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Prova OM System OM-1


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Prova OM System OM-1, testo e foto by Juza. Pubblicato il 05 Dicembre 2022; 246 risposte, 32540 visite.


Il sistema Olympus, e in particolare la OM-1, mi ha incuriosito per come ha sviluppato tecniche di fotografia computazionale: funzionalità che hanno il potenziale di dare "superpoteri" a qualsiasi fotocamera, ma che fino ad ora sono una rarità sulle mirrorless, mentre sono ampiamente utilizzate sugli smartphone.

Ho voluto provare di persona la OM-1 per testarne le capacità e valutare sia sul campo che in studio l'efficacia di queste tecniche abbinate al sensore micro-4/3.





La OM-1 e il sistema micro-4/3

La OM-1 è l'ammiraglia del sistema micro-4/3 e monta un nuovo sensore stacked da 20 megapixel con un tempo di lettura rapido (circa 1/125s) e con una raffica eccezionale: 50 FPS in RAW, con AF continuo, attualmente il record tra tutte le mirrorless (Nikon arriva a 120FPS, ma a risoluzione ridotta; Canon arriva a 197 FPS ma senza AF e solo per mezzo secondo).

Dedicandomi principalmente ai paesaggi, ho testato limitatamente l'autofocus, ma da quello che ho visto mi ha fatto una buona impressione, veloce e preciso (ho avuto difficoltà solo in situazioni di buio completo, dove l'AF non ha agganciato correttamente le luci delle città in lontananza, pur avendo dato apparentemente conferma). Sono presenti numerose modalità di riconoscimento soggetto, dalle persone ad animali, auto, uccelli, treni.

Olympus è stata tra i pionieri della stabilizzazione in-camera: l'ha introdotta per la prima volta sulla Olympus E-510 nel 2007, e da allora è stata costantemente migliorata ed è ora lo standard su tutte le attuali mirrorless Olympus e OM System, compresi i modelli entry level. Ho fatto un po' di prove con lo stabilizzatore della OM-1 e ne sono rimasto favorevolmente colpito: mi è sembrato molto efficace (probabilmente anche per via del sensore "piccolo", più facile da stabilizzare) e sono riuscito ad ottenere foto nitide anche scattando a mano libera con tempi attorno a 1" e focali corte e medie (fino a 60mm). Anche se è difficile fare un confronto scientifico e preciso con gli altri sistemi, lo stabilizzatore della OM-1 mi è sembrato tra i migliori,forse addirittura il più efficace che abbia mai provato.

Tra le altre caratteristiche salienti, la OM-1 ha un corpo robusto e tropicalizzato, addirittura con certificazione IP53 (resistente a polvere e schizzi d'acqua, pur non essendo subacqueo). Ha doppio slot SD, schermo totalmente snodato e un'ampia impugnatura che dà una buona ergonomia, anche se per chi viene da altri sistemi serve un poco di tempo per abituarsi alla disposizione di tasti e ghiere.




Il sistema di menu è completo, semplice e intuitivo; ho trovato molto comoda la possibilità di memorizzare in "My Menu" le impostazioni che si preferisce semplicemente premendo il pulsante video mentre si naviga nei menu, al contrario degli altri brand che richiedono di scorrere un elenco infinito di impostazioni.

Il sensore è certamente l'elemento che distingue di più il sistema micro-4/3: misura 17.3 x 13mm, e ha quindi una superficie che è circa un quarto di un sensore fullframe. Inevitabilmente, un sensore più piccolo significa meno risoluzione e più rumore; in compenso, permette di realizzare ottiche più compatte e leggere e ha fattore di moltiplicazione 2X, che torna specialmente utile in ambito macro e tele. Il rapporto tra i lati è un'altra peculiarità del micro-4/3, che come si può intuire dal nome ha rapporto 4:3 invece del classico 3:2; personalmente preferisco quest'ultimo, ma non è un grosso problema dato che basta ritagliare un poco l'immagine (anche se a scapito di un po' di risoluzione).

