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Fotografia e social


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avatarsenior
inviato il 07 Febbraio 2023 ore 17:39

In casi come questo la condivisione immediata può creare ulteriore interesse attorno a quel tipo di eventi e ai loro protagonisti; se le immagini sono eseguite con un minimo di testa, anche i social diventano un buon veicolo pubblicitario, per di più a costo zero. In queste circostanze lo smartphone si rivela lo strumento ideale.

avatarsenior
inviato il 07 Febbraio 2023 ore 20:29

Oramai è un argomento trito e ritrito, cellulare o fotocamera?MrGreen

user109536
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inviato il 07 Febbraio 2023 ore 22:33

Cellulare e fotocamera

avatarsenior
inviato il 07 Febbraio 2023 ore 23:07

Quando le riviste erano esclusivamente cartacee dubito che esistessero lettori di quelle riviste che sfogliavano le pagine e si soffermavano sulle immagini mettendosi lì col lentino ad ingigantirne i particolari al fine di goderne o di restarne delusi.
Era un altro approccio, giusto o sbagliato, migliore o peggiore rispetto a quello attuale.
Una foto nella sua immediatezza colpisce o scuscita un qualcosa anche nel suo formato a risoluzione minima e su qualsiasi supporto, cartaceo o multimediale.
Si può averne la conferma o la smentita, nel caso della stampa di una foto che impressiona e convince multimedialmente, ma se una immagine funziona, funziona.
Io credo che però ci sia sempre la solita apologia sofistica scivolosa a monte, ovvero:
se la foto è fatta col cellulare è di serie B in quanto non eseguita con attrezzature riconosciute od apprezzate dalla community dei fotoforumers abituali;
mentre se è fatta con tutti i crismi richiesti da quella setta "non va poi così bene perchè è troppo da compitino svolto bene, colla lente e coll'obbiettivo giustini..."

Insomma, c'è sempre chi sta a contare il numero di cerchi di grasso dentro ad una fetta di mortazza senza mangiarsela e basta MrGreen

avatarsenior
inviato il 07 Febbraio 2023 ore 23:29

Niente rende meglio la fotografia di questi anni come le fotografie fatte col cellulare.
Tra 50 o 100 anni un sociologo che indagasse sulla società a noi contemporanea sarebbe aiutato molto dalle fotografie fatte col cellulare,
perché rappresentano la vita vera, e per nulla dal tramonto rosso, dai paesaggi vari e tanta altra roba fotografata in modo perfetto dai fotoamatori. Il mercato fotografico si assottiglierà perché la tecnologia è arrivata al capolinea mentre i telefoni hanno ancora modo di migliorare. Solo gli appassionati di macchine fotografiche continueranno a comprarle ma le dimensioni del mercato ridurranno il numero dei modelli prodotti e il loro prezzo ovviamente salirà, con ulteriori effetti riduttivi. I cellulari hanno già distrutto le varie compatte. Anche io, che ho una discreta attrezzatura e fotografo da decenni, spesso mi trovo a scattare col telefono.
Qualcuno mi ha detto che Shutterstock ora prende anche le foto fatte coi cellulari.
I segni premonitori ci sono.
Comunque, chissenefrega. L' intelligenza è la capacità di adattarsi al problema: ci adatteremo. Abbiamo già lasciato i banchi ottici e le folding per le macchine rigide con pellicole in rullo. Poi abbiamo lasciato queste
per le 35mm. In seguito le splendide reflex ammiraglie sono finite a dormire negli armadi, come vecchie × soppiantate da scialbe sciaquette col dono della gioventù e siamo passati alle macchine digitali. Siamo allenati. E mentre, assediati, discutiamo del sesso degli angeli ( capisciamme'), fuori il nemico sta scalando le mura.

user204233
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inviato il 08 Febbraio 2023 ore 8:49

L'altro ieri ho aperto un nuovo account su Instagram, sono rimasto molto colpito, in negativo, da molte cose... mi aspettavo di vedere quelle cose, ma un conto è aspettarsi delle cose, un altro è appunto vederle sullo schermo del proprio cellulare.

Per crearsi la propria "bolla" fotografica ci vuole tempo, molto tempo, ma ad ogni modo... non si potrà mai riuscire a rendere Instagram, anche solo a livello di fruizione personale, un'app fotografica, poichè Instagram strutturalmente non è un'app fotografica.

Sul resto, sui cellulari, sulle compatte, sulle reflex e sulle mirrorless...

