| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 12:07
Personalmente cerco sempre di tirare fuori il massimo della qualità da quello che sto usando, senza stravolgerne la natura. E' sempre un'operazione di compromesso. A volte uso vecchie lenti, poi devo smanettare per ottenere qualcosa di decente... potrei usare lenti nuove... eh sì, è vero. Vabbè... ci si diverte come si può Cercare di "peggiorare" un risultato, magari con un invecchiamento o grana artificiale non l'ho mai fatto. Ah sì una volta per provare a scimmiottare la pellicola. La cosa però non mi attira particolarmente, sa di finto e non ne vedo il senso. |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 12:19
Sky che l'uomo sia strano è una cosa assodata, il problema è che il più delle volte risulta incomprensibile anche a se stesso! La realtà è molto semplice: la macchina fotografica è uno strumento, e come tutti gli strumenti serve per farci qualcosa... nello specifico delle fotografie. A questo punto quale che sia il supporto sul quale questa fotografia verrà ripresa non ha importanza... l'unica cosa importante è ottenere un risultato. La cosa finisce qui. E se il risultato non ci piace la colpa è solo nostra non certo del sensore che non ha la resa della pellicola, oppure dell'obiettivo che non è "onirico". Semplice no? |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 12:34
“ Il fatto è che la perfezione risulta insipida, fredda, poco interessante. Allora si fa di tutto per dare alle foto un tocco di qualcosa che le renda di nuovo imperfette. C'è chi lo chiama "mood", chi vuole riprodurre la pellicola, chi fa le foto slavate (High-Key), chi le invecchia apposta, chi fa uscire la grana, ... altro? „ Che poi il paradosso è che spesso e volentieri gli obiettivi più risolventi, precisi, chirurgici, vengano messi da parte, o direttamente bypassati in fase di acquisto di nuova attrezzatura, proprio in quanto sterili... Per me il confronto analogico VS digitale non si basa sul discorso qualitativo, ma sul fatto che mi è molto più semplice avere un controllo al 100% del mio processo, da scatto a stampa, in analogico piuttosto che in digitale. In digitale non mi sarebbe proprio possibile, non come vorrei io almeno. Digitale che comunque uso spesso e volentieri eh...quando si vuole qualcosa di rapido è spesso la scelta giusta. |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 14:40
Siamo tutti concordi nel dire che i due mondi, digitale e analogico, sono diversi. Non è un discorso qualitativo. Sono diversi. La passione per l'analogico la capisco. Ci sono molti giovani che sono incuriositi dalla chimica dell'analogico. Meno male che c'è curiosità. Con l'analogico si possono ottenere opere che difficilmente sono ottenibili con il digitale. Prima di tutto perché durante le varie fasi dopo lo scatto si può intervenire manualmente sul manufatto. Penso a tutti gli interventi creativi che si facevano meccanicamente sulle polaroid in fase di sviluppo. Penso ai vari bagni chimici che portavano a dei risultati spesso incerti e inaspettati ma che potevano essere usati creativamente. Penso agli interventi in fase di stampa che si potevano fare e ora non si possono più fare, parlo di mossi, sfocati ecc. Ecco questa mi sembra la grande differenza e il valore aggiunto dell'analogico, oltre che uno rallentamento delle tempistiche di ripresa che può avere un suo perché filosofico/concettuale. Contestualmente non mi sembra invece che l'"effetto analogico", come lo chiamate, possa da solo essere la grande motivazione per scattare con le pellicole. Anche perché con il digitale, sapendolo fare, a quell'effetto ci si può tendere. Inoltre nessuno ancora mai dice per fare che. Insomma, mi sembra che il discorso dell'effetto analogico sia più un effetto piacere, godimento fine a se stesso nel vedere quel risultato piuttosto che cercare quel risultato per fare ciò che con il digitale non si può ottenere in senso comunicativo dell'immagine. |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:14
“ Con l'analogico si possono ottenere opere che difficilmente sono ottenibili con il digitale. „ Meglio dire, al posto di "difficilmente" ... IMPOSSIBILE da ottenere con il dgt (qualsiasi scatto e/o qualsiasi PP), proprio perchè due tecnologie diverse ! ovviamente vale anche per il contrario. |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:17
Dal punto di vista puramente comunicativo che una fotografia sia di origine chimica, o digitale, cambia assolutamente NULLA. Se una fotografia comunica qualcosa è perché l'autore ha saputo veicolare con essa il suo messaggio... non certo perché quel messaggio l'ha scritto una pellicola o un sensore |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:21
Ecco, il digitale viene considerato, spesso, come più rapido è più “comodo”. Quando sostengo che con il MF (o FF+, chiamatelo come vi pare) riesco ad ottenere stampe (40x50) paragonabili al grande formato a pellicola, non intendo, uguali, ma paragonabili per piacevolezza della visione (sfumature, gradazione dei grigi, tridimensionalità), il tutto, ovviamente, per il mio modesto metro. Osservare una stampa ben fatta, da pellicola o digitale, per me, è sempre un gran piacere. Sono diverse, ma … anche un Monet è diverso da un Caravaggio, forse qualch' uno si accapiglia per la superiorità di uno dei due? Proprio perché mi piace stampare e godere delle stampe, io alla pellicola, no, non ci voglio ritornare!!! Non ci posso pensare…. con la stufetta scaldare la CO, scaldare e mantenere calde le soluzioni di sviluppo, arresto e fissaggio, mettere le mani nelle soluzioni (se poi non le lavi e tocchi l' emulsione, sono guai) lavare a lungo con acqua alla temperatura giusta, la lotta con il calcare e la