:48
Non é questo solo che é un tema trattato e ritrattato molte si questo sito partendo sempre dalla frase di gardin e in genere senza mai parlare di fotografia ma per frasi fatte e assolutismi Qua do in passato ho portato esempi o o chiesto di portarne non é mai finito in nulla. Arriverà il fan della pellicola che si scontra con quello della post, si diranno le solite frasi tipo che il Bn non é la realtà e lo sfocato nemmeno ecc.. ecc.. ecc.. Un po' la fiera della banalità. Berengo ha fatto una carriera lavorando in quel modo e avendo una filosofia, é sensato che la mantenga meno sensato il timbro dietro le foto. La fotografia é un'interpretazione del reale che comunque è costante e soggettivo |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 20:02
A parte la frase di Gardin, la fotografia parte dalla realtà (altrimenti è in' altra cosa), ma poi, la fotografia (cioè il pezzo di carta impressionato/stampato) non è più realtà, ma quello che il fotografo vuole che gli altri credano sia realtà. Secondo me, da qui non se ne esce. Poi la realtà passata, il fatto è stato reale (vedi la “Camera Chiara” di Barthes), ma ora non è più reale (il tempo passa), allora??? |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 20:08
Berengo Gardin si considera un documentatore e dal suo punto di vista rappresenta la realtà. Oggi siamo meno sicuri di questo e ci orientiamo verso la rappresentazione dell'autore. Per me la fotografia rappresenta un racconto parziale, un'idea dell'autore. Siamo diventati individualisti, la notizia arriva da altri media, il ruolo autoriale può prevalere sul contenuto, al di là che si sia in presenza di manifestazioni artistiche piuttosto che 'documentative'. In ogni caso sarà una documentazione diversa, mirata ad evidenziare una interpretazione più che un racconto obiettivo |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 20:14
Quello che soprattutto va riconosciuto a Berengo-Gardin, secondo me, è il suo atteggiamento eticamente esemplare nei confronti del proprio ruolo di testimone. Nel suo "rappresentare la realtà" ha sempre tenuto fede a certi valori di semplicità e obiettività. Questa roba qui si chiama "onestà intellettuale". Merce rarissima, purtroppo. |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 20:31
Penso a conferma di quanto sostieni Miopia, Gardin abbia anche detto che la foto la fa il soggetto, non il fotografo. Aveva fatto parte del circolo fotografico "la gondola", che viene spesso messo in contrapposizione a "la bussola". Ma, tra il bianco e il nero...c'e' una molto ampia scala di grigi. Sono due gruppi di una certa importanza storica della fotografia italiana |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 20:52
Molti autori hanno sviluppato una carriera basandosi su proprie idee e concetti non dipende dal modo di fotografare l'onestà intellettuale |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 21:05
“ "La fotografia rappresenta la realtà" e Berengo-Gardin „ una storia infinita... No! è la sua rappresentazione, o meglio è la rappresentazione del fotografo. MI pare una cosa evidente fin dai tempi di A. Adams. Poi mettiamoci l'inconscio ottico di W. Benjamin e pure quello tecnologico di Vaccari...... Comunque se uno è convinto di fotografare la realtà lasciamolo vivere nella sua reale illusione. |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 21:13
Realtà e fotografia sono due parole che non possono stare insieme. |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 21:14
L'unica realta che la fotografia rappresenta e' quella fisica/materiale Se mi fotografi in Piazza San Marco .... io ero li'.......tolta l'AI presente e futura.... Una foto e un'estratto fra un prima e un dopo ,ma se non li conosciamo ...la realta' qual'e'? .... Se ne parlato millemille volte ...io la vedo cosi |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 21:45
Per me ciascuno ha ragione avendo in mente il proprio modo di intendere la fotografia. Pero' attenzione, c'e' anche tutto il resto. Facciamo un esempio: foto dei campi di sterminio nazisti o della ex jugoslavia. La foto "non e' la realta" ma "una sua rappresentazione". Si dovrebbe anche spegare in cosa consiste la differenza... |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 22:26
Consiste nel porzionare |
| inviato il 31 Luglio 2023 ore 22:55
La fotografia deve PER FORZA DI COSE rappresentare la realtà, nel senso che se la macchina fotografica non ha davanti a sé qualcosa di reale da riprendere, insomma un soggetto, molto semplicemente non se lo può inventare. Poi potete parlare di quello che volete, filosofeggiare finché vi pare arrivando pure a scrivere dei trattati di filosofia fotografica, però la realtà è questa... e non cambia! |
| inviato il 01 Agosto 2023 ore 3:35
“ Penso a conferma di quanto sostieni Miopia, Gardin abbia anche detto che la foto la fa il soggetto, non il fotografo. „ Per la precisione Gardin non ha detto proprio questo, anche se può sembrare la stessa cosa, in realtà è diverso. "La foto non la fai tu, ma il passante". (che non è necessariamente il soggetto in una data foto) Comunque anche se è una massima che sembra volere fare il verso tipo a "Le foto si fanno con i piedi" di Sciannana memoria, questa sua invece resta pur sempre una castroneria anche se detta dal Berengo nazionale, il quale è e resta un grande fotografo, ma non necessariamente deve essere particolarmente arguto, come poi palesato in varie altre sue disquisizioni, assistite sia dal vero che in video. Anche perchè capacità fotografiche e capacità raziocinanti non sta scritto da nessuna parte che debbano essere per forza direttamente proporzionali... Ma può succedere benissimo che risultino invece anche inversamente proporzionali, a volte, come in questo caso e come in altri. La frase in questione sostengo che sia una cavolata in quanto togliendo il "passante" dal concetto, e come sostenere che la foto non le fa il fotografo ma il caso. Il passante (o i passanti) sarà certamente la casualità ad offrirli, ma senza la mano o l'abilità del ritraente, col cavolo che sarà o possa risultare figura preponderante l'umano camminante. Venendo invece al ricorrente tema della realtà, direi che andrebbe necessariamente allargato il concetto. Non solo il mosso dei piccioni nella foto gardiniana, o come le scie circolari del cielo stellato in posa B, come in mille altri esempi in tal senso vadano considerati per accreditare il non reale. "Realtà" in questo caso è da leggersi e viene considerata spesso come un sinonimo di "vero o verità", il che è ovviamente falso. Davanti ad una foto realizzata con medio tele ad un palco con comiziante di turno in bella evidenza e sotto qualche braccio alzato di inneggianti, un paio di bandiere sventolanti, ovviamente si è indotti a pensare di una certa folla a seguire l'evento, mentre potrebbero essere stati in realtà quattro gatti... Un tale che sostiene di essere stato vittima di un'aggressione e mostra una foto mentre viene steso a terra, induce ad essere creduto, mentre dietro l'angolo qualche istante prima aveva mollato lui per primo un c@zzotto a qualcuno... Oppure ritraggo uno splendido frutto o un ortaggio per mostrare quanto sia appetibile... E magari sotto o dietro è invece completamente ammuffito. Tre esempi che ne valgono un'infinità, per accreditare quanto la "realtà" fotografica sia per lo più illusoria. |
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