| inviato il 05 Gennaio 2021 ore 20:38
“ Fai girare tutti e ribalti la stanza? „ mi è capitato pure quello..... |
| inviato il 05 Gennaio 2021 ore 21:01
fai esplodere una granata ed avrai una narrazione completamente diversa. |
| inviato il 05 Gennaio 2021 ore 22:44
“ Per racconto su più piani cosa intendi esattamente?” Che la chiave di lettura non è univoca ma può avere più letture Ad esempio può raccontare un rapporto, una differenza generazionale Si parte dai biscotti per arrivare a parlare anche di altro |
| inviato il 05 Gennaio 2021 ore 22:50
“ Occhio che c'è un sacco di mercenari senza scrupoli che fanno i soldi sulle disgrazie altrui, per soldo fotografano le digrazie altrui, e più le situazioni, e dunque le foto, sono truci, più soldi ci fanno, fotografano disabili gravi nella società di oggi, bimbetti sbudellati in guerra, gente morta ammazzata, di tutto di più. ” Ti invito a fare un salto al festival di fotografia etica www.festivaldellafotografiaetica.it/ Troverai risposte |
| inviato il 05 Gennaio 2021 ore 23:03
Ottimo spunto che costringe a riflessioni anche sulle solite dinamiche commerciali.. Se la Portnoy lo ha messo sul libro avrà avuto consigli, pressioni, imposizioni o comunque sarà stata costretta a farlo per farla semplice e chiara. Questa la mia semplice deduzione. Poi sul suo sito personale ha raccontato la parte che voleva raccontare, o ha omesso la parte avulsa al suo fine, chissà. Voglio pensare che l'editore guardi più alla parte commerciale e che l'autore guardi più alla sua storia che lei ha forse voluto incentrare sull'amore e sulla forza che non sugli aspetti brutali della cruda umana sopravvivenza. Sbagliano entrambi, non traspare un comune accordo tra le parti e non ne consegue un racconto vero anche se comunque immaginabile. La verità va sempre documentata e il fotografo la deve documentare sempre e comunque, altrimenti il racconto è guidato e distorto. Vogliamo scrivere un romanzo, girare un film o fare un reportage ? My two cents. Walter |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 8:09
grazie del contributo Walter |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 17:13
Interessante l'articolo di Smargiassi. Vorrei anche ricordare che Walker Evans riferendosi alla propria produzione parlava di fotografia in "stile documentario", cioè a dire che c'è il documentario e c'è lo stile documentario. Ho trovato questo che mi sembra interessante e mi ripropongo di acquistare e leggere: www.fotoinfo.net/articolo.php?ID=775 |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 17:37
+1 |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 17:48
“ fai esplodere una granata ed avrai una narrazione completamente diversa.MrGreen „ citami un solo caso in cui il fotografo non ha messo di suo nel riprendere la scena e non ha dato una interpretazione. Non fosse altro che una selezione del punto di ripresa e della focale. La ripresa documentaristica e' ripresa da telecamera di sorveglianza. Senza voler nulla togliere alla tecnica ed al tipo di fotografia. Il fotografo deve cercare la massima fedelta' ed efficienza. Cosa peralto quasi mai semplice. Penso alla cattura di eventi difficili da riprendere. Per esempio... scusate se porto una mia fotografia all'attenzione. www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2608923 una foto documentaristica? stiamo documentando un evento. Il fantino che cade, riportera' una ferita grave. Andra' via in autoambulanza e gli ci vorranno mesi per tornare a camminare. No. Sebbene la foto possa sembrare un documento dell'episodio. Il taglio che istintivamente ho dato alla foto non documenta un bel nulla. Racconta forse di una gara molto vissuta. Tutta quella prospettiva della pista e le tribune piene di pubblico parlano d'altro. Certo non ho messo luci o flash.. ma la fotografia ugualmente non racconta la realta'. |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 17:57
“ citami un solo caso in cui il fotografo non ha messo di suo nel riprendere la scena e non ha dato una interpretazione. Non fosse altro che una selezione del punto di ripresa e della focale. „ non te lo cito perchè è impossibile. daltronde se dico che ogni foto è un autoritratto o lo dico a caso o per un preciso motivo. il fotografo c'è sempre, in ogni foto che fa, perchè è lì perchè è lui, scatta così perchè è lui, ha quella fotocamera perchè è lui, sceglie un certo pdr perchè è lui. La foto è sempre un autoritratto, dal selfie mosso con smartphone alla macro. Ma non è questo in discussione. nella foto documentaria come in tutte le altre c'è anche il fotografo, sono autoritratti anche quelli. La differenza è tra fare scena e riprendere la scena. L'es. del fantino se leggi i miei interventi, l'ho già fatto io con il natale. |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 18:09
la foto della corsa di cavalli ha come soggetto un'azione concitata, ma racconta poco senza parlare di niente in particolare; il fantino caduto è impercettibile, domina la pista con la folla sugli spalti, non c'è niente oltre la folla, non si vedono la città, il cielo ecc. Non so se sia una foto documentaria oppure no, però con tutto il rispetto, Salt, la trovo poco efficace, poco narrativa, poco empatica, a differenza del resto delle tue gallerie; forse è una foto di cronaca che mostra l'azione ma si ferma lì, non lascia possibilità di immaginare e di immaginarsi in quella situazione. |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 18:33
Però, scusate... questo tema dell'impossibile neutralizzazione dell'intervento del fotografo mi pare lo abbiamo già affrontato tante volte... Il fotografo è l'operatore di uno strumento meccanico. Il suo intervento c'è, si sente, non è eliminabile. OK. Pace. Ce ne facciamo una ragione e andiamo avanti... E' stato argomento di infiniti dibattiti metodologici anche in ambito etnografico, dove il rigore scientifico se vogliamo è anche più cruciale che in fotografia.... Il problema è cosa troviamo dopo aver accettato questa "dura realtà"... |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 18:59
“ la trovo poco efficace, poco narrativa, poco empatica „ A dire il vero, la foto che avevo in mente era il gruppo di cavalli allineati con la serie di numeri verniciata sul quarto posteriore. Ero li che inquadravo ed e' caduto il fantino. Ho scattato. Evidentemente il fantino si vede poco. E' stato un imprevisto ed e' caduto tra i due cavalli finendo sotto a quello che seguiva. Ho altre foto (piu' efficaci) dell'episodio, con i cavalli che si allontanano di gran carriera ed il fantino con la gamba spezzata che resta a terra.. “ OK. Pace. Ce ne facciamo una ragione e andiamo avanti.. „ Si sono d'accordo. Non c'e' nessuna ragione pero' per me nel voler ostinarsi a mantenere la luce ambiente cosi' come la si trova. Alla fine se c'e' qualcosa che ci differenzia da chi bovinamente alza un cellulare e fa click e' sicuramente il fatto che sappiamo immaginare e vedere la luce. Non vedo perche' tarparsi le ali in nome di una presunta "naturalezza" dello scatto. L'arte e' proprio far sembrare naturale una foto ben costruita. E, se la costruisci bene, resta una bella foto e non uno scatto fatto per far scena o, nel caso peggiore, uno scatto che chiunque avrebbe fatto con un cellulare. |
| inviato il 06 Gennaio 2021 ore 19:42
“ Alla fine se c'e' qualcosa che ci differenzia da chi bovinamente alza un cellulare e fa click e' sicuramente il fatto che sappiamo immaginare e vedere la luce „ Così dovrebbe essere infatti. |
| inviato il 09 Gennaio 2021 ore 20:08
Discussione interessantissima, piena di riflessioni , che mi invitano ad approfondire e seguire. |
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