| inviato il 02 Maggio 2023 ore 10:39
Un invito a vedere due film: Uno, "Gli Orsi Non Esistono", del regista iraniano Jafar Panahi, l'altro, "Godland - Nella terra di Dio", del regista danese Hlynur Palmason. Non farò alcuna recensione, ma mi preme far notare come i due lavori (splendidi, ciascuno nel proprio ambito culturale e intellettuale) abbiano in comune una "ospite" per così dire, insieme discreta e ingombrante: l'attrezzatura fotografica. Ma non si tratta di film dedicati alla fotografia, intesa come produzione di immagini, piuttosto di come, a partire dall'ottocento, con Godland, per arrivare ai giorni nostri con il film di Panahi, la ricerca delle immagini, la produzione delle stesse, siano sempre e comunque finalizzate, e destinate, all'ignoto, alla nostra "effimera" (cito una battuta di Godland) condizione dell'essere, travolta dall'ineluttabile destino di esseri umani. |
| inviato il 02 Maggio 2023 ore 16:59
Ancora un breve commento, parlando (senza pretesa alcuna, in quanto non esperto, lo si fa per scrivere qualcosa) di tecnica fotografica: nel film Godland, l'attrezzatura fotografica dovrebbe essere una per lastre al collodio, infatti doveva portarsi appresso anche una camera oscura improvvisata, perché le lastre di vetro dovevano essere esposte e sviluppate quando il collodio era ancora umido. Nel film si vede bene la difficoltà dell'operazione, che necessitava, oltra alla tenda come camera oscura, anche di bacinelle e misurini, nonché acqua in abbondanza (ma in Islanda non mancava certo), per il trattamento chimico, che doveva avvenire il più velocemente possibile. Nel film iraniano, per contro, troviamo le conosciutissime memorie SD da inserire all'interno della macchina fotografica. Facilissimo fotografare, si direbbe, nel secondo caso, ma altrettanto facile trovare poi vari problemi legati ai supporti informatici: l'insicurezza che tutto quanto scattato sia presente, non sia stato cancellato o trasferito da qualche altra parte. Insicurezza e aleatorietà del digitale. Nei film citati, vediamo che l'immagine cercata, la fotografia presente o assente, voluta e/o non ottenuta, verrà volente o nolente coinvolta in inevitabili risvolti drammatici, che erano destinati a compiersi, in un modo o nell'altro. |
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