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Fotocamere analogiche "per dia"


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user120016
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inviato il 24 Maggio 2020 ore 8:47

Concordo con Paolo (per me il guru della diapositiva qui sul forum, senza offesa per nessuno) senza alcun dubbio. Poi, come correttamente scritto anche da Gsabbio, ci andrebbe un'enciclopedia per disquisire sui singoli passaggi di tutta la catena.
Io tendenzialmente semplificherei dicendo che i passaggi cruciali per una buona proiezione di diapositive sono la corretta esposizione (seguita ovviamente da uno sviluppo ed una intelaiatura di qualità) e soprattutto l'ottica del proiettore.
Ed in tal senso dunque, usando un esposimetro esterno (che secondo me rappresentata il metodo più affidabile) la fotocamera non conta più di tanto.
La scelta della pellicola ed il carattere conferito dagli obiettivi usati, invece, li considero come una scelta personale in base ai propri gusti. A me piace la saturazione della Velvia ma ad altri magari può piacere una provia o una ektachrome. Tutte di ottima qualità ma con toni differenti. Idem per le ottiche. Sulla diatriba dei colori Leica vs Zeiss sono pieni i forum, per cui è inutile dilungarsi.

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 9:03

Per mia esperienza negli anni '80-'90:
le Olympus erano fredde,
Le Minolta erano calde.
A detta di alcuni le Nikon erano troppo contrastate
Sulle Canon non so.



Ordunque Gsabbio nella sostanza mi ritrovo con la tua analisi, aggiungerei che Canon e Nikon differivano per le sfumature: nel senso che le ottiche Canon erano neutre ma con una certa tendenza ai toni caldi al contrario delle ottiche Nikkor che erano neutre ma tendenti ai toni freddi; in altre parole le ottiche di entrambe le case avevano una resa cromatica molto buona, almeno fino a che non le paragonavi fra loro, quando due diapositive riprese nello stesso posto e nelle stesse condizioni, e questo a me è capitato molte volte dal momento che i miei amici di uscite fotografiche della gioventù erano tutti nikonisti, le differenze si acuivano soprattutto sul piano luminoso... in fase di proiezione il discorso si complica(va) perché entrano(vano) in gioco altri fattori e il discorso cambiava di nuovo e in questa sede, francamente, è inutile parlarne perché se affrontassimo qui questo discorso il thread prenderebbe una piega completamente diversa... senza considerare, e qui mi ripeto, che all'uopo esiste già un 3D specifico.

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 9:15

Io tendenzialmente semplificherei dicendo che i passaggi cruciali per una buona proiezione di diapositive sono la corretta esposizione (seguita ovviamente da uno sviluppo ed una intelaiatura di qualità) e soprattutto l'ottica del proiettore.
Ed in tal senso dunque, usando un esposimetro esterno (che secondo me rappresentata il metodo più affidabile) la fotocamera non conta più di tanto.




Ovviamente non posso che concordare caro Domenico, aggiungo solo che al giorno d'oggi parlare di certe cose è un pochino difficile perché, e lo dico con una puntina di rammarico, non si ha proprio idea di quanto maniacale doveva, e deve essere la cura dell'esposizione adoperando una pellicola per diapositive.
Oddio... alla fine è una cosa con la quale si fa presto l'abitudine, quindi alla fin della fiera le difficoltà sono tutt'altro che insormontabili soprattutto quando si ha un buon controllo anche delle problematiche legate alla proiezione, però è indubbio che senza una accurata e ben pensata esposizione ci si ritrova facilmente ad avere per le mani un pezzetto di gelatina di fatto inservibile MrGreenEeeek!!!

user33434
avatar
inviato il 24 Maggio 2020 ore 9:53

Purtroppo sono molti anni che non mi godo una buona proiezione, ora sono preso da altro ma prima o poi mi attrezzerò nuovamente. Vorrei solo sottolineare un aspetto, in queste discussioni si corre il rischio che il lettore casuale si faccia l'idea di trovarsi di fronte ad un processo fotografico dalle difficoltà insormontabili che necessita di attrezzature avanzatissime, non è così! Chi sta partecipando alla discussione, da Paolo in giù, sono tutti a vario titolo molto esperti del tema ma vorrei invitare chi legge e casomai si diletta con una vecchia macchina con esposimetro inaffidabile a cimentarsi nel processo. Richiede decisamente più precisione rispetto allo scatto con negative ma non è una scienza oscura tramandata oralmente da antichi druidi, si scatta, si sviluppa, si sbaglia e piano piano si migliora ma la soddisfazione finale poi è tanta.

avatarjunior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 10:08

Personalmente non ho mai trovato poi cosí tanti problemi con le dia. Più che altro Paolo e Gsabbio dicevano che per avere il massimo bosogna avere titta la figliera alle spalle buona. Io ad esempio scatto sempre con treppiede scatto remoto e paraluce ma sbaglio a non usare spesso l'alza specchio. Con questo non dico che chi scatta a manimo libera sbaglia ma il micromosso e il dettaglio leggermente inferiore si vede. Poi parliamo di 170 linee per millimetro riferito alla velvia che uso e quasi d'obbligo usare un buon treppiede. Per quanto riguarda le ottiche credo che siamo tutti d'accordo che devono esdere oltremodo buone per avere il massimo.

