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La paura e la speranza


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avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 17:25

L'uomo ha avuto un bisogno d'appartenenza prima ancora d'avere la parola.

I suricati ed i licaoni sono esseri gregari, formano raggruppamenti per sentirsi più sicuri. L'unione fa la forza. Il senso d'appartenenza è presente non solo nell'uomo ma nel suo antenato che facendo gruppo combatteva meglio i predatori.

Certo, il passo da comunità a gang può sempre avvenire, dipende dalle circostanze.
Se guardi un'amorevole zia che permette al piccolo di bere un po' di latte, o lo spulcia, hai più tendenza a dire che è una bella aggregazione,
se invece vedi scimmie bipedi che si prendono a bastonate per contendersi una pozza d'acqua in un'area semidesertica viene più da dire che sono gang in competizione.

eppure sono sempre raggruppamenti, che mostrano solidrietà o violenza a seconda delle circostanze.

Gli uomini hanno il senso d'appartenenza impresso. Tendono a fare gruppi e nello stesso gruppo si intendono, che siano milanisti o cattolici, juventini o islamici.

Poi il gruppo tende alla supremazia, che sia un regno, una religione, una squadra.

La guerra poi è un fondamento del cristianesimo.
Basta leggere i Salmi, dove dio è buono e giusto perchè stermina i popoli avversi, ammazzando donne, bambini e animali. Non c'è molto da scoprire o interpretare.
Chi legge la bibbia lo sa, ma pochissimi cristiani lo fanno.


Salmo 136:

10 Colpì l'Egitto nei suoi primogeniti,
perché il suo amore è per sempre.
11 Da quella terra fece uscire Israele,
perché il suo amore è per sempre.
12 Con mano potente e braccio teso,
perché il suo amore è per sempre.
13 Divise il Mar Rosso in due parti,
perché il suo amore è per sempre.
14 In mezzo fece passare Israele,
perché il suo amore è per sempre.
15 Vi travolse il faraone e il suo esercito,
perché il suo amore è per sempre.
www.gliscritti.it/dchiesa/bibbia_cei08/at23-libro_dei_salmi.htm#cap_li

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:17

Ma una specie che fa guerre di religione come può rapportarsi con le altre....

francamente,non mi risulta che le due ultime guerre mondiali siano scoppiate per motivi religiosi.
Vai tranquillo che l'uomo una ragione per uccidersi la trova sempre.
e se ami contrubuisci come ti è possibile per mostrare l'evidenza.

Cioè?Fatico a seguirti.


avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:21

Cioè?Fatico a seguirti.

mi spiace,
cosa è che non capisci?

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:24

La guerra poi è un fondamento del cristianesimo.


«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio... Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? ... Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». (Mt 5, 38-48)
Chi legge la bibbia lo sa, ma pochissimi cristiani lo fanno.


Io vorrei prenderli tutti sti distributori di patenti di bontà,metterli in un bicchiere.Tutti sono pronti ad amare il prossimo.Ma nessuno sa esserne il primo.

Tutto lì poi quello che hai preso dalla Bibbia?


avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:27

Quale sia questa evidenza.

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:27

“Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”

nella bibbia il prossimo è inteso come il proprio vicino, già i parenti, discendenti dai fratelli di Abramo erano considerati nemici.

il nemico della bibbia è quello che tu oggi considereresti tuo fratello.




Tutto lì poi quello che hai preso dalla Bibbia?

no, c'è moltissimo altro:



www.uaar.it/ateismo/controinformazione/atrocita-bibbia/

e comunque trattandosi di un libro "considerato sacro", non dovrebbe essere una questione quantitativa ma qualitativa.

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:32

Di cosa state "discutendo" ?

repetita :

" [...] Ma qui, come ho gia affermato, mi farebbe piuttosto e davvero piacere una riflessione condivisa sul come il rapporto fra paura e speranza nella sua pura espressione individuale e collettiva, trovi una possibile specularitá nell'Arte, nella Letteratura e , nel qualcaso, nella fotografia.
E non è evidentemente un caso l'aver invocato il maestro Bodei ...
che adotta il termine 'passione' e non 'sentimento' propriamente per la contrapposizione semiologica di tal termine a quello di 'azione' [ partecip-azione ] e che peraltro condivide l' etimo con altro termine chiave qui acutamente suggerito dal signor Longo:
pazienza...."

