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L'importanza di avere qualcosa da dire


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avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2022 ore 11:10

Molto pertinente secondo me il richiamo a Guernica.
Suggestivo quello a Piaget (la cui teoria scopro grazie al tuo intervento e che cercherò di approfondire).
Un bellissimo contributo. Grazie


avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2022 ore 12:56

Vorrei aggiungere una info...
Che mi ha dato da pensare, il servizio il papà lo ha effettuato qualche giorno prima dell'invasione, evidentemente se per le nostre sensazioni speranze non ci sarebbe stata una invasione per chi viveva in Ucraina invece c'era e si viveva una vera incombenza di tale fatto.
Effettivamente il primo post su Instagram con questa serie di foto è del 22 febbraio, non so se aveva già in mente cosa sarebbe accaduto da lì a poco

www.instagram.com/O.k._img/

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2022 ore 13:47

oggi sul corriere , una riflessione di Paolo Roversi :

«Ho un grande rispetto per i fotografi di guerra che sono in prima linea e rischiano la loro vita per documentare, per informare. E allo stesso tempo mi rammarica quando questi fotografi pensano di detenere, loro soli, il diritto alla grande fotografia umanista, la fotografia che rappresenta l'uomo. Per me in un certo senso sono i fotografi del male, degli orrori del mondo, e perciò mi pare che non siano i detentori della verità dell'umanità, ma soltanto di un aspetto tragico dell'umanità». Quindi conclude: «Ci sono i fotografi di guerra e i fotografi di pace: io sono felice di appartenere alla seconda categoria, che racconta la gioia di vivere e la speranza di un benessere che, purtroppo, va scomparendo».


avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2022 ore 15:40

Lastprince, è vero quanto hai citato, però è anche vero che certe pagine di storia senza i testimoni dell'orrore non sarebbero mai venute fuori. Dovrebbero servire come monito per evitare di ripetere gli stessi orrori e celebrare solo la pace, ma l'essere umano ha qualche cosa che non va.
Oggi ho letto 30 secondi di notizie e sono di nuovo in depressione.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2022 ore 15:44

ma l'essere umano ha qualche cosa che non va

L'essere umano (Homo Sapiens) ha una tara genetica. Solo così si possono spiegare certe cose.

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2022 ore 15:51

Senza voler essere svenevole ma in realtà è anche in questi frangenti di orrore che escono fuori, a volte insospettabilmente per gli stessi autori, gesti di umanità inarrivabile.

Diciamo che è stato molto drastico nel commento

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2022 ore 16:01

In effetti c'è di tutto. Il problema è che i pochi che hanno questa tara in modo particolarmente marcato riescono a fare danni inimmaginabili. Poi ce n'è molti, anzi, moltissimi che questa tara ce l'hanno in modo meno marcato. Danni ne fanno comunque parecchi... (basta aprire il giornale)

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2022 ore 18:59

Rifletto in particolare sulla preziosa segnalazione di Last Prince riguardante uno scritto di Paolo Roversi sul Corriere di oggi ...

Sono perplesso sulla chance di "schierarsi" fra le fila dei "fotografi di pace" piuttosto che fra quelli "di guerra" perchè anzitutto non v'è realmente una possibile scelta a livello culturale :
il senso del tragico struttura la nostra civiltá, è connaturato alla nostra intera cultura occidentale ... ci investe e permea dall'antica grecia a Nietsche ... e tanto, davvero tanto, è stato scritto su codesta dimensione...


Credo che la follia, quella autentica [ anche questo è "un terreno minato"...] , sia insita per alcuni nell'idea, ineludibilmente frustrante ed essenzialmente politica, di vincere la Morte;
ed è ancora una volta sul piano della rappresentazione che questa stessa follia intende, ed ha sempre inteso nella Storia, realizzarsi.

L' arte è stata, per questa finalitá, da secoli relegata ad ancilla ...

Una follia che quindi trascende l'individuo, si innesta alle masse secondo dei processi di deriva quasi automatici e che di certo, la Storia insegna, sono conseguenti ad una pianificazione politica.

L' apparente follia della guerra è invero la follia piú acuta, palesemente destruens, della politica.

Il despota stesso è figura [ ... ] e la stessa guerra, come disse Karl von Klausevitz, è "la politica condotta con altri mezzi". [...]

Tornando ancora su quella "impossibilitá a schierarsi" aggiungerei ch'essa trova ulteriore sostegno nel carattere d'universalitá naturale del dolore.
L' eco d'un grido di dolore negli itinerari dei manicomi di Giacometti non è affatto dissimile da quello d'un edificio in rovina di Basilico ... in quale categoria di genere fotografico possano Loro essere ascritti poco rileva ... è un lirismo, pur tragico, del mondo, d'un tragico che ci appartiene, che puó esser scritto, raccontato, soltanto da alcuni indipendentemente dal fatto che abbiano fra le mani una matita, uno scalpello od una fotocamera e, qui in particolare, indipendentemente dal fatto che li si considerino un reporter, un paesaggista, un fotografo-fashion ...

E', citando Nadar, "un sentimento della luce" che qui definirei non meramente fisica, in ogni caso trasversale e in dote ad alcuni fotografi, alcuni scrittori, pittori, architetti ...

Non esistono a mio avviso, come afferma Roversi, i fotografi reporter quali "fotografi del male e degli orrori"; esistono i fotografi e gli scrittori del dolore del mondo che detengono quel "sentimento di luce", non accampano alcun esclusivo diritto ... semmai partecipano attivamente ad un significativo processo di "costruttivismo sociale".

