Di seguito trovate una recensione di Dario Voltolini all'ultimo libro di Andrea Canobbio. Ho scoperto oggi l'esistenza del libro, so solo quel che ne ha scritto sotto Voltolini. E' anche una recensione molto bella.
Da: www.ilprimoamore.com/la-grande-traversata-di-andrea/
“ Scrivo questo post per segnalare all'attenzione di tutti coloro che amano leggere libri bellissimi la nuova opera di Andrea Canobbio. Si intitola La traversata notturna.
Canobbio è uno scrittore che da anni produce prosa di trasparente purezza, in ogni suo libro. Qui mi piace ricordare anche per ragioni personali il suo Presentimento. Ma sono tanti i suoi libri e la loro qualità è sempre stata cristallina.
Ora esce questa “Traversata”, un librone. Di cosa parla e come lo fa? Parla in primo luogo della depressione che colse, a un certo punto della vita, suo padre. Lo fa chiamando a raccolta tutte le proprie doti impressionanti di narratore, di allestitore di strutture, di limatore di frasi, di inventore di geometrie ennedimensionali, di consapevolissimo letterato.
E accade che, affrontando il maelström del contenuto con la potenza della forma, Canobbio produca un testo di generosa ricchezza, di perizia sopraffina. Le sue personalissime matrici di calviniana e perechiana derivazione (ma elaborate in modo finissimo e fatte diventare, negli anni, cifra assolutamente propria, inoltre innervate da altre geometricità pescate chissà dove – per Andrea l'arte è soprattutto nascondere l'arte), planando sull'amorfo e dolorosissimo nucleo della malattia paterna producono una sintesi alchemica, una doppia trasmutazione dall'informe verso la forma e della forma che punta dritto al cuore dell'informe.
Libro di straordinaria tenuta e di totale qualità letteraria, La traversata notturna incorpora masse di contenuti (antropologici e letterari, per esempio, in configurazioni di caduta nell'abisso), di descrizioni meravigliose, di movimenti calcolatamente non rettilinei (si veda la scacchiera alla fine del libro e si noti la scelta della mossa non lineare per eccellenza – quella del cavallo – che però è molto canobbianamente anche lei strutturata alla perfezione).
Contrariamente a ciò che si potrebbe ritenere avvicinandosi superficialmente a questo sontuoso lavoro, il mondo delle emozioni, del dolore, della felicità, della memoria e della sua opacità, della scoperta, della sconfitta qui alla fine esplode: non in modo attutito, ma in modo spietatamente cadenzato.
È una storia di amore, di malattia, di affetti e relazioni familiari, di mistero; è una topografia di città e di mondi interni; è una chiamata alle armi e una deposizione delle stesse.
Ho amato questo libro infinitamente fin dalle sue prime apparizioni benedette in veste di PDF sul mio schermo (ringrazio Andrea per avermi permesso di vedere l'opera in corso d'opera durante la pandemia). Ci tengo a dichiararlo così esplicitamente perché la ricezione letteraria è distratta, e va sempre scossa un po' dal suo sonno nemmeno dogmatico, ma semplicemente da ventre sazio di frottole.
È dal suo primo libro (esordimmo praticamente in contemporanea una trentina d'anni orsono) che nutro per Andrea un'ammirazione profonda. Con questo suo lavoro è come se venissero a maturazione per contiguità anche tante potenzialità messe in campo allora, per cui questa pubblicazione è, per me, anche una festa. „
