| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 12:41
Cioè 0:0:0? |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 12:46
“ Cioè 0:0:0? „ Probabilmente è il prodotto di grafica che più si avvicina a quello |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 12:50
Quindi ottenibile anche in digitale ovviamente. |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 13:40
No Giorgio dai, il nero... come dire... NERO ecco, è solo quello della Velvia |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 14:29
Ricordo a tutti che la base dei cobalt è predisposta per dare un risultato colore uguale a qualsiasi fotocamera venga utilizzata se si hanno i profili del pacchetto base. Ergo non ci sono variazioni fra i vari corpi e da lì si parte con la composizione modulare. Accade già con le emulazioni digitali Nikon/Canon/Fuji/Leica. Quello che cerchiamo va un passo oltre. |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 14:58
Ho diversi rullini di Kodachrome scansionate |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 15:12
@Gianluke se ti va posta qualcosa |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 15:13
“ No Giorgio dai, il nero... come dire... NERO ecco, è solo quello della Velvia „ Su questo mi sa che ci scanniamo... |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 15:27
“ Quindi ottenibile anche in digitale ovviamente. „ Può darsi, devi considerare che tutte le pellicole sulla base del trattamento E6 in un modo o nell'altro caricavano i neri di un loro carattere/colore che nasceva dalla sovrapposizione dei tre strati sensibili -CYM-, ma soprattutto i neri erano -parzialmente- opachi alla luce. Nel KR, per la mia esperienza, il nero era più neutro ma soprattutto era più opaco alla luce. Che ci sta anche se si considera la natura della pellicola, che nasceva come bianco e nero sul quale venivano deposti i colori in fase di trattamento. Se vogliamo, era una pellicola con un impostazione veramente CYMK disclaimer: quello che scrivo non è verificato sulla documentazione del Kodachrome, è solo in base a quello che so ed alla mia esperienza, perciò, se qualcuno ha informazioni più rigorose... ben venga. |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 16:10
Comunque resta il fatto che sono cromie riproducibili in digitale. |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 17:14
Ordunque Giorgio, premesso che dal 1990/ 1991 adopero solo la Velvia, quindi i miei ricordi sulle Kodachrome si fermano a più di trent'anni orsono, purtuttavia quello che io conosco su queste pellicole rispecchia praticamente in pieno quelle che sono le tue rimembranze sull'argomento. Detto in maniera molto semplice insomma le Kodachrome uscivano dalla fabbrica che erano delle "semplici" pellicole in B&W strutturate però a strati atti a recepire, ognuno di essi, uno dei colori primari tanto è vero che, se non ricordo male, i "bagni di sviluppo" erano molteplici proprio perché ogni singolo bagno aggiungeva un singolo colore, e che in definitiva era pure il motivo per il quale il trattamento K14 era così tanto lungo, complesso, e soprattutto costoso. |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 17:32
Per quello che invece riguarda il Nero caro Giorgio, e senza con questa mia riflessione voler affatto indurti a mutare opinione, quello delle Kodachrome non può essere più profondo di quello della Velvia 50 solo e semplicemente perché è troppo il divario, in termini di saturazione cromatica, per far si che sia quello delle KR a prevalere. Onestamente però devo anche dire che trenta o trentacinque anni fà fotografavo in maniera troppo diversa da oggi perché possa ragionevolmente sperare di avere in archivio fotografie, ovviamente solo simili e non certo uguali, da poter paragonare fra di loro in proiezione... ma sia come sia in ogni caso devo provare a cercarle |
| inviato il 26 Gennaio 2021 ore 23:55
Se la ribaltiamo ai giorni nostri la differenza che c'era tra il Kodachromee un'altra diapositiva è grosso modo la differenza che c'è tra un normale sensore e un Foveon. Tre strati per i tre colori primari anzichè uno solo che sovrapponendosi davano luogo a tutte le varie tonalità. Proprio per questa caratteristica i suoi colori (Kodachrome) sono più stabili e hanno maggiore resistenza negli anni. Ioltre concordo con quanto si diceva prima che ogni pellicola veniva scelta anche in funzione di dove/cosa fotografare: la Velvia era famosa per i verdi, le Ekta tendevano al blu/azzurro, io in montagna uavo le Agfa che tendevano di più al rosa e compensavano la luce ultravioletto presente in alta quota. Se usavo le Ekta la neve non era mai bianca a meno che avessi usato un filtro sky abbastanza forte. |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 0:11
Ritengo poi che anche la ricerca di un profilo colori "perfetto" sia abbastanza relativo in quanto lo stesso occhio umano non vede i colori nella stessa identica maniera da persona a persona. Ognuno di noi vede con delle piccole differenze e poi dipende anche da un fatto di gusto, di temperatura colore della luce che ci fa vedere anche a noi i colori in maniera diversa. Non vi è mai capitato di chiedere mentre provate un vestito di avvicinarvi alla vetrina, alla luce natuale per capire bene il colore del vestito ? Insomma sono molti i fattori che influiscono sul "colore". Il Kodachrome era forse il più neutro oppure il più vicino ai gusti del tempo. La Velvia, che aveva alcuni colori più carichi è nata dopo e ha avuto successo probabilmente proprio perchè in quegli anni i toni accesi (anche nelle televisioni) erano preferiti. |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 8:27
Beh Prosa dei colori della Velvia ho parlato a lungo all'interno di un thread, che tempo addietro aprii io stesso, specificamente dedicato a essa, e la mia conclusione è che non sono i colori della Velvia a essere saturi, semmai sono proprio quelli delle Kodachrome, e in parte anche quelli della Ekrachrome a essere ben poco saturi, e del resto si sa che per renderle proiettabili quelle diapositive bisognava sottoesporle! E se la cosa è comprensibile per le due Kodachrome, che visto l'ambito di utilizzo erano volutamente pastellate, lo stesso di certo non può, e non deve dirsi al riguardo della Ektachrome, che invece era votata al paesaggio. |
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