Tra 50 o 100 anni un sociologo che indagasse sulla società a noi contemporanea sarebbe aiutato molto dalle fotografie fatte col cellulare,
perché rappresentano la vita vera, e per nulla dal tramonto rosso, dai paesaggi vari e tanta altra roba fotografata in modo perfetto dai fotoamatori.


La foto, anche quella del tramonto rosso da 2473 like (likes?), esiste, perchè esiste il fotografo.

La vita vera, ad ogni modo, la puoi documentare, con qualsiasi mezzo, solo se non interferisci con la scena rappresentata... e, come sappiamo, è molto difficile non interferire sulla scena che si sceglie di rappresentare, o comunque, documentare.

Ancor più difficile è scegliere, individualmente (o collettivamente...), di condividere con mezzi consoni questa documentazione estratta dal "reale".

Sono il primo a dire che si tratta di un qualcosa di importante, ma occorre capire, che non sempre la documentazione tramite immagini (e col termine 'immagini' si vanno ad intendere appunto le fotografie...) è possibile, a meno di non volerla alterare poi, consapevolmente, per fini propri.

Anche l'alterazione inconsapevole del reale non è comunque una mossa innocente, poichè danneggia un qualcosa o un qualcuno, in ogni caso.

Per finire, il concetto di alienazione esiste da tempo, se si è coscienti di cosa significhi c'è modo, anche durante l'alienazione stessa, in un qualsiasi campo, di rendersene conto e prendere le opportune contromisure.















user109536
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inviato il 08 Febbraio 2023 ore 9:46

Quasi nessuno di coloro che pubblica su istagram fa questo tipo di ragionamento

avatarsenior
inviato il 08 Febbraio 2023 ore 10:05

Niente rende meglio la fotografia di questi anni come le fotografie fatte col cellulare.
Tra 50 o 100 anni un sociologo che indagasse sulla società a noi contemporanea sarebbe aiutato molto dalle fotografie fatte col cellulare

E' vero, ma è altrettanto vero il contrario e, tra 100 anni, il sociologo dovrà scremare parecchia spazzatura se vorrà indagare la società vera e non le sue tante caricature .
Questo perché il problema autentico della fotografia attuale non sta nello strumento con cui si scatta (e il telefonino sta diventando uno strumento molto potente), ma in quello con cui si condivide quello scatto, ovvero i social, e la scarsa consapevolezza con cui l'abbinata tra i due elementi viene ancora affrontata dalla maggior parte degli utenti di entrambi. Di fatto, gran parte del materiale postato attualmente in Rete fa apparire le cose come attraverso una sorta di "candid camera" di (in)sana memoria, che di "candore" aveva ben poco dato che serviva ad evidenziare solamente situazioni paradossali e spesso create ad arte per "sembrare" reali. In Rete c'è molta più finzione che realtà, e la cosa peggiore è che spesso chi divulga questo materiale è inconsapevole del fatto che sta partecipando alla costruzione di una "parodia virtuale" della realtà. Per carità, nulla di diverso da una certa "street" degli ultimi decenni in cui venivano ricercate la smorfia o la gestualità "estemporanee" anziché la routine del reale, salvo per il fatto che l'accoppiata telefonino-Internet ha notevolmente amplificato la cosa, ma ci vedo più una sorta di desiderio di emulazione del "Grande fratello" o delle foto pubblicitarie che non di raccontare qualcosa della propria realtà quotidiana, e dubito che il sociologo del futuro riuscirà a trovare in Rete quella realtà.
Diciamo che il sociologo del futuro potrebbe trovare molto materiale adatto ad indagare le "mode" fotografiche attuali, questo si, ma le mode e le società reali sono sempre state due cose parecchio differenti.

P.S. anche le mode e gli strumenti per documentarle sono due cose differenti: l'effetto candid camera si può ottenere anche col banco ottico, mica solo col cellulare

user204233
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inviato il 08 Febbraio 2023 ore 10:16

Di recente, io ho scovato questa piattaforma qui:

exposure.co/



user204233
avatar
inviato il 08 Febbraio 2023 ore 11:06

il problema autentico della fotografia attuale non sta nello strumento con cui si scatta (...), ma in quello con cui si condivide quello scatto, ovvero i social


"Attuale" comunque vuol dire poco... il problema non nasce coi social media, già prima di Facebook esisteva la rete ed era per alcuni versi un problema, per altri versi, di certo, un'opportunità ed una risorsa.

