| inviato il 17 Dicembre 2021 ore 20:08
Frank Horvat intervista Mario Giacomelli. ................................ Frank Horvat: E la macchina fotografica? Tu non hai una macchina come noi tutti, Kodak o Nikon o Leica. Mario Giacomelli: Io non so cosa hanno gli altri. Io ho una macchina che ho fatto fabbricare, una cosa tutta legata con lo scotch, che perde i pezzi. Io non sono un amante di queste cose. Ho questa da quando ho iniziato, sempre la stessa. Con lei ho vissuto le cose, belle o brutte, con lei ho diviso tanti attimi della mia vita, senza di lei non potrei — mi rattrista solo l'idea di staccarmi da lei. Frank Horvat: Ma questa macchina da dove viene? Mario Giacomelli: L'ho fatta fare io. Ho smontato un'altra macchina di un amico mio, togliendo tutte le cose inutili. Per me l'importante è che ci sia la distanza e — cosa c'è d'altro? Io non so came funzionano queste cose. L'importante è che non passi la luce. È una cassa senza niente. Frank Horvat: E che film ci metti? Mario Giacomelli: Quello che trovo. Frank Horvat: Ma un film 35 millimetri? Mario Giacomelli: Non mi chiedere i millimetri. I film grandi, non quelli piccoli. Non il piccolo formato. Mai avuto. Frank Horvat: Centoventi? Mario Giacomelli: Non mi dire mai i numeri! Io so solo una cosa: il sei per nove e ridotto a sei per otto e mezzo. Frank Horvat: Cioè fai dodici foto con un rullino? Mario Giacomelli: Non ricordo. Mi sembra che ne faccia dieci, non dodici. Dieci immagini. Per me questo è importante. Una volta ho vinto un apparecchio di piccolo formato, in un concorso, ma non sono riuscito a fotagrafare, era troppo veloce, non c'era più la partecipazione come con la mia macchina, non avevo il tempo di pensare, scattavo quasi inutilmente. E perdevo la gioia più bella, che è questo aspettare, questo preparare l'immagine, girare, cambiare il rullino. Invece questa è giusta per me, per il mio carattere. Frank Horvat: E che velocità ha questa macchina ? Un trentesimo ? un centesimo ? Mario Giacomelli: Non ricordo. So che non arriva oltre il duecentesimo. Per fare i paesaggi dall'aereo, me ne faccio prestare un'altra, da un amico, ci sarebbe da vergognarsi, però non me ne frega niente. Per me va bene lo stesso, perché io, se potessi, fotograferei senza macchina, non ho questo grosso amore per la meccanica. Frank Horvat: E il diaframma che apertura ha? Mario Giacomelli: Secondo le volte. A Scanno, per esempio, le ho fatte quasi tutte a un venticinquesimo. In inverno faccio due e ventidue. Frank Horvat: Diaframma ventidue e mezzo secondo. Mario Giacomelli: So che c'è un due e un ventidue. È la chiusura dell'obiettivo, questo l'ho imparato a memoria. Frank Horvat: Dunque chiudi completamente l'obiettivo. Mario Giacomelli: Tutto chiuso, sempre uguale. Perché sono paesaggi. Invece quando faccio le figure no. Tengo l'obiettivo aperto perchè c'è poca luce. ............................................ marcocrupi.it/2011/03/frank-horvat-intervista-mario.html |
user225138 | inviato il 17 Dicembre 2021 ore 20:41
Ci leggo un po' di compiacimento. |
| inviato il 17 Dicembre 2021 ore 21:11
E qui C'è chi dice 'diffrazione' |
| inviato il 17 Dicembre 2021 ore 22:27
Leggete il resto dell'intervista, la parte interessante è quella che segue. |
| inviato il 17 Dicembre 2021 ore 22:39
Non so se quello che ho letto mi è piaciuto; ho la spiacevole sensazione di essere stato spettatore di una messinscena costruita con compiacimento o di venire manipolato. Ricordo solo che a 8 anni quando mio padre per il mio compleanno mi regalò una Kodak Brownie ( che ancora conservo gelosamente) avevo una maggiore consapevolezza nello scattare fotografie. Evidentemente, il genio viene calato giù dal cielo veramente a caso (pura intuizione estatica)e non è possibile costruirlo o alimentarlo come invece diceva Edison: ed è frustrante se fosse vero, triste se fosse falso. |
user12181 | inviato il 17 Dicembre 2021 ore 23:30
Si poteva fare a meno di fargli domande e accontentarsi di guardare le foto, il fatto stesso di fargli certe domande significava elevarlo a un livello incommensurabilmente superiore. Quanto più le domande erano sciocche tanto più attingeva la sfera del genio. E di fatto poi, in privato e forse non solo in privato, li ricopriva di disprezzo. C'è uno più o meno gigante e ci sono tanti più o meno nani. I nani hanno un insopprimibile bisogno di parlare del gigante e col gigante, di misurarlo con la loro unità di misura, solo per farsi umiliare e scoprire che è incommensurabile. È inevitabile, altrimenti non sarebbero nani. Questo è li nostro destino nanesco. È un po' il rapporto che c'è fra l'uomo e la natura. E in effetti c'è chi ha potuto scrivere che «Il genio è il talento (dono naturale) che dà la regola all'arte. Poiché il talento, come facoltà produttiva innata dell'artista, appartiene esso stesso alla natura, ci si potrebbe esprimere anche così: il genio è la disposizione innata dell'animo (ingenium), mediante la quale la natura dà la regola all'arte.» Bisogna capire però come vada intesa la natura, si può dire che è ciò che sta oltre il limite del nostro campo, di ciò che siamo in grado di misurare. |