Infine, mentre altri sistemi alternativi a FF e APS-C hanno avuto poca diffusione e hanno poche ottiche a disposizione, il micro-4/3 può vantare un parco ottiche enorme, sia tra ottiche Olympus che obiettivi di terze parti; inoltre, il tiraggio consente di montare (tramite adattatore) qualsiasi ottica progettate per reflex.



Diaframma e diffrazione

Tutti sanno che il sensore "micro-4/3" ha fattore di moltiplicazione 2X rispetto al fullframe, quindi il 12-40mm f/2.8, per fare un esempio, non andrà considerato come grandangolare ma come zoom standard, equivalente a un 24-80mm. Una cosa che invece passa più inosservata è che anche il diaframma si "moltiplica": la profondità di campo a f/8, ad esempio, equivale a f/8 x 2 = f/16 su fullframe (e tornando all'esempio del 12-40 f/2.8, corrisponde quindi a un 24-80mm f/5.6). Com'è la resa ai vari diaframmi e quanto influisce la diffrazione?

Ho fatto un test scattando a tutti i diaframmi tra f/2.8 (equivalente a f/5.6) e f/22 (equivalente f/45); di seguito si possono vedere vari crop al 100% per capire come varia la qualità d'immagine in base al diaframma.




Come prevedibile, la qualità d'immagine massima è a f/4 (equivalente a f/8 su FF); anche f/2.8 è molto buono, ma essendo il diaframma più aperto sull'obiettivo che ho usato per il test (7-14mm f/2.8) probabilmente c'è una leggera perdita dovuta non alla diffrazione ma alla qualità ottica a tutta apertura.

Il diaframma f/5.6 (f/11 equivalente) è ancora molto buono, pur mostrando una leggerissima perdita dovuta alla diffrazione; tutto sommato penso che sia il diaframma ideale in ambito paesaggistico su micro-4/3, dato che è un'ottima combinazione tra qualità ottica, diffrazione e profondità di campo. A f/8 l'effetto della diffrazione si fa più marcato; d'altra parte questo diaframma equivale a un f/16 su FF, e come tale va usato solo quando c'è un'estrema necessità di profondità di campo.

Proseguendo col test, l'effetto della diffrazione si fa molto pesante: f/11 è al limite dell'utilizzabilità, ed eviterei assolutamente f/16 e f/22: a quest'ultimo diaframma la diffrazione è talmente forte da rendere l'immagine "fuori fuoco", pur dando una profondità di campo estesissima.



Un ritaglio dall'immagine a f/22 (f/44 equivalente)

Nel complesso, i risultati sono in linea con i diaframmi equivalenti su FF; grazie a questo test ora possiamo sapere quali aperture scegliere per avere i risultati migliori sul campo.



OM-1 e fotografia computazionale

Ed eccoci al motivo principale che mi ha spinto a provare la OM-1: le tecniche di fotografia computazionale, ambito in cui questa fotocamera è davvero unica. Tra le possibilità offerte dalla OM-1, abbiamo Live ND, Modalità High-Res 80 megapixel, Focus Stacking, Live Composite e HDR multi-scatto, il tutto realizzato direttamente in-camera, senza l'ausilio di software esterni. Andiamo ad approndirle una a una.



OM System OM-1, Olympus M.Zuiko Digital ED 12-40mm f/2.8 PRO a 14mm, 1.6 sec f/5.6, ISO 100, treppiede. Foto da 80 megapixel (ritagliata a 71.7 MP per avere rapporto tra i lati 3:2) ottenuta tramite modalità High-Res (pixel shift) in-camera con OM System OM-1.



Live ND

La funzione Live ND permette di fondere in-camera più foto per ottenere l'effetto di una lunga esposizione (cosa possibile, ma in modo molto più macchinoso, anche con qualsiasi fotocamera dotata di intervallometro, come spiegato qui: Photo Stack vs Filtri ND ). E' una caratteristica che trovo eccezionalmente utile: permette di sostituire i filtri ND e dà anche il vantaggio di migliorare la gamma dinamica e la lavorabilità del file, andando ad azzerare il rumore digitale. Sulla OM-1 questa funzionalità arriva fino a ND6, scattando quindi 64 foto e fondendole in un unico RAW col tempo di scatto 64 volte più lungo rispetto a uno scatto singolo.

