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Gino Strada


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avatarsenior
inviato il 13 Agosto 2021 ore 15:26

21 aprile 1948 - 13 agosto 2021


Avresti meritato il Nobel...
Od ancor meglio , piú ascolto ...


Con immenso dolore ...






www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/08/13/morto-gino-strada-fondator

[...]


www.raiplay.it/programmi/jung-nellaterradeimujaheddin



www.emergency.it/libro-gino-strada-una-persona-alla-volta/

ilmanifesto.it/read-offline/560304/un-mondo-da-sanare-negli-occhi-di-g

avatarsenior
inviato il 13 Agosto 2021 ore 15:38

Non condividevo le sue idee politiche ma,accidenti,quando andava in sala operatoria a curare i martoriati....
Mi unisco.

avatarsenior
inviato il 13 Agosto 2021 ore 15:40

Appunto , le sue idee nascevano da ciò che toccava con mano .

avatarjunior
inviato il 13 Agosto 2021 ore 15:42

Triste

avatarsupporter
inviato il 13 Agosto 2021 ore 16:14

Un Medico nel significato più alto.
Con lui il mondo è stato un poco migliore.

avatarjunior
inviato il 13 Agosto 2021 ore 16:41

Sopravviverà il bene che ha fatto. E l'esempio.

avatarsenior
inviato il 13 Agosto 2021 ore 19:16

Cosa ci resta di Gino Strada?

- Ci ha insegnato che le guerre giovano solo al mercato delle armi e anche quando finiscono restano le mine che storpiano ed uccidono soprattutto i bambini.
- Ci resta la sua rabbia costruttiva di quando ci ricordava che con il costo di un solo F35 si allestirebbero 1500-2000 posti di terapia intensiva.
- Ci restano gli ospedali di Emergency per curare tutti, senza distinzione perché tutti apparteniamo all'unica razza, quella umana.

avatarsenior
inviato il 14 Agosto 2021 ore 0:05

Dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la morte di Gino Strada :


www.quirinale.it/elementi/59363


***

www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/art

avatarjunior
inviato il 14 Agosto 2021 ore 6:46

Fabrizios53, hai detto tutto.

avatarsenior
inviato il 17 Agosto 2021 ore 11:00


Gino Strada in conversation with Giles Duley:

"Reflections of a War Surgeon"



***

"Jung - Nella terra dei Mujaheddin"
2000 Italia, Afghanistan 78 min

Regia: Alberto Vendemmiati, Fabrizio Lazzaretti
Interpreti: Gino Strada, Ettore Mo, Kate Rowlands, Il Popolo dell'Afganistan, Lo Staff di Emergency

www.raiplay.it/programmi/jung-nellaterradeimujaheddin

***
Photographers call for action to help vulnerable women in Afghanistan

www.popphoto.com/news/photographers-respond-afghanistan/

***



www.theatlantic.com/international/archive/2021/08/the-talibans-return-

***


avatarsenior
inviato il 19 Agosto 2021 ore 14:06

Kabul, 16 febbraio 2003



Di questi tempi si sente spesso discorrere di «scontro di civiltà», e credo che ciò sia vero. Non nel senso che due mondi e due culture, quelli occidentali e quelli islamici, siano entrati in rotta di collisione: questo è del tutto falso. Ad essere in crisi è, piuttosto, l'idea stessa di «civiltà», o meglio la nostra idea di civiltà.

È come se, in una nuova Macondo, non riconoscessimo più i principî, i concetti, perfino le parole. L'occupazione militare di un paese sovrano diventa missione di «peace-keeping», l'assassinio di cinquemila civili afgani sotto le bombe – ero in Afghanistan in quel periodo – si trasforma in «guerra al terrorismo». Cinquemila esseri umani spariti nel nulla, «effetti collaterali», cavie da laboratorio.

Non ci deve sorprendere il disagio che proviamo, né la nostra spaventosa capacità di digerire ogni orrore della guerra. È frutto di una prolungata e puntuale opera di condizionamento dei nostri cervelli, una ferita prodotta da «un'arma» nuova e micidiale: l'informazione.

Un'arma di «distrazione» di massa.
Il mio mestiere di chirurgo mi ha portato a vivere in mezzo alle guerre negli ultimi 15 anni, in Africa, in Asia, in America latina, perfino nella nostra Europa. Forse questo mi rende refrattario alla manipolazione, almeno sulla guerra. Perché quella che ho visto in molti paesi non c'entra niente con la favola che ho sentito raccontare da giornali e televisioni: la guerra che ristabilisce diritti umani, la guerra che porta la pace, la guerra che libera le donne. Non ci sono, non esistono. Non c'è guerra umanitaria, non può esserci uccisione degli uomini in nome dell'uomo.

