| inviato il 04 Giugno 2021 ore 15:13
Oggi su La Stampa è apparso un articolo di Gabriele De Stefani davvero interessante che prospetta, anche per il nostro amato settore fotografico, rincari e ritardi nella produzione. Mi sento di condividerlo con voi per le nostre considerazioni. ------------------------------------- Il balzo dei prezzi strangola le aziende: “Un microchip da 3 euro ne costa 800” Fermate nelle fabbriche e clienti a rischio. L'alimentare tocca un nuovo record: +40%, il massimo da dieci anni. Gli analisti: «Così fino al 2023, pesano gli incentivi per la svolta green e i piani di investimenti e aiuti pubblici» Arrivi un giorno in azienda e per un microprocessore che un anno fa costava tre dollari e mezzo te ne chiedono 817,90 . Calcolare la percentuale di rincaro è un puro esercizio di stile, la sostanza è che così non si può lavorare: «Siamo stati costretti a fermare la linea produttiva per una settimana, finché non abbiamo trovato il microchip a 40 dollari, comunque un prezzo altissimo» dice Giordano Riello, che con la sua NPlus a Rovereto produce schede elettroniche. È la grande crisi delle materie prime: da mesi introvabili e schizzate a livelli record per il combinato disposto della ripresa, dell' aumento della domanda, dell' inflazione e della storica iniezione di soldi pubblici nell' economia . E le prospettive, dicono gli analisti, non sono incoraggianti: i rincari proseguiranno per un altro anno e mezzo . La manifattura si arrangia come può, tra fermate, cali dei margini e ripercussioni sui prezzi proposti ai clienti. «Noi lavoriamo con materiali ferrosi e plastica - spiega Giorgio Luitprandi della Edilmatica, che a Mantova produce prefabbricati per l' edilizia -. Siamo in difficoltà, l' ultima sorpresa pochi giorni fa. All' improvviso una mail da un fornitore: " Non rispettiamo le consegne previste, possiamo darvi solo materiali di minore qualità ". Stiamo correndo il rischio di perdere clienti, non ci sono alternative e non possiamo scaricare tutto sui prezzi. Ed è impossibile programmare a sei mesi come eravamo abituati, al massimo si ragiona su qualche settimana». Se far pagare tutto ai clienti fa finire fuori mercato, la sponda non arriva da chi sta a monte della catena: «Si è creata una bolla speculativa tra i fornitori - ragiona Francesco Frezza, industriale del legno di Bari -, noi abbiamo dovuto annullare contratti già firmati, era impossibile rispettarli con prezzi schizzati da 400 a 800 euro al metro cubo e con gli imballaggi rincarati del 30-40% . Procediamo con accordi settimanali sperando di spuntare di volta in volta condizioni migliori, e tutti ci propongono consegne non prima di settembre-ottobre». Basta poco per perdere i clienti: «Magari un concorrente cinese che la materia prima ce l' ha in casa, visto che siamo tutti dipendenti da loro - si sfoga Riello -. Pechino arriva a mettere i dazi in uscita, sono manovre per indebolire i mercati occidentali a cui dovremmo rispondere. Servono interventi a livello europeo per proteggerci». L' inflazione pesa anche sull' agroalimentare: a maggio + 40% per le commodities, dice la Fao. Record dal 2011 . Le cause e gli scenari I numeri dicono che il petrolio è ai massimi da due anni e che in dodici mesi il rame è rincarato di quasi il 150%, alluminio e nickel circa del 70% . «È uno scenario che ha origine soprattutto nel ciclo macroeconomico - spiega Daniela Corsini, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa San Paolo -. Da una parte c' è la ripartenza che dalla Cina si è estesa a tutto il mondo e ora ai servizi, dall' altra le politiche fiscali che hanno portato grandi iniezioni di liquidità in tutto il mondo occidentale, per redistribuire il reddito dopo la pandemia. In più a spingere l' inflazione ha contribuito la svalutazione del dollaro». Dinamiche rafforzate da fenomeni più transitori e legati alla pandemia: «Ne individuiamo due - prosegue Corsini -. Il primo è l' improvviso cambiamento dei consumi, che ha spinto il packaging, e dunque carta e plastica, e l' immobiliare negli Usa, che ha fatto impennare la domanda di legno. Il secondo sono i colli di bottiglia a trasporti e produzione: il distanziamento sociale ha frenato molti siti