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Lo stile.







avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:06

Mi spiego meglio. Nelle foto di Salgado si sente l'urlo dell'umanità che soffre mentre nell altro autore io vedo una presenza più esterna...più da fotocronaca...e io adoro Steve ...non so se le mie percezioni sono giuste o devo imparare a guardare e sentire meglio

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:13

McCurry ha lavorato molto con National Geographic Magazine che ha uno specifico target e stile di foto.
Se devo muovergli una critica a un certo punto ha troppo raccontato i luoghi in modo "romantico" seguendo uno stereotipo un po' occidentale di quei posti.
Ci sono splendidi scatti, ma comunque sono legati a uno specifico modo di raccontare totalmete differente da Salgado.
Il perchè e quello che vuoi mostrare influenza ovviamente il come

user1036
avatar
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:17

@Enzillo ovvio che anche le mie sono considerazioni personali, non potrebbe essere il contrario, mi interessa capire proprio il tuo punto di vista, mi ha incuriosito in particolar modo la tua affermazione: "Produrre scatti che ripetono all'infinito se stessi lo trovo limitante." in qualche modo mi è mancato il terreno sotto i piedi per quelle che sono le mie ricerche interiori abbinate al fare fotografia, essendo privo di certezze e convinzioni cerco di capire e vedere più punti di vista possibile.
Quando scrivi "e quindi raccontarlo..." ti chiedo: come fare? Dopo che hai "ascoltato" e "compreso" qualcosa di inanimato, come puoi raccontarlo con uno stile che faccia dire all'osservatore: "Ecco si, questa è la foto di Mary Porta Pazienza" ?
Hai mai sentito parlare della fotografia interiore? Pensi che una bella fotografia abbia come supporto un sensore, una pellicola o si ritrovi stampato su un foglio di carta fotografica? Hai mai visto il film "I Sogni Segreti Di Walter Mitty?
questo spezzone è quello che mi ha segnato nell'approcciare alla fotografia, il senso dell'attimo dell'hic et nunc

user1036
avatar
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:19

@MatteoGroppi concordo!

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:25

Non so se è normale farlo o io sono pazza ma quando guardo una foto...io aspetto che la mia vocina interiore esprima una sensazione. Non conosco le tecniche fotografiche purtroppo quindi mi approccio alla fotografia cercando di...sentirla...

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:25

esistono almeno due tipi di stile:
A) lo stile che deriva da un ossessione. Il tuo modo di fotografare e' talmente "costretto" dalle tue ossessioni che diventa la tua cifra stilistica.

B) lo stile che deriva dall'attrezzatura. Usare sempre lo stesso attrezzo e allo stesso modo, meglio se con difetti o errori, caratterizza tutti i tuoi scatti e li rende immediatamente riconoscibili.

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:28

Non so se è normale farlo o io sono pazza ma quando guardo una foto...io aspetto che la mia vocina interiore esprima una sensazione. Non conosco le tecniche fotografiche purtroppo quindi mi approccio alla fotografia cercando di...sentirla..

nessuno te lo vieta, ma se non inizi a studiare le tecniche a certe domande è difficile che troverai risposta

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:33

Sto studiando anche le tecniche e perfino il manuale. Sono stata stupidamente...approssimativa. non lo voglio più essere.

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:40

io aggiungerei anche che spesso e' possibile selezionare le fotografie di un fotografo raggruppandole in sezioni con uno stile comune spesso molto diverso tra i vari gruppi.

Voglio dire. Sono sfaccettature della personalita'. Certi argomenti ti toccano piu di altri. Li tratti in modo diverso.


avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 10:46

Cosa hanno avuto in più i grandi maestri per arrivare...cosa è il particolare o i particolari determinanti che si possono cogliere nella loro carriera?

user1036
avatar
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 11:08

Se leggi i loro libri, ti rendi conto quanto sia stato il loro impegno e le loro fatiche. La tecnica ti servirà solo per esprimere al meglio quello che vuoi realizzare. Se posso darti un consiglio inizia a cercare documenti che parlano di arte in genere e di pittura, vedrai che i parallelismi sono infiniti, nessuno dei grandi pittori parlava di quale pennello usava quel pittore, ma solo quello che era riuscito a tirare fuori con la sua Arte.

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 11:16

@Imagomax, mi piacerebbe avere le risposte ai quesiti che poni, ma non avendole, possiamo provare a ragionarci insieme.
Quando scrivi "e quindi raccontarlo..." ti chiedo: come fare? Dopo che hai "ascoltato" e "compreso" qualcosa di inanimato, come puoi raccontarlo con uno stile che faccia dire all'osservatore: "Ecco si, questa è la foto di Mary Porta Pazienza" ?


Ho già dichiarato che, non avendo io uno stile, non saprei dire come far dire all'osservatore "Ecco, questa è la foto scattata da ...", tuttavia ti racconto come ho fotografato una statua inanimata.

