| inviato il 06 Settembre 2022 ore 17:09
La fotografia e' espressione, e' arte, ' un momento unico colto nel migliore dei modi, e' tante altre cose, forse anche tutte insieme. Ma allontanandoci dalla fotografia come analisi artistica, trattata da persone profondamente piu' colte e preparate di me per ormai un secolo, perche' non addentrarci nella fotografia come risultato di uno strumento portato al limite, estremo, che influenza il risultato stesso deformandone la rappresentazione? Esempio... un ritratto che sia ripreso con una compatta o con un 200 f1.8 e' sempre un ritratto, potenzialmente egualmente valido ma il secondo avra' una resa e un effetto unico. Un ragno ripreso con con un mpe65 e luci adeguate oltre a stacking ha un impatto superiore che va oltre la rappresentazione pulita e nitida dell'aracnide ottenibile da decine di altre lenti diverse; si entra nell'edonismo del mezzo. Un paesaggio uscito da una lastra 20x25 gia solo come aspect ratio sciocca se confrontato a quello che esce da una fotocamera digitale qualunque... Il feeling che qua e' passato per yakamoz da uno scatto fatto da una M rispetto altri sistemi... ecc ecc. Siamo su un forum di centinaia di migliaia di persone, perche non confrontarci? usando le foto contenute per descrivere quanto il mezzo abbia influito nell'emozioni del risultato finale? Inizio io? quello che esce da questo vetro non esiste altrove Canon 200L f2(ma anche 200 f2 Nikon)

 o quello che esce da questa accoppiata (lente 50 Noctilux + corpo M)

 a VOI! |
| inviato il 06 Settembre 2022 ore 18:54
“ ma anche 200 f2 Nikon „ Confermo...lente unica. |
| inviato il 06 Settembre 2022 ore 21:02
Ebbe, quella foto come ti dicevo, odora di grande formato... direi che ci puo' stare quella lente in questo topic, anche se , per me, fa piu' un lavoro unico il fratellone GM grazie ad uno sfocato ai limiti degli stm... |
| inviato il 06 Settembre 2022 ore 22:03
“ che influenza il risultato stesso deformandone la rappresentazione? „ Quellodi cui parli è l'influenza dello strumento nello stile delle foto. C'è chi ne fa un tratto distintivo, soprattutto per questi grandi sfocati. Forse tanti matrimonialisti, o ritrattisti romantici. Anche io li ho cercati a lungo, ma mi è sembrato una ricerca estetica un po' fine a se stessa, soprattutto per il non-controllo del colore dello sfondo che diventa un pastone, e per non poter aggiungere più elementi alla scena su più distanze, che altrimenti vengono annullati nell'indefinito. Ormai invece uso il contrario, diaframmi sempre chiusi, forse per andare contro alla sconfitta di non aver trovato il mio stile in questo genere. Comunque, preferisco uno yakamoz che tira fuori il soggetto in un contesto ancora leggibile e progressivamente tridimensionale, come il ritratto dell'uomo col carrello, e ormai detesto le prime due, un po' troppo facilone. |
| inviato il 06 Settembre 2022 ore 22:06
No Maurese, non mi limito a questo, parlo anche dei superdettagli di un Apo in controluce, della resa dettagliata di un medio formato senza strafare, dei piani di fuoco di un grande formato, dellingrandimento di un mpe65... Tutti particolari features che fanno impronte. |
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