| inviato il 09 Dicembre 2021 ore 21:56
Un tema ricorrente è quello del fotoamatore in procinto di partire per luoghi lontani che chiede con trepidazione "cosa mi devo portare ?"e, peggio, "cosa mi consigliate di fotografare ?" La prima domanda è stata abbastanza perculata in precedenza, quindi mi soffermerò sulla seconda. Cosa hanno in comune i grandi reportage del passato ? Indipendentemente dal soggetto, hanno in comune la profonda conoscenza del fotografo su quello che andrà a fotografare. Bonatti, parlando di fotografia in montagna, disse ,: " Si vede solo quel che si conosce " ed è vero. Se un turista qualsiasi va a Pompei e di trova a fare lo stesso percorso che fa un altro visitatore che sia archeologo/storico, alla fine della giornata non avranno visto le stesse cose. Per accertarsene, basterebbe parlare con ognuno di loro. Per restare su un terreno a noi più congeniale se uno di noi visitasse un museo di strumenti fotografici insieme ad un turista qualsiasi, a fine giornata il nostro potrebbe parlare per ore, l altro, alla domanda "Cosa hai visto ?" risponderebbe "molte macchine fotografiche, parecchie anche antiche"e stop. Prima di fare un viaggio occorre leggere molto sui luoghi che si andranno a visitare, poi decidere cosa ci interessa di più e magicamente si avrà la risposta alle due domande iniziali, oltre a farci godere di più il viaggio. L' interesse per un argomento naturalmente non esclude le fotoricordo di persone e luoghi. Altrimenti basterebbe comprare un po' di cartoline e fotografare gli stessi luoghi dalle stesse angolazioni , che sicuramente sono quelle migliori. Aggiungerei che se la fotografia è lo scopo principale del viaggio è necessario viaggiare soli. Se siete fotografi è inutile che vi spieghi perché. Se si viaggia in dolce compagnia o con amici, portatevi il minimo possibile, al limite una compatta o usate il cellulare per le foto ricordo. Anni fa andai a Praga insieme in compagnia di una donna che conoscevo da poco tempo. Mi documentai su Praga, sulla sua storia, sulla sua cucina ecc. ma il viaggio era di tipo romantico e non feci programmi fotografici Però il fotografo che dormiva in me mi obbligò a portare la Leica M6, col solo 35. Andò benissimo. Feci le soliti foto che fanno tutti e diverse fotoricordo . Da quanto ho scritto si evincerebbe che le migliori foto di fanno intorno alla propria casa, nella propria città. Se non ci si riesce è vano sperare di farne di migliori altrove |
| inviato il 09 Dicembre 2021 ore 22:06
Sono solito dire che la visione nasce da due madri: una è la conoscenza, l'altra è la meraviglia. |
| inviato il 09 Dicembre 2021 ore 22:27
Sulla carta come ragionamento sembra funzionare ma la mia esperienza mi fa dire di no. Faccio molti viaggi con la mia compagna, anzi praticamente viaggio solo con lei, mi porto sempre un po' di roba fotografica (qualche obiettivo, filtri, il treppiede) ma nessuno viaggio è fatto solo pensando alla fotografia, anzi. Ovviamente ci si viene incontro ma questo è normale, funziona così anche nel quotidiano e non solo in vacanza. Il viaggio di quest'anno sono state due settimane tra Normandia e Bretagna, ho scattato le mie amate cartoline senza tediare troppo la mia compagna e sono contento di essermi portato l'attrezzatura. Un solo obiettivo o ancor peggio lo smartphone mi avrebbero lasciato l'amaro in bocca. Oh, poi non è che devo essere il nuovo Salgado, mi basta divertirmi, e lo scattare foto fa parte del divertimento. |
| inviato il 09 Dicembre 2021 ore 22:49
“ Oh, poi non è che devo essere il nuovo Salgado, mi basta divertirmi, e lo scattare foto fa parte del divertimento. „ +1 W la fotografia per puro divertimento! |
| inviato il 10 Dicembre 2021 ore 9:53
Peda e Pegoraro Non ho scritto che non sia lecito caricarsi sulle spalle uno zaino di materiale fotografico e partire per fotografare in un luogo di cui si ignora tutto o quasi. Se qualcuno lo trova divertente o profittevole, si accomodi. Capisco anche che quando si viaggia con una compagna di vecchia data il romanticismo, chiamiamolo così, è finito da un pezzo e fotografare un paesaggio arcigotografato sotto la luce dell'ora sbagliata può essere più interessante che passeggiare mano nella mano con una leggera compatta al collo. Esiste il piacere di manovrare una bella attrezzatura ed anch'io ne subisco il fascino. E lo stesso che porta molti di noi ad acquistare Land Rover attrezzate per il Sahara ed usarle per le gite fuori porta. |
