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Pescatori di laguna


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Pescatori di laguna, testo e foto by Anarres. Pubblicato il 26 Settembre 2021; 19 risposte, 2520 visite.


#Un giorno
Ho conosciuto Claudio che fa il pescatore a Marano lagunare.
E suo figlio Fabrizio.
Fabrizio ha 22 anni e aiuta suo padre quando può.
Studia elettronica al conservatorio e da quando ha 16 anni, mi racconta, prende lo scafo, segue la barca da pesca del padre e sotto il sole agostano di giornate cocenti si fa 4, 5 o anche sei calate.
Decenni fa in questa laguna, la più estesa della regione (FVG) e tra le più importanti in Europa, potevi contare anche più di 300 pescatori.
Oggi sono meno della metà.
Forse.
Ma cosa vuol dire essere pescatori a Marano Lagunare?
Prima di partire leggo un po' di notizie. Kabul viene riconquistata dai Talebani, continua la pandemia globale mentre l'ultimo studio sui cambiamenti climatici, presentato dall'IPCC all'ONU, ribadisce che il punto di non ritorno per le risorse del pianeta terra è già oggi.
Zaino pronto, un caffè e parto.
Cosa vuol dire essere pescatori a Marano Lagunare?
Provo a raccontarlo.




#Un incontro
6 ore d'incontro. Quante mi sono servite per questo viaggio.
6 ore di ascolto. Soprattutto di silenzio, di pelle che si brucia piano, di quegli odori tenui ma avvolgenti tra velme e barene e dii fanghi salmastri dove s'incrociano la foce e il mare.
E i tuffi veloci delle picchiatelle, gli unici che ringraziano i pescatori per quella caccia, perché caccia è.
S'inizia un lunedì di mattina appena dopo l'alba.
Partiamo dal porticciolo da pesca, dove un ponte di ferro separa la Riserva Naturale della Valle Canal Novo da l'ex Maruzzella, il grande stabilimento dove fino a una quindicina di anni fa si inscatolava il famoso tonno.
Uno stabilimento appoggiato su quelle che rimangono le antiche mura di Marano ovvero il Baluardo di Sant'Antonio, in parte inglobato dalla fabbrica ormai abbandonata.
Mura abbattute alla fine dell'800, quando nuove scoperte consigliavano che le malattie endemiche ed epidemiche si dovevano combattere arieggiando gli ambienti.
Mica è una storia facile quella delle mura a Marano, comprate, cedute, abbattute.
Contese vecchie e vecchie recriminazioni.
E pure canzoni:
“[…] Le mure le ze nostre e no de Carandon, sior Pimico de note, ze 'ndò in tombolòn[…] *.




#I cali
Con Fabrizio, caricato lo scafo, si parte per Paluo di Muzzana, seguendo Claudio e la sua barca, sembra mare aperto ma è laguna.
Se ti tuffi, tuffo non è: l'acqua più fonda ti arriva al petto.
Ma vicino ai canneti dove si tirano le corde l'acqua può arrivarti alla vita.
Il primo è il calo della Taiadussa.
-“eh, loro sanno proprio tutti i nomi delle zone”, mi spiega Fabrizio.
Così vicino ai canneti ancora piegati come fosse appena passato un vento forte, conosco altri due pescatori.
Si presentano: c'è Bruno con un bel sorriso e l'età di Claudio e poi “mi son Giani…con due enne eh!”, dieci anni in meno e la siga in bocca che l'accompagnerà per tutte le ore di lavoro.




- “Questa è una pesca a circuizione lenta”, saranno probabilmente le poche parole non in maranese.
Che è una variante veneta.
Anche se siamo in mezzo al Friuli.
Cos'è una calata (i cali)?
Prima la poesia.
Sono ore faticose di braccia tese e paziente attesa, tra i canneti lagunari e la fanghiglia sotto gli stivali scafandro, per una paga di una giornata. In questa terra antica dove il lavoro a giornata che non ha mai reso ricchi generazioni di uomini, sta scomparendo. E non così lentamente come possiamo pensare.
E adesso la lezione, precisa, di Claudio.
Una rete da pesca è fatta di suri (palle di legno galleggianti) in cima, lungo tutto il cordone che sta a galla e poi sotto, a contatto con il fondale, il piombo che è in realtà corda. Corda affondante.
Si parte da lontano, immergendola, dalle estremità, e lentamente come lento è l'ondeggiar della laguna, dopo più di mezz'ora dall'estensione di un campetto di calcio delle due barche, cominciano a serase.
Così la rete diviene sempre più una tratta lunga e stretta, un corridoio, lasciando al punto opposto ai pescatori il cogòl, una specie di fisarmonica a più comparti.
Pescatori che tirano. E tirano forte perché l'attrito del fondale rema contro come non ci si può immaginare.
A volte il piombo s'incaglia ed è tignùa. E allora bisogna insistere e tirare senza strappare.




