| inviato il 19 Marzo 2022 ore 12:46
Lastprince, credo sia normale. A volte penso a chi lavora in ospedale. Immagino che sviluppino un certo grado di indifferenza alla sofferenza che li circonda. E immagino anche che ciò sia un bene. Altrimenti come potrebbero queste persone lavorare tutti i giorni lì? |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 13:57
LASTPRINCE: si comprende il tuo sentimento e forse è anche inevitabile, non dico annoiarsi ma assuefarsi ( che probabilmente è l'anticamera della noia) a certe situazioni. Ma è necessario non permettere a se stessi certi atteggiamenti, nel senso che deve partire una spinta interna dentro di noi; non ci possiamo permettere di diventare indifferenti e annoiati. Meglio, come dicevo precedentemente, imparare a " sporcarsi le mani", a immergersi volontariamente in certe realtà piuttosto che vivere male con se stessi. E rispondo anche ad ENZILLO dal momento che sono un medico ospedaliero e la sofferenza la conosco e la vivo tutti i giorni,appartenendo ad un reparto che si occupa di malattie complesse, genetico/ metaboliche e di lungodegenza. Il pericolo della rassegnazione e della indifferenza è sempre in agguato, ma non bisogna mai permettersi di fargli prendere il sopravvento, utilizzando un atteggiamento che definirei programmatico; e, questo, non per una lacrimevole pietà, per un buonismo spicciolo, ma anche soprattutto perché ( almeno io l'ho sempre pensato) si lavorerebbe male e non al meglio delle proprie capacità professionali. Una certa freddezza nel prendere decisioni, una strana calma che arriva spesso quando la situazione è difficile fa bene, aiuta al momento giusto, ma io credo (qualcuno forse mi smentira') che si sia migliori, umanamente ma soprattutto professionalmente, se si comprende l'umanità che c'è dietro un viso o in questo caso, una foto. |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 15:43
Claudio. Mi sono sempre schierato in passato. Apertamente e appassionatamente. Oggi lo faccio (o meglio cerco di farlo) solo quando sono ragionevolmente sicuro che sia giusto farlo (il che vuole dire che ne vale la pena ma soprattutto che ho conoscenza “certa” dei presupposti su cui fondo la mia scelta). Purtroppo mi sono accorto che raramente si riesce ad avere un'informazione sufficientemente oggettiva su eventi dei quali non si ha conoscenza diretta. Se poi c'è la politica nazionale o internazionale di mezzo è praticamente impossibile. Ho purtroppo maturato profonda sfiducia sia nella politica che più in generale nelle regole imposte per la convivenza sociale. Sono convinto che l'unico modo di migliorare la società sia partire dall'individuo. Per questo cerco sempre di avere grande rispetto dell'espressione individuale e di non giudicarla sulla base di supposti valori di matrice “sociale”, pur riconoscendo la capitale importanza del sociale nella sua espressione autentica e “genuina”. Parlando di conflitti, ad esempio, ho l'impressione che spesso schierarsi significhi solo scegliere un momento della storia di quel paese da cui far partire il proprio ragionamento. Basterebbe andare un po' più indietro o un po' più avanti ed ecco che le ragioni sarebbero capovolte. O peggio ancora mascherare di finto altruismo interessi schiettamente politici ed economici. |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 17:11
Capisco bene la tua posizione e i tuoi dubbi. Ma la morte e la distruzione non sono mai giuste o giustificabili , né è possibile che lascino indifferenti. |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 19:01
Lo condivido pienamente |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 19:16
“Mi annoiano perche' forse ne ho viste troppe, forse perché' le trovo tutte troppo simili”. Purtroppo l'essere umano si abitua a tutto… |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 19:16
Il reportage di guerra ha lo scopo della testimonianza nuda e cruda, le foto mantengono una loro peculiarita' rispetto ai filmati agli scritti e alle interviste. Forse nemmeno devono raggiungere necessariamente sempre le coscienze. Si tratta di un punto di partenza, da cui possono scaturire i passi successivi piu' diversi, dai ragionamenti geopolitici all'espressione di diverse forme d'arte, (tra cui anche la fotografia stessa), attraverso le quali alla macchina fotografica o alla videocamera si sostituisce il sentimento umano, come il senso di disperazione che si ritrova nell'opera di Picasso |
| inviato il 19 Marzo 2022 ore 21:13
Come si è già compreso, sono d'accordo con Simone |
| inviato il 20 Marzo 2022 ore 20:38
Grazie Ben-G. Sul libro della Sontang avevo aperto una discussione, che poi ho trovato interessante seguire, l'anno scorso avendone sentito parlare in una rubrica radiofonica. Un saluto |
| inviato il 21 Marzo 2022 ore 11:46
Approfondendo sul libro mi sono imbattuto in questa discussione. Leggendo gli interventi di Salt ci ho visto una certa incoerenza con quanto sostenuto in questa sede dallo stesso utente. Mi sfugge qualcosa? www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3909420&show=4 Nota: non è a fini polemici ma per definire la posizione di Salt |
| inviato il 23 Marzo 2022 ore 9:01
Condivido qui un video di una decina di minuti in cui una foto di tre ragazze in minigonna, scattata dalla fotografa Laurence Brun per le strade di Kabul nel 1972 "sfugge di mano" all'autrice per divenire veicolo di informazioni non corrette. Per questo ritengo che se l'autore ha qualcosa da dire debba essere molto rigoroso nell'evitare fraintendimenti e, come detto nel mio primo parere espresso in questa interessante discussione, la foto della bambina armata ne è foriera. Mi è rimasto impresso come in un'intervista video di Gardin questo escluda da un lavoro sui motociclisti una foto in cui su un braccio si vede bene una svastica; ha voluto evitare il rischio di veicolare verso gli osservatori la correlazione motociclisti=nazisti ... mi pare un comportamento prudente da considerare corretto ed esemplare. |
| inviato il 23 Marzo 2022 ore 9:08
Se io dico "pere" e tu pensi alle tette, è un problema tuo... Per esemplificare la mia posizione sul tema. |
| inviato il 23 Marzo 2022 ore 12:26
@cusufai sintetizzo dal link... “ con la sconfitta dei taliban, il paese avrebbe recuperato una condizione che gli era già appartenuta. „ “ “Cinquant'anni fa era un'eccezione incontrare persone vestite in quel modo. Per questo l'ho scattata. È vero, le città andavano verso il progresso. Ma nelle campagne resistevano le tradizioni, compreso il velo”. „ mi sembra sia confusa pure l'autrice, un fatto è poter scegliere un altro è essere obbligati non dico che stavano meglio negli anni 70 anche qui i capelloni,etc,etc erano visti malino sopratutto dalle generazioni precedenti ed anche oggi le generazioni precedenti a volte rimangono basite su alcuni pigiami sfoggiati come vestiti da sera, ecco però non è che arriva la polizia o scatta la lapidazione eh... |
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