| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 9:13
Una strat-up Italiana installa (in Sardegna) e mette in funzione un sistema di accumulo di energia rivoluzionario che potrebbe risolvere l'annoso difetto delle rinnovabili (eolico e fotovoltaico): L'incostanza di produzione. Nel caso del fotovoltaico, parte dell'energia elettrica prodotta di giorno, comprime la co2 fino a renderla liquida. Quando i pannelli solari cessano di produrre, la co2 viene riportata allo stato gassoso generando elettricità attraverso delle turbine. Il sistema è più economico di una batteria classica, non ha bisogno di materiali particolari, può essere costruito in qualsiasi parte del mondo con i mezzi e le tecnologie attuali, usa fondamentalmente la co2 senza immetterla nell'ambiente, ma spostandola da un serbatoio (per il gas) ad un'altro (per il liquido) Sarebbe la chiave di volta. articolo su Repubblica www.repubblica.it/tecnologia/2022/10/06/news/energy_dome_startup_clima Link al sito del Produttore energydome.com/ |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 9:29
Ho sentito parlare mille volte di batterie "rivoluzionarie", e mai una che sia sia concretizzata... L'unica cosa che ho visto realmente sono tanti piccoli passi avanti fatti gradualmente negli anni, ma mai nessuna batteria rivoluzionaria. Ci crederò solo quando ne vedrò una in commercio su larga scala ;-) |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 9:34
Sottoscrivo, grafene a parte che effettivamente è 2 passi invece di uno solo |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 9:39
“ Sottoscrivo, grafene a parte che effettivamente è 2 passi invece di uno solo „ anche il grafene è una tecnologia poco diffusa, e i grandi benefici sono ancora da dimostrare, in passato c'erano voci sul fatto che Tesla usasse il grafene nelle suo batterie ma poi non è stato così (e, tra l'altro, anche le "rivoluzionarie" batterie Tesla 4680 al momento sono state un flop, invece di dare il 50% in più di autonomia promessa, attualmente danno circa il 10% in meno ... probabilmente ci vorranno 5-10 anni per arrivare al +50%). |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 9:40
Poi BATTERIA! si fa per dire. Non ha proprio niente a che vedere con una batteria a celle. E di certo non entra in una macchina e manco in un cellulare Stiamo parlando di due cose e due scopi Moooooolto differenti. |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 9:43
“ l'impianto è già in funzione in via sperimentale. insideevs.it/news/590827/batteria-co2-energy-dome-funzionamento/ „ il titolo è un po' fuorviante, più che una batteria è un sistema di accumulo ;-) come accumulo ci può stare, anche se bisogna capirne bene i pro e contro rispetto al alternative con vere e proprie batterie come il Tesla Megapack. |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 9:52
a mio avviso il contro sarà sicuramente l'efficenza. Non credo che tra "Carica" e "Scarica" possa ridare la stessa quantità di energia di una batteria. I pro però sono parecchi: facilità di realizzazione, nessun impiego di materiali particolari (nichel, cadmio, cobalto ecc) e sopratutto la durata! PS: nel titolo ho messo "Batteria", perchè è il nome che gli danno dato i realizzatori |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 10:02
E' da vedere se la quantità di energia che serve per comprimere la CO2 non sia eccessiva rispetto a quella restituita quando il processo inverso attiva le turbine, rendendo poco redditizio l'intero sistema. Se si rivelasse un metodo utile per piccole soluzioni aziendali con lavorazioni a ciclo continuo o comunque con consumi energetici importanti anche nelle ore notturne, o magari anche per impianti di distribuzione a piccoli centri abitati, come già avviene per gli attuali impianti di teleriscaldamento, sarebbe già un bel passo avanti. |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 10:08
E' modulabile (probabilmente per questo la chiamano Batteria). Cioè accoppiando più elementi si può espanderne la capacità. Quindi credo sia adatta anche a "piccole" realtà produttive. Riguardo l'efficacia del sistema: "il mercato sta scommettendo su questa innovazione tecnologica: Energy Dome si è assicurata diversi accordi commerciali, tra cui uno con la multiutility lombarda A2A per la costruzione di un primo impianto. All'inizio di quest'anno, l'azienda ha firmato un accordo di licenza non esclusivo con Ansaldo Energia, fornitore di impianti e componenti per la generazione di energia, per la costruzione di progetti di accumulo a lunga durata in Italia, Germania, Medio Oriente e Africa. Già oggi, a supporto finanziario dello sviluppo degli impianti di Energy Dome, ci sono investitori di peso come Barclays, CDP Venture Capital Sgr, Novum Capital Partners: la società italiana ha annunciato a giugno il completamento di un round di finanziamento da 10 milioni di euro." Insomma ci stanno scommettendo aziende di un certo calibro. Si vede che non è poi così male |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 10:20
