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Arte: Dialogo fra sordi


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avatarsupporter
inviato il 26 Novembre 2021 ore 9:23

Profetica visione , esperimento sociale che aiuta nell'indagine dell' animo umano .

avatarsenior
inviato il 26 Novembre 2021 ore 10:31

Eeeek!!!??????????Triste

avatarsenior
inviato il 26 Novembre 2021 ore 11:39

non è più anti-arte ma arte e ciò è male

perchè? non lo vedo un male ma una banale evoluzione.
La fotografia già agli albori aveva desiderio di sfociare nell'arte, vedi i pittorialisti.
Per vari motivi molto autori hanno voluto trovare una strada alla fotografia allontanandosi dalla pittura anche per affermarne una dignità lontana dall'essere solo uno strumento utile ai pittori o per scimmiottare quello che c'era prima restando un "arte minore".
Il risultato è che questo ha avuto impatti anche sulla pittura stessa spingendola verso nuove direzioni come l'informale per esempio.
Ma tutto è ciclico e legato al sentire contemporaneo, agli eventi che influenzano i vari periodi storici e la fotografia come le altre arti non è mai slegata dal proprio tempo.
Allo stato attuale viviamo in un periodo dove sempre più vi è un crossover di linguaggi che va dall'immagine alla musica al video alla pittura/scultura, quasi una babele di informazioni e input.
La figura dell'artista attuale è ben diversa dall'artista romantico tormentato che ha in testa la sua arte, ora si deve pensare più su larga scala fino ad arrivare in un certo senso all'estremo dove Damien Hirst nel 2009 (credo) fece la famosa asta che sovverte le regole del mercato senza passare nei normali step seguendo le logiche studiate con la sua galleria.
Basti vedere la figura di jeff koons, non un trasandato genio che sforna dal suo laboratorio opere, ma quasi un uomo di affari.
Ciò non è bene nè male, non esistono i nobili o la chiesa che fanno da mecenati per l'artista, le cose sono cambiate, per rimanere da un certo punto di vista sempre le stesse, ma la figura dell'artista è diventata qualcosa di differente.
Detto questo il ragionamento su cosa è o non è arte è indubbiamente complesso prendiamo Teresa Margolles che fondamentalmente è un artista, ma che utilizza come mezzo anche la fotografia se prendo in questo caso l'esempio Pista de Baile io lo trovo un ottimo reportage, un bel racconto, è arte perchè lei è un artista?
Io non saprei, li mi viene in mente quando Manzoni fece i piedistalli magici ossia basamenti sul quale il pubblico poteva salire, il sottointeso a questa performace era che, visto che è arte quello che l'artista definisce tale, allora lui definiva arte quello che era sui piedistalli e il pubblico diventava l'opera per il tempo in cui restava sul basamento.
La questione quindi è dibattuta e di non facile risoluzione, anche parlare di "emozioni" forse è limitante, Thomas Ruff è un fotografo il cui lavoro è considerato artistico, lo seguo, lo trovo molto interessante, ma fra tutti gli aggettivi che gli appiopperei emozionante non è tra questi.

avatarsenior
inviato il 26 Novembre 2021 ore 13:26

ho brutalmente riassunto quello che sto leggendo in quel libro.
------------------
... Quando Walker Evans pronuncia la celebre formula: "La fotografia non ha assolutamente nulla a che vedere con "l'Arte". Ma proprio per questo è arte" (1947), si preoccupa di scrivere la parola "Arte" con la maiuscola e tra virgolette. Intende, in questo modo, indicare "la grande arte", a cui la fotografia propone in alternativa una forma di anti-arte, o di "arte senza aurea"....La fotografia così intesa è una forza altamente perturbatrice dell'arte...

ecc, ecc. ecc.
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La specificità della fotografia doveva essere di essere altro rispetto all'Arte (che secondo l'autore era percepita da tutti in crisi e conservatrice). Nel volume che sto leggendo analizza poi come è evoluta/sta evolvendo la fotografia conteporanea e secondo lui pure la fotografia è in crisi. Analizza ad esempio il reportage (fotografia umanista cioè eccedere nel pathos, monumentalista cioè trasformare drammi umani in monumenti, ecc)... tante belle cosette. Non so cosa direbbe l'autore dell'opera di Teresa Margolles, ma con il reportage è particolarmente critico.
Mi pare di capire che il problema è che la fotografia è stata riassorbita nel mainstream, come va di moda dire adesso.
Per ora ho trovato una visione critica dell'evoluzione della fotografia, vediamo se c'è un lieto fine.

