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Virtual photography


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user90373
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inviato il 10 Febbraio 2020 ore 10:20

@ I.Felix
Ed è per questo
che non puoi averne consapevolezza.

Sono perfettamente conscio delle manipolazioni in atto da parte del "sistema" e mi rompe le scatole pensare che il mio "sistema" sono io. Spero di trovare un altro me, meno accomodante e più combattivo. Pillola rossa o pillola blu.

avatarsenior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 10:28

Leggendo molti interventi, qui, ma più in generale nel forum (su questi temi), si rileva spesso una cosa che, seppure legittima, può in molti casi rappresentare una perdita di opprtunità piuttosto che un atto di coerenza.

Cioè il tenere uniti a ogni costo "quel che si fa e che si vuol fare", con "quel che si osserva e si vive da spettatori".

Mi spiego meglio: chi fa fotografia più classica (parola da leggere come semplificazione ovviamente) difende quella, chi elabora molto difende quella che vede (giustamente) come l'evoluzione naturale della vita.
E così via in modo più o meno sfaccettato.
Perfino nei commenti, l'affinità sembra essere il primo criterio di apprezzamento.

Sicuramente una spiegazione può essere che la stessa cosa ci piace sia farla che osservarla. Sembra anzi ovvio.
Ma a me pare che in molti casi sia più una specie di arroccamento difensivo di cui non ci sarebbe tutto sto bisogno.

A me piace fare un certo tipo di fotografia che, per sommi capi, farei sicuramente rientrare in quella pseudocategoria "classica" (per stumenti utilizzati, scelta dei soggetti, tipo di trattamenti ecc), anzi, la farei rientrare proprio nel banale assoluto. E credo che continuerò con piacere a farlo.

Ma al tempo stesso, se devo mettermi in casa il pastorello col ciufolo, tutta la vita scelgo gli "strappi" di Mimmo Rotella. Oppure, a un vaso di ceramica francese preferisco gli oggetti di gomma di Gaetano Pesce.

Secondo voi è possibile e utile tenere distinte le due cose, o è inevitabile apprezzare solo quello che è vicino alle nostre "abitudini espressive"?


user90373
avatar
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 10:31

@ Salt
no, perche' qualche miliardo di esseri su questa palletta, pare cerchino altro.

Per esempio?

avatarsenior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 10:32

Pillola rossa o pillola blu.


questo slogan, dimostra gia' da solo quanto forti siano i condizionamenti e la necessita' di esempi empirici.

Secondo voi è possibile e utile tenere distinte le due cose, o è inevitabile apprezzare solo quello che è vicino alle nostre "abitudini espressive"?


In qualche modo credo sia inevitabile. Apprezzi quello che conosci. Cio' che sai leggere.

Se non puoi decifrare il linguaggio, se non hai gli strumenti per capirlo, semplicemente non ci arrivi.

avatarsenior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 10:37

Se non puoi decifrare il linguaggio, se non hai gli strumenti per capirlo, semplicemente non ci arrivi.


Ottima estensione Salt, che suggerisce che il problema è in effetti quello, ma più a monte.
Ovvero, è bene o è una chiusura rimanere in un linguaggio solo, perché per vari motivi quello noi usiamo per esprimerci?
La mia risposta personale credo sia ovvia ;-)

user90373
avatar
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 10:43

Se non puoi decifrare il linguaggio, se non hai gli strumenti per capirlo, semplicemente non ci arrivi.

Ignoranza per ignoranza, da europeo, preferirei comunque saper decifrare il linguaggio di un indios che non il significato dei tagli, strappi o merd@ di vari artisti più o meno contemporanei e/o concettuali.

avatarsenior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 10:45

Ignoranza per ignoranza, da europeo, preferirei comunque saper decifrare il linguaggio di un indios che non il significato dei tagli, strappi o merd@ di vari artisti concettuali.


E questo è molto bello

user33434
avatar
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 11:40

Secondo voi è possibile e utile tenere distinte le due cose, o è inevitabile apprezzare solo quello che è vicino alle nostre "abitudini espressive"?