| inviato il 10 Dicembre 2021 ore 10:22
No, ma non credo sia proprio così. Penso che la maggior parte delle persone per un viaggio si informi comunque prima, poi quanto questa conoscenza del luogo sia approfondita potrà variare da individuo a individuo ma ormai quasi più nessuno parte alla cieca. Inoltre non vedo il nesso tra non conoscere il luogo e girare con attrezzatura fotografica e invece conoscere il luogo e girare con la compatta. Il fotografare non cozza sempre con il divertirsi in compagna o con il romanticismo. Ho fotografato paesaggi bevendomi una birra in compagnia, ho visto tramonti in posti mozzafiato che trovo sia molto più romantico che passeggiare in centro città mano nella mano. Poi non credo di essere feticista dell'attrezzatura, io con lo smartphone non riesco proprio a fotografare e non riesco a portare a casa i risultati che porto con l'attrezzatura fotografica. Se ti va ho scritto un articolo sull'ultimo viaggio fatto, penso che possa trasparire abbastanza bene lo spirito del viaggio che spazia dal divertimento alla cultura, dalla fotografia a momenti di coppia, Insomma tutti ingredienti necessari in un viaggio. |
| inviato il 10 Dicembre 2021 ore 10:38
Il fotoamatore è interessato a tutto il processo fotografico, e spesso il fine esula da quello che poi si fotografa. Questo fine magari è avere la stampa migliore, l'ottica più risolvente o yakamoz (o come è stata definita qui), ecc... Tutto ciò è spesso legato alla prestazione del mezzo. La sua progettualità si ferma di solito all'organizzazione dello zaino, o a cercare la foto bellissima, sempre in un'ottica prestazionale: sono bravo a fare foto belle, guardatemi. Il fotografo invece usa la fotografia come strumento per comunicare. Quindi ha già una progettualità: - cosa voglio raccontare? - a che serve il mio racconto? - dove deve essere pubblicato? Un fotografo pianifica, studia, scatta, sceglie, e poi pubblica le foto. C'è un processo mentale a monte, un'intenzionalità ben precisa, a prescindere dal fatto che abbia P. IVA, committenza, iscrizione all'albo dei giornalisti. Sia ben chiaro, non voglio denigrare nessuno: è un bellissimo gioco essere fotoamatore, e ci si diverte parecchio. La stessa cosa avviene a mio avviso nella fotografia di viaggio, come in tutti gli altri generi. |
| inviato il 10 Dicembre 2021 ore 10:41
Argomento interessante! Totalmente d'accordo con Bonatti. Io fotografo l'arte romanica perché la frequento da decenni, fotografo la Lessinia perché me ne sono innamorato e sto imparando a conoscerla, e così i grandi alberi e le montagne. Al contrario fotografo solo occasionalmente avifauna e animali selvatici (che pure mi attirano) perché mi rendo conto che la mancanza nel mio arsenale di supertele superluminosi è solo l'ultima delle mie lacune in materia (d'altronde il mio budget il mio tempo e il mio studio l'ho indirizzato verso la fotografia di architettura). Anche sul fotografare da solo o in compagnia, la mia esperienza è questa: se ho un programma di fotografia meglio essere solo, io sarei insopportabile per mia moglie e gli amici e la moglie è la causa principale di micromosso in fotografia. Inoltre proprio perché sono sposato da tempo preferisco non dare per scontate le cose e se c'è la moglie la moglie è al primo posto (la fotocamera la porto ma è al secondo posto e se ci sono gli amici e il cane è ancora più indietro). Detto tutto questo però devo dire anche una cosa: la mia passione per l'arte e l'architettura e, di conseguenza per la fotografia, è nata nel 1985 per una scoperta casuale durante un viaggio in bicicletta verso la Borgogna, in cui scalare gli impervi colli alpini mi interessava molto più dell'arte. Un anno dopo feci un giro in auto di tre settimane in Francia con alcuni amici: non avevo alcuna preparazione e per questo passai accanto a capolavori straordinari senza nemmeno saperlo ma ogni giorno seguendo semplicemente i cartelli marroni o un'intuizione scoprivamo cose meravigliose. Gli anni seguenti studiai a fondo e questo mi ha portato qui. D'estate giravo in bicicletta (gli amici in auto), sapevo dove andare e cosa vedere e portavo con me le partiture per cantare nelle chiese e nei castelli e una Pentax per fotografare ma fotografavo solo in automatico senza pormi problemi fotografici. Quando ho cominciato a fare lezioni e conferenze ho sentito la necessità di utilizzare fotografie decenti per i miei scopi, fotografie che dovevo necessariamente autoprodurre, così ho iniziato a studiare la fotografia e mi ha preso la mano. In sintesi ci sono cose per cui parto da solo e ben preparato, altre me le godo in compagnia e la fotocamera fa da comprimaria. Inoltre se è sempre preferibile preparare bene un viaggio può capitare, per molti motivi, di partire impreparati: il lungo allenamento alla scoperta e all'osservazione può trasformare quel viaggio alla cieca in un'esperienza affascinante. |
