| inviato il 03 Gennaio 2020 ore 11:36
Martedi' 27-8-2019 Colle Bettaforca 2727m – rif.Quintino Sella 3585m Ho voluto ripetere questo itinerario con l'attrezzatura digitale sperando nel tempo perfetto per i panorami che ovviamente data l'altezza raggiunta sono eccezionali ma purtroppo cosi' non e' stato almeno fino al primo pomeriggio…..ma un po' di instabilita' era prevista…. Con me avevo, visto il problema di portarmi troppo peso sulla mia schiena, soltanto d810+d7200+18-300 e sigma 14-24 art f2.8 e non il tele ed ho fatto bene in quanto sempre a causa dei cambiamenti climatici ai quali anche gli animali si sono dovuti adeguare loro malgrado, non ho avvistato nemmeno uno stambecco (nel 2014 la zona ne era affollata) e non e' e non sara' purtroppo la prima volta…..e quindi ho fatto bene. Se vorrete dare uno sguardo alla galleria ad essa dedicata si tratta comunque di una bella escursione anche se impegnativa, da percorrere pero' soltanto in assenza di neve e ghiaccio cioe' nel periodo piu' asciutto della stagione altrimenti diventa unicamente un percorso alpinistico, non tanto per il dislivello che io ho voltuo ridurre prendendo i 2 impianti di risalita che da Staffal mi hanno portato direttamente tramite prima una funivia e poi una seggiovia al colle Bettaforca risparmiandiomi una bel po' di inutile e faticoso dislivello. Quindi sveglia presto da casa per arrivare a prendere gli impianti di risalita che aprono alle 8,30 e prendere la prima corsa. Sentiero: 9. Tempo di percorrenza: 120 - 240 minuti. Difficoltà: è richiesta la capacità di seguire percorsi su pietraia fino all'inizio della cresta; il percorso si fa poi quasi alpinistico. Questo itinerario rappresenta la salita al punto più elevato raggiungibile da Ayas che non comprenda difficoltà alpinistiche. Si tratta infatti di un percorso in cui l'escursionismo sposa le tecniche e le conoscenze di base dell'alpinismo, per raggiungere il rifugio che rappresenta il confine tra la roccia e i ghiacci perenni del Monte Rosa. Il Quintino Sella, infatti, posto a 3585 metri di quota alla base del ghiacciaio del Felik, è il punto di partenza di diverse ascensioni a vette del massiccio del Rosa, come il Castore (itinerario alpinistico 3) e i Lyskamm, o traversate come quella del Naso del Lyskamm. Non è infatti possibile procedere oltre il Sella senza adeguata attrezzatura, preparazione e resistenza si tratta di uno dei percorsi più pericolosi e allo stesso tempo esaltanti. È necessaria una notevole esperienza di tipo escursionistico (o meglio un po' di tipo alpinistico), capacità di sopportare sforzi prolungati a quote parecchio superiori ai 3000 metri, capacità di muoversi su terreni impervi e assenza assoluta di vertigini, un minimo di capacità di arrampicata su roccia e nessuna tendenza a crisi di panico, nonchè una adeguata acclimatazione. Una volta al Bettaforca si segue il sentiero n. 9 verso nord. Ci si trova quasi subito a camminare su pietraia; è opportuno specificare che in situazioni simili il sentiero può non essere sempre evidentissimo sul terreno, e generalmente è necessario seguire i segni di vernice gialla dipinti sulle rocce, o gli "ometti" di pietre impilate. Comunque, questa prima parte non è particolarmente problematica: una volta fatto l'occhio ai segni da seguire si procede abbastanza spediti in direzione del Colle Bettolina Inferiore, passando vicino al m. Bettolina. Avvicinandosi al colle il sentiero è gradualmente meno segnato, ma non dovrebbero esserci problemi a seguirlo. Il colle è una breve cresta di un paio di metri di larghezza, compresa tra due pendii piuttosto ripidi, ma non si tratta di pareti. Dopo l'Inferiore il sentiero sale verso il Superiore. È approssimativamente visibile sul terreno, ma ci sono comunque molti segni diversi. Al Superiore si incontra il sentiero 10 che sale dal Pian di Verra Superiore. Alla nostra sinistra, in Valle di Gressoney, vediamo dei laghi. Superato il Colle Bettolina Inferiore si inizia la lunga salita sulla pietraia che porta alla cresta. Il sentiero è meno evidente, e bisogna seguire i segni sulle rocce. Generalmente