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La paura e la speranza


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avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 10:45

@ Flarelux: com' è difficile capirsi. Dopo quello che ho scritto, come puoi dire che si tratta di una speranza generica? E paragonarla agli slogan ottimisti ' tutto andrà bene'?
Certo, tutto andrà bene per me e per l' umanità, ma chissà quando e chissà come. Ma non perché è scritto nelle stelle o perché mi sono svegliato di buon umore, ma perché Dio ama gli uomini. Moltissimi uomini non ci credono, sono convinti di essere soli a doversela cavare, sono scoraggiati, ecc.
Non posso obbligare nessuno a credere all' amore di Dio per l' uomo, per me e per te. Ls mia speranza si fonda sull' amore di Dio. Non puoi dire che è generica.

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 10:50

@Flarelux et alii


Bodei:

"...passioni ugualmente debilitanti, la paura e la speranza."

Per contro e sempre dello stesso Bodei :

"Pensare alla vita, al nostro essere partecipi
delle vicende dell'intero universo,
ci solleva invece dalle miserie e dalle tristezze."

Ma quella paura e quella speranza sono chiamate in causa da Bodei ( invero da Spinoza ) allorché l'uomo
pensa alla morte o alla propria esistenza come preludio ad altro.... paura e speranza sono due passioni (pathos) in netta antitesi all' Azione, alla partecipazione.

Ma non casualmente ho pure, all'apertura di questo thread, in un forum di fotografia, inserito un link che qui ribadisco:


www.krisgravesprojects.com/book/ondeath


Un accostamento al fine di "contenere" propriamente
considerazioni non teologiche, anzi ben vengano, ma catecumenali [etimologicamente : di programmatica istruzione] ...

Il pensiero di Spinoza è ovviamente ben piú esteso, e non averlo cmq genericamente riguardato costituisce, per chi scrive, una necessitá rispetto alla suddetta scelta di moderazione ed al tempo stesso una precisa indicazione tematica : l' Azione, in antitesi alla Passione, l'Azione e la partecipazione quale forma privilegiata di pensiero alla Vita ( quella ad esempio di chi attualmente è in prima linea nel fronteggiare l'emergenza sanitaria e di chi personalmente, nella propria salute fisica ne è travolto ... ) rispetto alla Morte.
Quale possibile ed attuale dimensione figurativa, nelle arti e nella fotografia, di detta Azione rispetto alla Morte ? ...si badi, qui pur non ci si riferisce ad una esclusivitá di giudizio ( come potrebbe ad esempio ravvisarsi nell'iconografia ... ) quanto ad una focalizzazione attuale della rappresentazione della Morte in quella contrapposizione tra Azione e pathos,
e, non di meno, della sua evoluzione storica.

Non sono assolutamente in questione temi ( pur afferenti ma non è questa la sede opportuna) di escatologia, di evangelizzazione, d'esegesi biblica ...

Discutiamo di Arte, Fotografia, Pittura, Scultura Letteratura, Musica, di come hanno restituito, ed oggi restituiscono, il tema della Morte in seno all'opposizione dell' Azione/partecipazione versus pathos ( paura/ speranza )... che ne dite?!

Un incipit :

www.bbc.com/news/amp/uk-england-36389581

www.doppiozero.com/materiali/la-morte-al-tempo-del-covid-19



Un sincero ancorchè gentile augurio di buona giornata a Voi tutti,

Ben


avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 12:25

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2910649

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2916469

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3023855

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3031028

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3095006

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3058001

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3047573

Questo il mio contributoSorriso






avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 14:33

Nelle conversazioni tra più partecipanti accade di 'infilare' un tema collaterale e perseguirlo, tra proposizioni e repliche.
Accolgo l'invito a rimanere in tema.
Mi vengono in mente alcuni miei scatti realizzati qualche anno fa al Cimitero di Trieste, che propongo qui:

www.flickr.com/photos/ciue/21510716279/in/album-72157623457647813/

www.flickr.com/photos/ciue/29948933726/in/album-72157623457647813/

www.flickr.com/photos/ciue/29976387222/in/album-72157623457647813/

www.flickr.com/photos/ciue/30070116081/in/album-72157623457647813/

Il monumento ( o monimento ) sepolcrale è diffusamente presente in molte culture.
La nostra civiltà occidentale ha registrato una tendenza all'occultamento della morte e a una sorta di esorcizzazione della sua tragica incombenza nella vita delle persone.
Si occulta il momento del decesso.
E' vietato parlare della morte ai bambini.
Si priva, in qualche modo, il morituro della possibilità di vivere la propria morte, con strategie diversive.
La paura della morte tende a diventare panico irrazionale, nella misura in cui la morte viene tenuta ostinatamente
fuori dall'orizzonte esperienziale dei viventi.
Non sono molto numerose, mediamente, le persone che hanno visto da vicino una salma.
La cultura materialistica porta con sé, inevitabilmente, una damnatio mortis, in quanto il morto è colui che non esiste più, non consuma più, non produce più.

Ho elencato alla rinfusa un po' di dati, per tornare brevemente al valore dal monumento funebre: la memoria mortis, della propria morte, come dicevo all'inizio di questa discussione, bilancia l'equilibrio dell'esistenza terrena.
Il segno della morte e la custodia del defunto, che il monumento funebre documenta, irrompono nel 'bunker' che ci imprigiona nell'oblio e tentano di aprirci lo sguardo sulla realtà complessiva dell'esistenza, la quale, appunto, si articola nella dialettica vita-morte.

La speranza non può esercitarsi, per sua natura stessa, all'interno di orizzonti contingenti, ma si spinge all'oltremondo, ad orizzonti ultimi; essa è capace di ridimensionare efficacemente la paura.
Uno sguardo solidale al monumento funebre può validamente aiutarci a identificare il nostro destino con quello del defunto, che il monumento indica e onora. Da questa identificazione può nascere e maturare un'autentica pietas che affratella il defunto e la mia persona, la sua e la mia storia.
Sarebbe auspicabile, inoltre, coltivare il silenzio e riflettere su quella sconcertante immobilità propria del morto: la paura, oltre che dalla speranza, può essere superata anche dalla conoscenza.

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 15:16

Non credo che riflettere sui morti possa dare molta speranza... E nemmeno andare in un cimitero...
Lo so posso sembrare molto ingenua ed essere poco intelettuale, ma non credo che in particolare in questo momento parlare di morte possa aiutarci a vincere la paura e far riaffiorare una speranza.
Se frasi fatte come quella citata "andrà tutto bene" non sono più sufficienti a sorreggere gli animi affranti tanto meno lo possono
essere foto di tombe o di morti.
Che poi lo scopo di questa discussione sia un altro ma in questo momento sarebbe utile parlare di cose positive che possano avvicinare le persone a Dio dandogli una speranza di vita mentre la morte è un male e da esso non può derivare nessuna speranza .

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 15:43

Gentile signora Maila,

Se "lo scopo" di questa discussione non è "utile" tanto quanto quello, a Suo avviso, "di parlare di cose positive che possano avvicinare le persone a Dio" ... cosa vuole, non senza imbarazzo, che Le dica ?

Mi perdonerá l'indelicato suggerimento ad aprir Lei stessa, volendo, un thread di discussione finalizzato a detta intenzionalitá ...

Un gentile saluto

Ben-G

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 16:22

@Paolo Longo et alii,

"La paura della morte tende a diventare panico irrazionale, nella misura in cui la morte viene tenuta ostinatamente
fuori dall'orizzonte esperienziale dei viventi."