Facciamo la guerra? A chi? La guerra si fa al nemico, lo si colpisce il più duro possibile. Ho visto il nemico sconfitto, annientato. Bambini fatti a pezzi dalle bombe e dalle mine antiuomo, o lasciati spegnere da malattie diventate incurabili per l'embargo alle medicine. Loro sono stati colpiti, loro sono stati il nostro nemico. Per qualcuno di noi – cittadini del nostro stesso pianeta – sono solo «effetti», non esseri umani. Mi spaventa solo lo scriverlo.

Il nemico «ufficiale» invece, quello che non abbiamo colpito, è sempre lì. È il mostro, o il mostro di turno, il feroce dittatore che chiamavamo presidente finché eravamo noi ad armarlo. Nell'ultima metà del secolo scorso abbiamo assistito a un rito macabro: in tutti i conflitti decisi da politici e generali, su dieci morti, nove sono stati civili. Un dato statistico inoppugnabile.

Che orrendo gioco è questo? Perché molti nostri «governanti» ci stanno mentendo, e ci propongono la guerra per difendere «la nostra sicurezza»? La sicurezza di noi tutti, cittadini del pianeta, dipende invece – lo sappiamo benissimo – dalla nostra capacità di mettere al bando la guerra, di farla sparire dalla faccia della Terra, di lottare contro la guerra con forza, come stiamo facendo per vincere il cancro.

È un compito difficile ma improrogabile che spetta a noi, donne e uomini di questo inizio di millennio. Dobbiamo riuscirci, e in tempi brevi, perché le armi di distruzione di massa, anche quelle progettate «per la nostra sicurezza», rischiano di distruggerci e di consegnare un mondo inospitale alle generazioni future. Come siamo potuti arrivare fin qui?

Se centinaia di milioni di noi muoiono ogni anno di fame e di guerra, di malattia e di povertà, se siamo arrivati al punto che la guerra – che le famiglie europee hanno ben conosciuto – ci viene offerta come condizione normale di vita, ciò è potuto accadere solo perché nel mondo c'è poca democrazia, molto poca. Certo è responsabilità di molti, a cominciare da chi non si è mai preoccupato di quel che gli succedeva intorno. Mancanza di partecipazione, disinteresse alla politica. Non ci siamo preoccupati che la politica del paese militarmente più forte fosse decisa da elezioni finanziate per tre miliardi di dollari dalle varie «corporation», e le corporation hanno fatto il loro lavoro. Ciascuna lobby ci ha indicato il «suo» politico, non il nostro.

Ci presentano due candidati, entrambi loro, e noi scegliamo. O meglio, come è successo nelle ultime elezioni Usa, il 30 per cento della popolazione sceglie e alla fine la Corte Suprema dichiara il vincitore senza passare per la conta dei voti. Se davvero chi governa esprimesse, rappresentasse il volere del popolo, l'Europa non sarebbe lacerata com'è. I popoli dell'Europa, la grande maggioranza dei cittadini europei, non vogliono la guerra all'Iraq. Anzi, non vogliono più nessuna guerra: la ritengono una barbarie, contraria all'etica e alla ragione umana.

Eppure alcuni governanti non considerano affatto l'opinione dei loro governati – tantomeno si sognano di indire consultazioni popolari – e vogliono portare il paese in guerra contro la volontà dei cittadini. Magari violando, come è già successo in Italia ad opera di governi di centro-sinistra e di centro-destra, la stessa Costituzione. In occasione della guerra all'Afghanistan, il 92 per cento del parlamento italiano ha votato per la guerra, cioè contro la Costituzione del proprio paese. Un esempio che ben chiarisce quanto grande sia il bisogno di democrazia, soprattutto di questi tempi. Gli Stati Uniti sono lì a dimostrare quanto la democrazia faccia a pugni con la guerra, quanto sia incompatibile.

