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Cardellino non pervenuto


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user207929
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inviato il 17 Aprile 2021 ore 11:19

Rivolgo una richiesta a chi ne sa più di me. Abito in un'area pedemontana a circa 300 mt di quota in un luogo dove non fa molto freddo, ma certamente un po' più che nella vicina pianura. Ogni anno, dalla fine di febbraio fino a circa metà marzo, a seconda delle stagioni, arrivano i cardellini. Immancabilmente frequentano il grande albero che ho in giardino. Quest'anno ancora mai visti nel mio albero, ma ciò che mi preoccupa è che sembrano completamente assenti da tutta la zona. I cardellini non sono grandi migratori, ma possono spostarsi stagionalmente verso aree meno fredde. Quest'anno niente, non pervenuti. Non 'ancora' pervenuti, mi auguro. Che sia causa del protrarsi del freddo? Qualcuno avrebbe, gentilmente, qualche idea nel merito da condividere? Per me è una gioia sedermi in giardino e riprenderli con la fotocamera, ma anche solo avere l'occasione di osservarli. Grazie.
Vittorio

avatarjunior
inviato il 17 Aprile 2021 ore 12:58

Ciao, da me in provincia di Ferrara come da un po' di tempo, dopo l'arrivo delle rondini, (ne avrò una decina)ho già avvisato e fotografato almeno un paio
magari se la situazione metereriologica migliora arriveranno anche nella tua zona
buona fortuna
Claudio

user207929
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inviato il 17 Aprile 2021 ore 13:41

Grazie Claudio. Da me, in effetti, ci sono anche pochissime rondini. È strano poiché capita solo negli anni con inverni molto secchi, quando i torrenti non hanno acqua. Quando è molto secco da me le trovo solo in aree vicine al lago o al fiumiciattolo, oltre tre chilometri da casa mia. Ma quest'anno non c'è questo problema, poiché le cime hanno ancora un po' di neve (1.500 circa di quota) e i torrenti sono molto gonfi. Da me ci sono pochissime rondini, niente cardellini e non ho ancora visto una poiana, come nessun altro rapace. Mi sono fatto l'idea che sia proprio il freddo che si è dilungato quest'anno. Ha fatto una spruzzata di neve sopra la linea dei settecento metri anche settimana scorsa e anche un paio di gelate. Deve essere per forza il clima. Anche la migrazione dei rospi verso valle si era interrotta a marzo e a tutt'oggi non si è ancora conclusa. Vedremo.
Ciao.

avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2021 ore 14:16

Io da piccolo ero appassionato di uccelli, poi ci ho sempre fatto caso distrattamente.
Vedo che negli anni le popolazioni delle varie specie aumentano, diminuiscono, scompaiono o ne appaiono di nuove. Ad esempio come facevano notare in un altro thread in alcune zone i passeri sono scomparsi, da me si sono solo ridotti e le gazze sono aumentate.
Da piccolo bazzicavo giornalmente sui fiumi, ma non avevo mai visto merli acquaioli e martin pescatori, ora sì.
Non avevo neanche mai visto i cormorani, ora ne compare qualcuno.
Aggiungo pure un ibis eremita che ogni tanto fa tappa da queste parti.
Ho visto un cardellino qualche giorno fa, ma un tempo erano ben più diffusi.

user207929
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inviato il 17 Aprile 2021 ore 14:47

@Maurese - anch'io rilevo la presenza di svariate specie che una volta non si vedevano. Negli anni settanta aironi, gazzette e ardeidi in genere non si vedevano nei medesimi posti dove si rilevano oggi. L'Ibis in laguna mai visto prima di vent'anni fa. Cormorani e svassi da me è pieno, una volta era un sogno vederli. Dopo i miei quarant'anni ho cominciato a vedere ghiandaie e upupa che prima guardavo solo nei libri. I passeri che erano onnipresenti oggi sono pochissimi, come anche le rondini. Sarà il cambiamento climatico, le colture tradizionali che nel tempo sono state modificate, l'inquinamento, l'arrivo di specie aliene, l'abbandono dei pascoli e nel contempo l'estensione delle monocolture.... mah.... leggo opinioni e giustificazioni di tutti i generi le quali spesso si contraddicono l'una con l'altra.

avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2021 ore 14:49

Le upupa le ricordo da piccolo, ora da anni non ne vedo (tra pianura e pedemontana pordenonese), ghiandaie sempre comuni.

avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2021 ore 15:20

Ho una certa competenza di questo uccello, ho anche pubblicato diversi libri in proposito, tradotti in molte lingue. Oltre alle osservazioni già fatte, tutte valide, ne aggiungo una sola mia, anche se ce ne sarebbero molte altre.
Per quanto riguarda il clima, l'inquinamento, il prelievo, ok. Tutto vero. Ma c'è dell'altro.
Nelle montagne in cui sono cresciuto, dove ora c'è un bellissimo parco, lontano dai centri abitati, c'erano prati incolti in cui quando li attraversavi dovevi coprire naso bocca orecchi e occhi. Si sollevavano nugoli di migliaia di variopinte farfalline che ti entravano ovunque. Negli stessi posti in tarda estate svolazzavano stormi di centinaia, migliaia di giovani cardellini. Se ci passi ora c'è il deserto, 1-2 farfalline, qualche stormo di 7-8 cardellini.
Qui non c'è stata cattura, e l'ambiente, al di là dello spopolamento umano, è identico a prima. Non vedi nessuna forma evidente di inquinamento. Eppure ci sono cambiamenti enormi, riguardo alla consistenza della fauna. Ho detto cardellini, ma avrei potuto dire fanelli, anche questi a centinaia, migliaia, prima. Spariti anche loro.
Per i passeri è differente, mancano soprattutto in ambienti urbani, e si sa il perchè, mentre i cardellini in ambienti urbani proliferano.
La spiegazione che mi sono dato per farfalline, cardellini, fanelli e quant'altro, è legata sempre all'inquinamento. Ma a una qualche forma difficilmente individuabile, legata a cose per noi poco visibili. Qualcosa di impalpabile, nell'acqua o nell'aria, che altera la catena alimentare in forme minime, ma cui loro, i piccoli insetti, gli uccelletti, sono sensibili.
Niente di allegro, comunque, e che inevitabilmente prima o poi arriva anche a noi

user207929
avatar
inviato il 17 Aprile 2021 ore 16:06

@Maurese - vedi come cambiano le cose da area ad area. Eppure io vivo in una zona al confine con la pedemontana pordenonese e qua vedi le Upupa in mezzo ai filari di prosecco, che una volta manco a immaginarle... e tu non le vedi più.

@Leone Giuliano - grazie per il tuo competente intervento. In una discussione tra appassionati, ma ignoranti, si fantasticava su la diffusione dell'uso dei telefonini, dei loro ripetitori, dei segnali wi-fi di internet e così via. Cioè di tutte quelle onde elettromagnetiche che effettivamente negli ultimi vent'anni si sono enormemente diffuse un po' dappertutto. Si sosteneva che potessero in qualche che misura influire nei cambiamenti a cui si si riferisce a proposito di questi temi. Gli studi nel merito sembrerebbero smentire influenze di questo genere. Bisognerebbe anche capire se chi studia queste cose lo fa tenendo in considerazione tali variabili ambientali, oppure lo fa solo ed esclusivamente bombardando qualche povera cavia in laboratorio.

avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2021 ore 16:56

Penso che telefonini e quant'altro abbiano le loro conseguenze in diversi ambiti. Ma poichè abbiamo ancora memoria storica ti posso dire che per quanto riguarda i luoghi da me frequentati, quanto detto era già in atto 20 anni fa. Per cui non lo attribuisco a effetti legati all'enorme quantità di onde elettromagnetiche che ci pervadono. Credo sia più qualcosa di macroscopico legato a cose come cibo, acqua, aria, e interazioni fra loro. Tra l'altro, fino agli anni 80, c'era una gigantesca variabile, che era la cattura diretta di questi animali, in quantità veramente inimmaginabili, eppure, nonostante questo prelievo costante, questi uccelletti magari diminuivano notevolmente da un territorio, ma ne trovavi in grande quantità in un altro. Ora che questo prelievo è molto minore, non si assiste invece mai a grandi concentrazioni nei luoghi apparentemente idonei. Cosa che avviene invece ancora in nord Africa, come ho constatato nel 2008 in Marocco, laddove ci sono ancora condizioni di vita simili alle nostre degli anni 70.
Purtroppo sembra essere una condizione legata allo "sviluppo" con conseguente degrado del territorio

user207929
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inviato il 24 Aprile 2021 ore 19:58

A titolo di informazione, aggiorno. I cardellini sono arrivati, ma non soggiornano nel mio albero poiché è frequentato da una numerosissima colonia di passeri. Quest'anno i passeri sono numerosissimi, mai visti così tanti attorno al mio giardino. Ovviamente ci sono sempre stati, anche quest'inverno, ma non mi sembravano così tanti. Sono arrivate anche le rondini, che fino a domenica scorsa non avevo notato, se non in aree più verso la pianura. Ci sono anche parecchie api, ma sembrano un po' rimbambite... Di notte fa abbastanza freddo, sarà per questo motivo?
Sono proprio contento che i cardellini siano tornatiSorriso

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2021 ore 8:43

Da me, immediato entroterra genovese, i cardellini sono quasi del tutto scomparsi. Negli anni 80, quando ero bambino, se ne vedevano molti intorno a casa, ora è parecchio che non ne vedo uno. In compenso sono arrivate in quantità gazze e ghiandaie, prima del tutto assenti.

