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Mi ci sono imbattuto oggi per caso; non so quante volte l' ho riascoltata. Avevo 18 anni e trovo profondamente ingiusto non averli più. I primi due da sinistra sono Maurizio Arcieri e Gianfranco Pupo Longo; c'è qualcuno che può identificarmi gli altri quattro e cioè Ferry Sansoni, René Vignocchi, Franco Jadanza e Giorgio Fazzini? Maurizio, René e Ferry, anno più anno meno miei coetanei, se ne sono già andati purtroppo. Grazie.
Ad Andrea: non direi. In quegli anni il remake da brani inglesi era frequentissimo; se ne avvalsero complessi come l'Equipe '84 e cantanti vari, addirittura Lucio Dalla. Vero Frarossi, anni sensazionali con un gusto di vivere che non esiste più.
“ anni sensazionali con un gusto di vivere che non esiste più. „
Immagino che il "gusto di vivere" ci sia anche per i ragazzi di oggi. Quello che invece non mi sembra di trovare (perlomeno in molti giovani che conosco, figli di amici) è la vera passione per la musica. Ascoltano in modo amorfo quel che passano i conventi tipo Spotify, senza fare scelte, senza schierarsi, senza emozionarsi. Fare certe scelte, comprare un disco invece di un altro, per me (per noi?) negli anni 60/70... e anche 80, significava fare scelte di campo, definirsi anche in contrasto con altri gruppi sociali, o generazionali.
Hai perfettamente ragione Trystero ma è proprio quel non sapersi emozionare in fondo che sminuisce il gusto di vivere. Certo una componente onirica non posso negarla se con il pensiero torno ai miei 18 anni del 1965 ma oggi l'attenzione all'inessenziale è molto forte; sarà che allora questa componente non faceva breccia. Andrea, vado ad approfondire. Bellissima la versione che hai trovato; ricordo che in Italia ci fu anche quella di Ricky Gianco.
Sai che questa versione non la conoscevo. Andava di più quella dei Rokes. Questo non toglie che abbiamo vissuto anni stupendi,altro che oggi,con tutta quel lerciume spacciato per musica. Ciao,Alessandro.
Grazie Andros, un pò incuriosito sono andato a vedere possibili altre interpretazioni e sono saltati fuori addirittura Bruce Springsteen ed Agnetha Faltskog, meno convincenti però secondo me.
Per la musica vale lo stesso ragionamento che si fa per la comunicazione visiva, la fotografia. Sono radicalmente cambiati i media e di conseguenza la sensibilità e la ricettività del pubblico. Una volta la stimolazione dell'arte era essenzialmente monosensoriale, la fotografia era stimolo visivo e la musica stimolo sonoro. Tutto più specifico, meno dispersivo. Quando accendevi, c'eri tu, il cantante o gruppo, la musica. Sapevi cosa arrivava, avevi aspettative e disposizioni d'animo ben precise, eri concentrato. Oggi si diffonde tutto in termini multimediali, non c'è più musica, immagine.... tra Youtube, i social, gli MP4 e chi più ne ha più ne metta, non esistono più la musica, la fotografia. L'arte è sempre meno rapporto di fruizione con l'artista e sempre più evento, happening, anche perchè a volte è difficile individuare chi sia l'artista: è il compositore? il cantante? il videomaker? il coreografo? il ballerino che si muove sulla musica? lo scenografo? Diciamo che il rapporto con l'arte una volta si sviluppava - per forza - in profondità, oggi per la maggior parte dei soggetti si sviluppa in ampiezza.
@Francesco Sestili - ho trovato casualmente questa tua vecchia discussione, mamma mia quanti ricordi… Non sarei stato in grado di rispondere al tuo quesito, ma ho letto che hai già risolto, voglio solo renderti partecipe dell'emozione che mi hai trasmesso. Partecipai casualmente e con i miei genitori ad un evento che prevedeva anche una specie di concerto in playback dei New Dada, quando ero ancora un bambino di circa 7 anni. Devo dire, però, che questo ricordo è un po' confuso. Ero talmente giovane che mi importava poco che l'esibizione non fosse live, ero particolarmente preso dalle chiome, dai vestiti e dagli atteggiamenti così 'Beat' di Maurizio Arceri e del resto del gruppo. Ma in realtà nemmeno sapevo cosa volesse dire Beat, in effetti i New Dada erano abbastanza dissimili da altri gruppi dell'epoca. Direi che erano molto British e sofisticati. Molti anni dopo, nell'epoca post Krisma (Arcieri + la Moser) ebbi l'occasione di incontrare Maurizio in un ristorante. Nell'occasione qualcuno ci presentò e nacque un breve ma intenso scambio di idee, ovviamente su temi musicali. Dovevo andare a preparare la serata nella vicina discoteca dove mi esibivo quella sera e fui costretto a lasciarlo, ma ci ripromettemmo di incontrarci al più presto, poiché avevamo addirittura già cominciato a programmare qualcosa da fare assieme (all'epoca facevo già il Dj, ma avevo un background da musicista). Non successe, purtroppo, mai. All'epoca non c'erano i telefonini e non era scontato riuscire a raggiungere una conoscenza così occasionale. Mi venne detto che venne a cercarmi nel locale dove mi esibivo, ma poiché ero appunto impegnato con l'esibizione, ad un certo punto se ne andò… non ti dico il rammarico. Non tanto per la fama della persona, non sono cose che mi interessano più di tanto, quanto per il fatto di aver conosciuto una persona dall'umanità, forse un po' bizzarra, ma sicuramente con un'anima artistica che mai avrei potuto sospettare. Era un eclettico visionario, talmente avanti, che era difficile tenere il suo passo anche per me, che ero alquanto più giovane di lui. Non ho mai amato particolarmente la musica leggera italiana, ma ho adorato e amo profondamente tutt'ora la musica Beat e quella fantastica epopea degli anni 60', cioè quei meravigliosi anni di quando ero bambino. Me li hai fatti tornare a mente e ti ringrazio.
A chi lo dici quanti ricordi! Vengono fuori nei modi più impensati; a parte la mia memoria che mi restituisce come se fosse ieri quello che è successo dalla primissima infanzia, tanto altro. Ripenso a quando mio padre mi parlava dei suoi compagni di corso all'Università; la cosa mi sembrava appartenere ad un passato lontanissimo. Beh ne parlo anch'io dei miei e spesso; qualcuno lo rintraccio, casualmente o meno, in FB.
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