Interessante ... mi vengono in mente talune atmosfere d'una straordinaria densitá.
Quelle in particolare dei riti funerari di Varanasi in India, ove la dimensione esperienzale sia individuale, che collettiva, antropologica, e quella naturalistica/ambientale trovano un culmine fissato dall'alto ed in taluni casi amalgamato in una quasi congeniale monocromia.
Come in uno scatto di Giovanna Silva del 2010, pubblicato sul pregevole magazine San Rocco n15.
Qui peraltro l'azione/partecipazione trae palesemente origine dal rito, e l'idea di monito-monumento ha una permeabilitá estesa e diffusa ad una dimensione naturalistica, paesaggistica ... anzi direi topografica...

Con mia sorpresa in una originale versione a colori:

s3-eu-central-1.amazonaws.com/giovannasilva/5a3bec8516bf62001421d752/i

www.sanrocco.info/magazine/muerte-1

La sola "call for paper":

download.ru/files/I8GAoJvo

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 16:56

Sig. Ben g
mi sembra che l' argomento della discussione sia la paura e la speranza: illustrare come vincere l'una ed avere l'altra non mi sembra voler dire andare fuori tema.
Tra l'altro anche io ho postato delle foto.
Tra l'altro la discussione è letta da altri fruitori di juza che frequentano questo sito con l'intenzione di staccare un attimo dai cattivi pensieri; parlare di morte in questo momento credo che per qualcuno possa essere di sconforto e lungi da me crearne.

Se lei non è del parere che avvicinare le persone a Dio sia un'azione utile per avere una speranza e che invece la speranza possa nascere dalla morte e dall'osservare tombe e cadaveri,a questo punto sono io ad essere imbarazzata.

Vi lascio ai vostri discorsi "incoraggianti" e non interverrò più a meno che non mi senta direttamente chiamata in causa.
Buon proseguimento


avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 17:19

@Maila: effettivamente non è facile farsi capire. E certamente è dovuta a me questa incomprensione.
Parlare di cose positive? Giusto.
Mi domando che cosa ci sia di più positivo della sconfitta della morte.
Il grande dramma di tutta l'umanità, di tutta la Storia, della mia e della tua vita è la MORTE.
Dio ( secondo la mia fede cattolica, che non voglio imporre a nessuno ) si è preso cura di questo problema: ha assunto la natura umana; ha vissuto; è morto realmente; è risorto distruggendo in se stesso la morte; ha reso partecipi di questa vittoria tutti coloro che aderiscono a Lui. Punto. Si chiama storia della salvezza.
Fin dai primi secoli del cristianesimo uomini e donne ben più credenti di noi hanno coltivato quotidianamente la 'memoria della morte' per vivere una vita spesa nel servizio a Dio e al prossimo.
Non saremo noi due a banalizzare un'esperienza così profonda e ricca.
I monaci che ancora oggi si rammentano a vicenda 'memento mori', cioè 'ricordati che devi morire', non lo fanno perché sono dei tetri piagnoni portajella ! Se io mi ricordassi un po' più spesso che dovrò morire, ogni momento diventerebbe prezioso; smetterei di perdere tempo in cose inconcludenti; mi dedicherei con più intensità a far del bene in giro. La vita senza la morte perde significato.
Ma cosa c'entra la positività o l'ottimismo?
Io posso essere gioioso soltanto quando mi ricordo che Cristo ha vinto la morte e mi dona la resurrezione: diversamente la mia esistenza, come quella di tutti, sarebbe un inferno insensato.

Ma queste sono considerazioni mie, che non voglio nè posso imporre...

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 17:32

@ Ben-G: i riti funebri, presso tutte le grandi religioni, sono una realtà fondamentale per riuscire a comprendere il significato pieno di ciascuna religione.
Mi chiedo: un rito funebre celebrato oggi in Italia, che cosa suggerisce? che cosa mi dice della società laica italiana?
Credo di poterlo dire a ragion veduta, in quanto celebro esequie ogni giovedì mattina da diversi anni.

In particolare nelle esequie senza rito religioso, riscontro un desiderio di concludere tutto il più rapidamente possibile, insieme con un senso ciecamente doloroso di una morte senza appello, di un annullamento definitivo della persona cara, di ciò che realmente accade a coloro che ( per usare le parole di Dante ) 'l'anima col corpo morta fanno'.