Gianni è al centro, nella parte alta vicino ai tre che tirano la corda, e cosa fa? Accovacciato e indaffarato con le mani e le braccia a mollo, cosa fa? L'ho saputo dopo.
Tira il piombo a se e lo tiene pressato al fondo. Mentre gli altri tirano la rete con il viso corrucciato e i nervi tesi. E i pesciolini seguono il corridoio cercando l'uscita.
Così, molto lentamente, si accatasta sulla barca l'intreccio di corde, la rete, e rimane questa fisarmonica a scomparti, dove le anguele (il latterino), finiscono ormai la loro corsa.
- “E' una pesca selettiva, molto selettiva” spiega bene Bruno.
D'altra parte disincagliare la rete, raccogliere continuamente erbacce, alghe e fanghiglia per sbrogliarla è gran parte del lavoro di questa gente di mare, con le braccia nere e le rughe scolpite.
E infine quando chili di anguele saranno versate nel cassone, mischiate al ghiaccio, un altro lavoro di selezione nel frattempo è già stato fatto: ributtando in mare altri pesci, granchi e tutto ciò che non è il pescato della calata.




#La fatica
E ora di rimettersi in moto. Si passerà al secondo calo agli Alberassi e poi in ta la Tajagranda. E sarà sempre la stessa pazienza, gli stessi sguardi, il parlarsi a gesti o a parole smozzicate.
Sarà sempre la stessa fatica, la fatica per 8 € al kilo, che "una volta erano almeno dieci ma oggi va così".
Fabrizio mi accompagna e riscende a lavorare. E lo fa con dedizione, come un dovere, con grinta e dolcezza.
Anche se, mi fa capire, non sarà mai il suo lavoro quello lì.




Mi spiega della musica tra una calata e l'altra, mi chiede del mio lavoro a scuola, parliamo di software e studenti.
Mi viene da sorridere tra me e me…digital divide, DAD, montaggio non lineare, Ableton. mentre si sfreccia tra i Casoni, che sembra di stare in Laos o Cambogia, e fra gli spruzzi marini si osservano filari di cigni al largo che sembrano surreali scene di Buñuel.
File e file di grasiùi, che servono ad un altro tipo di pesca, stesi al sole.
Il sole è a picco.
All'ultima calata il volo delle picchiatelle che si tuffano pescando a colpi cadenzano i minuti.
Pochi anni fa ricordo un contenzioso, non del tutto concluso, dove l'antico uso civico della laguna, quella che da sempre è di chi l'abita e la vive, di chi ci lavora da generazioni, ora ha cambiato proprietà. La regione se l'è comprata e restringe, ostacola, mette veti e divieti, mentre autorizza alcune imprese a scaricare in laguna fanghi di dragaggio.
Pare che si sia mangiata la laguna per sputare i pescatori. Un'ode al turismo, rende di più, meglio le villeggiature al mare, meglio cemento e grandi eventi, meglio lasciare ai pescherecci più grandi la pesca intensiva.
Sempre meno ai pesci piccoli, umani e non, come è profondo il mare? Poco.
D'altra parte la fatica non paga mai.
Pasolini l'aveva capito presto e c'ha pianto mezza vita, Medea a parte. L'altra mezza gliel'han portata via.
La fatica non ripaga mai.
Un pescatore lo sa, l'ha sempre saputo, ma accarezza il suo destino.




