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Propongo questo interessantissimo filmato, dove si affronta la problematica dell'uso del paraluce non in temperatura ambiente sulle ottiche lunghe NEI CLIMI FREDDI. Se non è possibile attendere che il paraluce si raffreddi, è opportuno rimuoverlo dal teleobiettivo per scattare immagini nitide. Credo sia davvero una problematica poco conosciuta, che ne pensate?
Dopo diverse prove fatte con ottiche militari in climi artici e temperature molto basse, secondo me, ha ragione, un salto termico alto dell'aria che sta davanti all'ottica di lunga focale, porta a perdite di definizione per rifrazione termica dell'aria.
L'aria non ha indice di rifrazione costante, ma cambia con la temperatura, e se davanti ad un tele lungo l'aria cambia di temperatura rapidamente, gli cambia l'indice di rifrazione e si mette in movimento, ondeggia, e l'immagine viene distorta, risultando in una perdita di contrasto e risoluzione.
Concordo e, del resto, le immagini che pubblica documentano questo fenomeno cui, francamente, non avevo mai pensato anche per non essermi mai trovato in quella situazione di scatto.
In situazioni climatiche opposte, nei deserti, con l'aumentare dell'insolazione nelle ore centrali del giorno, la diversità di rifrazione dei vari strati di aria, molto calda vicino al suolo e meno calda a maggiore distanza dal suolo, porta all'effetto "fata Morgana", il miraggio per inversione termica.
In quelle condizioni di calore estremo, con effetto fata Morgana, i bersagli lontani, ma nemmeno tanto, diciamo da 1000 metri in poi, subiscono uno spostamento ottico in verticale, anche robusto, il bersaglio si vede più in alto di quello che in effetti è, se distante sui 3000 m l'elevazione apparente è ben oltre il mil: se gli tiri una cannonata mirandogli addosso, a 3000 m, non lo prendi, fai un tiro alto.
Idem col fucile di precisione regolato in condizioni termiche normali, se gli tiri puntandogli addosso, con effetto fata Morgana presente, già sui 7 - 800 m, fai un tiro alto.
Fotograficamente, con un tele lungo, in deserti molto caldi e nelle ore centrali, l'immagine è spappolata o quasi, l'aria "bolle" visivamente e si perde molto contrasto e molta risoluzione.
Questo può succedere anche se fotografi, all'interno di un luogo riscaldato, verso l'esterno attraverso una finestra se la temperatura esterna è bassa. La zona dove l'aria si mischia risulta avere variazioni molto rapide di temperatura e quindi di densità. Me ne sono accorto facendo qualche test a nuovi obiettivi, prima di rendermene conto però ho rimandato indietro un Nikon 70-200mm f/2.8 che era perfetto.
Occhio che nei tele, soprattutto se lunghi, e su soggetti lontani, la qualità d'immagine la fa l'aria che c'è tra il fotografo ed il soggetto, molto, molto più dell'ottica usata.
Concordo e confermo l'effetto con i climi caldi, oltre all'effetto termico sull'obiettivo stesso; non a caso i tele Canon sono di colore chiaro (i "bianconi"), per aumentare la riflessione dei raggi solari e quindi mantenere una temperatura più bassa dei pari focale di colore nero.
Per lo stesso motivo alcuni tele hanno la possibilità di focheggiare oltre l'infinito, per compensare eventuali derive termiche dei materiali.
Proprio ieri ho fotografato una competizione equestre su campo in erba. Il giorno prima aveva piovuto e grandinato, ieri mattina quando il sole ha cominciato a scaldare probabilmente l'acqua sul campo ha cominciato ad evaporare. Risultato, le foto son venute una schifezza e l'unico modo per rimediare è stato avvicinarsi di più mettendomi anche a favore di luce, quando la mattina ero partito cercando una luce radente laterale per dare più tono alle foto.. Nel pomeriggio, nuvoloso, il problema si ripresentava quando il sole trovava uno spiraglio tra le nubi, mentre da coperto il fenomeno non l'ho riscontrato. La prima volta che mi capitò, anni fa, a villa borghese, pensai di aver l'obiettivo rotto
sembra un po' una cosa di lana caprina: tenete quell'arnese dentro lo zaino al calduccio fino all'ultimo secondo e poi sfoderate il 600 per uno scatto rapidissimo quando arriva il soggetto? È un pezzo di plastica/metallo, in ambiente MOLTO freddo in due minuti arriva a temperatura ambiente a meno di non averlo lasciato sopra la stufa.
“ In situazioni climatiche opposte, nei deserti, con l'aumentare dell'insolazione nelle ore centrali del giorno, la diversità di rifrazione dei vari strati di aria, molto calda vicino al suolo e meno calda a maggiore distanza dal suolo, porta all'effetto "fata Morgana", il miraggio per inversione termica.
In quelle condizioni di calore estremo, con effetto fata Morgana, i bersagli lontani, ma nemmeno tanto, diciamo da 1000 metri in poi, subiscono uno spostamento ottico in verticale, anche robusto, il bersaglio si vede più in alto di quello che in effetti è, se distante sui 3000 m l'elevazione apparente è ben oltre il mil: se gli tiri una cannonata mirandogli addosso, a 3000 m, non lo prendi, fai un tiro alto. „
Non succede solo nei deserti caldi, ma anche nelle regioni fredde.
user207929
inviato il 04 Aprile 2022 ore 13:47
@Tykos - è più o meno la stessa cosa che è venuta in mente anche a me… boh…
@vittorio, mi sa che sia più un modo come un altro di sfoderare minutaggio su youtube che una preoccupazione reale. Peraltro se tutta l'attrezzatura fa caldo-freddissimo in poco tempo si ricopre di condensa e il problema non è mica nella rifrazione atmosferica. (a meno di non tenere SOLO il paraluce al caldo, ma allora sono ancora più stupito di questo caso d'utilizzo)
Henry non posso che quotare in toto il primo messaggio di Pollastrini. Aggiungo che in base alla mia esperienza, se proprio vogliamo fare i pignoli, l'acclimatamento di una lente con 77mm di diametro filtro impiega mediamente 45 minuti. Se sali di diametro i tempi salgano.
user207929
inviato il 04 Aprile 2022 ore 14:22
@Tykos - Si vede che l'autore del video usa paraluce molto delicati e tende a proteggerli fino all'ultimo istante
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