[Ben-G
30 Aprile 2020]

~~~~~~~~~~~~~~




Update 09/11/2020:

BRAINSTORMING in progress
[ in relazione ai contributi qui sin'ora
significativamente offerti ] :


* Soglia, coscienza della _ >> potenziale dinamicitá, progressione della condizione esistenziale sottesa ad un grado di coscienza;

* Coscienza/ Conoscenza / Esperenzialitá
collettiva ed individuale;

* Materialismo e damnatio mortis

* Rito, tra dimensione laica e religiosa / multiculturalismo e tradizione;

* Azione,
Interazione,
Partecipazione
Vs
Pathos [ paura et speranza ] ;

* La Fotografia della Morte quale memento mori e/o meditazione sulla Vita [ exempla : Kris Graves project "On Death", Mario Giacomelli, Giovanna Silva, Paolo Longo (S.Anna a Trieste), ... ] ;

* "...le riprese fotografiche contemporanee sulla fine della vita, non solo nel trapasso, ma concettualmente e nelle metafore intrecciate nella pratica:
come il tempo e la vita si arrestano all'interno di una cornice." Jon Feinstein, Roula Seikaly;

*... Azione / Pathos
"L'esperienza del dolore" di Salvatore Natoli
[ *@Nitigisius ] / "Davanti al dolore degli altri" di Susan Sontag ...

www.ibs.it/esperienza-del-dolore-forme-del-ebook-salvatore-natoli/e/97

www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/libriventuno/sontag/sont

*...

*...

*...



Ben-G



avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:40

Quale sia questa evidenza.


l'evidenza purtroppo è ottenebrata dall'ignoranza.
L'ignoranza non è una colpa ma è connaturata nei viventi.

Perchè i viventi sono ignoranti?
Perchè per loro vivere è l'accadimento degli eventi così come li percepiscono guardando in modo necessitato.

Ma faccio degli es. altrimenti sembrerei enigmatico.
Un bambino può rubare una automobilina ad un altro bambino.
Perchè lo fa? Per egoismo.
Il bambino è ignorante, non vede il piacere dell'altro bambino come aspetto condiviso, non glie ne importa, non lo percepisce come gioia.
Questa è ignoranza,
percepire le cose nella parte più piccola di loro stesse al posto di vederle nella loro reale (evidente) dimensione.
Le cose evidenti sono sotto gli occhi di tutti ma spesso non vengono capite.

un altro es.
un naso, due orecchie, due occhi.
Sarà fin troppo evidente che un gatto o uno scoiattolo sono molto più simili a noi umani di quanto loro o noi siano simili ad un riccio di mare?

eppure noi tendiamo ad aggregare come animalia riccio di mare e gatto e tenerci fuori dall'insieme.

dislochiamo le cose dai loro veri insiemi, neghiamo ciò che è evidente.


Ma qui, come ho gia affermato, mi farebbe piuttosto e davvero piacere una riflessione condivisa sul come il rapporto fra paura e speranza nella sua pura espressione individuale e collettiva, trovi una possibile specularitá nell'Arte, nella Letteratura e , nel qualcaso, nella fotografia .

chiedo scusa per l'ot allora,
credevo che l'argomento fosse di più ampio respiro.

non è una questione di repetita iuvant, essendo una citazione l'avevo presa come tale, non come tema centrale del topic.

user198779
avatar
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:49

. Il pensare continuamente alla morte

come distruzione completa di noi stessi

o come preludio a un'altra vita di tormenti

o di felicità senza fine

ci intristisce e ci fa oscillare tra due passioni

ugualmente debilitanti, la paura e la speranza.

Pensare alla vita, al nostro essere partecipi

delle vicende dell'intero universo,

ci solleva invece dalle miserie e dalle tristezze.

Allora, la nostra forza di esistere si espande

e si integra con il Tutto, con la natura divina:

Philosophia non mortis, sed vitae meditatio est."



Remo Bodei
(21 marzo 2020)

[...parte conclusiva d'una Sua recente presentazione
de L' ETICA di Baruch Spinoza]

***

www.krisgravesprojects.com/book/ondeath


www.veniceartfactory.org/the-death-of-james-lee-byars


Un gentile saluto,
Ben-G

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:51

Esattamente ... un'incipit che non prevede, e tantomeno auspica, "pseudo-esegesi bibliche" di testi sacri ...

Si legga quindi cortesemente l'intero thread si da potervi contribuire, desiderandolo, in modo pertinente, ancorché significativo.

Un gentile saluto,
Ben-G

user198779
avatar
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:53

Questo è il primo post.

Mi pareva di più ampio respiro evidentemente ho frainteso.





avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:53

ok, esattamente. ma hai letto i mio primo intervento? MrGreen

anche io non avevo trovato tanta selettività.
per molti aspetti il mio primo intervento è sovrapponibile a quello di Bodei

per il resto ho risposto a delle domande.
se è considerato possibile.

user198779
avatar
inviato il 09 Novembre 2020 ore 20:55

Mi scuso non ho letto bene tutto il topic, dal titolo non l'ho capito.

avatarsenior
inviato il 12 Marzo 2023 ore 8:29




avatarjunior
inviato il 12 Marzo 2023 ore 17:05

Ecco un topic che richiama mille cose...
Non mi sottraggo al rischio di una mia bizzarra fuga delle idee... Sorriso


Seguendo l'idea che dalle "passioni tristi" ci si possa liberare anche attraverso la generositas , trovo nel comune e diffuso reportage fotografico varie immagini che, pur avvalendosi di didascalie, mi illustrano la paura, la speranza e l'azione. Penso, ad esempio, alle fotografie dei naufraghi e dei loro soccorritori nel Mediterraneo dei nostri tempi; dove dette due figure, distinte, vengono abitualmente contrapposte.
In altre inquadrature, come quella che propongo qui appresso, troverei fotografata una particolare sovrapposizione: disperati che si aiutano a vicenda nel loro coincidente ruolo di soccorritori e soccorsi. Non solo cronaca ed etologia sociale:
Nulla, dunque, è più utile all'uomo che l'uomo stesso: nulla, dico, di più eccellente per conservare il proprio essere gli uomini possono desiderare se non che tutti si accordino in tutto in modo che […] formino quasi una sola mente ed un solo Corpo […] e tutti cerchino per sé l'utile comune di tutti; … ” [Spinoza B., Ethica , p.IV, Pr.XVIII, Scolio] .





[Fotografia estratta dalla ridda delle immagini della Rete, originariamente pubblicata con “La Repubblica” del 10 maggio 2019]


--------------------------


Ancora dal reportage fotografico ma al riguardo della morte mi sovvengono le immagini che documentano le così dette “Sepolture Celesti” tibetane; come quelle che riporterò qui sotto, forse le più conosciute [ Kashba , Ais Loupatty & Ton Lankreijer] .

www.kashba.nl/tibet/sky-burial/

Cotanta rituale ratifica del transeunte e di integrazione “altra” con il Tutto, con la Natura Divina è una affectio che scuote nel profondo il mio conatus sese servandi : nella primordiale paura della morte fisica; nella cruda evidenza della dissoluzione di ciò che per natura e/o cultura (dicotomia che in me resiste, benché ritenga i suoi confini definiti in via provvisoria) e comunque per abitudine (nel senso di Pierre Bourdieu) ho sempre chiamato 'io'.
Poi, sarà anche perché non posso non dirmi occidentale, ed occidentale d'oggi.

Se l'occidentale Miguel De Unamuno, tormentato dall'idea della morte, avesse visto le Sepolture Celesti , probabilmente avrebbe sperimentato la mia stessa tristitia . Chissà, forse sarebbe stato indotto a dei ripensamenti sull'onnicomprensività del termine 'uomo'; o sull'univocità del termine 'tutela': « Ciò che distingue l'uomo dagli altri animali è la tutela dei suoi morti, senza lasciarli in balia della madre terra. Da che li protegge, l'infelice? E da che si tutela, tutelandoli così inutilmente? La coscienza tormentata fugge dal suo temuto annientamento. » [Unamuno M., Del sentimento tragico della vita , SE, Milano, 2003, p. 45] .
Sono le parole di un filosofo cattolico che, “tremando all'idea di doversi separare dalla sua carne”, rivolse la propria ultima speranza alla resurrezione dei corpi.
Non così nel buddismo tibetano, in cui ad essere desiderata è proprio la liberazione dalle rinascite, per integrarsi con il Tutto e la Natura Divina.
Penso a Spinoza, che sia Hegel sia Schopenhauer giudicarono come un orientale trapiantato in Occidente, penso a quel che ha scritto: Homo liber, qui ex solo rationis dictamine vivit, mortis Metu non ducitur; sed bonum directe cupit… e mi confronto con la mia irrisolta posizione nei confronti della morte.
Per la verità, quel che io sento per me 'debilitante' è una scissione interiore. Non tanto l'esser guidato dalla paura della morte in sé ma, di più, il non averla metabolizzata nelle zone in cui la Potentia Rationis non riesce in me ad esercitare onni-potenza.
Perdoni i miei fallimenti Spinoza, del cui enunciato: « L'anima ed il corpo sono una sola e stessa cosa che viene concepita ora sotto l'attributo del Pensiero ora sotto quello dell'Estensione » pure sono razionalmente convinto.