Da ignorante non ho idee consolidate, vedo cose che mi piacciono e altre che non mi piacciono. Come sempre c'è molta "moda + copia-incolla" anche nell'Arte con la maiuscola, fotografia inclusa, poi il tempo sistemerà tutto.

user225138
avatar
inviato il 26 Novembre 2021 ore 13:40

Qualsiasi analisi seria su cosa sia arte è stata appannaggio quasi esclusivo della filosofia analitica statunitense. Senza aver studiato i vari - e spesso contrapposti - autori e approcci appartenenti a quell'area, discuterne è del tutto inutile.

Tra l'altro, anche i filosofi che sostengono l'impossibilità di una definizione generale e "chiusa" di Arte ritengono utile un approccio operativo che consenta di individuare il carattere di "artisticità" della singola opera.

Siamo tutti figli di Duchamp, anche se non lo sappiamo MrGreen

avatarsenior
inviato il 26 Novembre 2021 ore 13:48

Credo sia così, dal momento che qualunque cosa può essere Arte. L'unica cosa che posso fare è dire: mi piace, non mi piace.
Ultimamente comincio a non sopportare più le installazioni, le performance, vernissage inclusi. Mi sembra che gli artisti siano preda da smanie di protagonismo piu di una casalinga su facebook. Mi viene da dire quello che fu detto a Nanni Moretti: spostati e lasciaci guardare il film/opera

avatarsenior
inviato il 26 Novembre 2021 ore 14:16

Siamo tutti figli di Duchamp, anche se non lo sappiamo

Verissimo. Da li è iniziata l'arte contemporanea concettuale, un'estetica che inizia anche ad entrare nelle nostre case.. Sono gli artisti che vedono lontano o è il popolo che dopo decenni ci fa "l'occhio". Mah! Forse entrambi le situazioni.
La fotografia è un campo vastissimo, impossibile interpretarlo tutto, ma certamente una parte della fotografia si sta concettualizzando, ma non da ora, già da qualche decennio, e sta andando dietro al resto delle arti espressive contemporanee. Penso che questo sia anche dovuto ad una reazione verso la fotografia massificata dove non c'è più nulla nemmeno di "artigianale", dove la tecnica non ha più nessun valore in quanto tutti ora sono capaci di pigiare un pulsante e fare una fotografia tecnicamente ben fatta

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2021 ore 8:14

il problema è che oggi, da ormai oltre 1 secolo, è estremamente difficile distinguere tra "arte" e mera speculazione finalizzata a mantenere il giro miliardario del collezionismo.

faccio molta fatica a riconoscere che una m....a inscatolata abbia un valore artistico diverso delle mutande di marilin monroe

così come faccio fatica ad accettare che il valore artistico di un oggetto sia definito in ragione dei libri su cui è pubblicato e dei soldi a cui viene battuto alle aste.

fintanto che il valore economico e artistico di un'opera viene determinato e legato in modo quasi totalmente acritico dalla fama (economica e artistica) dell'artista che l'ha prodotta, secondo me è puro collezionismo, non arte.

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2021 ore 8:34

faccio molta fatica a riconoscere che una m....a inscatolata abbia un valore artistico diverso delle mutande di marilin Monroe


(ANSA) - MILANO, 7 DIC - Una delle famose scatolette di 'Merda d'artista' di Piero Manzoni è stata venduta al prezzo di 275 mila euro, compresi i diritti d'asta, presso la casa milanese "Il Ponte', dove si è tenuta una vendita di Arte Moderna e Contemporanea.

Si tratta del record mondiale d'asta per una di queste scatolette di latta, del diametro di 6,5 centimetri e 4,5 d'altezza, sulle quali compare l'etichetta: 'Merda d'Artista.

Contenuto netto gr.30. Conservata al naturale. Prodotta e inscatolata nel maggio 1961'. Piero Manzoni (Soncino, 1933 - Milano 1963) ne produsse 100, firmate e numerate (quella venduta ieri è la n. 69).

In realtà non si sa se l'etichetta dica il vero circa il contenuto, in quanto nessuna scatoletta è mai stata aperta, semplicemente perché un gesto simile le avrebbe fatto perdere il suo valore, che negli anni è andato sempre più crescendo, essendo ritenuto uno dei maggiori esempi di "provocazione artistica" della storia.


