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Se devi spiegare una fotografia, vuol dire che non è venuta bene


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avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 13:26

Mandrano credo sia ovvio ed hai ragione a dire che la risposta giusta è "dipende". Ne sono ovviamente convinto anche io.

Però, ammettere che "dipende" significa che o una spiegazione è inutile e/o di troppo ma anche che che a volte è necessaria/utile.

Nel primo caso, nessun danno è fatto.

E ciò mi porta a dire, come conseguenza logica, che quella famosa frase di Ansel (ammesso l'abbia detta veramente e/o che non sia stata estrapolata con l'ascia da un discorso molto più ampio) è insensata.

Per quanto mi riguarda, chiaramente.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 13:34

É già stata citata Taryn Simon per innocenti che per me é uno dei suoi lavori migliori che é anche una riflessione molto potente sul rapporto tra fotografia e realtà percepita, ma mi permetto di segnalare anche contrabband per esempio
E questo vale per una marea di autori, la foto ha un contesto e é pensata spesso per un pubblico
Io la vedo come Maltsev

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 14:10

Le didascalie a volte sono utili e perfino necessarie. Il titolo della discussione però ha un suo perché, ma lo direi in un altro modo:

"Se devi aggiungere una didascalia per far sì che chi vede la foto ci si soffermi, allora vuol dire che la foto non è buona"

Cioè: secondo me una buona foto deve contenere elementi visivi (composizione, colori, espressioni significative se raffigura esseri umani...) che attraggano l'attenzione. Se questi elementi non ci sono (tutti o in parte) chi guarda non si sofferma sull'immagine e questo significa che l'immagine "non sta insieme". Non so più chi disse che un buon modo per capire se una foto "sta insieme" è di osservarla capovolta. Se funziona anche così è ok, altrimenti c'è qualcosa che non va.
Dopo di che è possibilissimo che la foto contenga elementi che vadano "illuminati" da una didascalia. Ma se la foto non agisce su chi la osserva vuol dire che è debole.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 14:15

Quindi autori come i coniugi becher fanno foto deboli perché prese singolarmente non riscontrerebbero l'interesse di un pubblico generalista?
O i ritratti di ruff sono deboli perché va capito il perché di una sua precisa scelta legata al luogo e momento storico in cui ha scattato?

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 15:06

Cioè: secondo me una buona foto deve contenere elementi visivi (composizione, colori, espressioni significative se raffigura esseri umani...) che attraggano l'attenzione. Se questi elementi non ci sono (tutti o in parte) chi guarda non si sofferma sull'immagine e questo significa che l'immagine "non sta insieme". Non so più chi disse che un buon modo per capire se una foto "sta insieme" è di osservarla capovolta. Se funziona anche così è ok, altrimenti c'è qualcosa che non va.
Dopo di che è possibilissimo che la foto contenga elementi che vadano "illuminati" da una didascalia. Ma se la foto non agisce su chi la osserva vuol dire che è debole.

Mi dispiace...ma tutto questo rasenta l'assurdo, ora per capire se uno scatto sia buono o meno andrebbe anche visto sottosopra.
Da quanto posso leggere qui, vedo poca gente che frequenta gallerie e/o mostre di spessore. Persino gli scatti di Bresson fatti in Cina negli anni 40 necessitano di uno straccio di didascalia altrimenti la scena viene banalizzata e sminuita, quando si legge una piccola descrizione allora cambia il tutto e la fantasia inizia a viaggiare. Idem il progetto di DiCorcia "Hustler"...senza spiegazioni potrebbe sembrare della semplice street, quando in realtà il progetto racconta delle vite con tanta umiltà e delicatezza che se non spiegato potrebbero sembrare delle persone qualunque.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 15:30

Qualcuno lo ha già detto, 'dipende dai casi” e generalizzare per arrivare ad avere un risposta unica e sensata mi sembra un po' troppo.

Già la discussione senza alcuna introduzione al link dell'articolo pone la domanda in modo troppo ampio.

Sarebbe utile ogni volta proporre un esempio pratico contestuale in diversi ambiti, sportivo, documentariale, giornalistico, medico ecc

personalmente non vedo alcun legame tra qualità e ulteriore necessità descrittiva, mi sembra un ragionamento ai limiti. Penso che l'articolo parli troppo in generale.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 17:50

@Miopiartistica:

Non so .. ho capito cosa vuoi dire, però credo che sia una visione pericolosamente sul bordo del dirupo.

Questo perché credo che le sensazioni che una data foto sia capace di produrre siano talmente personali e talmente interlacciate con il nostro interiore che non credo sia possibile indicare una "regola” o "definizione".

