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Sviluppo 35mm in casa bn e colore x neofiti parte 2


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avatarsenior
inviato il 15 Marzo 2023 ore 17:50

Carl carissimo ricordati che una ampia possibilità di ritocco te la assicura pure la stampa in camera oscura ;-)

avatarjunior
inviato il 15 Marzo 2023 ore 19:16

Sempre sulla pagina di Digitaltruth ci sono i data sheet ufficiali:
www.digitaltruth.com/products/

ad esempio quello Foma per la 100:
www.digitaltruth.com/products/foma_tech/Fomapan_100.pdf

Se vuoi ottenere un negativo stampabile sia sotto l'ingranditore che col processo ibrido devi farlo idoneo all'ingranditore, ovvero con un gradiente di contrasto attorno a 0,55 per ingranditore a luce diffusa e 0,45 per luce condensata.
Come vedi dai grafici della stessa Foma, in Microphen a 125iso la Foma 100 ha un g=0,7-0,75, decisamente troppo, troppo alto perché il negativo possa intraprendere una strada diversa dalla scansione, figuriamoci cosa succede ad 800iso.

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2023 ore 10:16

Carl carissimo ricordati che una ampia possibilità di ritocco te la assicura pure la stampa in camera oscura ;-)


Buon giorno Paolo,
purtroppo non so niente di niente di CO. mai vista e mai provato a stampare in chimico

avatarsenior
inviato il 16 Marzo 2023 ore 10:21

Se vuoi ottenere un negativo stampabile sia sotto l'ingranditore che col processo ibrido devi farlo idoneo all'ingranditore, ovvero con un gradiente di contrasto attorno a 0,55 per ingranditore a luce diffusa e 0,45 per luce condensata.
Come vedi dai grafici della stessa Foma, in Microphen a 125iso la Foma 100 ha un g=0,7-0,75, decisamente troppo, troppo alto perché il negativo possa intraprendere una strada diversa dalla scansione, figuriamoci cosa succede ad 800iso.


Buon giorno Alex,
quanto mi scrivi sopra non mi dice assolutamente nulla. hai una spiega breve?
perdona la mia ignoranza...

avatarjunior
inviato il 16 Marzo 2023 ore 20:22

Un spiegazione si, breve no... MrGreen

Semplificando molto, in uno scanner (o in una digitalizzazione con fotocamera digitale ed accrocchio dedicato) il fascio di luce che attraversa la pellicola è maggiormente concentrato e deve fare meno strada, inoltre l'elemento sensibile (il sensore, rispetto alla carta) ha una capacità di registrare dati molto maggiore con livelli di luce molto bassi.
Questo significa che le zone più dense della pellicola (le alte luci nelle negative e le basse nelle dia) lasceranno passare molta meno luce di quelle meno dense, mandando facilmente in crisi il sistema ingranditore/carta.

Questo implica che se vuoi avere negativi che siano utilizzabili sia sotto l'ingranditore che sotto lo scanner devi farli idonei al mezzo meno performante, ovvero l'ingranditore.

Come fare a capire se un negativo sarà facile da stampare sotto l'ingranditore?
Bisogna guardare le curve caratteristiche della pellicola, cioè quelle a pagina 2 e 3 del datasheet che ti ho postato sopra.

Partiamo da pagina 3.
In questo caso, per ogni rivelatore associato alla pellicola in esame abbiamo un grafico (guarda solo quello di sinistra, perché quello di destra è per sviluppare a 30°C e non ci interessa) che ha sull'asse X il tempo di sviluppo, sull'asse Y a sinistra la sensibilità ottenuta e la densità minima e sull'asse Y a destra il gradiente di contrasto.
Rappresenta 3 curve:
- la più bassa è la densità della base più velo, che varia davvero di poco (infatti la sensibilità effettiva si misura sul primo annerimento utile sopra la base più velo ed è un valore che varia di poco)
- quella centrale è il gradiente di contrasto medio delle immagini che otterresti
- quella superiore è la sensibilità ottenuta
Ora, con un righello traccia una linea verticale ad un tempo di sviluppo di tua scelta, poniamo, per il Microphen, 7 minuti.
A sinistra del grafico leggiamo che la densità minima ottenuta è poco meno di 0,25 e la sensibilità della pellicola è circa 110iso, mentre a destra leggiamo che il gradiente di contrasto è poco meno di 0,7.