Si parla esplicitamente di un'abile provocazione artistica. Sorriso

il problema è che oggi, da ormai oltre 1 secolo, è estremamente difficile distinguere tra "arte" e mera speculazione finalizzata a mantenere il giro miliardario del collezionismo.
. . qui entra in gioco la sensibilità e la formazione individuale, oltre che le proprie preferenze. In tal senso non mi sento influenzato dalle mode, se un'opera mi affascina e mi tocca nel profondo accetto di esserne coinvolto a tal punto di desiderarla, diversamente passo oltre.

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2021 ore 8:39

Ma l'arte non è mai stata scollegata dal vile denaro, prima c'erano nombili, mecenati o ecclesiastici che commissionavano le opere alle botteghe degli artisti e sicuramente la fama se la guadagnavano in base anche a chi richiedeva le opere.
Facendo un discorso generico quando si iniziò a usare il blu oltremare il colore era molto costoso ed era il committente a decidere la purezza e la quantità di blu a disposizione (in genere per la madonna che aveva il velo blu per questo motivo), l'artista si adattava.
Questo per dire che prima la divisione artista/artigiano non era forse così netta e comunque l'artista non era sempre così libero nella scelta dei soggetti o dei colori.
Tutta questa pippa per dire: quanto vale un quadro di tiziano? cosa nè determina il valore?
Quello che posso dire è che l'arte muta e lo fa seguendo il suo tempo.
La fotografia ha spinto la pittura verso l'informale, sono nati nuovi approcci, ma le cose sono continuate a mutare così come muta la figura dell'artista.
Ma se l'artista deve mangiare e deve vivere della sua arte come lo fa se vive totalmente fuori dal mercato?
Non succedeva prima quando si lavorava su commissione e non succede ora dove si lavora con le gallerie o in certi casi si riesce a fare gli imprenditori di se stessi.
Ma prendi gli impressionisti, alla loro epoca furono estremamente criticati per la scelta dei colori, per il loro modo di dipingere ecc.. poi i tempi sono maturati e le loro opere sono state maggiormente capite e apprezzate e poi che successe?
che le cose sono cambiate ancora e fu lo stesso Matisse che in vecchiaia criticò le nuove direzioni in cui l'arte si stava muovendo.
Quello che posso dire è che l'idea ha preso una centralità maggiore rispetto "all'artigianalità", che sono cambiati i canali attraverso cui un autore si può proporre e il modo in cui può guadagnare, che sono cambiati i mezzi con cui si comunica e attraverso cui "impariamo" e questo è indubbio che influenza le scelte di chi vuole "comunicare"
Per tornare alla fotografia HCB iniziò da surrealista per poi passare su consiglio di Man Ray alle foto che conosciamo, ma lui c'è già stato, ha fatto scatti importanti nel suo tempo, a parigi dove a qull'epoca c'erano molti autori e che era il centro del mondo fotografico, continuare a scimmiottarlo ora non ha la stessa valenza.
Allora io penso che se lui ha fatto una scelta per raggiungere il pubblico abbandonando saggiamente il surrealismo anche oggi ci si trova di fronte a certe scelte.
Come guarda la foto il pubblico? come lo raggiungo? come posso utilizzare al meglio le mie idee nella società di oggi?
Sono domande da farsi e non è qualcosa che prima non si faceva semplicemente le cose mutano e muta la società

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2021 ore 8:53

Come guarda la foto il pubblico?
. . in genere distrattamente e velocemente . . quasi di corsa . . pervasi dalla frenesia delle società moderne, ma poi dipende anche dalla qualità e dalla formazione media di quel pubblico, solo una minoranza ha l'intenzione di osservare e capire in profondità.

come lo raggiungo?
. . non mi permetto di dare consigli agli esperti di comunicazione.

come posso utilizzare al meglio le mie idee nella società di oggi?
. . la prima riflessione che mi viene in mente stimolato da tal domanda è: imparare a conoscere in profondità il contesto che ci circonda e ci compete.