La comodità, rispetto all'uso dell'intervallometro e alla fusione al computer, è davvero impareggiabile; penso che l'unico miglioramento sarebbe, per completezza, arrivare all'equivalente di un filtro ND10, anche se quest'ultimo serve solo in casi estremi. Inoltre, questa funzione è disponibile solo in modalità S e M, ma non in A e P; penso che si potrebbe tranquillamente estendere anche in queste modalità di scatto.

Il risultato del Live ND è a dir poco straordinario, in termini di qualità e semplicità d'uso. Le immagini ottenute tramite questa funzione hanno un dettaglio impeccabile, sono totalmente prive di rumore e hanno una gamma dinamica e una lavorabilità del file semplicemente impossibile con uno scatto singolo - neppure fotocamere fullframe, in modalità scatto singolo, possono eguagliare il risultato di uno scatto in Live ND sulla OM-1 (ovviamente nulla vieta di applicare questa tecnica anche a una fullframe, ed è quello che a volte faccio tramite intervallometro e unione degli scatti al computer, ma è enormemente più lento e complicato).

Per dare l'idea dei risultati che si ottengono, ho tentato un recupero ombre molto forte (+3 stop) su uno scatto singolo, confrontando il risultato della stessa operazione su uno scatto Live ND (ND6), e per curiosità anche uno scatto singolo dell'ottima Sony A7C, fullframe da 24 megapixel. Di seguito si possono vedere ritagli al 100% da ciascuno scatto:




In modalità scatto singolo il fullframe ha chiaramente un vantaggio, ma lo scatto in Live ND ribalta la situazione, andando a superare anche la FF.

Visto l'enorme guadagno di qualità d'immagine su tutti i fronti, vi consiglio di utilizzare la modalità Live ND non solo per effetti di mosso creativo sull'acqua, ma anche ogni volta che volete avere la massima lavorabilità e pulizia possibile (con soggetto statico e fotocamera su treppiede): questo permetterà di elevare la qualità del sensore micro-4/3 a una resa superiore a uno scatto singolo su fullframe (salvo che per la risoluzione, se lo confrontiamo con una big megapixel, ma per questo c'è la modalità High-Res).



Modalità High-Res 80 megapixel

Già da tempo numerose mirrorless offrono funzione "pixel shift" o "high-res", che scatta varie foto spostando il sensore di una frazione di pixel per ottenere come risultato una foto a risoluzione molto più alta rispetto a quella nativa (sostanzialmente va ad annullare la perdita di risoluzione dovuta all'uso del filtro bayer).

Tuttavia, salvo rare eccezioni, questa funzionalità genera 10-20 RAW che vanno poi uniti al computer tramite appositi software: l'ho provata sia su Sony che Fuji, ma l'ho presto abbandonata perchè il risultato non giustifica la scomodità e il tempo che richiede. Con la OM-1, questa operazione diventa incredibilmente semplice e veloce e viene realizzata interamente in-camera, fornendo come risultato un RAW con una risoluzione da ben 80 megapixel; ovviamente rimangono i limiti di tutti i sistemi di pixel shift (si può usare solo con soggetti statici).

In termini di qualità d'immagine, le foto ottenute tramite pixel shift sono chiaramente migliori rispetto a uno scatto "normale", ma non hanno la risoluzione di una fotocamera con sensore di pari risoluzione nativa; in altre parole, gli 80 megapixel della OM-1 non sono come un sensore nativo da 80MP (così come i 160MP della Fuji X-H2 non sono come i 160MP di un dorso medio formato che ha nativamente questa risoluzione). Facendo un po' di confronti, la risoluzione è pressappoco pari a fotocamere native da 40-45 megapixel, ma un po' più bassa rispetto a quelle da 60 megapixel (es. Sony A7r V, Sigma FP L).