Ora andiamo a pagina 2.
La seconda curva, partendo dall'alto, è la curva caratteristica propriamente detta.
Più è inclinata verso l'alto più il gradiente di contrasto è alto.
Sull'asse X abbiamo la quantità di luce che ha raggiunto la pellicola, quindi nella prima parte della curva ci sono le ombre, poi le luci medie, poi le alte luci (nel caso della dia la vedresti rovesciata, in discesa).
Sull'asse Y la densità che ha prodotto sul negativo.
Gli assi, stavolta, sono entrambi logaritmici, relativi, non hanno unità di misura, a pagina 3 erano lineari.
Un ingranditore, anche a fare i salti mortali in CO, non riesce a stampare nulla quando la densità della pellicola supera 2,1 o 2,2, mentre lo scanner (la fotocamera) riesce ancora a distinguere dettagli.
Non solo.
Un ingranditore a luce condensata tende ad enfatizzare graffi, grana, contrasto, quindi il gradiente di contrasto che dovresti scegliere sarebbe quello con la curva più bassa, più "moscia", intorno a 0,4-0,45, mentre uno a luce diffusa tende a ridurre questi difetti e puoi permetterti di alzare un pochino il contrasto fino a 0,55.
Questo per avere un negativo che si stampa facilmente su carta di contrasto medio (tipicamente 2) e che contiene dettagli praticamente in tutte le zone che tu hai scelto in fase di scatto.
Diversamente cominciano le rogne in camera oscura.
Se il negativo ha un g basso riesci a recuperare facilmente cambiando la carta e prendendone una con maggiore contrasto, allungando i tempi di esposizione e sviluppo della carta ecc... (anche se non riesci comunque ad ottenere il massimo in stampa), ma se è troppo alto allora perderai dettagli sia nelle alte che nelle basse luci e farai una fatica bestia tra mascherature e bruciature anche solo per ottenere un risultato guardabile.

Se ti piace giocherellare a tirare la pellicola meglio restare sul processo ibrido, ma se vuoi cimentarti con la stampa sotto l'ingranditore devi per forza studiare, molto.
Quello che ho scritto sopra è solo una piccola parte e non è precisa al massimo, abbiamo solo fatto il solletico alla teoria che ci sta dietro.

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2023 ore 12:32

Wow!!!

Grazie Alex, me la sono letta tutta con attenzione
e dopo mi stampo i grafici e me la rileggo ancora

devo dire che la stampa in co sembra veramente complessa...

saltando all'ultima parte
Se ti piace giocherellare a tirare la pellicola meglio restare sul processo ibrido

si mi piace tirare la pellicola e si adatta benissimo al mio modo di fotografare. continuerò sicuramente a farlo.
in effetti al momento il mio processo ibrido che sicuramente non è al top, include scatto in jpeg a colori, con tubo macro e lente canon fd 50 1.8 chiusa a f8 dove è nitidissima. devo dire che hai bordi in queste condizioni il canon fd va un pelo meglio dell olympus 45 1.8
ho notato che le possibilità di recupero e manipolazione sono veramente ampie. molto più di quanto mi sognassi. dopo condivido gli screenshot sulla mio processo ibrido. magari riuscirete a vedere lacune che posso correggere.
nota: per questo uso non ho trovato particolari benefici ad usare il raw rispetto al jpeg. prove alla mano...
nota2: vorrei provare una lente macro in futuro per vedere se riesco a migliorare la risoluzione di scansione. ma ho qualche dubbio... e in ogni caso a me la risoluzione sembra già più che buona per stampe a4.

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2023 ore 13:23

Il Canon FD 50 1.8 è il cinquanta standard "vintage" a mio parere migliore (su digitale) tra quelli che posseggo e ne ho diversi...

Carlmon, domanda, che lunghezza di tubo utilizzi e quanto è la lunghezza minima di messa a fuoco con il tubo?

Grazie

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2023 ore 14:01

devo dire che la stampa in co sembra veramente complessa...









Caro Carlo non sono sicuro che essa sia poi così tanto complessa ma di certo - a mio modesto avviso - tu fai un errore di fondo... e a onore del vero nel fare questo errore sei anche in buona compagnia, buona nel senso di numerosa beninteso!
Sempre a mio modesto avviso infatti se OGGI una persona fa la scelta, decisamente CONTROCORRENTE, di fotografare con la pellicola, la fa perché evidentemente è attratto da quella specifica "resa chimica" che è tipica della pellicola... mi pare ovvio.
Da ciò quindi deriva direttamente che nella "resa chimica" ci siano delle potenzialità, così come pure dei limiti, che sono caratteristici della pellicola, e che pertanto andrebbero accettati... invece di provare continuamente ad aggirarli!

Uno di questi limiti è, appunto, una certa macchinosa lentezza nel processo sia di sviluppo che di stampa... che saranno pure, appunto, macchinosi e lenti, ma che proprio per questo costituiscono quella essenza tipica della chimica fotografica che, col processo misto, lungi dal venir facilitato viene mutato, di certo stravolto, forse addirittura violentato... oltre che abusato!

Per cui amico mio, e di questo, spero, vorrai perdonarmi, non posso accettare questo tuo modus operandi che sembra voler tenete un piede in due staffe invece di decidere la propria strada per poi seguirla, caparbiamente ma coerentemente, fino in fondo.