#L'asta
E' quasi l'una, forse è proprio l'una. S'intravede la torre millenaria dal canale e si attracca al molo della pescheria all'ingrosso.
Burocrazia. Una sessantina di kili di anguele (mi dicono un pescato medio) saranno accatastate in apposite ceste di polistirolo prontamente etichettate.
Poi col carrello si va verso l'asta. Che parte dal prezzo più alto e scende al ribasso.
Pescivendoli, ambulanti, pescherie grandi e piccole. Varia umanità vociante partecipa per accaparrarsi il pescato di giornata.
E' l'atto finale, pare.
Claudio esce, il prezzo è stato già contrattato.
Ci salutiamo con un sorriso, tempo di sistemare le foto e poi di riguardarle assieme.
Sono le 14.30, ho voglia d'acqua fresca e di magiare un boccone.
Ho le braccia che scottano e un paio di schede piene di scatti.
La fatica e il silenzio saranno in bianco e nero, il contrasto segnerà il confine tra un racconto che nasce con una storia ma che ne contiene almeno due, più facilmente tre e la laguna.
Ma non è davvero la fine.

#Rammendare
Torno alle 17.00 di un lunedì di settimane dopo.
Claudio mi aspetta al porticciolo sulla sua barca attraccata. C'è una piacevolissima brezza.
Lo vedo intento a rammendare, ricucire e rimettere a posto la sua rete da pesca.
Mi sorride, un saluto, ho in dono una bottiglia fresca di un bianco di Medeano.
Ago e filo. E' una lavoro di pazienza, è un antico mestiere.
D'altra parte per il suo lavoro la rete è tutto quello che davvero ha. Poche cose in più, oltre la barca.
Mentre lo guardo rammendare, penso.
Un pescatore deve saper riparare.
Le ferite di una laguna che ha bisogno dei suoi tempi e che la pesca deve rispettare.
Funziona così da tanto tempo.
Un pescatore deve saper riparare.
Le ferite che continui declivi e poi acclivi del fondale assestano alla rete durante le calate.
Un pescatore deve saper riparare.
Nella casa che gli è cara.
Anche se i figli non continueranno il lavoro dei padri.




E la laguna, dicono, morirà di acqua alta.
E noi che a rammendare, ricucire e rimettere a posto non abbiamo mai imparato, guardiamo queste mani muoversi come la superficie delle onde.
Possiamo guardare e immaginare.
Provare a fotografare un mondo, prima della fine del mondo.

Stefano Raspa


*È consolidato il detto che le mure le ze nostre, modo di dire che riprende una vecchia canzone maranese. In realtà il materiale delle mura era stato acquistato da un impresario edile, il signor Carandon, già sindaco del comune di Muzzana del Turgnano, che risultava proprietario di altri mappali in fortezza.
Una volta stabilito il prezzo per l'acquisto del materiale (pietre d'Istria), il signor Carandon cedette le mura al Comune con atto notarile. Ma le pietre delle mura erano 'sentite' dai locali come 'nostre', da lì nacque la canzone a fine Ottocento: “… Le mure le ze nostre e no de Carandon, sior Pimico de note, ze 'ndò in tombolòn …”.
-Tratto da un testo di Maria Teresa Corso.





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avatarsupporter
inviato il 27 Settembre 2021 ore 11:22

Per il foto racconto completo (30 foto) c'è la galleria qui
www.juzaphoto.com/me.php?pg=318375&l=it

avatarsupporter
inviato il 29 Settembre 2021 ore 17:14

Non ho parole ; una narrazione , per iscritto e per immagini , che colpisce per la sua esaurienza ,completezza e aggiungerei poesia da cui traspare evidentissimo l'amore per ciò che si sta fotografando e per ciò che si racconta : è qualcosa di più di un racconto fotografico , è quasi la proiezione di se stessi in un lavoro e in un mondo di cui si vorrebbe far parte , nonostante la fatica e quello che credo sia anche un magro riscontro economico .
Eccellente lavoro Stefano , ben più che eccellente e grazie per avermi fatto conoscere questo pezzetto di Italia , piccolo ma grande come gli uomini che lo vivono .
Leonardo

avatarsupporter
inviato il 29 Settembre 2021 ore 21:33

Grazie davvero Leonardo.
Sono storie in cui cerco di entrare soprattutto in relazione con le persone che le vivono, senza questa empatia mi sarebbe impossibile raccontarle. Il fatto che anche tu sia riuscito ad avere questa percezione dalle parole e dagli scatti è per me motivo per continuare su questa mia piccola e personale strada.
Buona serata e buona luce.