Mi sovvengono le prorompenti campagne pubblicitarie, fotografiche, tra gli anni ottanta e novanta, sulle differenze di genere, sulla anoressia, ...
reporter di pace eppur di dolore, ... il medesimo.

Sono esemplificazioni di certo ad hoc, pur non potendo ovviamente ritenere che il maestro Roversi alluda ad un "fotografo di pace" come ad un sereno fotografo della domenica.

Roversi stesso, peraltro in una Sua intervista fra le tante, e sempre sul Corriere, afferma il potere essenzialmente di rivelazione della fotografia piuttosto che di rappresentazione ... e qui ancora non tutti avranno constatato l'esistenza di opere che descrivono, magari pur rifuggendolo, quell'indissociabile dolore ed opere che semplicemente... lo rivelano.

La catalogazione è un fatto scientifico, ... persino crudele. Congeniale alla botanica, all'informatica o, se si preferisce, ad un immenso deposito di merci.

In definitiva è in quel "sentimento di luce" che abita "l'importanza di dire qualcosa", anche se dovessimo restar muti.

[ ... ]


Un gentile augurio di buona serata a Voi tutti

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2022 ore 0:59

Come sempre un ottimo Ben -G .
Una grande risorsa per questo forum.

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2022 ore 8:21

Anche secondo me il dualismo proposto da roversi pace/guerra - gioia/dolore non è corretto. Anzi mi è parso un parallelismo persino troppo ingenuo considerata la fonte.
Personalmente sarei portato ad estremizzare e dire che la tensione che porta all'esigenza comunicativa di un artista origini sempre dal dolore, anche quando il messaggio è di gioia.

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2022 ore 9:14

Vorrei sottolineare che quello del reporter di guerra è un lavoro, pagato. Uno non fotografa quello che vuole, ma quello per cui lo pagano e la guerra e i morti vendono sempre bene tra il benestante pubblico dei salotti che, tra un morso al Big Mac e un rutto dopo la Coca Cola, si sente più o meno consciamente realizzato nel potersi sentire più fortunato di altri poveretti e rassicurato della bontà della propria scelta di inchinarsi ai propri padroni invece di lottare per qualcosa.

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2022 ore 9:26

Non condividio nemmeno io troppo la separazione netta di Roversi. Non condivido nemmeno che per discutere di un argomento su un semplice forum di fotografia, si rispolveri un linguaggio aulico, un po' ammuffito e liceale con citazioni dotte che im condizioni normali non avremmo il tempo di " preparare" andandole a cercare e che non useremmo, quindi, mai nelle nostre discussioni con amici tutti i giorni , che non useremmo mai nemmeno se ci intervistassero ( cosa che non accade) sul Corriere della Sera o se scrivessimo un saggio ( cosa che non accade) che nessuno comprerà mai. Un po' di semplicità per favore.

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2022 ore 9:40

L'intervento di Nessunego esemplifica quello che dicevo. Il giudizio morale si piega a seconda dei punti di vista. Per questo trovo incauto giudicare una forma di espressione individuale sotto la lente di quella che ciascuno ritiene essere La morale. Senza accorgersi forse che quella è solo la sua morale

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2022 ore 10:14

Nesunego hai ragione, però tra un rutto e un morso al panino qualcun altro avrà voglia non di sentirsi realizzato e fortunato ma anche solo di poter vedere cosa succede, come è ridotto un quartiere che prima brulicava di vita e esprimeva bellezza e ora è ridotto in macerie fumanti, di vedere il lavoro di volontari o di infermieri e medici e pompieri che cercano di salvare vite e di sentirsi vicino. Ovviamente, c'è sempre il pericolo di manipolazioni e mistificazioni, ma non possiamo passare da un cliché ad un altro diametralmente opposto. E molti di noi, sicuramente anche tu, guardiamo immagini, filmati e tv anche con partecipazione, empatia.
Biga, hai anche tu ragione, ma nella vita prima o poi ci dobbiamo schierare, dobbiamo prendere posizione. Ci saranno verità da una parte e dall'altra ma occorrerà primo poi gettarsi nel fango, prendere la propria posizione, magari, se possibile, far qualcosa, sporcarsi, piuttosto che rimanere fermi a guardare gli eventi. Dovremo sempre accettare di fare i conti con la nostra morale e seguire le nostre idee

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2022 ore 12:26

faccio una riflessione personale.

una delle prime mostre di reportage che vidi e che mi colpi' moltissimo fu quella di James Natchwey a Reggio Emilia .
Vidi l'orrore che usciva dalle fotografie.
Vidi l'orrore quotidiano.
Vidi che, fondamentalmente, ci si può' abituare a tutto, anche all'orrore.

Ora una quindicina di anni dopo devo fare un amara considerazione :

Le foto di guerra e di reportage mi annoiano.

Mi annoiano perche' forse ne ho viste troppe, forse perché' le trovo tutte troppo simili, forse perché' con internet siamo collegati all'istante delle tragedie, forse perché' siamo cambiati ( io sicuramente)

Le trovo di ottima fattura, ma fondamentalmente noiose.

Questo ovviamente fa scaturire un senso di colpa : come si fa a restare indifferenti davanti a certe immagini che hanno lo scopo di scuotere le coscienze ?

Non lo so , ma è successo.
Non riesco più' a trovare un filo conduttore tra gente sofferente , palazzi distrutti , e bambine col fucile.

Forse , non ne posso soltanto più'.

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