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Di che pasta è la grana?







avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 10:01

in una foto analogica come riesce la grana a creare il chiaroscuro? Nella stampa editoriale o nella grafica l'uomo si è avvalso di due modi per creare con il mezzo-tono l'illusione del chiaroscuro superando il limite intrinseco della mancanza di tono continuo, in stampa l'inchiostro è nero dunque per dare impressione di tonalità chiaro-scure o si usano tratti/punti neri della stessa dimensione a distanze più vicine e più lontane (modulazione di frequenza), oppure si usano tratti/punti neri con dimensioni diverse ma a distanza costante (retini fotomeccanici, modulazione di ampiezza). Oggi le stampanti ink-jet più sofisticate per riprodurre il chiaro-scuro di una foto in B/N usano un insieme di metodi:
- primo usano due o tre inchiostri Nero, Nero chiaro, Grigio
- secondo gli ugelli depositano delle gocce con una distribuzione a modulazione di frequenza cioè punti che si addensano o si rarefanno
- terzo alcune stampanti riescono a modulare anche l'ampiezza depositando per ogni inchiostro gocce di dimensione diversa (credo 3 o quattro dimensioni prefissate nelle testine piezoelettriche) oppure diverse gocce nello stesso punto.
Allora mi son chiesto: ma la grana delle migliori pellicole, la grana più fine, come riesce a riprodurre l'impressione del chiaroscuro? I grani di sale d'argento hanno una distribuzione casuale (e dunque simulano una modulazione di frequenza), ma hanno anche dimensioni diverse diventando più grandi nelle zone scure e più piccoli nelle zone chiare? E la grana può assumere tonalità di grigio diverse come un tono continuo, cioè i granelli del sale argenteo sono grigio chiaro nelle alte luci e diventano neri nelle ombre profonde?
Ho provato a cercare in rete delle immagini prese al microscopio della grana di pellicola ma non ne ho cavato un ragno dal buco, e poi sono giocoforza scansioni di negativi e dunque immagini digitali passate attraverso una matrice di punti, ma che aspetto ha la pellicola B/N negativa esaminata ad un microscopio analogico?

avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 14:02

Seguo, nella più totale ignoranza, per imparare.

avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 15:14




avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 15:14




avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 15:17

da queste due immagini che ho messo io non riesco a capire come lavori questa benedetta grana, oltretutto cercando immagini da internet non sai mai come sono state ottenute, se davvero si tratti di pellicole, di quali pellicole, come son state scansionate, o se sono immagini digitali cui è stato applicato un effetto grana magari con lightroom

avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 15:21

leggendo in rete ho trovato che una stessa pellicola può produrre una grana più grande o più piccola a seconda di come venga sviluppata

avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 15:26

la grana sono i cristalli d'argento che sono nella pellicola e che vengono ingranditi.
Quando la pellicola negativa viene esposta, sviluppata e poi fissata, i sali d'argento colpiti dalla luce si trasformano in cristalli d'argento, quelli non colpiti dalla luce vengono lavati via; più la luce è forte e più cristalli d'argento vengono colpiti e si ingrandiscono, e siccome i cristalli d'argento sono neri e opachi, più forte è stata la luce più si annerisce il negativo.
Nella pellicola esposta le zone che non hanno ricevuto luce rimangono trasparenti, quella che ne hanno ricevuto un po' diventano grigie, quelle che ne hanno ricevuto troppa diventano nere e completamente opache; stampando su carta, che come la pellicola è un negativo, le prime zone diventeranno nere (perché passerà più luce), le seconde diventeranno le varie sfumature di grigio, le terze rimarranno bianche.
La grana su pellicola funziona un po' diversamente dal rumore digitale: in una stampa le zone scure vengono nere e non hanno grana, mentre in un file digitale le zone scure sono quelle con più rumore digitale.

avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 15:31

quindi, semplificando un po', la grandezza della grana è direttamente proporzionale alla quantità di luce ricevuta in quel punto, alla sensibilità della pellicola e alla "forza" dello sviluppo per negativi. Uno sviluppo più "forte" (cioè chimicamente più attivo o usato per un tempo superiore) promuove più velocemente e con più vigore l'annerimento dell'emulsione (pellicola), ma proprio perché è più forte la grana aumenta di dimensioni. Siccome con scarsa luce i sali di argento attivati da essa sono in numero minore, per ottenere un annerimento simile del negativo c'è bisogno che quei pochi colpiti si "gonfino" di più, creando quindi una grana più grossa e visibile.
Nelle foto che hai postato la grana visibile sembra essere quella derivante da una scansione, che è più evidente e più brutta della grana che si può vedere sul negativo con un lentino o su una stampa ben fatta.

avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 18:59

Grazie Palomar, avevo il sospetto che quella immagini non rispecchiassero la grana vera della pellicola. In casa ho dei negativi ma credo di bon avere una lente per ingrandirli a sufficienza

avatarsenior
inviato il 30 Aprile 2020 ore 19:04

Aggiungoo anche un'altra informazione a quelle che giustamente marco ha cosi ben descritto.

Oggi in una foto digitale siamo soliti, se la luce è insufficiente, aumentare gli iso: in parole povere è un'amplificazione del segnale e la grana della foto digitale è dovuta a un basso rapporto segnale rumore. Amplifico il segnale, ma purtroppo anche il rumore.

In passato con le piccole gli iso o meglio chiamati in passato asa, rappresentavano la sensibilità della pellicola. Una pellicola da 400ASA= 400 Iso aveva dei granuli di dimensioni più grandi di una pellicola da 100 iso ad esempio, e questo perchè doveva con meno luce formarsi la stessa densità di nero d'immagine. Granuli più grossi, più sensibilità. Solo che 400 asa corrispondenti a 400 iso era quasi il limite di sopportabilità, che oggi non raggiungiamo neanche con 24.000 iso,

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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