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2023 ore 15:21

Il Canon FD 50 1.8 è il cinquanta standard "vintage" a mio parere migliore (su digitale) tra quelli che posseggo e ne ho diversi...

Carlmon, domanda, che lunghezza di tubo utilizzi e quanto è la lunghezza minima di messa a fuoco con il tubo?

Grazie


Salve Enrico
per digitalizzare i miei negativi 24x36mm uso vari corpi m43.
uso tubo prolunga da 16mm, poi adattatore fd to m43 e infine lente.
dopo la lente c'è un tubo prolunga porta negativo lungo circa 14,4mm dalla parte anteriore della lente fino al piano che regge il negativo
settato in questa maniera ci sono circa 2-3mm (rispetto al 24x36) di bordo nero attorno alla scansione che ritaglio in post produzione. direi che l'area inquadrata è circa 40*30mm
quindi credo ad occhio che il rr con cui lavoro è di circa 2,3:1

avatarsenior
inviato il 17 Marzo 2023 ore 23:43

@PaoloMcmlx
Caro Carlo non sono sicuro che essa sia poi così tanto complessa ma di certo - a mio modesto avviso - tu fai un errore di fondo... e a onore del vero nel fare questo errore sei anche in buona compagnia, buona nel senso di numerosa beninteso!
Sempre a mio modesto avviso infatti se OGGI una persona fa la scelta, decisamente CONTROCORRENTE, di fotografare con la pellicola, la fa perché evidentemente è attratto da quella specifica "resa chimica" che è tipica della pellicola... mi pare ovvio.
Da ciò quindi deriva direttamente che nella "resa chimica" ci siano delle potenzialità, così come pure dei limiti, che sono caratteristici della pellicola, e che pertanto andrebbero accettati... invece di provare continuamente ad aggirarli!

Uno di questi limiti è, appunto, una certa macchinosa lentezza nel processo sia di sviluppo che di stampa... che saranno pure, appunto, macchinosi e lenti, ma che proprio per questo costituiscono quella essenza tipica della chimica fotografica che, col processo misto, lungi dal venir facilitato viene mutato, di certo stravolto, forse addirittura violentato... oltre che abusato!

Per cui amico mio, e di questo, spero, vorrai perdonarmi, non posso accettare questo tuo modus operandi che sembra voler tenete un piede in due staffe invece di decidere la propria strada per poi seguirla, caparbiamente ma coerentemente, fino in fondo.


Sono d'accordo con Paolo, fotografare a pellicola dovrebbe portare ad una stampa chimica che per esser condivisa e pubblicata sul web andrà per forza di cose digitalizzata, ma questo sarà solo l'ultimo passaggio.
Fotografare a pellicola significa anche tempo, impegno e denaro per arrivare ad un risultato che dovrebbe, almeno nelle intenzioni, andare un pò oltre la ricerca di un like e/o l'esperimento per l'esperimento.
Un esempio di qualche foto stampata, messa in cornice, e legata da un filo conduttore potrebbe esser questo:



P.S. del 18 marzo. Trattasi di stampe su carta Fomabrom Variant 111 formato 30x40 montate su cornici 50x50.

Poi assieme ad altri scatti debitamenti "imbastiti" andrà a far parte di un'esposizione.
Operando un processo ibrido la stampa finale digitale dovrebbe esser il coronamento del lavoro svolto che a sua volta dovrebbe trovar fondamento in un qualcosa di diverso dal "tutto e subito" veicolato in questi tempi dove tutto deve viaggiare alla velocità dell'elettrcità.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2023 ore 6:18

... dove tutto deve viaggiare alla velocità dell'elettrcità.








Che poi è l'esatto opposto della filosofia alla base della fotografia chimica, laddove cioè l'espansione del tempo è la norma!
Alla fine la differenza fra l'Argento e il Silicio è l'allungamento del tempo necessario a riavere l'opera finita e anche l'incertezza sul risultato ottenuto.
E alla fine, io credo, è questo il bello della fotografia tradizionale: il distaccarsi netto, completo, direi pieno e totale dai convulsi meccanismi temporali dell'oggi.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2023 ore 6:23

Insomma ti riprendi il TUO tempo invece di soggiacere supinamente a quello imposto dagli altri.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2023 ore 9:58

Paolo ed Ettore
Appena riesco vi rispondo in maniera ragionata
(Non sto ignorando i vostri ottimi interventi)

Buon weekend !

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2023 ore 13:30

@Carlmon
Paolo ed Ettore
Appena riesco vi rispondo in maniera ragionata


Come volevasi dimostrare:
Tempo al tempo.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2023 ore 21:26

Insomma ti riprendi il TUO tempo invece di soggiacere supinamente a quello imposto dagli altri.

Sì e no, nel senso che quando scattavo solo diapositive i tempi non li decidevo io ma il laboratorio.

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