Hiroshi Sugimoto
“ «Una sera ebbi una specie di allucinazione. Il botta-e-risposta interiore che seguì questa visione fu una cosa del tipo: "è possibile immortalare un intero film in un singolo fotogramma? e cosa otterrei?"; la risposta fu: "nient'altro che un rettangolo luminoso". Mi misi immediatamente all'opera per materializzare l'idea. Camuffato da turista, entrai in un cinema di seconda categoria dell'East Village di New York portando con me una fotocamera grande formato. Non appena il film ebbe inizio, azionai l'otturatore con il diaframma alla massima apertura; due ore dopo, alla fine del film, chiusi l'otturatore. La sera stessa sviluppai la pellicola: la mia visione era lì, di fronte ai miei occhi» „
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Hiroshi Sugimoto oltre al progetto "Theaters" ha realizzato "Architectures" dove la tecnica dello sfocato priva le architetture moderniste di connotazioni temporali, "Seascapes" i lunghi tempi di esposizione bloccano il movimento delle onde in immagini eterne, "Portraits" realizzati fotografando i personaggi dei musei delle cere è l'immortalità stessa, "Dioramas" di cui Sugimoto racconta: “Quando andai a New York per la prima volta, nel 1974, feci vari giri turistici per la città e visitai tra l'altro il Museo Americano di Storia Naturale. Ebbi una curiosa illuminazione guardando i diorami degli animali: gli animali impagliati nell'ambientazione dei fondali dipinti non sembravano affatto veri, mentre una sbirciata veloce con un occhio solo cancellava ogni oggettività e dava loro un aspetto quanto mai reale. Avevo trovato il modo di guardare il mondo come se fossi una macchina fotografica. Per quanto falso sia il soggetto, in fotografia sembra vero”. Il tempo è dunque il tema dominante nell'opera di Sugimoto.