ho letto qualcosa in merito anche io, in linea di principio potrebbe starci, ma come tanti altri progetti simili, manca il dato fondamentale: quanto è riproducibile, tecnicamente ed economicamente, su scale 10, 100, 1000, 10000 volte maggiori del prototipo? Parlano di arrivare fino a 20MW e 200MWh, ma intanto sono a 2MW e 4MWh. Ci sono anche studi su accumulatori di calore a sabbia che, sulla carta, permettono di accumulare enormi quantità di energia, ma poi all'atto pratico funzionano bene solo su scale troppo piccole per quello che serve. C'era anche uno studio per utilizzare aria compressa, con rendimenti "elevati", ma naturalmente anch'esso funzionava solo in piccolissima scala. Il grosso vantaggio di queste soluzioni, rispetto ad un accumulo di tipo chimico, è che sfruttano un fenomeno fisico e non chimico....il passaggio di calore il quale è perfettamente reversibile e può essere reiterato infinitamente e con una potenza molto superiore alle reazioni chimiche. EDIT, ho visto adesso il discorso rendimento....se l'espansione è fatta tramite turbine, considerando la bassa pressione massima che ha il gas appena sublimato (150-200 bar al massimo), tra rendimento meccanico della turbina e rendimento di produzione dell'alternatore, e contando che non c'è possibilità di recuperare energia termica a fine turbina, come invece accade per le centrali termoelettriche, dubito si salga sopra il 50%. Non saprei invece cosa potrebbe essere il rendimento di compressione...ma anche immaginando di recuperare buona parte del calore che deve essere sottratto al gas in compressione, immagino che saremo attorno al 60-70%. Cominando i due si scende sotto il 40%. Meglio che perderla, ma significa in pratica dimezzare l'energia prodotta dagli impianti discontinui. |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 10:30
Angor, l'impianto da 2MW è un cosetto sperimentale. Già A2A gli ha commissionato un impianto da 20. E se dai un'occhiata al loro sito puoi renderti conto della modularità del progetto. Senza contare che ne puoi mettere quanti ne vuoi. C'e' l'immagine di un campo di pannelli sterminato con un impianto a co2 ogni tot centinaia di metri. Economicamente e tecnicamente parlando è roba semplice da costruire. Serbatoi, compressori e turbine. |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 11:15
Insomma...proprio semplicissimo non direi...considera che le turbine, specialmente se ottimizzate per massimizzare il rendimento, hanno bisogno anche di tanta manutenzione. E quelle piccole, proprio perchè meccanicamente più grezze e meno ottimizzate, hanno rendimenti decisamente bassi, possono non superare il 30%, o anche molto meno se la CO2 è stoccata liquida a 20 bar...20 bar è veramente poco per una turbina, non mi stupirei di rendimenti inferiori al 20%. E poi c'è la fase di compressione: per far passare la co2 allo stato liquido, la compressione dev'essere isoterma, altrimenti rimane gas. In pratica, buona parte del lavoro "accumulato" in compressione devi sottrarlo al sistema. Se non riesci a riutilizzarlo, è perso e il rendimento di compressione cala drasticamente. [EDIT] ho letto alcune caratteristiche della CO2. La temperatura critica è 36° circa e la pressione 73 bar. Significa che se comprimo CO2 a 73 bar e la mantengo a 36°, sottraendo calore, questa si liquefa. Considerando che la compressione a 73 bar la riscalderebbe a migliaia di gradi, per rimanere fredda il calore disperso deve essere parecchio. Però potrebbe essere ritornato al sistema per mantenere calda la CO2 mentre la si espande. Per cui esce da una parte, rientra dall'altra. Avrà un rendimento questo passaggio, ma il calore non è interamente perso. Però tutto ciò fa crollare il rendimento globale. Nell'articolo non parlano minimamente del rendimento di questa operazione...ma in compenso vanno a scrivere questa cosa "Hanno la peculiarità di immagazzinare energia attraverso il biossido di carbonio, gas ideale a questo scopo potendo essere conservato allo stato liquido a pressione e temperatura ambientali ." Se per "ambientali" intendono realizzabili sulla Terra, ok...se intendono veramente 20°C e 1bar dubito fortemente anche di tutto il resto dell'articolo. |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 11:50
per avere un'idea di quanto sia importante il calore che si può perdere in queste operazioni di compressione ed espansione, si consideri il classico compressore aria da 24l, 8 bar, 1,5kW. per caricarlo, impiego mediamente 150-180 secondi...significa un'energia spesa di 225kJ. La compressione è interamente isoterma (la temperatura dell'aria nel serbatoio alla fine è praticamente quella ambientale). Significa che tutto il calore viene ceduto irreversibilmente all'ambiente. Mentre la successiva espansione è quasi adiabatica, ossia è talmente veloce che il gas che si espande non riesce a scaldarsi, se non una volta rimescolato all'aria. Quindi il lavoro di espansione non benenficia di apporto di calore dall'ambiente. con quest'aria, posso azionare una pistola pneumatica di potenza equivalente a circa 500W per massimo 20-30 secondi continuativi. Quindi 7,5kJ (la metà perchè la potenza è massima a 8bar, ma poi cala linearmente). Il rendimento è attorno al 5%. Questo perchè non posso passare il calore generato dalla compressione alla fase di espansione. Gli impianti a turbina fissi possono farlo, ma con un rendimento che non è 1. |
| inviato il 27 Ottobre 2022 ore 12:03
Si, infatti parlano di accumulatori di calore generato che poi usano in fase di espansione. Comunque non credo proprio che ci sia il rendimento di una batteria "classica", ma bisogna sottrarre i costi e la durata di quest'ultima. Se alla fine ci si avvicina, è comunque un passo avanti sotto diversi punti di vista. Così ad intuito, direi che di certo supera il rendimento di una cella ad idrogeno. |
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