E' comunque un ottimo risultato, anche se per non sprecare spazio personalmente preferisco ridimensionare (al computer) le foto "high resolution" della OM-1 da 80 a 40MP, risoluzione in cui questa modalità dà il meglio di sè su OM-1: direi che a 40MP le foto sono pari a un sensore nativo da 40 MP.



OM System OM-1, Olympus M.Zuiko Digital ED 12-40mm f/2.8 PRO a 12mm, 1/125 f/5.6, ISO 100, treppiede. Scatto a 40MP ottenuto tramite la modalità HighRes (pixel shift) in-camera.

Nei ritagli seguenti potete vedere un confronto fianco a fianco tra l'immagine da 80MP ottenuta tramite pixel shift e una foto "normale" da 20MP interpolata a 80MP; per entrambe viene mostrato un crop al 100%. Il vantaggio del pixel shift è evidente, anche se la foto non è così incisa come una foto nativa da 80MP.




Questa funzionalità è utile anche quando ci si trova a fotografare un soggetto distante e l'obiettivo non ha una focale sufficientemente lunga; avere a disposizione un file a maggiore risoluzione permette di ritagliare molto di più senza perdere qualità.

Infine, ho notato che anche con elementi in movimento nella foto (es. persone che passano, foglie mosse dal vento) gli artefatti generati dal pixel shift hanno un aspetto simile a mosso e non a pixel colorati come avviene col pixel shift di altri marchi; anche se alcune fotocamere riescono a fare ancora meglio da questo punto di vista, l'ho comunque trovata soddisfacente.

Come per il Live ND, anche in questo caso vi consiglio di usare il pixel shift ogni volta che puntate alla massima qualità d'immagine e la situazione lo rende possibile (soggetto statico e treppiede); vista la facilità di utilizzo, c'è solo da guadagnarci, sia come risoluzione che come gamma dinamica e lavorabilità. Personalmente l'ho trovato la scelta ideale nella fotografia paesaggistica, con l'obiettivo di avere immagini finali da 40MP, ben più dettagliate dei nativi 20MP ma non esageratamente pesanti come i files da 80MP.

E' possibile utilizzare la modalità High-Res anche a mano libera; in questo caso non viene utilizzato lo stabilizzatore per spostare il sensore, ma sono proprio i piccoli, inevitabili movimenti che si generano scattando a mano libera a creare il minimo spostamento necessario per annullare l'effetto del filtro bayer. L'immagine risultante è da 50 megapixel e, se il tempo è abbastanza rapido da evitare micromosso, è sorprendente vedere che porta un significativo miglioramento di risoluzione rispetto alle foto singole a 20MP, anche se non raggiunge il dettaglio della modalità High-Res su treppiede.



Focus Stacking in-camera

Il funzionamento del focus stacking è molto semplice e intuitivo (a differenza del focus bracketing presente su altre fotocamere): dal menu dedicato si seleziona il numero di foto (da 3 a 15; meglio usare il più grande numero di scatti possibile) e il "Focus Differential", cioè lo spostamento, tra uno scatto e l'altro, in una scala da 1 a 10 (quando possibile, è meglio usare valori bassi in modo che le aree a fuoco si sovrappongano maggiormente e il risultato finale sia migliore).




Una volta attivato il focus stacking, inquadrate la scena e mettete a fuoco sul punto più vicino che volete a fuoco (utilizzando l'AF singolo, e posizionando il punto di messa a fuoco tramite il comodo touchscreen oppure tramite joystick); la fotocamera metterà a fuoco da qui in poi (salvo un paio di fotogrammi in cui la messa a fuoco sarà precedente al punto selezionato).

Il focus stacking può anche essere eseguito a mano libera (con risultati sorprendentemente buoni, se il tempo di scatto è abbastanza rapido da evitare micromosso), ma in generale consiglio di utilizzare un treppiede. Dopo aver premuto il pulsante di scatto, la fotocamera scatta "a raffica" (per quanto possibile) le varie foto, e quindi le fonde direttamente in-camera, operazione che può richiedere alcuni secondi.

