| inviato il 03 Aprile 2020 ore 22:39
Che ne pensate di Pentti Sammallahti autore che riesce a fotografare l'inverno con l'essenzialità dei suoi bianconero e autore di una serie di foto su stormi di uccelli come questa bella foto contenuta nel suo Des oiseaux? |
| inviato il 04 Aprile 2020 ore 0:16
Grande segnalazione degas , grazie ! |
| inviato il 04 Aprile 2020 ore 16:45
Faccio i miei complimenti a chi ha promosso questa conversazione e a chi vi ha contribuito.
Non saprei proporre dei nomi di fotografi grandi e meno conosciuti.
Ri-propongo invece un pittore-fotografo (fotografo dal 1980) ben noto ai più e che a me è assai caro: Masao Yamamoto. E' un artista che ha trattato temi diversi nella costante coerenza di un linguaggio essenziale, di uno stile poeticamente semplice, stile che ai miei occhi risulta inconfondibile.
Mi commuovono ancor oggi le sue opere, intrise di un laconico lirismo zen. Sfoglio sovente i suoi libri.
Riporto qui sotto un paio di immagini, giusto per non lasciare lo spazio vuoto.
Un saluto cordiale.
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| inviato il 04 Aprile 2020 ore 17:40
Daido Moriyama, Hawaii , 2007
Japan über alles! Mi aggrego a Ben-G e Altenmich e vi segnalo il sito della Taka Ishii gallery di Tokio perché è una vera miniera; il link che segue è al settore pubblicazioni.
www.takaishiigallery.com/en/publications/
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| inviato il 04 Aprile 2020 ore 18:36
www.shikamaphoto.com/
Mi piace molto il primo lavoro dedicato alle foreste.
Avevo provato a fare una lavoro simile. Ma è meglio che resti nel mio porta negativi... |
| inviato il 04 Aprile 2020 ore 19:03
@Ben-G: sono lieto del riscontro positivo, molto lieto. "Estasiato", leggo. Son lieto oltre misura d'aver fatto conoscere un mio "eroe".
@Degas: Acquistai altrove... Ma la segnalazione è ben gradita. Imprescindibile è per me il supporto della carta con tutto ciò che essa reca, di tattile e non; ancor più prezioso per certe opere. Grazie della condivisione.
Felice del reincontro, saluto entrambi i consoci con la massima cordialità.
A.
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| inviato il 20 Aprile 2020 ore 14:20
Peter Beard è morto .
www.nytimes.com/2020/04/19/arts/peter-beard-dead.html?fbclid=IwAR3Ybfj
oggi , quando ho saputo della notizia ho sofferto .
ho sofferto perche' non saremo piu' contaminati dalla bellezza delle sue foto , dalla sua eleganza naturale e dal suo infinito buon gusto .
se ne va uno dei miei idoli , uno che avevo incontrato casualmente a Saint Tropez , in un locale , mentre fotografava con una compatta da due soldi le cubiste ( ora si chiamano ballerine ) .
strana la vita , avevo sognato per anni di incontrarlo e poi ... non ho avuto il coraggio di dire niente .
Ciao Peter , ultimo degli avventurieri .
nel mio immaginario ti vedo con Lawrence d'Arabia a spargere libertà' e bellezza e osteggiare cattivo gusto e mediocrità' .
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| inviato il 20 Aprile 2020 ore 14:46
Almeno uno che ha saputo utilizzare la ricchezza di famiglia per coniugare vita avventurosa e godereccia con creatività artistica. Non tutti ci riescono. |
| inviato il 20 Aprile 2020 ore 15:14
Un'immagine perfetta per commemorarlo: stile, scioltezza, leggerezza! |
| inviato il 20 Aprile 2020 ore 16:52
Concordo, bella scelta di Lastprince, che dimostra di aver compreso a fondo l'autore.
Anche un bel lascito di Beard sul senso della vita e sulla possibilità di viverla "out of the box".
Grazie per avermelo fatto conoscere. |
| inviato il 24 Maggio 2020 ore 22:23
Ringrazio Lastprince e Ben-G per le segnalazioni fatte al riguardo di Peter Beard e Ivan Teretschenko, fotografi che non conoscevo. Interessanti, a dir poco.
Mi sembra che la fotografia del primo sia inseparabile dalla sua biografia: quella, affascinante, d'un avventuriero anglosassone del novecento (tornano in mente Chatwin, Hemingway…).
Di Ivan Teretschenko ho apprezzato l'eclettismo e, più in particolare, il “diario visuale”.
Purtroppo non posso ricambiare con un contributo altrettanto originale. Mi limiterò quindi a rivangare fra le cose che, nel tempo, mi son rimaste impresse e che recentemente ho visto meno rappresentate.
Ricordo le serie di fotografie “Sitting on the Wall” e "Bird's Eye View" di Weng Fen, che risalgono ai primi anni duemila.
Mi colpì quella giovane generazione di cinesi che stava scoprendo la propria occidentalizzazione nei segni inequivocabili del nuovo paesaggio.
Mi parve che il muro dal quale essa guardava fosse sì un osservatorio sullo sviluppo economico; ma anche un momento di trauma della longue durée , uno spaesante punto di flesso, un istante di vuoto, un “wu” dell'identità cinese; donde qualche senso di smarrimento che trapela dalle fotografie.
Mi chiesi se “the Wall”, come punto di vista della tradizione, non rappresentasse, altresì, il residuo d'una più difensiva ed identitaria Muraglia; ma su questo rimasi indeciso.
Comunque fosse, non potei trascurare che il quarantenne Weng Fen, nel fotografare al di là del muro sia il futuro della Cina sia la globalizzazione d'un concetto univoco di progresso, si stava già esprimendo secondo un'estetica occidentalizzata.
Parimenti, non potei non notare che il Fotografo scelse giovani donne per rappresentare una generazione che scopriva così il programma del proprio futuro.
Faccio seguire alcune fotografie, per chi avesse voglia di rivederle.
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Per ben più alte considerazioni in merito:
www.google.com/url?sa=i&url=http%3A%2F%2Fphotographyofchina.com%2Fblog
www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&
www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&
www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&
Un saluto cordiale |
| inviato il 25 Maggio 2020 ore 22:38
Bene "ragazzi"
continuate così, c'è un gran bisogno di fotografi fuori dal coro!  |
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