| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 21:04
Mi sembra una nota interessante. |
| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 21:19
Ottimo documento Alejandro, sono pienamente d'accordo sul fatto che non è solo ed esclusivamente la nitidezza a rendere una foto "speciale"... |
| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 21:23
Grazie Antonio, per il commento. Soprattutto nei reportage o le street dove si vuole raccontare qualcosa oltre la semplice immagine. Buona serata. |
| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 21:27
A quei tempi poteva funzionare, quando sul barilotto c'era il simbolo dei metri sbagliare di 50 centimetri era facile , ogni rullino da 20 foto buone ne venivano 7 o 8 ora con gli autofocus progrediti non si sbaglia più, la foto del poliziotto a mezzo busto con il viso completamente nero non rende onore a Cartier Bresson se oggi facessi foto così forse sarebbe meglio fare il muratore. A proposito ho un libro con le sue opere, ma sono estremamente più belle di quelle pubblicate qui sopra. saluti. |
| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 21:39
Grazie Michele!! se non ho capito male, quelle fotografie non sono di Bresson ma di Simon King. Saluti |
| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 21:49
Non ho letto bene, colpa mia ma rimane il fatto che 40 o 50 anni fa fare foto non dico nitide ma accettabili era dura davvero, anche Robert Capa ne aveva molte sfocate, ma quando sei in trincea se tiri fuori la testa sei morto, lui metteva fuori le braccia tenendo la roller biottica sottosopra per poter inquadrare, ma il fuoco era stimato. saluti. |
| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 22:00
Grazie Maurese, interessante. Un saluto. |
| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 22:05
Hai ragione Michele, ma a volte leggo critiche a chi fa reportage (attuali) sulla composizione o la messa a fuoco, penso che quando si vuole dimostrare quello che sta succedendo in quel momento la tecnica non è cosi importante. Saluti |
| inviato il 19 Ottobre 2020 ore 22:09
Dipende dal reportage, se fai un reportage di guerra o stai documentando le violenze subite da alcune etnie un giornale può anche accettare un leggero fuori fuoco, se invece si tratta di foto in ambienti tranquilli difficilmente verrebbe accettata una foto fuori fuoco vista la qualità degli odierni AF ( e lo trovo giusto). |
| inviato il 20 Ottobre 2020 ore 8:23
Ho letto l'articolo, non dice cose sbagliate in assoluto, ma ci sono molti punti che non condivido. A volte, soprattutto in ambito amatoriale, si mette troppo l'accento sul mero tecnicismo senza parlare dei contenuti di una fotografia. Questo è un dato di fatto presente anche qui sul forum, i pochi commenti non banali sono al 90% legati al lato tecnico della fotografia. C'è un grosso MA, i tempi cambiano, il mondo si muove, anche il modo di percepire l'immagine e il suo utilizzo sono profondamente cambiati. Bisogna contestualizzare, da Bresson di acqua sotto i ponti nè è passata, ci sono stati altri autori, altre visioni, tutto il contesto non è più lo stesso. Pretendere di fare quello che faceva Bresson e avere lo stesso impatto oggi è semplicemente assurdo perchè lui c'è già stato e faceva una fotografia che si inseriva alla perfezione nel suo tempo, ricordiamo che iniziò come surrealista e cambiò su consiglio di Man Ray perchè riteneva avrebbe avuto maggior fortuna facendo il genere che poi lo ha reso famoso. Sono perfettamente d'accordo quando l'autore scrive: “ L'immagine nel suo insieme deve avere chiarezza di concetto. Ciò che lo spettatore trarrà da una simile immagine è una sensazione e un ricordo dell'essenza del momento. L'essenza, non la grana, né il microcontrasto, né i pixel. „ e più sotto ribadisce: “ Quando presento un'immagine non sto presentando alla sua nitidezza o altro. Non vedi un istogramma o dati EXIF. Non vedi nient'altro che quello che ho scelto di presentare visivamente. Secondo me non conta nient'altro. È un'immagine. Se è nitido, se è morbido, se è sfocato, accettalo e guarda il “quadro più grande”, letteralmente „ c'è un immagine o una serie di immagini che devono funzionare e avere un perchè e questo è un dato di fatto, ma non credo si possa rifarsi sempre al passato ignorando quello che il presente offre. Ognuno fa le sue scelte motivate e non critico quello che fa, ma io sono anche convinto che sia giusto guardare anche al futuro e a nuovi modi di comunicare le idee sfruttando i nuovi mezzi a disposizione |
| inviato il 20 Ottobre 2020 ore 8:42
completamente d'accordo il 99% delle fotografie più belle, importanti, memorabili della storia non hanno NULLA a che fare con le pippe mentali della super risoluzione. il pelo nel naso dell'elefante nell'angolo in basso a sinistra lo vanno a cercare solo gli onanisti. |
user177356 | inviato il 20 Ottobre 2020 ore 9:38
La perfezione tecnica è il rifugio di chi fa foto mediocri. Val anche per il sottoscritto: cerco di fare foto tecnicamente riuscite perché almeno sono adeguate da quel punto di vista. Se poi riesco a fare una buona foto sono ovviamente molto più contento. |
| inviato il 20 Ottobre 2020 ore 9:40
ma non è vero dai, è pieno il mondo di autori che fanno foto perfette tecnicamente e pregne a livello di contenuto |
| inviato il 20 Ottobre 2020 ore 9:53
“ La perfezione tecnica è il rifugio di chi fa foto mediocri. Val anche per il sottoscritto: cerco di fare foto tecnicamente riuscite perché almeno sono adeguate da quel punto di vista. Se poi riesco a fare una buona foto sono ovviamente molto più contento. „ Concordo. Personalmente ho questo atteggiamento: dal momento che non riesco ( ancora ) a produrre capolavori, almeno che le mie foto siano nitide, tecnicamente corrette e con una buona PP. |
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