Il limite del focus stacking in-camera è che il risultato è solo JPEG; non è possibile ottenere un singolo RAW con focus stacking (volendo però si possono salvare i RAW delle singole foto e poi fare un focus stacking al computer). Il motivo è semplice: tutti i software di focus stacking devono convertire l'immagine in JPEG o TIFF per poi procedere al focus stacking; anche quando viene effettuato al computer, non si fa veramente uno stacking dei RAW, ma al massimo di file TIFF o equivalenti ottenuti dalla conversione RAW.

I processori delle attuali fotocamere probabilmente non sono ancora abbastanza potenti per fare focus stacking di TIFF 16 bit (ma penso che lo saranno in futuro); per ora quindi chi vuole usare il focus stacking in-camera è limitato al JPEG. Nel caso il focus stacking in-camera non sia sufficiente per ottenere un buon risultato, è disponibile anche il focus bracketing, che sostanzialmente fa la stessa operazione ma senza unire le foto in-camera (fornisce quindi i RAW separati, da unire tramite software al computer), e ha il vantaggio di poter utilizzare un numero di foto quasi infinito (9999 foto contro le 15 del focus stacking in-camera).

Com'è il risultato? A prima vista sembrerebbe buono, e vedere la fotocamera che compone "in-camera" lo stack è quasi magico.




Tuttavia, appena si ingrandisce l'immagine saltano fuori i limiti di questa funzionalità: il problema non è tanto lo stacking, che (con i giusti parametri) viene eseguito sorprendentemente bene, ma la post-produzione applicata dalla fotocamera sul file JPEG. Il dettaglio fine va perso, e l'immagine ha un aspetto che ricorda un po' i risultati dati dagli smartphone: se la confrontiamo a un RAW post prodotto con Photoshop, la differenza in termini di dettaglio e naturalezza del file è enorme. Di seguito si può vedere un ritaglio al 100% da un JPEG (ottenuto tramite stacking) e la stessa immagine realizzata in TIFF al computer, dal RAW convertito con Adobe Camera RAW.




In conclusione, penso che OM System sia sulla strada giusta, ma perchè il risultato dello stacking possa essere utilizzato anche a livello professionale bisognerà attendere l'arrivo di processori molto più potenti, che permettano di fondere le foto in TIFF (oppure, in alternativa, un netto miglioramento della conversione da RAW a JPEG eseguita in camera).



Live Composite: star trails e altri effetti

Il Live Composite, da non confondere col Live ND, permette di creare lunghissime esposizioni, senza però bruciare le zone più luminose: dopo il primo scatto, vengono "sommate" alle foto solo le aree che cambiano luminosità, ad esempio il movimento di un'auto lungo la strada oppure le stelle in uno startrail.



OM System OM-1, Olympus M.Zuiko Digital ED 7-14mm f/2.8 Pro a 11mm, 30 sec f/2.8, ISO 400, treppiede. 20 scatti da 30" uniti tramite Live Composite.

Per quest'ultimo, la funzionalità Live Composite è eccezionalmente utile: mentre con una fotocamera "tradizionale" per realizzare uno startrail è necessario scattare un'infinità di foto da unire poi al computer tramite appositi software, con la OM-1 è sufficiente attivare il Live Composite, fare l'inquadratura e quindi lasciare lavorare la fotocamera. Inoltre, in caso di luci nella scena (es. una casa illuminata), la fotocamera continuerà ad esporle solo fino a raggiungere l'esposizione corretta (che andrete a impostare manualmente prima di iniziare il Live Composite), dopodichè non andrà ad aumentarne ulteriormente la luminosità, evitando di bruciarle.

Il funzionamento richiede un po' di pratica, ed è più complesso rispetto alle altre modalità computazionali. Per cominciare, bisogna calcolare l'esposizione corretta per la scena complessiva utilizzando una delle altre modalità di scatto (in scatto singolo). Una volta trovata l'accoppiata giusta di tempo e diaframma, si imposta la fotocamera su B (bulb) e si fa scorrere la ghiera dei tempi fino a fondo scala; una volta superato il tempo 60", apparirà l'opzione Live Composite.