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 17:48

...ed è cosa innegabilmente triste.
Questa fortissima immagine che Lei registra, questa "cecitá del dolore d'una morte senza appello" è, a Suo giudizio, esclusivamente imputabile alla propria condizione laica o piuttosto, od anche, ad una dimensione culturale propria della nostra "societá dei consumi " globalizzata ?

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 17:50

Soprattutto alla seconda causa.

avatarsupporter
inviato il 01 Maggio 2020 ore 18:02

Grazie a voi tutti, per le riflessione e approfondimenti che mi aiutano meglio a comprendere.
Vincenzo

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 19:40

Parlare di cose positive'

Parlare e di cose positive: si anche Gesù lo faceva ed è venuto proprio per portarci una buona notizia e per renderla realizzabile ha dato se stesso, la propria vita terrena in sacrificio.
Mi domando che cosa ci sia di più positivo della sconfitta della morte.
C'è la buona notizia del regno di Dio che da speranza e coraggio per affrontare le difficoltà.
Appunto perchè la morte è un dramma non ha in se nulla di positivo ed è entrata nel mondo tramite il peccato causato da una enorme menzogna. Non ci vedo positività in questo.
ha reso partecipi di questa vittoria tutti coloro che aderiscono a Lui
Tutto coloro che credono che ripongono fiducia nel suo sacrificio e nella sua resurrezione.
Tutti sanno e credono che Gesù sia morto ma pochissimi ne comprendono il significato e pochi credono nella sua resurrezione. Non occorre credere nella sua morte ma nel suo messaggio per trovare la fede e la speranza.

Se io mi ricordassi un po' più spesso che dovrò morire, ogni momento diventerebbe prezioso; smetterei di perdere tempo in cose inconcludenti; mi dedicherei con più intensità a far del bene in giro. La vita senza la morte perde significato.
Non credo che chi vive una vita in modo egoistico e senza far del bene agli altri sia perchè non si ricorda che deve morire; anzi forse è proprio il contrario: ognuno di noi sa che moriremo ma anche che invecchieremo così che molti credono utile dedicare la propria vita per garantirsi una vita agiata, senza restrizioni e in modo da arrivare alla vecchiaia con ricchezze e garanzie per se stessi e per il futuro dei propri figli. Quanti dicono che il senso della vita è viverla fino in fondo nel migliore modo possibile? Quanti credono che accumulare ricchezze, avere onore, potere ecc. sia l'unico modo per vivere a fondo e felicemente l'unica vita che hanno a disposizione?

Fin dai primi secoli del cristianesimo
Occorrerebbe capire quale cristianesimo…
Queste sono le mie considerazioni che presento con il massimo rispetto.




avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 19:58

Mi arrendo serenamente. Non mi appassionano le polemiche. Per essere ordinato diacono ( diacono sposato e padre di quattro figli) ho dovuto frequentare molti corsi di teologia, sacra scrittura, storia della chiesa, con relativi esami. Non me ne vanto: dico soltanto che esistono dati certi e inoppugnabili.
Rispondo soltanto a una domanda un po' provocatoria: quale cristianesimo??
Quello che esiste ininterrottamente per Tradizione apostolica ( cerca il significato di questo termine) dal primo secolo. Io rispetto i Testimoni di Geova.
Mi piacerebbe essere oggetto di altrettanto rispetto come cattolico. Ma soprattutto vorrei che si evitassero manipolazioni di dati storici inoppugnabili. Poi, le interpretazioni diverse dei dati della Rivelazione, ci stanno: se avessimo intetpretazioni identiche, apparterremmo alla medesima confessione religiosa.
A questo punto però, per rispetto al propositore del thread, eviterei di occupare ulteriormente questo spazio con una sorta di inutile ( almeno per me ) sorya di ping-pong verbale. Buon cammino.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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