| inviato il 17 Dicembre 2021 ore 23:40
Ripeto: la parte interessante dell'intervista non è certo quell'inizio idio.ta con le domande sulla fotocamera, del quale possiamo tranquillamente fare a meno. E' invece la parte successiva, quando Giacomelli parla di quando e perché fotografa e di quando e perché NON fotografa, della necessità di rispecchiarsi in quel che fotografa perché lo vive e di una sua etica che gli impedisce di fotografare se non c'è un contatto emotivo veritiero e onesto con l'ambiente e le persone che saranno oggetto delle foto. Fermarsi a considerare le banalità che dice parlando della fotocamera (e si intuisce anche che trovi fastidioso parlarne) è un po' la famosa storia del guardare il dito che indica la luna. Poi è ovvio che Giacomelli abbia un talento straordinario, ma la cosa interessante è come si radica questo talento nella sua vita, non il fatto che ce l'abbia. Fermarsi a quello sarebbe come dire che Fausto Coppi era un grande ciclista. Capirai, bella scoperta... |
| inviato il 17 Dicembre 2021 ore 23:45
Miopia +1000 Qui siamo ben oltre anche rispetto al "expression over perfection" che vorrebbe far passare ingenuamente l'incompletissimo inizio dell'intervista: emerge chiaro come il sole dall'intervista intera (ammesso ci fosse ancora bisogno di saperlo per qualcuno) che Giacomelli era "expression over everything else". E ora mi vergogno anche di essermi definito a volte fotografo della domenica, orca vacca. |
| inviato il 18 Dicembre 2021 ore 0:01
si potrebbe ribaltare la cosa ... Qualcuno potrebbe pensare che il fotoamatore dilettante evoluto, ritenga più interessante la seconda parte dell'intervista, rispetto alla prima, proprio perchè mette a nudo le sue "manie" (del fotoamatore medio) nella ricerca dell'attrezzatura più performante e dell'ultimo upgrade... e relega a domande sciocche la prima parte dell'intervista. Potrebbe essere un altro punto di vista ... (non necessariamente il mio) |
| inviato il 18 Dicembre 2021 ore 6:33
È strana l'intervista di Frank Horvat a Giacomelli. È come se volesse ottenere quello che aveva già in mente... E Giacomelli alle domande stupide risponde in modo stupido (giustamente). Horvat è meglio come fotografo che come intervistatore. Per me Giacomelli è un vero mito, e la tecnica ovviamente la conosce bene. Anche la sua macchina non è un cesso, ma una 6x9 di ottima qualità, forse a quel momento un po' datata. Ma si sa che nell'analogico dal punto di vista tecnico l'immagine la fanno la lente, la pellicola e la stampa, null'altro. |
| inviato il 18 Dicembre 2021 ore 12:52
Skylab59: sono d'accordo con te. Come dicevo, sembra, per la prima parte, di assistere ad una rappresentazione, più o meno voluta e consapevole, in cui chi fa le domande vuole portare chi risponde in una certa direzione e chi risponde è contento di adeguarsi, anzi, di rincarare la dose. A volte, mi sembra, in modo gigionesco. E poi, confesso, di essere sempre prevenuto in queste cose: per me il genio è pur sempre 95% "perspiratio". |
| inviato il 18 Dicembre 2021 ore 13:13
È proprio uno di Senigallia.... |
| inviato il 18 Dicembre 2021 ore 14:24
il re è nudo. Probabilmente la prima parte dell'intervista "smaschera" la malcelata invidia degli aficionados dell'attrezzatura. Ad un'altissima % di fotoamatori dilettanti, qui su Juza ed altrove, queste considerazioni/risposte Giacomelliane sono come un mazzo di ortiche nelle mutande. Meglio derubricare il tutto a messinscena/sciocchezze ... e concentrarsi sulla parte 2^ dell'intervista; più filosofeggiante. Cosa alquanto strana visto che il 99% dei post quotidiani verte proprio su quello: l'attrezzatura. |
| inviato il 18 Dicembre 2021 ore 14:30
“ Cosa alquanto strana visto che il 99% dei post quotidiani verte proprio su quello: l'attrezzatura. ;-) „ Infatti chi ha lanciato questa discussione ha messo in risalto proprio quella parte dell'intervista, la meno interessante tutto sommato, che verte sull'attrezzatura. |
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