Una volta selezionata, cliccate su Menu e si aprirà un menu speciale dedicato a questa funzionalità, dove potete impostare vari parametri: quello fondamentale è il tempo di scatto, riferito a ciascuna delle singole esposizioni. Impostate il tempo corretto che avete calcolato in precedenza (l'unico limite è che non si possono usare tempi più veloci di 1/2"), regolate il diaframma (tramite ghiera, non menu) e quindi premete il pulsante di scatto. La fotocamera effettuerà un primo scatto "di partenza", ma dovrete poi attendere il messaggio di conferma e premere una seconda volta il pulsante di scatto per avviare il Live Composite.

Anche se può sembrare macchinoso - e in effetti OM System potrebbe migliorare l'implementazione di questa funzionalità - dopo un po' di pratica sul campo ci si fa l'abitudine e diventa più immediato di quello che può sembrare.

Oltre che per gli startrails, il Live Composite può essere utilizzato in modo creativo anche in numerose altre situazioni, ad esempio per fotografare i fulmini (ottenendo un singolo RAW con la somma di tutti i fulmini caduti in un ampio arco di tempo), i fuochi d'artificio (col vantaggio di poter visualizzare in tempo reale il risultato, e scegliere quando bloccare l'esposizione una volta ottenuto il risultato desiderato), o anche scene diurne.

Una situazione in cui il Live Composite dà un risultato davvero affascinante e insolito sono i cieli nuvolosi, con nuvole mosse dal vento: tramite Live Composite, si ottiene un'immagine dove le nuvole prendono l'aspetto di pennellate, un effetto molto pittorico e surreale.



OM System OM-1, Olympus M.Zuiko Digital ED 7-14mm f/2.8 Pro a 9mm, 1/2 f/8.0, ISO 100, treppiede. Questa foto è il risultato di 150 scatti x 0.5 secondi.

Il risultato è imprevedibile ed è molto diverso dalle classiche "strisciate" di una lunga esposizione, quindi bisogna sperimentare un po' per vedere se si adatta bene alla scena. Per utilizzare il Live Composite in diurna (come, appunto, per le nuvole) è quasi sempre necessario l'utilizzo di un filtro ND, in questo caso fisico: attualmente il live composite funziona solo con tempi tra 1/2s e 60", quindi per impiegarlo in situazioni dove i tempi sarebbero più veloci è necessario ridurre la luminosità della scena.

Un'ultima cosa da ricordare è che il Live Composite non fa una somma media delle esposizioni come invece fa il Live ND, quindi a differenza di quest'ultimo non migliora la qualità d'immagine, che resta pressapoco pari a quella di uno scatto singolo.

Per approfondire le potenzialità del Live Composite, vi consiglio di dare un'occhiata anche a questo articolo pubblicato da CreativeIslandPhoto: Live Composite, beyond the stars.






Conclusione

La scelta di Olympus di utilizzare un sensore formato 17x13mm ha creato un sistema particolare e caratteristico, non un concorrente diretto di Canon/Nikon/Sony ma un'interessante alternativa per chi cerca le sue peculiari caratteristiche. Ma mentre il formato del sensore creerà sempre divisioni tra le varie scuole di pensiero, credo sia innegabile l'eccezionale lavoro fatto dal punto di vista dal software.

Tra le varie funzionalità computazionali, penso che il Live Composite sia la più interessante per le incredibili possibilità creative che offre; mentre Live ND e pixel shift hanno equivalenti anche su alcuni modelli di altri marchi, il Live Composite è un "gioiellino" esclusivo di Olympus/OM System. Ovviamente anche queste funzionalità non garantiscono di scattare belle foto - sono strumenti in più al servizio della nostra creatività; sta al fotografo utilizzarli nel migliore dei modi per ottenere foto interessanti.

Mi auguro che OM System, che ora ha acquisito il reparto fotografico di Olympus, continui su questa strada proseguendo lo sviluppo di funzionalità innovative e migliorando ulteriormente quelle esistenti.