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2021 ore 13:44

@Leono Giuliano
Non sono studioso o altro di simile ma attempato e osservatore quello si, io ho sempre abitato e lo sto facendo tutt'ora in un minuscolo paese del Trentino a circa 500 metri di altitudine e circondato su tutti i lati da boschi e campagne, i miei ricordi sulla densità dei volatili nelle mie zone partono da metà anni sessanta in poi e se confrontati con le densità attuali c'è un abisso, il forte declino io lo posiziono negli ultimi 25/30 anni, nei precedenti e in particolar modo fino alla fine dei 70 le presenze di alcune specie ora scarsissime non erano solamente rappresentate dalla vista di alcuni esemplari ma si notavano sia sui migratori in passi e ripassi che sugli stanziali dei gruppi molto numerosi,

in autunno prima i fringuelli e poi le peppole passavano a frotte per poi lasciare il passo ai Sasselli e Cesene preceduti dai Bottacci, ma poi anche tante altre specie che non formavano grandi stormi si vedevano ovunque e per dirne alcuni: Fanelli, Zigoli, Organetti, Lucherini, Verzellini, Ciuffolotti, Frosoni, Crocieri, gli stessi Cardellini, Allodole ecc. ecc.

Come dici qualche cosa di lento ma inesorabile deve aver minato tutto questo e solo alcuni animali maggiormente opportunisti invece hanno preso posizione, Corvi, Ghiandaie, Merli, Lepri e Caprioli stanno lasciando in massa i boschi e si tirano tutti a ridosso dell'uomo trovando ottime risorse nelle mono colture e il cinghiale sta diventando un problema perché forte, numeroso, impavido e fortemente prolifico,

nei giorni scorsi la Forestale ha fatto un censimento e ha individuato un gruppetto stabile di camosci, zona e altitudine totalmente estranea a quella specie ma probabilmente hanno trovato gradevole gli inverni miti, cibo in super abbondanza in tutti i 12 mesi e già presentano segni di poca diffidenza su rumori umani.

Chi vivrà vedrà.Cool

user207929
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inviato il 27 Aprile 2021 ore 15:28

SaroGrey - è molto preoccupante ciò che descrivi, ma è una situazione la quale, più o meno tutti quelli che hanno un'età pari o superiore ai cinquant'anni, hanno modo di verificare. Il fatto che si riscontri anche una sorta di redistribuzione delle specie è altrettanto preoccupante. È difficile individuare cause specifiche poiché, ad esempio, le forme di prelievo come la caccia o la cattura a scopi alimentari hanno ormai un influenza molto meno significativa, rispetto al passato. Molte delle zone alle quali mi riferisco personalmente, quindi per conoscenza diretta, hanno subito un calo delle aree destinate all'agricoltura, ma in altre aree magari non sarà così. Si considerai anche che i chimici inquinanti destinati all'agricoltura, hanno trovato una regolamentazione molto più restrittiva, rispetto al passato. Le produzioni industriali sono maggiormente regolamentate e dovrebbero inquinare meno, in teoria. In effetti la popolazione del nostro paese è più o meno stabile da svariati decenni. Quindi potrebbe sembrare erroneo attribuire specificatamente alle attività umane nel nostro paese tali cambiamenti, deve essere un fenomeno più globale, piuttosto che nazionale o continentale. Si potrebbe anche affermare con cognizione che negli ultimi cinquant'anni si è verificato un fenomeno migratorio verso le città, che ha liberato significative porzioni di territorio dall'influenza umana. Eppure l'avifauna e gli insetti autoctoni, in particolar modo, sono in continua diminuzione. Io ricordo che da bambino trovavo formicai ovunque, anche in zone che sembravano molto inquinate. Oggi mi sembra che se ne trovino moltissimi di meno.
Agli inizi del 900 la popolazione umana era inferiore al miliardo e settecento milioni, mentre si stima che nel 2050 sarà di circa nove miliardi, tra l'altro con una speranza di vita molto superiore a quella che si riscontrava agli inizi del secolo scorso. Forse la spiegazione è tutta in questi numeri, quindi sulla pressione antropica che la popolazione umana ha nei confronti del mondo naturale. L'uomo deve trovare al più presto il modo di convivere nel suo ambiente, altrimenti cosa lasceremo ai nostri figli e ai nostri nipoti?

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2021 ore 15:36

D'estate vado un mese in Sicilia. Fino a una decina di anni fa, all'arrivo o al ritorno qui a Milano, dovevo fare lavare la macchina perchè il frontale e il parabrezza erano letteralmente incrostati di centinaia o forse migliaia di insetti di tutte le dimensioni spiaccicati. E durante la marcia spesso occorreva azionare il tergicristalli.
Da una decina d'anni, quasi repentinamente, all'arrivo la macchina è linda, non c'è traccia nemmeno di un insetto, a volte, oppure uno-due. Occorre aggiungere altro?

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2021 ore 16:20

C'è però un aspetto dimensionale che mi riesce difficile spiegare anche alla luce delle precedenti considerazioni. Nel 2014 rinunciai ad andare in Engadina per passeriformi in quanto in giardino avevo uno spettacolo non dissimile (cardellino della prima pagina della mia gallery, verdone della seconda); vidi addirittura una cincia mora. Da allora, con progressione impressionante, è sparito il 90% dei passeriformi presenti, in maniera totale la passera 'Italia; restano i verdoni, in numero inferiore, e le capinere, oltre ovviamente ai soliti merli, alle cinciallegre (che comunque hanno da allora sempre ignorato le mie cassette nido) ed al pettirosso ospite invernale, una repentinità inspiegabile. Abito nella bassa veronese a 14 mt s.l.m.

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