Secondo me è istintivo ma non inevitabile, apprezzare ciò che appare distante dal nostro linguaggio è un impegno non da poco. E' un conflitto che vivo anche io, come immagino molti altri, nell'evoluzione del gusto personale. In alcuni periodi tengo in massima considerazione le avanguardie, in altri penso che se qualcosa non è passato attraverso il consenso del grande pubblico probabilmente ha sì un valore ma molto minore rispetto a quello che viene attribuito dal mondo dell'arte. Intolleranza 1960 di Nono oppure i quadri di Vedova (non cito Shoenberg o Pollock per amor patrio MrGreen) mi paiono essere un punto di non ritorno, dopo non si può tornare alla tonalità o all'arte figurativa, eppure si deve constatare che questo ha decretato una spaccatura talmente profonda, in chi di arte usufruisce, che non pare in alcun modo sanabile.
Cosa riserva il futuro? I percorsi rimarranno separati? Qualcuno riuscirà a trovare una sintesi?

Cioè il fermoimmagine è soltanto una inconscia "rivisitazione" di quadro di Monet piuttosto che uno scatto di Bresson...oppure c'è qualcosa di nuovo?

E' proprio quello che mi chiedevo in principio. Questo "nuovo" mezzo ha del potenziale? Non mi riferisco a quello che ho potuto vedere finora che mi pare più marketing che contenuto ma alle possibilità offerte da quento approccio.

avatarjunior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 11:44

Volevo esprimere il mio punto di vista, apportando magari qualche dettaglio sulle modalità di scatto di tali immagini. Non ho letto tutto il topic, spero di recuperare. Nel seguente link ci sono altre immagini simili, che personalmente apprezzo di più rispetto al primo autore citato.
www.spaziogames.it/artista-italiano-pubblica-le-sue-foto-scattate-con-

Il video seguente invece mostra la modalità di acquisizione, basta guardare il primo minuto per farsi un'idea.


Credo sia molto importante capire le modalità di acquisizione, poiché magari si può pensare che siano immagini già ideate da un "regista" e che il giocatore con un click faccia uno screen, come su un film per esempio. Come invece è facile intuire, la componente artistica principale (parere mio) di queste foto è la composizione, perché tramite la modalità foto di alcuni videogiochi, avendo la possibilità di spostare il punto di ripresa (e il ritaglio) a piacimento si va ad imprimere un personale punto di vista. Diverso da quello degli autori del videogioco, che lo studiano prevalentemente dal punto di vista del personaggio principale, perché è quello che si vede giocando. C'è chi dirà che i veri artisti sono i programmatori, che hanno effettivamente creato tutta la scena, però se non vi garba la definizione di "virtual" photographer, solo perché ritraggono elementi creati da altri, bhè tirate voi le conclusioni.

Entra in gioco un altro elemento comune con la fotografia, ossia il cogliere l'attimo. Ovviamente in questo caso è più facile, perché una volta individuato il momento, si può mettere in pausa e scegliere l'inquadratura. Anche qui, se è la facilità di cogliere l'attimo che cozza con l'idea di foto vera, bisognerebbe riflettere sulle possibilità offerte dalle attuali macchine fotografiche. Inoltre il cogliere si espande in creare l'attimo, avendo la libertà di eseguire determinate azioni al personaggio comandato.

Infine entra in gioco anche qui la postproduzione, alla quale ognuno pone i propri limiti prima di autodefinirla fotomontaggio.

Tutto sommato credo che possa rientrare nella branca della fotografia e per dare una spinta ottimistica ai detrattori consiglio di pensare che magari un videogiocatore, utilizzando questa feature, si alleni a comporre e magari chissà, forse un giorno spunterà in lui la voglia di acquisire una fotocamera.

user33434
avatar
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 11:58

Jack89 quello che mostrano nel video mi sembra più un minigame inserito nel titolo principale dove puoi inserire e mettere personaggi o cambiarne le espressioni. E' un livello di complessità ancora molto basso, la mancanza di fascino al momento per me sta qui, non ci sono abbastanza accadimenti casuali.

avatarsupporter
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 12:20

@Jack89
E' un video interessante quello che hai postato.
Mostra la "fotografia virtuale di God of War", una caso di "fotografia virtuale".
Puoi giocare con composizione, illuminazione, rendering e anche cogliere l'attimo speciale in cui i personaggi sono ben disposti, ma ti resta sempre una foto di God of War.
Cosa comunica una foto di God of War? Qualcosa di God Of War.
Fin qui, tutto bene e tutto chiaro all'osservatore che vede l'immagine (capisce che si tratta di GoW).