Infine, in questa prova mi sono dedicato principalmente ai test per comprendere le potenzialità delle varie funzioni, anche perchè essendo a casa (e con meteo poco favorevole) ho avuto meno opportunità fotografiche. In futuro proverò la OM-1 anche nel corso di un viaggio per porter pubblicare una bella galleria di foto "sul campo" scattate con questa mirrorless!

La OM System OM-1 attualmente è disponibile a 2050 euro su Amazon.it (nella pagina linkata, cliccate su "Applica coupon 150 €" per portare il prezzo da 2200 a 2050 euro; questo coupon è disponibile fino al 1 gennaio 2023).

In alternativa, sui rivenditori ufficiali OM System è attualmente disponibile in cashback di 200 euro, anche in questo caso portando il prezzo finale attorno ai 2000 euro.



OM System OM-1, Olympus M.Zuiko Digital ED 12-40mm f/2.8 PRO a 36mm, 2.5 sec f/5.6, ISO 100, treppiede.



Risposte e commenti


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avatarjunior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 8:50

Recensione molto interessante!
Verrebbe da dire "dove non può la forza... può la mente!".
La forza del piccolo sensore m43 è abilmente supportata da implementazioni software di ottimo livello.
Thx Juza

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 8:55

Recensione top notch.

avatarjunior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 8:55

Stupenda, tanta sostanza e non solo numeri!!! perchè sono consapevole di essere un fanboy Fuji e mai la cambierei ma questa sarebbe l'unica alternativa che realmente mi attira.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 8:58

Sarebbe stato interessante un confronto tra la funzione ND ed il pixel shift di una FF.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 9:08

“ "dove non può la forza…”

veramente il maestro yoda m43
usa “la forza”

e proprio di recente un droide-sonda modello Melody ha ricordato come va sviluppata la cosa

www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1926683&show=1

avatarjunior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 9:16

Sempre più contento di essermi appena potuto regalare una OM-1 Sorriso
Ora si tratta di... fotografare!

avataradmin
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 9:17

Sarebbe stato interessante un confronto tra la funzione ND ed il pixel shift di una FF.


Il risultato è tanto migliore quanto migliore è l'immagine di partenza, quindi su una FF queste tecniche darebbero risultati ancora migliori... però poche FF le hanno: solo Sigma FP e alcune Pentax hanno l'equivalente del ND in-camera, e per quanto riguarda il pixel-shift in-camera (intendo con unione delle foto in-camera, non solo lo scatto pixel shift) mi pare ci sia solo su Panasonic e Pentax.

Utilizzare queste tecniche unendo i files al computer è fattibile, ma macchinoso al punto che passa la voglia di utilizzarle, mentre sulla OM-1 possono essere utilizzate di routine.

avatarjunior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 9:20

Finalmente roba nuova per davvero, sono anni e anni che si vedono solo megapixel in più, autofocus che inseguono gli occhi e altre menate varie che poi alla fine dei conti non implementano un bel niente.
Sono pure bellissime ste fotocamere !

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 9:37

Visto l'enorme guadagno di qualità d'immagine su tutti i fronti, vi consiglio di utilizzare la modalità Live ND non solo per effetti di mosso creativo sull'acqua, ma anche ogni volta che volete avere la massima lavorabilità e pulizia possibile (con soggetto statico e fotocamera su treppiede): questo permetterà di elevare la qualità del sensore micro-4/3 a una resa superiore a uno scatto singolo su fullframe (salvo che per la risoluzione, se lo confrontiamo con una big megapixel, ma per questo c'è la modalità High-Res).


Bravo juza, questo è un utilizzo della funzionalità non contemplato dal manuale che nasce dall'esperienza di chi fa astro e non solo, cioè di fondere molti scatti di scene statiche. E la "macchinetta" lo fa... in camera!

Qui si va oltre le intenzioni della casa e si fa un uso esteso del live ND!!!