| inviato il 10 Dicembre 2021 ore 10:50
Ho incontrato un fotografo professionista in viaggio, fa foto di paesaggio e video col drone che poi vende. È partito dalla Spagna col suo furgoncino e girava per il nord delle Francia senza una meta precisa infatti ci siamo incrociati un paio di volte. Con le sue foto non comunicava chissà quali messaggi, erano per lo più bellissime cartoline, eppure gli danno degli introiti. Quindi anche qua dipende da professionista a professionista. |
| inviato il 10 Dicembre 2021 ore 11:03
Appunto, il professionista "vende". Se fa fotografia stock, ha la progettualità di fare foto che il mercato richiede. |
user225138 | inviato il 10 Dicembre 2021 ore 11:23
Io viaggio sempre con mia moglie e mia figlia, ma fotografo da solo. Mi sveglio molto presto, intorno alle quattro del mattino, prendo l'attrezzatura e vado a fotografare. Faccio solo architettura e paesaggio urbano, il soggetto l'ho scelto con largo anticipo e ho fatto almeno un sopralluogo il giorno precedente. Rientro verso le nove, faccio colazione con la mia famiglia ed esco con loro, lasciando l'attrezzatura per riprenderla il mattino dopo. Non porto nemmeno una compatta e di solito non faccio foto nemmeno con lo smartphone, se non per "prendere appunti". In questo modo salvaguardo la mia famiglia dalla fotografia, e la fotografia dalla mia famiglia. L'unico svantaggio è che dormo molto poco, ma per un paio di settimane è accettabile. |
| inviato il 11 Dicembre 2021 ore 0:53
Come già è stato detto, ci può essere una via di mezzo tra il fotografare soli e il quasi non fotografare in compagnia. Tuttavia dopo un litigio con mia moglie che non ne poteva più di aspettarmi, non porto più il treppiede in viaggio o uscite di gruppo e sicuramente scatto meno di quel che potrei da solo. Ma sinceramente non lo vedo nemmeno come un male, piuttosto come il legame di cui necessito per non astrarmi troppo, per tenere i piedi per terra, anche in chiave di relazioni sociali ed esperienze umane. Una volta mi sono perso in montagna, intento a trovare la scena ideale ... |
| inviato il 11 Dicembre 2021 ore 7:53
Lascia a casa la moglie |
| inviato il 11 Dicembre 2021 ore 9:35
Io viaggio quasi ogni giorno portandomi dietro l'attrezzatura fotografica. Esco dal portone e inizio il mio reportage. È incredibile quello che vedo. Un soggetto avanti al quale sono passato centinaia di volte, all'improvviso diventa degno di attenzione, magari quel giorno, con il cielo color latte, gli insignificanti tetti delle cabine, assumono una tonalità da immortalare. Un raggio che sbuca dalle nuvole da un significato a una staccionata malconcia etc etc. Per non parlare dei soggetti che invece fotografo n volte fino a quando non ottengo ciò che avevo in mente. Amo i fari e sogno la Bretagna, ma difficilmente ci andrò mai. Per fortuna a Fiumicino c'è un vecchio faro. Il posto non è né ameno né particolarmente bello. Anzi c'è un po' dello squallore di tutti i posti abbandonati. Eppure volevo fotografare un faro. Ci sono tornato , e ci torno una infinità di volte, cercando punti di vista, nuvole, colori, ombre. Capita che ogni tanto gli elementi si combinino e mi danno lo scatto che avevo in mente. Ma non succede mai al primo colpo. Quindi ho poca speranza nei viaggi fotografici, i fari Bretoni mi piacerebbe vederli, ma sono abbastanza sicuro che non farei buone foto. E così mi consolo viaggiando sotto casa ;-) |
| inviato il 11 Dicembre 2021 ore 9:47
L'ho sempre detto, anche in tempi non sospetti. Se si va a fotografare, ci si va da soli o al massimo con altri fotografatori. Se si va con la famiglia, con la compagna/o, gli amici, etc… si può a massimo ambire a qualche alba, se gli altri dormono. Tu non ti fai il sangue cattivo e gli altri non ti odiano. Da anni e anni di esperienze, il tempo massimo che un non fotografo è in grado di pazientare senza bollarti come un rompi.pal.le è di 30 secondi a tappa. Insomma, se s va con altri, si sta con altri. |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 254000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |