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Fujifilm GF 120


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avatarjunior
inviato il 20 Aprile 2021 ore 10:41

Avendo già il GF 110, ho acquistato il GF 120 per dedicarmi allo still life.
Per prima cosa l'ho testato in maniera empirica per verificare il suo range ottimale montandolo sulla GFX 100 fissata su un treppiede, operata dal computer in tethering e utilizzando flash professionali.
Ho ripreso una doppia pagina di quotidiano intera, provando tutte le variabili seguenti: ogni singolo stop, da F4 a F32, stabilizzatore d'immagine dell'obiettivo ON/OFF, con o senza filtro UV della massima qualità.
Ho analizzato i risultati ingrandendo l'immagine al 400%.
Uno: non ho rilevato alcuna differenza con o senza filtro UV top di gamma, per cui lo lascio sempre montato.
Due: con lo stabilizzatore le immagine appaiono leggermente più morbide, il che conferma la validità del suggerimento nel manuale di escludere lo stabilizzatore quando l'apparecchio è montato su un solido treppiede – in effetti, lo stabilizzatore neutralizza le grandi vibrazioni tipiche di quando si scatta a mano libera, ma ne produce di sue.
Tre: grandi differenze sono invece prodotte diaframmando l'obiettivo. Al rapporto di riproduzione utilizzato per riprendere una pagina doppia di quotidiano a F4 è evidente una vignettatura; la massima qualità è tra F8 e F11, come ci si poteva aspettare; a F32 l'immagine è molto morbida, per me inutilizzabile, salvo in casi particolari poco critici, in cui non serve lontanamente tutta la nitidezza potenziale dei 100MP.

Il GF 120mm è piuttosto lento a mettere a fuoco, il che non è un problema nello still life con soggetto immobile e apparecchio su treppiede; nella ritrattistica, soprattutto utilizzando unicamente le lampade pilota come fonte di illuminazione continua, fa fatica, anche con soggetti fermi e con la GFX 100, probabilmente per via della sua luminosità F4. Le uniche selezioni possibili per limitare la messa a fuoco sono da 45 a 90 centimetri, e da 90 centimetri all'infinito, il che non aiuta nella ritrattistica. E' molto frustrante quando vedi che l'autofocus va dalla parte sbagliata e non puoi farci nulla, se non aspettare che arrivato a fine corsa torni indietro, il che nella ritrattistica significa spesso perdere l'attimo fuggente.

Nelle tipiche situazioni Still Life in studio, soprattutto quando non diaframmo molto, prima degli scatti spengo le lampade pilota dei flash e scatto pressoché al buio, in modo che, nonostante il tempo di sincronismo flash sia solo di 1/125 per via dell'otturatore a tendina (rispetto a 1/500, 1/1600 o persino 1/2000 degli otturatori centrali) l'immagine non sia “scaldata” dalle lampade al tungsteno.

Ritornando al GF 120, l'obiettivo viene venduto come macro, anche se il rapporto di riproduzione massimo è di 1:2 e non l'1:1 proposto pressoché da tutti gli altri concorrenti. Di per sé può non essere un problema, visto che negli apparecchi GFX l'immagine è prodotta su un sensore che misura solo 33x44mm.

Visto che uno degli impieghi in cui gli apparecchi GFX possono dare il massimo sono le situazioni statiche, come la paesaggistica e lo still life, è bene fare un paio di considerazioni per capire come funzionano i veri obiettivi per il “macro”.

Nel grande formato, gli obiettivi utilizzati per lo still life sono costituiti da poche lenti in pochi elementi, pressoché simmetrici, con un angolo di campo relativamente limitato e poco luminosi. Un esempio sono i Rodenstock Apo-Ronar, ottimi obiettivi ideati per lo Still Life, con un angolo di campo relativamente limitato a circa 48° e massima apertura F9 o F11, secondo la focale. Hanno uno schema ottico pressoché simmetrico, il che fa sì che il rapporto ottimale di riproduzione sia 1:1, con range da 1:5 a 5:1. Nel grande formato, questi rapporti permettono di riprendere ad esempio una bottiglia di shampoo con rapporto 1:1 nel 8x10" (20,3x25,4cm) o un rossetto con rapporto 2-3:1 (20,3x25,5cm) o poco più di 1:1 nel 4x5" (10,2x12,7cm).

Per quanto riguarda la diffrazione, fenomeno fisico inevitabile, che può gravemente compromettere la qualità finale dell'immagine, vanno tenuti presenti un paio di considerazioni.
Uno: il valore del diaframma si calcola dividendo la focale dell'obiettivo per il diametro del diaframma. La focale dell'obiettivo è la distanza del centro ottico dell'obiettivo al piano di messa a fuoco all'infinito.
Nel rapporto di riproduzione 1:1, il tiraggio dell'obiettivo è doppio rispetto a quello all'infinito, l'esposizione aumenta di 4 volte (2 stop) e il diaframma effettivo pure. Per cui il valore F5,6 all'infinito in realtà con un rapporto 1:1 è F11. Il che significa che maggiore è il rapporto di riproduzione più l'obiettivo dovrebbe essere lasciato aperto, nonostante una sempre minore profondità di campo. In pratica, oltre certi rapporti di riproduzione diventa impossibile ottenere immagini veramente nitide a causa della diffrazione. Un esempio di quanto sia deleteria la diffrazione per la nitidezza è dato dalle fotografie ottenute con foro stenopeico, ossia senza obiettivo, dove tutto è a fuoco, ma nulla veramente nitido, perché il valore del “diaframma” nei fori stenopeici ottimali rispetto a una data lunghezza focale è intorno a F280.