povere, filtrare l' acqua di lavaggio (le particelle in sospensione si attaccano all' emulsione….per sempre), l' attenzione per non rovinare i negativi, i filtri di vetro colorati per la ripresa (Agfa Pan 25, filtro rosso…esposizioni nel dominio della non reciprocità), la stanzetta dedicata (ottenuta e mantenuta…con ferocia), la spuntinatura con il pennellino ….e potrei continuare a lungo! Ricordo con nostalgia tutto questo, ma non lo rimpiango. Il digitale trattato in maniera “cristiana”, sulla stampa è, per me, altrettanto appagante. Non è più semplice, non è più rapido, forse è anche più difficile e complicato (almeno per me) da un punto intellettivo, ma infinitamente più pratico (si passa da una strada non più percorribile ad una autostrada), il tutto senza rinunciare a qualità e piacevolezza (come Caravaggio e/o Monet). Ripeto, parlo sempre di stampa (no monitor o similia, nessuno usava l'ingranditore per vedere le foto) che, per sua natura, “riporta” tutto nel dominio analogico anche se fatta con ink-jet, purché fatta “come si deve”. Come già detto, gli imperterriti analogisti hanno tutta la mia stima ed il mio apprezzamento, ma io non appartengo più alla loro squadra, ne la rimpiango. Non so quanti altri siano nella mia …. condizione! Un saluto a tutti con affetto! Ultima nota, siete andati a vedere una delle ultime mostre di Salgado, chi è in grado di distinguere le foto fatte a pellicola da quelle digitali, io no! E non me ne fr…ga niente!! |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:25
Generalmente la tecnica usata influisce nelle comunicazione di un opera. Non può essere diversamente. Naturalmente molti autori scelgono il tipo di tecnica/tecnologia che possa avere le caratteristiche per quello che vogliono esprimere. Tralasciando le possibilità che le due tecniche fotografiche, analogica e digitale, offrono, di alcune possibilità di quelle analogiche ho accennato prima. Se non si usano particolari tecniche nel digitale o nell'analogico con la frase di PaoloMix "Dal punto di vista puramente comunicativo che una fotografia sia di origine chimica, o digitale, cambia assolutamente NULLA." si conferma che "l'effetto analogico" è quindi una caratteristica fine a se stessa e non ha valore aggiunto comunicativo @Luciano “ Ultima nota, siete andati a vedere l' ultima mostra di Salgado, chi è in grado di distinguere le foto fatte a pellicola da quelle digitali, io no! „ Ho visto più volte le mostre di Salgado, digitale e analogiche affiancate, entrambi stampe enormi e fantastiche. I suoi tecnici lavorano in modo da non far evidenziare troppo differenza nel lavoro di Salgado usando anche internegativi per il digitale. Io comunque percepivo la differenza. Quelle digitali mi piacevano di più |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:31
“ Ultima nota, siete andati a vedere l' ultima mostra di Salgado, chi è in grado di distinguere le foto fatte a pellicola da quelle digitali, io no! „ :) :) il problema è che sono TUTTE stampe digitali anche se scattate eventualmente a pellicola !! Del resto ormai il 99% delle mostre fotografiche (anche dei mostri sacri del passato) sono tutte praticamente dgt. Questo è un grosso limite per i giovani che praticamente nn vedranno quasi mai mostre analogiche al 100% (pellicola/stampa). Anche un mezzo ciecato si accorgerebbe delle differenze (dal vivo). |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:33
Esattamente: l'analogico o il digitale devono avere un senso o per la parte "esperienza d'uso" o per la parte "resa finalizzata ad un certo fine espressivo". Questo perché sono diversi e non è detto che per forza uno sia meglio dell'altro in assoluto. E' chiaro che se però mi aspetto da un sistema qualcosa che è proprio di un altro sistema, mi sto complicando la vita e tanto varrebbe usare il sistema "giusto" per i miei bisogni. |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:35
La differenza sostanziale fra una immagine di origine chimica rispetto a una di origine numerica è che la seconda, di primo acchito, appare più dettagliata, direi quasi più pulita, se ti fermi a osservarle con una maggiore attenzione però ti rendi conto che quella pulizia così elevata è ottenuta eliminando i mezzi toni... le sfumature insomma. La differenza insomma è la stessa che si nota confrontando una comune pellicola BW con una Lith, una pellicola per uso litografico. La seconda, ovviamente, è decisamente più nitida della prima... ma lo è solo perché, ricercando la massima risoluzione possibile elimina del tutto ogni gradazione di grigio; insomma la prima, in una stampa, mostra un bianco, un nero e una INFINITA gamma di grigi mentre la seconda mostra solo un numero di bianchi e di neri che, per quanto elevatissimo, è comunque FINITO. |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:38
Esattamente! |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:42
In fondo anche la pellicola è digitale e binaria: il granulo d' argento c'è SI o NO. |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 15:49
Scusami Gaga ma non capisco per quale motivo continui a premere sul tasto legato alla "comunicazione"... non mi sembra che qui qualcuno abbia mai affermato che una immagina di origine chimica comunichi più di una immagine, casomai la stessa, ma di origine digitale |
| inviato il 15 Ottobre 2021 ore 16:54
@PaoloMcmix La mia domanda sulla comunicabilità è perché io credo che ogni tecnica abbia un suo motivo, in larga misura, di essere usata in funzione di quello che permette di comunicare all immagine che vuoi creare. La tecnica solo per la tecnica o il godimento di un effettto fine a se stesso non mi appassionano. Ma magari è solo un mio modo di pensare |
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