Forse sarà perché non riesco a sintonizzare quelle due componenti che potrei anche chiamare, convenzionalmente, secondo il piano d'osservazione e senza averne fatto ulteriore archeologia, passione-natura e pensiero-cultura...
Dunque, per liberarmi della Melancholia attraverso la 'conoscenza delle passioni', cosa potrebbe oggi aiutarmi a distinguere infallibilmente la Laetitia da altra letizia, oltre la Scientia Intuitiva ?

Forse qualche metodo o sapere contemporaneo, sub specie (ahi!) temporis?

Forse la non-Scienza della psicoanalisi freudiana, che qualche illustre paragona al metodo spinoziano, ma che si originò da chi considerava inconscio, coscienza e pensiero come meri epifenomeni della materia? (Con la Ragione Oggettiva nuovamente in cerca di casa… Sorriso)




[motto estratto dallo scritto originale: “ Non importa quante volte sottolineiamo che l'intelletto umano è impotente rispetto alla vita istintuale umana, e su questo abbiamo ragione. Ma c'è qualcosa di speciale in questa debolezza, la voce dell'intelletto è flebile, ma non riposa finché non viene ascoltata .”]

O forse le neuroscienze cognitive, o l'Antropologia Biologica… Vel alia à la carte…?

Aut un'autentica, ancorché rara, ardua ed intrasferibile esperienza mistica, vissuto e sapere al contempo?
Dovendo io, per mio limite, arrendermi e sospendere il giudizio, mi rivolgo a due celebri dipinti nei quali la sopra detta esperienza è diversamente rappresentata in seno alla meditatio mortis ed alla meditatio vitae, rispettivamente:

dal Caravaggio (S.Francesco in meditazione):






e da Giovanni Bellini (Estasi di S.Francesco):





in cui il Santo, volte le spalle al teschio, orienta il suo sguardo al Cielo restando immerso nel Mondo piuttosto che nell'intimo dialogo con la Morte.



-----------------------------



Ancora in ambito pittorico, mi sovviene un acquarello del periodo simbolista di František Kupka: L'Anima del Loto , opera del 1898 segnata dalle fascinazioni teosofiche che l'Autore riassunse citando Elisée Reclus: “ L'Uomo è la Natura che prende coscienza di sé stessa ”. Affiorano anche qui alcune somiglianze con il concetto spinoziano di integrazione con il Tutto, con la Natura Divina:






------------------------------



Al netto di altre differenze teologiche, trovo qualche elemento spinoziano nel panteismo romantico di Samuel Taylor Coleridge.
Nella sua poesia che qui di seguito propongo non c'è una vera e propria 'azione', tuttavia sono riconoscibili la partecipazione al Tutto ed una connessa "letizia".


To Nature

It may indeed be fantasy when I
Essay to draw from all created things
Deep, heartfelt, inward joy that closely clings;
And trace in leaves and flowers that round me lie
Lessons of love and earnest piety.
So let it be; and if the wide world rings
In mock of this belief, it brings
Nor fear, nor grief, nor vain perplexity.
So will I build my altar in the fields,
And the blue sky my fretted dome shall be,
And the sweet fragrance that the wild flower yields
Shall be the incense I will yield to Thee,
Thee only God! and thou shalt not despise
Even me, the priest of this poor sacrifice.


Alla Natura

Può essere davvero fantasia quando
Provo a dedurre da ogni cosa del creato
L'abissal, genuina gioia che m'avvince intimamente;
E rinvengo in foglie e fiori intorno a me distesi
Lezioni d'amore e fede vera.
Ebben così sia; e se nel vasto mondo suona
Il derider questo credo, ciò non reca
Né paura, né dolor, né vani dubbi.
Allor nè campi erigerò il mio altare,
Ed il cielo blu sarà il mio duomo ornato,
E la fragranza dolce dal fiore agreste offerta
Sarà l'incenso che a Te presenterò,
Unico Dio! E Tu non sprezzerai
nemmeno me, officiante di tal modesto sacrificio.




--------------------------------



Chiudo con una fotografia pittorialista che mi piace particolarmente:
Fading Away



,

nella quale mi pare che i diversi soggetti umani possano rappresentare sia l'irrisolto rapporto con la morte (a cui vien girata la schiena) sia la actio a favore della donna morente, intorno alla quale sembra persino aleggiare, pur nella mestizia, una sorta di serenità.


------------------------------




Chiedo scusa per avere esagerato con le mie disordinatissime divagazioni.


Un saluto cordiale




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