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 10:48

Il problema con le dia non era la risoluzione o il micromosso.
Il problema era esporle correttamente
Le alte luci bruciate non si possono vedere... così come il nero totale nelle ombre se sottoesponevi... E se sbagliavi non recuperavi e te la tenevi così.
Io non ho mai fatte tante (vedo qui sulla mensola una trentina di contenitori) e i risultati non sempre mi hanno convinto... ma la colpa è mia.
Chi, in maniera coscienziosa, usa una o due macchine con l'andare del tempo capisce come si comporta l'esposimetro interno di quella certa macchina e facendo tesoro di tale esperienza porta a casa scatti correttamente esposti...
Io invece cambio spesso e volentieri macchina e qualche volta m'è capitato di avere diapositive quasi inutilizzabili per gli errori di esposizione della macchina utilizzata in quel caso (errori dei quali non ero a conoscenza dato che con i negativi c'è più "tolleranza")

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 12:22

Io ho avuto yashica fr e af 230, (molto meglio fr), ma ho utilizzato anche zenith em, minolta,olympus om1 e om10, leica, ma non ho mai teovato differenze eclaranti, con le macchine analogiche contavo molto chi c'era dietro l'obiettivo.
Sergio

user58495
avatar
inviato il 24 Maggio 2020 ore 14:11

Purtroppo spesso la competenza è presunta,la presunzione invece è certa;che Canon all'epoca fornisse tinte troppo calde e colori poco rispondenti alla realtà è storia accertata.Poi si può cambiare pellicola finchè si vuole,m la resa degli obiettivi è quella.Nè sarà l'eventuale ottica del proiettore a cambiare la situazione,,,Nemmeno con l'Agfachrome CT18.pellicola decisamente fredda e neutra si riusciva ad arginare la dominante calda arancio.Ma bisogna aver avuto entrambi i sistemi per fare un confronto plausibile,sebbene tutta la stampa dell'epoca evidenziasse questa particolarità...

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 14:11

In effetti... dalla discussione emerge che non esiste la macchina perfetta per le dia (o meglio c'è ed è la OM4 -per me-), piuttosto bisogna cercare la macchina col sistema esposimetrico più idoneo allo scopo.

Sinceramente: che le dia abbiano una latitudine di posa più limitata è un dato di fatto, ma non è una cosa impossibile da gestire. Anche chi, nativo digitale, volesse sperimentare la fotografia analogica, sono certo che potrà ottenere risultati buoni già dal primo rullino. Un po' come tutti noi che abbiamo caricato in macchina per la prima volta un rullino di diapositive.

La vera questione è conoscere bene ed a fondo il sistema esposimetrico della macchina che vogliamo impiegare e su quella base bisogna eseguire tutti quegli interventi che servono per raggiungere il risultato voluto.
Non per nulla, ho conosciuto fior fiore di professionisti che comunque e sempre andavano in manuale, proprio perché l'automatismo è comodo ma sforna risultati magari eccellenti e magari 'ad minchiam' cioè secondo una sua logica che non è mai la nostra.

Domenico cita la necessità di un esposimetro esterno.
In alcuni casi può fare la differenza, ma per mia esperienza, l'esposizione ponderata col sistema multispot della OM4 non è raggiungibile da alcun esposimetro esterno, anzi... c'è stato un tempo in cui pensavo di prenderne una usata con un 50 oppure un 85 ed usare proprio lei come esposimetro esterno.

user58495
avatar
inviato il 24 Maggio 2020 ore 14:20

@Gsabbio
il Minolta spotmeter era perfetto,a dir la verità...
E' come ho detto una questione di interazione e conoscenza profonda del comportamento del proprio esposimetro,non della precisione in se...Le dia venivano bene,se correttamente esposte anche PRIMA della OM4 (grande macchinetta).
Potremmo parlare anche dell'uso del termocolorimetro e dei filtri Kodak Wratten riguardo al corretto bilanciamento del bianco anche in luce naturale,ma temo che il discorso andrebbe OT...

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 14:43

Ma non solo il termocolorimetro... perfino l'impiego di una determinata emulsione (EPR piuttosto che Velvia ecc...) in funzione della luce del momento o dell'ora del giorno (e della conseguente luce).

user58495
avatar
inviato il 24 Maggio 2020 ore 14:55

Assolutamente d'accordoCool

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 15:21

Sì, che poi...

Sono cose utili ed opportune da sapere ma al lato pratico per il fotografo medio cambia ben poco.

Tuttavia ho saputo di questo criterio di lavorare da parte di un mega professionista che pubblicava su riviste di natura ed uno della ag. Magnum (Leica e rigorosamente in manuale)

Però... per tornare all'importanza di tutto questo, ricordo quando feci vedere in anteprima ad un buon amico (e fotografo molto raffinato) una proiezione di dia. Il suo commento fu: "bella ma troppo incostante nei colori" Eeeek!!! Di tutto mi sarei aspettato...
Ci vinsi anche un concorso con quella, ma... come dargli torto?

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 15:32

Io l'esposimetro multispot lo possiedo dai tempi della T90, l'ho usato qualche volta giusto perché c'era ma francamente con le diapositive non serve a granché, se non a evidenziarti la differenza di luminanza fra le varie zone del fotogramma al che quindi, tenuto conto del fatto che alla fine una scelta dovevo farla, e dovevo farla sempre o quasi sempre per la luce, alla fine ho continuato come ho sempre fatto... una esposizione e vai.

Certo col bianco e nero si può simulare il Sistema Zonale, pur con tutti i limiti dati dal fatto che poi lo sviluppo non potrà mai essere specifico sul singolo fotogramma a meno che di volta in volta non si tagli la pellicola sul singolo spezzone per poi procedere con uno sviluppo 'ad spezzonem' appunto MrGreen e passatemi il latinismo, ma con le diapositive alla fine conta molto più conoscere la risposta del proprio proiettore per poi, basandosi su essa, arrangiarsi nei limiti di quell'unico stop di latitudine di posa disponibile.

avatarsenior
inviato il 24 Maggio 2020 ore 15:45

Comunque l'unica cosa sicura è che la diapositiva rappresenta l'apoteosi dell'arte dell'arrangiamento applicata alla fotografia...



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