produttivi, come le miniere, mentre i bassi livelli di scorte decisi nei mesi dei lockdown rendono ora meno rapida la risposta nelle consegne. Per questo spesso non si rispettano le consegne nonostante i prezzi elevatissimi ». Il mix di variazione dei consumi e magazzini svuotati sta tutto nel caso dei microchip introvabili: quando le case automobilistiche hanno cancellato gli ordini durante i lockdown, i produttori asiatici si sono spostati sui chip per l' informatica e ora, con il mercato in ripresa, manca quel che serve all' automotive, in attesa che i fornitori si riallineino. Secondo le previsioni del centro studi di Intesa, le imprese dovranno stringere i denti ancora per un anno e mezzo: «Gli investimenti pubblici in infrastrutture e transizione verde manterranno alta la domanda e quindi i prezzi - aggiunge Corsini -. Penso soprattutto ad acciaio e rame, che non è sostituibile nei processi di elettrificazione e soffre anche i freni alla produzione in America Latina, dove c' è un rinnovato interesse per i temi ambientali. Penso anche a energia e gas: è fortissima la concorrenza dell' Asia, che vuole ridurre le emissioni e cerca gas naturale. Le aziende devono prepararsi a convivere con i rincari, non si tornerà ai livelli del 2019». È l' altra faccia della svolta green: la domanda si concentra sulle materie prime e le fonti energetiche che devono alimentarla, facendo correre le quotazioni. E, nei prossimi mesi, anche le bollette delle imprese: previsti aumenti per i diritti di emissione di anidride carbonica. Testo integrale: www.lastampa.it/topnews/economia-finanza/2021/06/04/news/il-balzo-dei- |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 15:16
I recentissimi ritardi nella consegna delle nuove Sony A1 piuttosto che del nuvo Sony FE 50 1.2 o delle lenti RF Canon etc.. testimoniano come il fenomeno coinvolga oramai tutte le Case produttrici senza alcuna eccezione. Abbiamo, anche, toccato con mano un forte innalzamento dei prezzi non solo al day one: è il caso, ad esempio, di lenti come il Canon RF 50 1.2 che mantiene, oramai da troppo tempo, una rigidità del prezzo verso l'alto e, dopo aver toccato un minimo di 1.774 euro nell'estate 2020, è da troppo tempo oramai prezzato a un importo variabile tra i quasi 2.000 e i 2.200 (prezzo minimo, intendo, minimo).
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user207512 | inviato il 04 Giugno 2021 ore 15:33
Siamo in una fase in cui c'è una scandalosa speculazione sulle materie prime, i cui aumenti sono solo marginalmente dovuti alla pandemia, visto che per per otto mesi i prezzi sono rimasti costanti, quando non sono scesi. Nell'articolo non si cita la carta, che ha subito aumenti di circa il 60%, in una prima fase per effettiva carenza di macero, poi solo ed esclusivamente per speculazione. I noli sono aumentati del 150%, il che ovviamente preclude a molte materie con poco valore aggiunto di essere importate o esportate. La situazione non è semplice, se la bolla non dovesse rientrare dopo l'estate, prima mi pare francamente impossibile, molte aziende andranno in grossa difficoltà, molto grossa, tanto che in molti settori le multinazionali o le aziende più ricche stanno cannibalizzando tutte le medie imprese sane. |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 15:33
Tutto perché i produttori hanno puntato su una grossa frenata della richiesta a causa della pandemia, in realtà in alcuni settori la frenata c'è stata ma in molti altri invece si sono trovati di fronte ad un vero e proprio boom di richieste e ora tornare a livelli produttivi pre crisi sarà inevitabilmente lungo e doloroso, se pensi che ci sono problemi per costruire le auto che hanno un impatto sulla vita decisamente più alto rispetto ad una macchina fotografica... Immagina quando finirà tutto questo casino! |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 16:16
Analisti parlano di 2023 - 2024... |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 16:21