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2021 ore 9:17

L' arte è un concetto fumoso, variabile nel tempo e recente.
Né Leonardo né Michelangelo venivano definiti artisti, ma, a seconda del caso, eccellentissimo pittore o scultore. Operavano nelle note botteghe artigiane.
Raramente, per non dire mai, operavano spontaneamente, ma su commissione e se l'opera andava bene al committente, finiva lì.
Poi Mozart decise di diventare "artista" ante litteram. Cioè di produrre qualcosa di suo e poi cercare di venderla. Non gli andò benissimo, ma nemmeno male come vuole la leggenda.
Molti seguirono il suo esempio, non solo in musica e questo portò alla proliferazione della trista genia dei galleristi e dei critici, che ci dicono quello che è arte e quello che non lo è. Le discussioni in materia dimostrano la fumosità del concetto.
In subordine, nasce anche la patetica figura dell'artista incompreso che risolverebbe i suoi problemi facendosi capire.
In queste faccende lo Zen aiuterebbe molto, ma non è diffuso e spesso non capito.
Alla domanda "Maestro, cos'è la giustizia ?"
il maestro rispose " È il nome dello stecco con cui mi pulisco il culo"
Ora, sostituite giustizia con arte, smettete di masturbarvi o almeno fatelo pensando alla procace vicina di casa, ed uscite a fotografare.

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2021 ore 9:55

Le avanguardie dell'arte, cioè gli artisti migliori, più preparati, quelli che dovrebbero mandare avanti la ricerca artistica, nel corso del novecento, per vari motivi, si sono un po' persi il pubblico per strada. Evidentissimo nella musica, a partire dalla scuola di Vienna che ha prodotto opere esemplari per rigore compositivo assolutamente inascoltabili per il 99% dei comuni mortali, e anche per la maggior parte degli appassionati di musica.
Ovviamente se l'arte si slega dalla comunità nella quale dovrebbe vivere che altro resta? La speculazione economica. L'arte ha sempre avuto a che fare col vile denaro, ma quando c'è un'interazione tra artista e pubblico la faccenda significa che l'artista percepisce del denaro che gli consente di continuare nel suo lavoro, grazie al fatto che che a questo lavoro molti riconoscono un valore. Quando invece il legame tra artista e comunità si rompe, perché il numero di quelli che seguono e capiscono il lavoro degli artisti diventa troppo esiguo allora, oltre a questi pochi "utenti" restano solo i critici a stabilire cosa vale e cosa no e i mercanti d'arte a guadagnarci sopra.

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2021 ore 10:11

Il problema è un po' più complesso di così.
Prendiamo i film, se seguissimo solo i gusti del pubblico per stabilire cosa vale The Avengers sarebbe un capolavoro.
Invece succede che film più complessi con molto meno seguito abbiano un valore molto superiore.
Nella fotografia è la stessa cosa, ci sono fotografi nazional popolari che piacciono e altri più complessi che a volte fanno storcere il naso a chi si avvicina per la prima volta alla fotografia.
Ma anche in questo caso è ovvio che il valore di un autore non è proporzionale all'apprezzamento del pubblico.
Ci sono figure che hanno una cultura che permette loro di avere un opinione che ha una valenza superiore a quella di mio cuggggino che mi ha accompagnato alla mostra e è inutile dire che tutte le opinioni hanno ugual peso perchè non è così.
Però credo che Miopiartistica hai colto una cosa interessante ossia che in certi casi l'arte non solo si è allontanata dalla gente, ma per come la vedo io è volutamente complicata e criptica e lo è anche il commento del gallerista / curatore perchè nasconde una scarsità di contenuti
Io credo invece che il gallerista/ curatore debba essere diretto e semplice in modo da rendere un opera accessibile, quando si usa un certo tipo di linguaggio volutamente pomposo io storco subito il naso.
Un'opera può essere anche molto complessa e avere riferimenti non banalmente capibili se non si conoscono certe cose, ma chi la presenta a mio avviso dovrebbe renderla accessibile se non lo fa mi pongo subito il dubbio che forse forse dietro la cortina di fumo ci sia poca reale sostanza

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2021 ore 10:30

il linguaggio ha una sua valenza. A quei livelli, due parole che per noi possono essere sinonimo e traducibili in una terza parola più semplice, in realtà nascondo una serie di sfumature, richiami, citazioni che a noi possono sfuggire.
In altri termini, alcuni giri di parole nascondo concetti e richiami che per essere resi con termini più semplici richiederebbero pagine e pagine.
Questo avviene in tutte le discipline, non solo nell'arte, nella giurisprudenza ad esempio, ma anche in Agronomia, per citare il mio campo. Se io dico "suolo", dicono una cosa diversa da quando chiunque altro dice "suolo" e il mio "suolo" per spiegarlo ho bisogno di 4 ore di lezione, per trattare l'argomento in maniera superficiale.
Il linguaggio è una barriera, oppure una scorciatoia, dipende da chi sta attraversando il fossato

EDIT: ad esempio terreno e suolo non sono sinonimi

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