Se il problema sono, secondo te, i social media, ad oggi, qual'é la soluzione?

Perchè il punto è capire se la differenza la devi andare a fare dall'esterno dei social media o dall'interno di Meta.

Sia chiaro, basta creare un nuovo indirizzo e-mail e l'account Instagram che vai ad aprire, amici, conoscenti, parenti, persone gradite e persone non gradite, non lo trovano, se non lo vuoi far trovare.

Tumblr, per dire, è una piattaforma di micro-blogging che esiste da tanto, io ho aperto e gestito due micro-blog personali, tra il 2013 ed il 2015, chiaramente non in contemporanea, non la sa praticamente nessuno questa cosa, eccezion fatta per chi online visitava il mio piccolo spazio online.

Non ero certo tra i primi utenti arrivati, eppure da visitatore esterno conoscevo ed apprezzavo già da anni quella piattaforma, che è appunto molto differente da WordPress, Blogger e compagnia... una piattaforma che è, a tutt'oggi, la via più semplice ed immediata per crearsi un proprio spazio online che sia di impatto gradevole, anche per ciò che concerne l'ambito fotografico.

Stesso dicasi per Flickr, il mio primo account su Flickr l'ho aperto nel 2019, chi è che non conosce, da una vita, l'esistenza di quella piattaforma online tra i fotoamatori che appartengono ai Millennials?

Direi pochi.

Il punto è darsi un obiettivo, ben coscienti, che la non-condivisione online, implica la stampa o magari la semplice memorizzazione di vagonate di .jpeg sul proprio pc, sul proprio smartphone o su non so quale cloud.









avatarsenior
inviato il 08 Febbraio 2023 ore 15:56

Se il problema sono, secondo te, i social media, ad oggi, qual'é la soluzione?

Ad oggi una soluzione non la vedo perché Internet presenta una differenza sostanziale rispetto ai precedenti strumenti di visibilità (riviste ecc.), ovvero che di fatto oggi chiunque diventa "editore" di se stesso senza una selezione alla fonte.
Le varie piattaforme che ti mettono a disposizione uno spazio non si fanno più carico di definire una "linea editoriale" con relativi standard minimi da rispettare, almeno non quelle più seguite, mentre il fatto che tutte condividano il medesimo meccanismo di divulgazione, cioè Internet, non consente di definire filtri che permettano ai fruitori di discriminare i contenuti in base al livello qualitativo. E' un po' come se, in una libreria degli anni '70, alla sezione "Storia contemporanea" avessero venduto testi universitari, ricerche scolastiche di terza media e ciclostilati "fatti in casa" da un Pinco Pallino qualunque, ma tutti presentati con una copertina più o meno simile e rimescolati sul medesimo scaffale.
In buona sostanza, oggi quei filtri culturali dovrebbero già essere posseduti tanto da chi pubblica il proprio materiale quanto dal fruitore finale, ma non è ben chiaro in che modo se li possano costruire dato che anche l'attuale sistema scolastico/educativo non sembra in grado di fornirglieli, e comunque, anche se già li possiedi e pubblichi solo materiale di buon livello la tua reale visibilità non sarà così differente dalla situazione della libreria di cui sopra.

user109536
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inviato il 08 Febbraio 2023 ore 17:08

La realtà é che chi mette le foto sui social non si pone troppi problemi, sta a chi guarda scegliere.

avatarsenior
inviato il 08 Febbraio 2023 ore 18:33

La realtà é che chi mette le foto sui social non si pone troppi problemi

Indubbiamente
sta a chi guarda scegliere

E chi glielo insegna, alle nuove generazioni, come scegliere?
Si torna sempre al punto di partenza; a dare un'impronta culturale ai mezzi di comunicazione un tempo ci pensavano gli editori e il loro staff di articolisti, critici ecc. e questo era sufficiente a trasmettere parte di quella cultura anche all'uomo della strada, quanto meno perché i mezzi di comunicazione facevano da filtro tra ciò che valeva la pena e ciò che non valeva la pena divulgare. Non è che gli editori lo facessero perché si sentivano educatori, lo facevano perché, tradizionalmente, il loro pubblico di riferimento era formato dalle classi più acculturate, ma col tempo quelle riviste finirono in mano anche al restante pubblico, e tanto bastava perché si è trattato di un processo di democratizzazione, ovvero di portare a tutti ciò che prima era riservato a pochi.
La struttura dei "social" in quanto tale è nata con un equivoco tra i concetti di democratizzazione e di massificazione, cioè è partita all'inverso, lasciando subito libero spazio anche a chi parlava del nulla, e temo che questa rimarrà la sua impronta: un'occasione persa con, tutt'al più, qualche "nicchia" nascosta frequentata da pochi eletti.

user204233
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inviato il 08 Febbraio 2023 ore 19:16

Internet


Quanti anni hai?