Ho amici in vari settori produttivi e tutti mi ripetono la stessa cosa "stiamo rallentando o bloccando la produzione pr mancanza cronica di chip" E si parla di ogni settore, dalle macchine fotografiche alle auto alle lavatrici (all Miele sono in piena emergenza nonostante le scorte). Si parla sempre e solo di gpu, mining e simili, ma presto si rischia una crisi globale di produzione di quelle serie. Ormai tutto ha un chip dentro. |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 17:30
Ragazzi il problema e' che mettere su una fabbrica di chip aggiuntiva e' costosissimo e richiede tempi lunghi. Il problema è quindi quasi strutturale e di medio lungo periodo. Non saranno tempi facili per aumento dei prezzi e per approvvigionamento. |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 18:19
Per la carta prima era il macero, ora è la chimica che ha degli aumenti incredibili Comunque l'aver spostato in Cina molte produzioni o la dipendenza di alcune produzioni anche povere ci ha messo in ginocchio. E c'è chi non rispetta i contratti godendo di immunitá di fatto: grossa ditta italiana di prodotti chimici per cartiera, contratto per materie prime dalla Cina trasporto 1500/2000$ per container Comunicazione dal porto cinese “ merce arrivata, ma il trasporto è 5000$ “ praticamente o si accetta o la merce rimane li perché prima partono quelle che pagano di più |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 18:24
“ mettere su una fabbrica di chip aggiuntiva e' costosissimo e richiede tempi lunghi „ Vero, tutte le cose sofisticate richiedono "tanti soldi e tempi lunghi". Solo che se non le si fa MAI, si rimane sempre senza. Per esempio non eravamo in grado di produrci i vaccini, e infatti abbiamo dovuto aspettare i comodi dei produttori che hanno venduto ad altri nonostante i contratti, così come ora non siamo in grado di produrre chip, e dobbiamo aspettare i comodi (e i prezzi) degli altri. Si è perso e si sta perdendo un tempo infinito a discutere dei vari "tavoli", delle varie "vertenze" aperte ognuna per poche decine di posti di lavoro in settori in cui non possiamo competere (uno per tutti le lavatrici), e non si dedica tempo a ragionare (ed AGIRE) nei settori cruciali per la sopravvivenza. Sembra che non si provi neppure a ragionare sul "lungo periodo", in cui quelli che sembrano costi enormi, magari poi si rivelano risparmi enormi: avessimo avuto una "fabbrica di vaccini", avremmo potuto riaprire prima (ed avremmo fatto tanto debito in meno), avessimo una "fabbrica di chip", non dovremmo fermare le industrie che ne hanno bisogno ... un tempo si diceva "immaginazione al potere", io vedo adesso tanta "miopia al potere". |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 18:24
La mancanza di prodotti sta drogando il mercato facendo schizzare i prezzi |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 18:27
Hai ragione Alvar, prima o poi occorrerebbe cominciare… |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 18:28
Ziopaino il guaio e' ben visibile nel mercato fotografico odierno con aumenti dei prezzi e con gravi ritardi nelle consegne e nulla lascia presagire che le cose possano migliorare a breve |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 18:29
E la Cina ci sguazza con le terre rare. Non per niente hanno già messo le mani in diverse zone dell'africa. |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 18:37
Bisognerebbe essere un po' più autarchici, specialmente nei settori chiave, materie prime, alimentare e energia. Quindi serve riciclare bene, emanciparci da gas e petrolio, produrre cereali in modo efficiente. Essere meno numerosi. |
| inviato il 04 Giugno 2021 ore 18:41
La tematica è interessante e ben argomentata, in estrema sintesi è un problema strutturale dell'Europa in primis, paghiamo il nostro essere esterofili con cieca fiducia nella globalizzazione e soprattutto il credere nella sua ineluttabilità. Ricordate la storiella del tacchino induttivista? Ecco stiamo pagando quel prezzo secondo me e serve un new deal serio a livello europeo nell'industria tecnologica, ma non solo... «Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell'allevamento in cui era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un'inferenza induttiva come questa: "Mi danno sempre il cibo alle 9 del mattino". Questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.» (Bertrand Russell, 1912) |
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