| inviato il 02 Novembre 2022 ore 12:30
Steuzz ho l'impressione che tu abbia letto il testo carico di aspettative, che è anche comprensibile dato che riguarda le tue fotografie. Però leggendo così, il testo non ti arriva per quel che è davvero. Dici che è un elenco di ciò che c'è all'interno del libro... in realtà quella sorta di elenco occupa pochissime righe di una prefazione che invece non fa che parlare di te dall'inizio alla fine, da ciò che ti ha spinto a ciò che hai conquistato.
Ma è davvero un 'elenco'?
Per esempio questo passaggio del presunto elenco: e non mancano le inquadrature riprese dal basso, quelle che ripropongono il punto di vista dell'escursionista intento a salire dal fondovalle verso la sommità delle montagne, mi fa pensare che il prefatore stia dicendo: fate attenzione a quello sguardo verso l'alto perché ci racconta il desiderio della salita. |
| inviato il 02 Novembre 2022 ore 12:50
Canti, quello che manca nella prefazione, secondo il mio punto di vista, è proprio l'input che ti fa venire voglia di scoprire cosa c'è nel libro. Dopo la sua lettura so tutto, fin troppo. E' come se leggendo una brochure mi presentassero tutti gli optional di un'automobile e alla fine, vedendola per la prima volta dal concessionario, è proprio come me la immaginavo, nulla di più e nulla di meno.
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| inviato il 02 Novembre 2022 ore 13:22
Allora Steuzz hai due soluzioni: o scrivi tu ciò che hai in mente o proponi una persona con cui hai affinità di vedute. |
| inviato il 02 Novembre 2022 ore 13:58
Esiste già una mia introduzione. Limiterei i testi a quella e alle didascalie. |
| inviato il 02 Novembre 2022 ore 18:32
A cosa serve una prefazione in un libro fotografico? Non è la stessa cosa di una prefazione a un saggio o a un romanzo. In quel caso il lettore, se non conosce bene autore e/o argomento fa un giro sulla prefazione (o meglio ancora sui risvolti di copertina) e si fa una qualche idea del contenuto. Con un libro fotografico di solito le cose vanno diversamente: il lettore come prima cosa si guarda le foto e poi, se le foto lo hanno in qualche misura acchiappato, si preoccupa di leggere il testo delle didascalie e della prefazione.
E allora cosa ci deve essere scritto nella prefazione o nell'introduzione? Non che le foto sono così o cosà, che tanto quello si vede e si capisce guardandole, ma piuttosto aggiungere qualche elemento in più che aiuti a capire ed apprezzare meglio il libro: cenni riguardanti la vita e i lavori precedenti dell'autore, per esempio, o notizie stimolanti e curiose sui soggetti fotografati, insomma brevi note che facciano venir voglia di riguardare le foto e magari approfondire la conoscenza dell'autore. Ma in modo leggero e stimolante: la prefazione deve essere l'aperitivo, non una mappazza che a metà smetti di leggere... |
| inviato il 03 Novembre 2022 ore 7:34
“ in modo leggero e stimolante: la prefazione deve essere l'aperitivo, non una mappazza che a metà smetti di leggere... „
Beh, dipende da chi legge. Quando trovo la scrittura-aperitivo io mi sento preso per il culo. Non trovo niente di buono nell'imperativo della leggerezza, nemmeno quella celebratissima di Italo Calvino. |
| inviato il 03 Novembre 2022 ore 10:47
“ Beh, dipende da chi legge. Quando trovo la scrittura-aperitivo io mi sento preso per il culo. Non trovo niente di buono nell'imperativo della leggerezza, nemmeno quella celebratissima di Italo Calvino. „
Mah, in un libro fotografico parlano le foto, così come in un CD dovrebbe parlare la musica. Metterla giù troppo spessa non serve.
Poi dipende dai casi: il booklet di presentazione di un CD di musiche di Schönberg ovviamente dovrà, per aiutare chi ascolta, approfondire bene e anche in modo un po' in modo serio, e se per qualcuno sarà un po' difficile seguire pazienza, mentre quello delle canzoni di Orietta Berti sarà ben diverso. Mutatis mutandis lo stesso vale per la prefazione di un libro di foto. |
| inviato il 03 Novembre 2022 ore 11:27
Per esempio "Commenti su un teatro naturale delle immagini" di Gianni Celati che apre "Il profilo delle nuvole" di Ghirri è un testo profondissimo di una bellezza assoluta che non sarà mai mangiato dal tempo. Pensa se Ghirri gli avesse chiesto di scrivere un 'aperitivo'...
digilib.netribe.it/bdr01/visore2/index.php?pidCollection=Ghirri-21-Pro
Non tanto tempo fa ho comprato Giacomelli, uno dei volumi della raccolta di Repubblica con l'introduzione di Smargiassi, che fa quelle scritturine che non disturbano nessuno, specialmente quando si confronta con la grandezza che invece richiederebbe coraggio, avventura, invece è un sottofondo da aperitivo appunto. Un volume terribile sia per la voce che lo apre, sia per l'apparato iconografico, sia per i commenti alle fotografie. Ho deciso che non avrei mai più comprato nulla di quella collana, piuttosto spendevo qualcosa in più per un libro curato. E per la blind-run del Bacio di Giuda ho evitato la sua introduzione.
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