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Universal Declaration of Cyborg Rights Recital 0.1 The “recognition of the inherent dignity and of the equal and inalienable rights of all members of the human family is the foundation of freedom, justice and peace in the world” as proclaimed in The Universal Declaration of Human Rights,
Recital 0.2 Human beings in the digital age use digital technologies to extend their minds and thereby their selves,
Recital 0.3 The relationship of a human being to digital technology is that of an organism to its organs,
Recital 0.4 The digital organs of a human being can reside both within (implants) and without (explants) their biological borders,
Therefore, we recognise that,
Article 1 Human beings in the digital age are cyborgs; sharded beings.
Article 2 The boundaries of human beings in the digital age extend beyond their biological boundaries to encompass the greater boundary of their cyborg selves and include the digital organs by which they extend themselves.
Article 3 The articles of The Universal Declaration of Human Rights apply to the definition of human beings in the digital age as defined within this Universal Declaration of Cyborg Rights and protect the integrity and dignity of the cyborg self.
Invece di queste, mi si scusi, cazzate si potrebbe pensare a estendere veramente i diritti agli altri animali, che ne sono affatto privi e che meritano invece da millenni giustizia.
“ si potrebbe pensare a estendere veramente i diritti agli altri animali, „
a parte che dare diritti agli animali, oltre ad un certo limite mi pare una stupidaggine sesquipedale. Bisognerebbe prima eliminare religioni, pirateria e schiavismo.
Comunque, pur avendo postato (in modo ironico) l'abbozzo di una dichiarazione dei diritti. Cio non significa che il problema non esista. Sta cambiando l'uomo. Dovrebbero essere riviste le regole.
Benché mia moglie m'abbia suggerito una risposta salace legata all'uso non comune dell'aggettivo sesquipedale, vorrei gettare acqua sul fuoco perché mi rendo conto - rileggendomi - di aver per primo usato un termine forse non appropriato: i diritti dei cyborg non sono una cazzata, così come non lo sono quelli degli animali. La questione è serissima, ed è semplice: come animale umano, si vuole stare dalla parte degli oppressi o degli oppressori? Io, la scelta l'ho fatta decenni fa.
I cyborg, in quanto in parte umani, anzi come umani evoluti, migliorati con l'aiuto della tecnologia, i diritti li posseggono, in principio, già oggi; ove invece gli altri animali - come evidente nella tua risposta - continuano ad attendere giustizia da troppo tempo.
È interessante notare che qualche filosofo si pone, problematizzandolo, il quesito - in merito al rispetto nei confronti degli animali non umani - se sia avvenuta una speciazione in seno all'umanità, fra chi riconosce che non devono essere discriminati per appartenere - ciascuno - a una specie diversa, e chi ragiona invece secondo criteri "tradizionali". I primi sono forse, a loro modo, dei "cyborg"?
Senza considerare il transumanesimo e tutte le ricadute che questo porterebbe con sé. Cito solo l'art. 7 di una "Dichiarazione Transumanista": «Sosteniamo il benessere di tutti gli esseri senzienti, compresi gli esseri umani, gli animali non umani, e qualunque altra futura mente artificiale, forme di vita modificate, o altre intelligenze a cui il progresso tecnologico e scientifico possa dar luogo». Come vedi la frattura si ricompone idealmente.
“ «Sosteniamo il benessere di tutti gli esseri senzienti, compresi gli esseri umani, gli animali non umani, e qualunque altra futura mente artificiale, forme di vita modificate, o altre intelligenze a cui il progresso tecnologico e scientifico possa dar luogo» „
E chi ti dice che il fatto di essere senzienti non sia uno dei fondamenti per poter essere definito "vivente" e che perciò non appartenga anche a piante (e di esempi se ne reperiscono parecchi), funghi e persino batteri? E' il concetto stesso di vita che implica la necessità, proprio per mantenere lo stadio vitale e non rischiare di morire per cause persino assurde, di avere quelle forme di rapporto con ciò che ci circonda che definiamo come "essere senziente", ovvero: percepire e decodificare stmoli esterni per decidere le risposte adeguate, ovviamente ciascuno in base al proprio sviluppo evolutivo. Ma qual'è il limite di sviluppo evolutivo in base al quale dovremmo o meno riconoscere diritti ad altre specie?