Si potrebbe immaginare un futuro con ambienti virtuali a basso costo, ad esempio per lo still life, dove uno compra modelli di oggetti, modelli di illuminatori, modelli di obiettivi esattamente come compra le controparti fisiche oggi (magari a un centesimo del costo, visto che la replica del prodotto ha costo nullo e compensa solo gli investimenti).
Poi posiziona la fotocamera e ottiene una immagine realistica.
E' scrittura con la luce? Per me sì, in quanto governata dalle stesse leggi fisiche reali e lo prova il risultato indistinguibile.
Offre la stessa esperienza di lavorare in studio? No, ma se uno si focalizza sull'efficacia comunicativa del risultato, non conta che esperienza ha fatto il fotografo (reale o virtuale).

Il punto interessante diventa usare una foto virtuale di God of War per dire qualcosa che non abbia a che fare con GoW.
Supponiamo, ad esempio, che io stia facendo un reportage sulle gang giovanili o sulle manifestazioni folk di combattimento.
Supponiamo che io spacci una delle foto di GoW, una di quelle così realistiche da sembrare vere, per una foto reale.
In altri termini, supponiamo che io attribuisca un valore documentale all'immagine.
A parte l'aspetto etico, è lecito dire che è una "mia" foto?

Secondo caso: supponiamo che non voglia dare un valore documentale all'immagine, ma solo concettuale. Ad esempio, supponiamo che io voglia rappresentare la violenza bruta e prenda una immagine da GoW per farlo.
E' lecito spacciare quella immagine come una "mia" foto che rappresenta il concetto di violenza?

Io penso che il 99,9% del contributo che rende efficace l'immagine l'abbiano messo i programmatori e gli artisti grafici, non il fotografo virtuale.
In altre parole, posso considerarla una fotografia, ma non mia (il mio contributo è minuscolo).
In conclusione, non è tanto importante determinare se esista o esisterà una fotografia virtuale (io penso che non esista ancora, ma che esisterà), quando piuttosto come cambierà la componente di proprietà rispetto al fatto che la realtà fotografata non è quella che il mondo reale ci mette a disposizione "gratis", ma quella costruita da altri.

Pensa se io dovessi pagare i diritti d'autore ai genitori delle modelle che fotografo Eeeek!!!.
La fine del mondo, per i fotografi, non sarà il giudizio universale, ma sarà il giorno in cui "il Creatore" chiederà i diritti d'autore sulla realtà.MrGreen

avatarsenior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 12:45

L'art.strunzata del nuovo millennio..
mi sveglio domani,
faccio una cacca sul divano
e scatto la foto.

Io sono l'artista.
A voi capire il messaggio.
Guai se osate dire..
che è solo merda che sporca un divano.
..
Signore abbi pietà..
anzi no,
facci fuori tutti senza misericordia.
Ci siamo fumati tutti il cervello !!! MrGreen

avatarsenior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 12:51

L'art.strunzata del nuovo millennio..
mi sveglio domani,
faccio una cacca sul divano
e scatto la foto


Felix, questa è la linea più efficace degli oscurantisti da almeno 5 secoli MrGreen

A cui è sin troppo facile rispondere: mi sveglio, faccio la copia della Gioconda e sono Leonardo.
Due bischerate si equilibrano sempre ;-)

Tu sei tra i furboni che ritengono che un critico d'arte, qualunque bischerata esca gridi "Arte"?
Vabbè, così va il mondo Sorriso
Puoi provare, no? ;-)

avatarjunior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 13:05

@motofoto

Quoto la tua analisi in toto. Penso tu abbia centrato in pieno il succo del discorso.

avatarsenior
inviato il 10 Febbraio 2020 ore 13:31

In giro si vedono gia' parecchie fotografie che sono elaborate e generate al computer,che propongono una realtà virtuale che sottointende un qualsivoglia concetto di forma e pensiero potenziale,ma del quale le connessioni col materiale e naturale appaiono piuttosto distanti.Ancora su Juza non prevale questa contaminazione,che poi trova un collocamento differente rispetto a cio' che è considerato paesaggio e nelle immagini concettuali diventa assai arduo verificare la rappresentazione.
Il fotografo si connette alla rete ed entra in contatto con un mondo di immagini ed informazioni,che è virtuale ma che attraverso i mass media entra quasi invevitabilmente nella percezione della fotografia come mezzo e strumento di espressione.Ogni tanto risuona infatti quel :"ho qualcosa da dire",oppure "l'ho vista cosi",affermazioni che rimandano ad una banca delle immagini infinita(mentre l'agenzia omonima ha chiuso)dove tutto puo' essere messo in discussione e l'equità dura un secondo.C'è anche chi attraverso l'osservazione piu' approfondita dell'immagine riconnette la forma con la sostanza,aprendo una serie di altre possibili domande.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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