Sarebbe un discorso molto lungo ed articolato (e che più d'uno su questo forum definirebbe seghe mentali), ma credo che valga qualche attenzione

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 17:59

Il punto sta forse tutto qui, in questa frase di Smargiassi:
è un luogo comune che ignora bellamente secoli di critica letteraria e artistica, che non hanno mai distrutto né la letteratura né l'arte

è vero che ben difficilmente un testo di critica può essere altrettanto bello di una opera letteraria o artistica, ma ci può aprire la mente gli occhi ed il cuore

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 18:32

"Già la discussione senza alcuna introduzione al link dell'articolo pone la domanda in modo troppo ampio"

Ho postato quell'articolo perché ho sempre dato per scontata la frase di apertura del post, e quindi , senza una adeguata riflessione, che l'articolo ha invece stimolato in me, l'ho presa per valida.

Naturalmente, essendomi chiaro che gli assolutismi possono essere sempre validi solo in matematica, è evidente che la frase incriminata in alcuni casi può ritenersi errata.
Foto e parola sono 2 linguaggi diversi, e naturalmente possono convivere. Quindi il punto diventa, quale dei due linguaggi è il protagonista e quale è la spalla?
Abbiamo articoli accompagnati da fotografie e fotografie accompagnate da articoli.

E senza dubbio un articolo ben scritto, resta tale anche senza la foto che lo accompagna. Naturalmente la relazione e reciproca, una foto ben fatta ha vita autonoma rispetto all'articolo.

Vi sono pero' casi, segnalati sia nell'articolo che nei precedenti interventi, in cui i 2 linguaggi devono quasi necessariamente convivere, presi singolarmente, hanno poco senso, se uniti, la loro somma è maggiore del valore delle singole parti.

Quindi io la metterei così, la frase è una indicazione, la equiparerei alle regole sulla composizione, si possono benissimo non rispettare le regole, purché sia una scelta consapevole.
Gli esempi dei fotografi portati nei vari interventi, sono senza dubbio scelte consapevoli, e in questi casi la regola può non essere rispettata.

Che ne dite?

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 18:35

Qualsiasi libro (non solo di fotografia) inizia sempre con delle pagine di prefazione e sul lavoro dell'autore (ho più di una libreria ben assortita!!!) , queste pagine sono fondamentali per comprendere sia il lavoro dell'autore in generale che le immagini presenti nel volume/libro. A parte questo non è rarità la presenza aggiunta delle didascalie. Una fotografia non la devi spiegare se sono presenti tutti gli elementi per comprenderla. La frase "se devi spiegare una fotografia..." bisogna considerarla in base al contesto in cui è stata detta, in caso contrario non ha alcun senso.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 18:49

È una frase che torna su questo forum sempre come il prezzemolo, spessissimo issata come un vessillo dai fondamentalisti della foto concettuale.

Ma è una frase che, se decontestualizzata e assurta a validità generale, non ha proprio ALCUN senso.

Se poi invece lui voleva proprio dire che una didascalia non ci dovrebbe MAI ESSERE, beh, ciò è semplicemente sbagliato, è un'opinione snob, sborona e sensazionalistica, buttata là solo per darsi un tono e costruirsi il personaggio (certe personalità vivono nel e del personaggio, purtroppo).

Così come però è vero che non ha senso una didascalia dove un contesto da spiegare non c'è o non ci dovrebbe (nell'intenzione dell'autore) essere, perché c'è un messaggio che deve (o dovrebbe) passare da solo uscendo dal frame.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 18:53

Ps: anche in matematica gli assolutismi sono validi se e solo se sono contestualizzati. ;-)
1+1=2 è vero, si... Ma non in tutti i sistemi numerici.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 19:02

Maledetto Black, mi fai crollare una delle poche certezze che ho Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 19:15

Vale tutto, ma ad esempio nei libri quasi sempre se non sempre c'è un qualcuno che racconta le foto, il lavoro fatto, difficile che sia l'autore. Qualcuno “di esperienza” mi ha “consigliato ” di non parlare assolutamente quando presento dei lavori a critici o editori.

avatarsenior
inviato il 25 Marzo 2023 ore 19:24

@Enrian
1+1=10
È identicamente vero. MrGreen

@Rob
Nel presentare qualcosa all'editore o critico mi torna un pelino di più, perché un lotto di foto autoesplicative ha più impatto sul tizio che le vede per la prima volta, rispetto ad un corpus tematico/documentale/reportagistico da contestualizzare e/o spiegare.
Poi magari all'editore gli porti quel corpus invece, in risposta ad una richiesta tematica, documentale o di reportage, chissà. Ma il biglietto da visita che racconta senza didascalie forse potrà essere più... come dire? Impressionante? Impattante? Brillante? È come l'abito della domenica, insomma, per come la vedo io. Ti presenti tutti imbellettato. Sorriso
Ma non per questo sarà "di sicuro" migliore di quell'eventuale corpus di foto tematiche/documentali che poi gli presenterai per quel lavoro in seguito!
"Dipende... Tutto dipende" (cit.) dal contesto.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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