Detto questo, con il grande formato l'immagine finale è relativamente poco ingrandita, per cui il circolo di confusione dato dalla diffrazione si mantiene a livelli accettabili nelle condizioni tipiche di lavoro.

Tanto per avere un'idea: ingrandendo di 4 volte un negativo o sensore di 24x36mm si ottiene un'immagine di circa 10x15cm (classico formato cartolina); con una pellicola piana 10,2x12,7cm si ha una stampa 40x50cm; con una pellicola piana 20,3x25,4cm si ha una stampa 80x100cm.
Se invece vogliamo ottenere una stampa 80x100cm, con un formato 20,3x25,4cm dobbiamo ingrandire 4x, con un 10,2x12,7cm 8x, con un 24x36mm circa 33x, il che spiega che più il formato di ripresa è piccolo – anche quello digitale – più la diffrazione limita la qualità dell'immagine finale.

Altro vantaggio del grande formato è l'utilizzo di apparecchi a corpi mobili (banchi ottici), che grazie al basculaggio delle standarte permette di inclinare il piano di messa a fuoco secondo la regola di Scheimpflug. In pratica, questo significa in certi tipi di situazioni – tipo paesaggi, architettura, still life – riuscire ad avere tutto a fuoco a diaframmi relativamente aperti. Un esempio è la ripresa dei binari del treno che vanno da noi all'infinito perfettamente nitidi anche a tutta apertura (attenzione che non passi il treno, altrimenti all'infinito ci andiamo noi!).

Per sfruttare le possibilità di controllo prospettico e del piano di nitidezza, ho comprato l'adattatore View Camera Adapter G, così posso usare gli apparecchi GFX con i vantaggi dei corpi mobili, pur con immagini relativamente piccole (33x44mm rispetto a 102x127mm o 203x254mm).

Ricapitolando, considerando i limiti del formato 33x44mm il GF 120 è un buon obiettivo per lo still life e all'occorrenza può essere usato nella ritrattistica, ma con i limiti dovuti per lo più alla lentezza dell'autofocus, quindi con soggetti immobili. A tutta apertura, in un primo piano di un soggetto di tre quarti il secondo occhio risulterà molto morbido e, nella ritrattistica, la vignettatura per me non è un problema.

Con questo obiettivo si possono creare foto di grande effetto riprendendo un solo occhio alla volta. In quest'ultimo caso, meglio essere generosi nella quantità di scatti e usare la messa a fuoco della GFX 100 in manuale, perché l'autofocus si perde, non riuscendo a seguire anche i minimi spostamenti. Con la messa a fuoco manuale, piuttosto che continuare ad agire sulla ghiera, preferisco spostarmi io inclinando leggermente il corpo in avanti o indietro sino a quando ottengo la messa a fuoco sull'iride.

Per quanto riguarda lo still life, quando è richiesta una buona estensione dell'area a fuoco, ottenibile velocemente con i basculaggi del banco ottico, per ottenere la massima qualità si può procedere con scatti multipli del soggetto tramite la funzione focus bracketing diaframmando tra 8 e 11 e poi elaborando le immagini in un programma professionale specifico. Se si vuole procedere con uno scatto unico, diaframmando a 16 o al limite a 22 le immagini sono ancora utilizzabili ma non è possibile sfruttare a pieno le potenzialità dei 100MP e ingrandire molto a causa della diffrazione.

Da tenere presente che negli apparecchi GFX la rotazione della ghiera di messa a fuoco non controlla direttamente lo spostamento meccanico degli elementi dell'obiettivo, ma è un comando digitale, tanto è vero che sugli obiettivi non è riportata una scala metrica. Essendo un comando digitale e non meccanico, c'è la possibilità di impostare in che direzione vuoi ruotare la ghiera per andare verso l'infinito o alla distanza minima di messa a fuoco. Puoi impostare la messa a fuoco in modalità lineare o non lineare, ma di fatto c'è troppo da girare, non ha nulla a che fare con un classico obiettivo.
Puoi impostare molti ausili per la messa a fuoco manuale, ma devi studiare bene la questione e, se ti dedichi a più generi di fotografia, essere pronto a cambiarli di volta in volta. Ad esempio, trovo utile nello still life che appena ruoto la ghiera in manuale tutto il mirino mi ingrandisca la parte in cui ho posto il quadratino di messa a fuoco. Questa impostazione, ovviamente, è inutilizzabile quando l'apparecchio non è su treppiede.
Tranne nello still life con apparecchio su treppiede, caso in cui normalmente preferisco la messa a fuoco manuale, questa non è una grande alternativa all'autofocus perché c'è troppo da girare la ghiera di messa a fuoco e non puoi sviluppare la memoria muscolare che ti permette automatismi nella messa a fuoco manuale.


Tubo di prolunga per riprese macro MCEX-45G

Visto che il GF 120 non arriva al rapporto di riproduzione 1:1, ho deciso di comprare il tubo di prolunga di 45mm, che porta l'obiettivo a un rapporto di riproduzione leggermente superiore a 1:1.
Con il tubo di estensione occorre lavorare completamente in manuale.

Valutate bene se effettivamente vi serve. Potrebbe non essere disponibile in pronta consegna e solo pochi soggetti necessitano un rapporto di riproduzione 1:1 con il formato 33x44mm.

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