Sono pure bellissime ste fotocamere ![/QUOTE
Vero e va inteso come piacevolezza d'uso non solo estetica. Inoltre la serie E-M1 & OM-1 trasuda robustezza al di là della tropicalizzazione. L'unico problema che ho avuto è stato su una ghiera di una E-M10 prima serie che è saltata via nonostante l'uso attento. Però non posso esludere di aver fatto inavvertitamente leva nelle fasi di inserimento /disinserimento in borsa. Il top sono ghiere solo incassate nel corpo, a parte quella dei modi, e questa serie ha le carte in regola da questo punto di vista.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 9:38

autofocus che inseguono gli occhi e altre menate varie che poi alla fine dei conti non implementano un bel niente.

Prova a fare avifauna dinamica con una M1X e poi con una OM-1.. vediamo ti sembrerà lo stesso AF in termini di aggancio, affidabilità ,velocità e percentuale di scatti "persi".

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 10:05

Tra le varie funzionalità computazionali, penso che il Live Composite sia la più interessante per le incredibili possibilità creative che offre; mentre Live ND e pixel shift hanno equivalenti anche su alcuni modelli di altri marchi, il Live Composite è un "gioiellino" esclusivo di Olympus/OM System.


Anche pentax lo ha, sotto diverso nome e con molteplici impostazioni; giusto per precisare. ;-)

Ho sempre ritenuto il sistema Olympus interessante, proprio perchè simile e vicino al sistema pentax sotto questi aspetti. Molte funzioni come hai menzionato sono presenti in pentax, funzionanti in modo analogo, ma non tutte (il pixel shift è diverso). Oly ha il focus stacking che in pentax non è ancora stata implementata, pentax ha l'astro che oly ancora non ha, ma sul punto della fotografia computazionale entrambe hanno ben lavorato da un bel po.
Se mai ti capiterà una pentax sul tavolo (o meglio sopra la scrivania) potrai verificarlo.

La mia pregiudiziale riguarda le dimensioni troppo piccole per i miei gusti (non del sensore ma dei corpi) ma questo è la forza del sistema secondo i più.
L'altra è quello del formato del sensore (ancora non delle dimensioni) ma del rapporto 4/3 che in orizzontale proprio non digerisco.
Auspico comunque che questo brand prosegua per la propria strada perchè ha sicuramente dei numeri che altri più "blasonati" non hanno e che debbono sempre proseguire in mezzo a molti pregiudizi.
E per questo mi stanno anche molto simpatici.

Comunque i test a mio avviso rendono bene l'idea delle varie funzionalità.
Come detto altre volte, e qui ne ho avuto ulteriore conferma, credo che per le nuvole appaiano un po "scattose"come lo erano i miei test, non proprio fluide. Diversamente per le acque "setose" l'efficacia è pari ai filtri.





avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 10:07

Ottima recensione, che mette in evidenza le peculiarità del sistema. Nel mio caso, cerco di usare le funzioni computazionali tutte le volte che posso e nel passaggio da em1.2 ad em1.3 il mia funzione preferita è diventata il live nd che utilizzo ogniqualvolta ci siano situazioni a forte contrasto, eventualmente aggiungendo filtri nd fisici se la luminosità della scena va oltre le tempistiche consentite dalla macchina. La OM1 migliora ulteriormente questa funzionalità (oltre a molti altri aspetti) e la scimmia ogni tanto si fa sentire....MrGreen

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 10:13

È sempre quello che ho sostenuto Live ND questo permette di alzare la qualità e pulizia d'immagine io l'ho uso spesso nei miei paesaggi.
Complimenti Juza per la recensione.

avatarsupporter
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 10:35

Recensione illuminante, che mi ha portato a considerare la resurrezione tecnologica fotografica contemporanea. Quindi posso dichiarare che:
"Tira più un pixel di smartphone che un carro di buoi".
MrGreen

avatarjunior
inviato il 05 Dicembre 2022 ore 10:40

Bella recensione, io con la em1 Mark III ho le stesse identiche funzioni. E ora anche sulla nuova om 5. Consiglio la Om 5 per compattezza a chi deve usarle x passione e leggerezza. Chi vuole qualcosa di più professionale le ammiraglie.





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