I cittadini di quel paese stanno pagando un prezzo enorme: possono venire arrestati, interrogati con le moderne tecnologie, perfino giustiziati, senza passare da un tribunale, senza diritto a una difesa. È la nuova legge, che seppellisce la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Quant'altra democrazia ha già macinato nel mondo il bellicismo della giunta petrolifera al potere negli Usa? Diritto internazionale, accordo di Kyoto, Corte penale, Convenzioni di Ginevra, autonomia delle Nazioni Unite… Io mi sento solidale con il popolo statunitense, e sono contrario a quel «governo», il loro, che annienta persino la libertà dei propri cittadini, che agisce «contro il suo stesso popolo». E credo che essere contrari alla politica di George Bush e dei suoi amici sia un imperativo morale per tutte le persone per bene che abitano il pianeta.

Perché la politica in quel paese – e non solo in quello, ahimè – è stata usurpata da lobby pronte «a colpire» se vedranno «minacciati» i loro interessi, che spacciano per «interessi nazionali». Sono quegli interessi che oggi dettano la politica. La politica non è più cosa per cittadini, non deve più sforzarsi di migliorare la cosa pubblica e il nostro vivere associati. Oggi la politica serve gli interessi privati dei «Signori della Politica», di chi la finanzia e la controlla. Che sono anche i Signori della Guerra.

Hanno scelto la guerra. Perché fa aumentare vertiginosamente i loro conti correnti, ma soprattutto perché l'uso illimitato e indiscriminato della forza è l'unico mezzo che hanno ormai a disposizione per mantenere la situazione attuale, quella che vede meno del 20 per cento degli uomini possedere più dell'80 per cento delle ricchezze del mondo. Le armi per mantenere ad ogni costo i privilegi di pochi. Un ritorno al passato, nella storia dell'uomo, altro che new economy.

Questa è la vera guerra mai dichiarata: la guerra ai poveri del mondo, agli emarginati, agli sfruttati, ai deboli, ai diversi, la guerra a tutti gli «spendibili», vittime designate dei nostri consumi.

In molti hanno trovato il coraggio di una ribellione morale e si rifiutano di essere complici di chi pensa, dopo averli spogliati di tutti i loro averi, di eliminare i poveri anziché la povertà. Mai come oggi il mondo è stato percorso da una voglia di cambiamento così forte, mai si erano visti tanti milioni di persone mobilitarsi per la pace. Chiedono pace. E hanno voglia di giustizia, non di Guantanamo. Hanno voglia di diritti, per tutti, magari perché nella loro umanità residua ancora riescono a sentirsi meglio se nessuno muore di fame intorno a loro, anche se a migliaia di chilometri. Hanno voglia di un mondo più umano, più giusto, più solidale, un mondo di donne e uomini «liberi ed eguali in dignità e diritti». Perché ancora credono che quell'«effetto collaterale», cui nessuno porterà un fiore né una coccarda, abbia in realtà una faccia e un nome, una storia e degli affetti. Insomma credono che sia uno di noi, e che sia un valore per tutti che lui continui ad esistere. E credono che la vita umana, di ciascuno di noi, sia un valore, un fine, e che non possa mai essere ridotta a un mezzo, assoggettabile o addirittura spendibile, sull'altare della finanza o del mercato, o della politica. È l'etica – ritengono – che deve guidare la politica, non viceversa.

Utopia, pacifismo infantile?
Assolutamente no. Anzi, un progetto in via di realizzazione. Il 15 febbraio i cittadini del mondo hanno chiesto pace, e i governanti non potranno girarsi dall'altra parte. L'arma di «distrazione» di massa si è inceppata, i cittadini hanno ricominciato a capire il senso delle parole. Prima fra tutte, «democrazia»: non sarà più permesso ai governi di dichiarare guerre a nome dei popoli. Il mondo non sarà più lo stesso, dopo il 15 febbraio.

Gino Strada







***

"La Costituzione" ...
di Piero Calamandrei
26 gennaio 1955

www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/28




avatarsenior
inviato il 19 Agosto 2021 ore 14:49

Perché quella che ho visto in molti paesi non c'entra niente con la favola che ho sentito raccontare da giornali e televisioni

Già.Le varie Botteri et similia che raccontano di una realtà vista dai loro salotti.
Nell'ultima metà del secolo scorso abbiamo assistito a un rito macabro: in tutti i conflitti decisi da politici e generali, su dieci morti, nove sono stati civili. Un dato statistico inoppugnabile.