Un classico approfondimento "di parte", ovviamente, obbligato a considerare piante e quant'altro unicamente come "elementi meccanici" pur di non ammettere che la coscienza, così come espressa proprio da chi quello pseudo-approfondimento l'ha elabortato (e che cito testualmente)
“ Essere cosciente vuol dire avere qualsiasi tipo di esperienza.1 Un'esperienza è qualsiasi cosa di cui ci si rende conto di avere. Può essere la sensazione di qualcosa che avviene all'esterno o all'interno del proprio corpo „
sia indispensabile a qualunque essere vivente proprio per poter approntare strategie di sopravvivenza quando vengano attaccati da predatori o parassiti. Hai mai sentito parlare di piante che quando vengono attaccate da determinati insetti parassiti emettono richiami odorosi per le formiche che scacciano i parassiti? O di come si comportino due piantine di fagiolo che entrano in competizione per conquistare il medesimo supporto verticale prima dell'avversario? O ancora di come la Dionea muscipula riesca a "capire" se a toccarle la foglia sia un insetto o un corpo estraneo non commestibile, così da poter "decidere" se chiudere o meno la foglia e intrappolarlo? O del fatto che le piantine di Cakile maritima, che vivono in un ambiente estremo e perciò mettono in atto strategie per evitare l'eccessiva vicinanza di altre conspecifiche, si astengano dall'attuare quelle strategie se "riconoscono" che le piante vicine sono le "piante figlie" o la "pianta madre"? O delle piante di pomodoro che, quando sono sotto stress da infestazione di bruchi, sviluppano sostenze che, oltre a renderle meno appetibili, inducono i bruchi al cannibalismo? O ancora che la chiusura della lunga serie di coppie di pinnule che compongono la foglia di Mimosa pudica, quando la foglia viene toccata bruscamente, avvenga ad una velocità incompatibile con la trasmissione pneumatica (ovvero solamente meccanica), e da qui si è indagato fino a scoprire che in realtà viene trasmesso un più veloce stimolo elettrico, esattamente come farebbe il cervello degli animali? O che dire di quei funghi entomopatogeni che inoculano sostanze, negli insetti che parassitano, che inducono questi ultimi a salire sugli alberi, dove poi muoiono, così che il vento trasporti più facilmente e più lontano le spore dei funghi stessi?
E potrei proseguire per un bel po'; e tutti i tentativi di spiegare questi comportamenti come semplici riflessi condizionati di tipo meccanico sono naufragati per l'impossibilità di modellizzarli come tali. Eventualmente si potrebbe fare solo una graduatoria di quanto possa essere ampia o ristretta questa "coscienza" nei vari esseri viventi, ma non siamo ancora in grado di fare nemmeno questo proprio perché ci siamo sempre limitati a studiarla solo sugli animali. E anche se fosse, chi dovrebbe decidere quale sia il limite al di sotto del quale possiamo fare ciò che vogliamo a quegli esseri viventi che non raggiungono tale limite? Chi è in grado di dire se un lombrico sia così "inferiore" a una gallina e così "superiore" a una pianta di Cakile maritima?
Leggo dopo; comunque temo che tutto ciò sia un viatico per dire, classicamente, "anche le piante soffrono", quindi sfruttiamo e mangiamo maiali mucche polli pesci cavalli conigli pecore e così via senza remore...
Andrea, il punto non è che queste considerazioni siano fatte per auto-convincerci ad agire "senza remore", ovvero "senza crearci problemi etici", ma al contrario, per comprendere che ogni essere vivente, proprio perché vivente e quindi obbligatoriamente dotato di un sistema che lo rende "senziente", in forme più o meno complesse e/o "elevate" (gli altri animali, ad esempio, non riconoscono un brano musicale se viene eseguito con strumenti diversi da come sono stati abituati ad ascoltarlo) per potersi adattare e difendersi nell'ambiente in cui vive, diventa necessariamente soggetto di considerazioni etiche nel modo di approcciarlo. A me, per esempio, vedere spostare una pianta d'appartamento in una posizione assolutamente inadatta alla sua sopravvivenza, solo perché "deve adattarsi" alle esigenze estetiche del padrone di casa, crea una sensazione del tutto analoga a quella di vedere un cane alla catena e senza una ciotola d'acqua nelle vicinanze. Poi, è chiaro che per vivere dobbiamo mangiare, e qui ciascuno farà le proprie scelte, ma idee come quella, ancora parecchio diffusa, secondo cui le piante non debbano scomparire solo perché sarebbero "funzionali" alla sopravvivenza degli animali devono venire superate una volta per tutte; le piante, ma anche i funghi e fino ai batteri, non devono scomparire perché hanno una propria dignità dovuta ad una serie di caratteristiche fondamentali comuni a tutti i viventi, comprese le sensazioni estremamente sgradevoli (simili al dolore provato dagli animali) che servono loro a capire quando sono in pericolo e cercare di approntare una reazione adeguata.
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