Perchè l'Internet di oggi non è l'Internet del 2005.

Oggi Internet è completamente "centralizzato" e, a differenza di qualche anno fa, non esistono nodi periferici di rete (darkweb a parte).

Per questo si dice che non funziona più e per questo, probabilmente, c'è chi impiegherebbe solo mezz'ora a farlo saltare per aria per intero.

quei filtri culturali dovrebbero già essere posseduti tanto da chi pubblica il proprio materiale quanto dal fruitore finale, ma non è ben chiaro in che modo se li possano costruire dato che anche l'attuale sistema scolastico/educativo non sembra in grado di fornirglieli


Mah, aldilà dell'alternanza scuola/lavoro, qui siamo in un forum di fotografia... prendiamo come ipotetico eventuale lettore di questo forum un ipotetico diciassettenne chitarrista, i "filtri culturali" di questo diciassettenne chitarrista saranno pari a zero per ciò che concerne la fotografia, ciò non significa che l'adolescente chitarrista sia un'i.diota, molto più banalmente, al diciassettenne chitarrista della fotografia non gliene frega una sega.

Inoltre è molto probabile che il diciassettenne chitarrista non frequenti alcun percorso formale per il suo hobby, molto più probabilmente sarà un'autodidatta.

Autodidatta, appunto, come la stragrande maggioranza dei suoi coetanei impegnati nei passatempi e negli interessi più disparati.

Questo per dire che il sistema scolastico deve fornire solo e soltanto una formazione generale e solo in un secondo momento una formazione specialistica (a meno che non si opti per un percorso tecnico, un percorso quindi finalizzato solo all'immediata occupabilità già dalla prima post-adolescenza), non è compito del sistema scolastico fornire una formazione per quanto concerne la fotografia.

Allo stesso tempo la scuola dell'obbligo fornirà molti strumenti agli studenti... ma non solo in virtù della preparazione dei docenti e delle loro capacità pedagogiche, ma in virtù dei "laboratori", più o meno informali, che gli studenti medi si vanno sempre a creare col gruppo dei pari in quella fase di vita... gruppo dei pari che eventualmente può essere ampliato ai docenti ed ai genitori più ricettivi dinnanzi alle esigenze dei ragazzi e delle ragazze adolescenti.

È chiaro poi che, terminata la scuola dell'obbligo, il discorso diventa molto diverso.

Ed è chiaro che:

chi mette le foto sui social non si pone troppi problemi


E non se li pone proprio perchè dietro Instagram non ci sono quattro i.mbecilli... come non ci sono quattro i.mbecilli dietro TikTok, Snapchat, Flickr, ecc.

Comunque che ne pensate di exposure.co?





avatarsenior
inviato il 08 Febbraio 2023 ore 22:06

@Passaggiobbligati, so bene che non è e non è mai stata la scuola a fornire, o dover fornire tutti gli strumenti per crearsi i "filtri culturali" necessari a valutare ciò che viene divulgato; la citavo più che altro perché negli ultimi decenni si è cercato di affibbiarle tutte quelle funzioni di cui, per vari motivi, altri soggetti sociali non vogliono o non possono più farsi carico.
Infatti nel mio successivo intervento paragonavo la visibilità che la divulgazione, non solo fotografica, ottiene oggi tramite i social con quella dei precedenti mezzi, altrettanto di massa come utenza finale, ma non come pubblicazione, e di come sia pur involontariamente erano questi ultimi mezzi a fornire gli standard minimi, cioè i filtri in base ai quali ci si poteva fare un'idea sufficientemente precisa di quale fosse un livello culturalmente accettabile per una comunicazione non solo fotografica (perché anche nel linguaggio scritto/verbale le ultime ricerche hanno messo in luce un crescente livello di "analfabetismo funzionale" tra le ultime generazioni, nonostante il titolo di studio conseguito sia mediamente il diploma d'istruzione secondaria di secondo grado).

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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