La stessa canèa di politicanti che non smette di abbaiare.Prima appoggiavano l'intervento"umanitario",ora sciatti come banderuole "così come si muta il vento,a piacer suo ci fà volgere", invocano un bislacco stato di diritto.
Da quando i perdenti dettano le condizioni della resa?
Tralascio considerazione ovvie e brutali sulle nauseabonde esternazioni di quelle forze politiche italiane che,compatte, si schierarono per l'intervento in Afghanistan.Da Berlusconi a Letta.
E sulle melliflue manifestazioni di pace dell'Occidente quasi vomito.Siamo appena usciti da una catastrofe umanitaria a seguito della guerra in Siria che ha prodotto lutti e sofferenze.E,l'Occidente,come al solito,guardava da un'altra parte.


Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Spiace qui contaddirre Gino Strada.Quella dichiarazione quei popoli non l'hanno mai riconosciuta.
Anzi i Talebani hanno riconfermato l'unica legge che riconoscono:
La Shari'a.
Per il resto lo ripeto:
chapeau al suo operato.

"Sei ancora quello della pietra e della fionda"

avatarsupporter
inviato il 22 Agosto 2021 ore 5:44

Però la libertà è come l'aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, .......

Calamandrei parlava con romantica passione, i suoi colleghi (? blasfemia), nei decenni successivi, fino la nostro presente, hanno reso utopiche le sue parole.

Il discorso di Strada, del 2003, è magnifico, per tratti profetico, ma non più del tutto attuale stanti alcune "varianti" recentemente subentrate, e la "necessità economica" della guerra sposta la finalizzazione ultima dall' industria pesante al farmaceutico.
È frutto di una prolungata e puntuale opera di condizionamento dei nostri cervelli, una ferita prodotta da «un'arma» nuova e micidiale: l'informazione.

Perché quella che ho visto in molti paesi non c'entra niente con la favola che ho sentito raccontare da giornali e televisioni: la guerra che ristabilisce diritti umani, la guerra che porta la pace, la guerra che libera le donne. Non ci sono, non esistono. Non c'è guerra umanitaria, non può esserci uccisione degli uomini in nome dell'uomo.

In molti hanno trovato il coraggio di una ribellione morale e si rifiutano di essere complici di chi pensa, dopo averli spogliati di tutti i loro averi, di eliminare i poveri anziché la povertà.


Ci sarebbe molto su cui riflettere.
Le ideologie sono comunque un limite, chi le accetta e vuole superarne il limite è un eretico.

I fatti, fortunatamente, le superano.

avatarsupporter
inviato il 22 Agosto 2021 ore 7:11

Perché quella che ho visto in molti paesi non c'entra niente con la favola che ho sentito raccontare da giornali e televisioni: la guerra che ristabilisce diritti umani, la guerra che porta la pace, la guerra che libera le donne. Non ci sono, non esistono. Non c'è guerra umanitaria, non può esserci uccisione degli uomini in nome dell'uomo


questa é una sciocchezza condita da ignoranza, oppure retorica all'ennesima potenza, chi lo scrive omette di vivere in un paese liberato dagli americani, hanno liberato e portato la democrazia anche in Germania, dove c'era la più terribile e feroce dittatura mai esistita

comunque meglio stabilire un punto preciso e inequivocabile, fino agli anni 2000 dell'Afganistan dei talebani e dell'Isis che volevano vivere nel loro medioevo non fregava nulla a nessuno, purtroppo avevano la brutta abitudine di andare in giro per il modo a fare atti terroristici, lì si sopportava come insetti molesti

11 settembre ha cambiato tutto, é stato un atto di guerra, e ad un attacco si risponde com i mezzi che reputi più adatti a sradicare la minaccia che era l'isis e chi gli dava ospitalità, non si poteva più girare la testa e far finta di nulla perché l'atto era devastante, che poi non avrebbe mai portato alla democrazia si era capito già da molti anni

hanno fatto bene ad andarsene gli americani (in modo pessimo) dovevano farlo prima, erano rimasti solo per non riconsegnare il paese ai talebani, ma era inevitabile, essendo di cultura tribale, il paese nella sua maggior vuole i talebani, infatti sono avanzati con il consenso della popolazione che vuole la sharia non la democrazia

quindi si potrebbe dire che la guerra fosse inutile, No ovviamente, la finalità non era portare la democrazia, ma smantellare l'isis e dare una lezione a quei fanatici terriristi del cazzzo che vanno in giro per il mondo a fare atti terroristici, adesso sembra che i talebani l'abbiano capita, volete vivere nel vostro medioevo, fate pure al mondo non importa un cazzzo, ma non rompete più i coglioni in casa nostra, se si raggiunge questo scopo la guerra é stata utile

user198779
avatar
inviato il 22 Agosto 2021 ore 7:16

Non hai tutti i torti purtroppo....
Triste

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