Mi capita di andare spesso a visitare il cimitero acattolico di Roma, essendo vicino al mio luogo di lavoro.
In questo cimitero c'è una statua che amo e che è molto fotografata. La trovi su internet digitando " L'angelo del dolore". Non pubblico la foto perché un cartello all'ingresso lo vieta espressamente.

L'angelo del dolore è stato scolpito da William Wetmore Story nel 1894, per la tomba della moglie Emily.
Il dolore espresso da questo angelo, non è tragico, è malinconico.
L'angelo poggia la testa su un braccio, che pende stancamente oltre la lapide, coprendo il viso e rendendo così il suo dolore, intimo, nascosto agli sguardi altrui.
In quel dolore c'è un senso di quiete, di dolcezza, di compassione.
Per fare quella foto ho escluso la drammaticità del bianco e nero, ho provato infinite inquadrature, non ho indugiato sul viso e ho atteso che la luce diventasse diffusa, in PP ho attenuato i colori.

Nessuno potrà mai dire che la foto scattata è riconoscibile come mia, ma reputo quella foto "profondamente mia".
Non avrei mai potuto scattarla piegandola ad un eventuale mio stile.

Hai mai sentito parlare della fotografia interiore?

Non ho abbastanza cultura fotografica per risponderti compiutamente

Pensi che una bella fotografia abbia come supporto un sensore, una pellicola o si ritrovi stampato su un foglio di carta fotografica?


A me le foto piacciono stampate, ma è solo una questione di gusti personali.

ai mai visto il film "I Sogni Segreti Di Walter Mitty?


Ho adorato quel film, e la capacità del fotografo di rinunciare allo scatto...




avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 11:36


Cosa hanno avuto in più i grandi maestri per arrivare...cosa è il particolare o i particolari determinanti che si possono cogliere nella loro carriera?


@Mary Porta Pazienza , guarda questo film . ti piace Salgado ( il primo immagino , l'ultima mostra che ha fatto coi nuovi lavori era quasi imbarazzante ) .
questo film fa capire cosa sia lo stile , la tenacia , e come cambiamo a seconda delle foto che facciamo e viceversa.

it.wikipedia.org/wiki/Il_sale_della_terra_(film_2014)

user1036
avatar
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 11:44

Il fotografo come dici tu rinuncia allo scatto, ma non rinuncia alla fotografia, è li che nasce: nell'intimo del nostro pensiero, ed il pensiero, la sua elevatezza è assecondato, anzi generato dalla conoscenza di un linguaggio elevato, chi conosce ed ha padronanza della lingua sussurra pensieri elevati o perlomeno è in grado di farlo, per chi è in grado di recepirli e comprenderli. Al contrario chi conosce pochi vocaboli urla per imporre agli altri il proprio pensiero e non sentirsi inferiore e schiacciato dai propri limiti e scarsità di idiomi a disposizione, questo avviene anche in politica, e non è carattere, è cultura!
Nel linguaggio fotografico abbiamo gli stessi elementi, ma al posto della voce ci sono delle scelte da fare ed una macchina fotografica da utilizzare, il processo dal quale scaturisce la foto è il medesimo dentro di noi e più scaviamo con idonei mezzi, più troviamo la nostra fotografia. Poi sia ben chiaro non tutti sono Salgado o Cartier-Bresson è per questo che le ho consigliato un processo inverso al risultato, non da fuori a dentro, ma da dentro a fuori, è il cammino verso il nosce te ipsum che può portare fuori l'unicità di ognuno di noi, non il contrario. Dando uno sguardo veloce alle tue immagini, si vede che c'è una ricerca, una sorta di insofferenza sulla quale stai ragionando, non mi piace fare lo psicologo di bassa lega, prova semplicemente a cercarti, poi la fotografia verrà giocoforza impressionata da nuovi pensieri, nuove aperture e soprattutto dopo che avrai abbattuto le tue convinzioni, credo proprio che quello che accomuna i grandi fotografi sia la capacità di non avere pregiudizi e non farsi prendere dalle emozioni del momento, al contrario di quello che spesso si legge in giro.
Pensa quando guardi un video con un litigio tra due persone per futili motivi senza l'audio, tu ridi semplicemente perchè li reputi ridicoli e quel che fanno è inutile e senza senso, invece per loro presi dal momento non riescono a ragionare, ne a vedere altro se non loro stessi che litigano dimostrando fisicamente e non le loro ragioni, quindi non decidono più nulla ma reagiscono d'istinto, l'animale primeggia sull'uomo.
Tutto il processo di conoscere se stessi, percorso senza un vero inizio e senza una fine, ci aiuta ad uscire dalla stanza anecoica in cui ci infiliamo e nella quale ci convinciamo di vivere la nostra esperienza fotografica.

avatarsenior
inviato il 17 Gennaio 2020 ore 12:07

Se vogliamo, tutto il forum funziona sugli stessi meccanismi. MrGreen

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