avatarsenior
inviato il 09 Ottobre 2021 ore 22:35

Un documento di rara qualità, di una limpidezza che è difficile rinvenire nei testi d'oggi dove si cerca lo scatto veloce. Qui si percepisce nettamente l'aver assaporato la vita di queste persone ed allora si che le immagini non sono tali ma si sono trasfigurate in momenti parlanti della loro quotidianità. Sto cercando anche io di imparare a raccontare le nostre tradizioni...
Sembra davvero di assaporare i lavori dei nostri maestri del Novecento: mi sovviene alla memoria il reportage di Cito sui tonni
I miei più sentiti complimenti.
Saluti

avatarsupporter
inviato il 09 Ottobre 2021 ore 22:57

Caro Jacopo, ti ringrazio per la belle parole e la riflessione sul saper raccontare mestieri, storie di uomini e donne che in gran parte stanno scomparendo.
Anch'io ci provo, cerco sempre di entrare in punta di piedi e farmi sentire parte della storia di chi racconterò, mi sembra il miglior modo, il più onesto per farlo.
Il riferimento a Cito mi lusinga, je spiccio casa...forse ;-)

avatarjunior
inviato il 26 Novembre 2021 ore 14:12

Grazie di cuore, Anarres, per questo racconto di immagini e parole significanti e significative
La Laguna meno nota, vissuta e documentata dal vero
Ho dentro la stessa Laguna, percorsa in tanti modi fin da piccolo, con tanti incontri simili con chi la vive ogni giorno e la fa ancora con tanta fatica vivere del suo lavoro, sempre più duro e che può sembrare quasi anacronistico ma è prezioso appunto per renderla un luogo vitale
Piena di spunti con le foci dei fiumi, le valli di pesca tra Grado e Marano, il dedalo di canali e gli infiniti scorci di visuale, i raccoglitori di capelonghe a bassa marea, un ambiente che rappresenta uno degli ultimi paradisi per gli uccelli migratori
Grazie di nuovo per questo racconto diretto ed efficace nel concetto e nella realizzazione

avatarsupporter
inviato il 26 Novembre 2021 ore 14:44

Caro Alessandro,
grazie a te per questo riscontro e le parole legate alla tua infanzia ed esperienza.
Per me, che non ci sono cresciuto, è stata invece una scoperta tanto affascinante quanto tardiva, ho sentito la fretta di fermare almeno un piccolo scorcio di questi luoghi e di questi uomini.
Buona serata.

avatarsenior
inviato il 26 Novembre 2021 ore 15:46

Storia di un'unanimità che sta scomparendo. Bel racconto corredato da immagini che parlano da sole.

avatarsupporter
inviato il 27 Novembre 2021 ore 0:29

Grazie Pasquale!

avatarjunior
inviato il 30 Marzo 2022 ore 12:24

Molto bello. Complimenti

avatarsupporter
inviato il 30 Marzo 2022 ore 13:24

Grazie mille Daniele!

avatarjunior
inviato il 17 Aprile 2022 ore 4:19

Grazie per il bellissimo documento e foto. Renato

avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2022 ore 7:39

Bellissima esperienza e racconto.

Grazie

avatarsupporter
inviato il 17 Aprile 2022 ore 12:10

@Renato
@Fbr
grazie del passaggio e delle belle parole.

avatarsenior
inviato il 27 Giugno 2022 ore 11:12

Un lavoro straordinario... Sorriso Complimenti sinceri, Annares!
Da stampare in una raccolta dedicata ai lavori che stanno scomparendo!
Foto molto suggestive, soprattutto per la scelta del B/N... Il testo è emozionante! Mi sono commossa a tratti... Sorry
Durante una visita a Porto Ercole, ho fotografato un pescatore solitario, anziano, intento a "ricucire" in silenzio la sua rete... Ho scritto un pensiero dopo qualche tempo, rivedendo la foto e se ti va di vederla, lascio qui il link!
Mi hai donato ottimi spunti per realizzare un progetto che ho in mente da tempo, ma non ho ancora avuto i giusti segnali da me stessa per iniziare! Grazie per questo scambio bellissimo...
Buona luce per nuovi racconti!
Sorriso

Saluti, Flory
;-)

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