si tratta di cerchiolini gialli, altre volte sono pietre poste in verticale. Se si perde il sentiero basta fermarsi un attimo e cercare il segno più vicino, raggiungerlo e cercare il successivo. A volte può capitare di incontrare alcuni nevai, a seconda della stagione. Lungo il percorso ci possono essere punti un po' stretti su una piccola scarpata, ma niente di particolarmente pericoloso. Con questa salita si supera una fetta non indifferente del dislivello totale. Cominciano ad apparire via via le cime più alte e più lontane, come il Gran Paradiso, il Rutor, il Bianco e oltre, naturalmente a patto di avere l'adeguata visibilità. I pendii ai lati del sentiero si fanno più ripidi, è il segno che siamo prossimi alla cresta finale. Infatti dopo un ultimo strappo ecco apparire la corda fissa che ci accompagnerà fino al rifugio, che non appare ancora perchè coperto dal pianoro su cui è posto, leggermente più in alto di noi. La cresta chiaramente non è orizzontale; alterna continue piccole salite a piccole discese. La corda, che fa da ringhiera a volte a destra, altre a sinistra, potrebbe non essere indispensabile, ma a volte offre una certa sensazione di sicurezza (non so quanto giustificata). La larghezza del passaggio è sempre sufficiente a posarci i piedi, ma spesso intorno non c'è nulla. Si arriva al punto in cui per superare una cresta davvero sottilissima è stata posta una passerella di legno, che costituisce una sorta di ponte tra le due creste vicine leggermente più larghe. Superatala senza alcun problema (il parapetto di legno è da entrambi i lati), si arriva all'ultimo tratto di cresta, che supera anche l'ultimo leggero dislivello. Il rifugio è davanti a noi, ma non è ancora visibile perchè coperto dal bordo dello stesso pianoro che lo ospita. Tra la passerella e l'arrivo i punti da segnalare sono un paio. Nel primo bisogna superare un breve passaggio stretto tra una parete di roccia e il vuoto, e in questo caso viene in aiuto la corda. Per superare il secondo bisogna arrampicarsi in verticale sulla roccia. Anche qui la corda può servire, ma più che altro bisogna allungare le mani per cercare i necessari punti dove aggrapparsi, cosa che chi ha praticato un minimo di arrampicata sportiva sa sicuramente fare senza problemi. A titolo indicativo, questo singolo passaggio presenta difficoltà valutabili intorno al II; sono comunque solo un paio di metri. Fatto questo, il resto è più o meno analogo a quanto già fatto. Un ultimo pezzo di cresta e finalmente appare il rifugio Quintino Sella. Siamo arrivati alla nostra quota limite di 3585 metri. Davanti si spalancano tutte le più alte cime del Monte Rosa. Tutto intorno, visibilità permettendo, la vista spazia fino alla Pianura Padana e agli Appennini. Oltre ci sarebbe il mare... Il Quintino Sella è normale punto di partenza di diversi itinerari alpinistici, come la normale al Castore e le traversate dei Lyskamm e del Naso del Lyskamm. La discesa dal Rifugio Quintino Sella al Bettaforca si effettua lungo lo stesso sentiero seguito per salire (una variante possibile ma non molto piacevole a causa della lunghissima pietraia è rappresentata dalla deviazione verso il Pian di Verra Inferiore al Colle Bettolina Superiore). Dal piano che ospita il rifugio si imbocca la cresta attrezzata, facendo ovviamente attenzione a dove si mettono i piedi. Il punto in cui ci si è arrampicati per salire si supera all'indietro, voltati verso la parete, cercando attentamente coi piedi gli opportuni punti d'appoggio, e tenendosi alla roccia o alla corda con le mani. Arrivati alla passerella di legno i punti generalmente più tecnici sono passati, e ci si avvicina alla discesa su pietraia. La discesa è un po' lunga, perchè come detto comprende quasi metà del dislivello totale, e bisogna fare sempre attenzione a dove mettere i piedi (è pur sempre una pietraia) e a seguire le tracce che indicano il sentiero. Arrivati al livello dei sottostanti laghi si passa dal Colle Bettolina Superiore all'Inferiore, si costeggia il m. Bettolina e poco dopo si arriva in vista del Bettaforca. | 
| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 16:39
Grazie per la bella ed interessante descrizione, mi ha avvinto non poco e l'ho letta con molto interesse! Leonardo | 
| inviato il 07 Gennaio 2020 ore 13:42
figurati Leonardo.....per me e' sempre un piacere poter condividere gli itinerari che ormai rivivo e ripeto con grande fatica (l'eta' e le mie ossa cominciano a farsi sentire specialmente in discesa) tramite i miei scatti e le mie descrizioni ciao Gianfranco | 
| inviato il 30 Gennaio 2020 ore 14:24
Grande Gianfranco, gran bella gita! | 
| inviato il 30 Gennaio 2020 ore 15:34
grazie Max ciao Gianfranco | 
| inviato il 31 Gennaio 2020 ore 20:34
Carissimo ho letto con molto interesse questa Tua ascensione in alta via.. innanzitutto complimenti,per la tenacia e la volontà.. quando si hanno passioni del genere ,rimango affascinata ,sempre.. la montagna conduce a saggezza e sacrificio..ma anche godimento dello spirito e anima.. ho fatto qualche escursione pure Io,non di questa portata.. dico sempre.. premiarsi con la montagna è un opportunità diversa dalle solite scelte.. si affina il gusto di stare a proprio agio nella natura. invita Noi,a misurare le nostre capacità.. non si ama la montagna ,ne la si rispetta standone lontani,ma "VIVENDOLA DENTRO" e riconoscerla come il bene più alto a disposizione,perchè camminando lentamente ,i ritmi della vita acquistano misure e senso con grande stima MRosa | 
| inviato il 01 Febbraio 2020 ore 9:53
grazie.....sante parole MRosa.....abbraccio e concordo in pieno cio' che hai detto.....purtroppo, a parte la lenta e costante distruzione dell'ambiente naturale, anche "le gente e le persone" sono cambiate in peggio: sono ormai circa 40 anni che giro per le montagne ed una volta per esempio era d'obbligo salutarsi quando ci si incontrava lungo i sentieri....adesso neanche ti guardano.....sono tutti presi dalla "prestazione" dai cellulari e non si accorgono (non tutti) della bellezza di cio' che li circonda: i fiori, gli animali anche se distanti, i colori e le sfumature che ancora oggi la natura sa riservarti ecc.ecc. ed e' per questo che preferisco salire presto e fuori stagione e solo naturalmente in forma con previsioni meteo buone e conoscendo perfettamente l'itinerario che mi prefiggo di percorrere. La montagna comunque essendo un bene di tutti donatoci da Dio va soprattutto rispettata in pieno e non sfruttata a proprio piacimento e soltanto in nome del dio denaro e gli effetti si stanno subendo ora che le temperature si sono alzate troppo ciao Gianfranco | 
user236140 | inviato il 14 Luglio 2022 ore 12:45
“ sono tutti presi dalla "prestazione" dai cellulari e non si accorgono (non tutti) della bellezza di cio' che li circonda: i fiori, gli animali anche se distanti, i colori e le sfumature che ancora oggi la natura sa riservarti ecc.ecc. „ beh, questo è, paradossalmente, un vantaggio poiché i fiori non più disturbati e raccolti, si riprendono come notato in molti luoghi assai frequentati come il Moncenisio e talvolta anche gli animali capiscono che nessuno se li fila e tornano più vicini andremo a cercarli al Bettaforca uno dei prossimi sabati | 
| inviato il 14 Luglio 2022 ore 14:40
beh Claudio sono trascorsi soltanto 3 anni da quella escursione e le cose sono decisamente peggiorate come ben saprai....e secondo me sara' ancora piu' difficile poter osservare gli stambecchi da "vicino" in quanto soffrono piu' di ogni altro ungulato il troppo potere calorifico del sole attualmente e non so nemmeno dove potranno rifugiarsi, visto che vivono al di sopra dei 2000m e di ombra ce n'e' veramente poca. Ne ho avvistati alcuni giovani recentemente, venerdi' scorso, sui 2500m ma in zone non molto frequentate dagli esseri umani ed in vallate irragiungibili per noi. | 
user236140 | inviato il 14 Luglio 2022 ore 14:51
eeh lo so, ma la botta di C può sempre capitare ho letto di presenze + facili in una zona intorno al Bettolina superiore, lontano dal sentiero principale, ma non so se riusciremo ad arrivarci dato che partiamo da lontano e poiché useremo gli impianti dobbiamo tornare in tempo utile per l'ultima corsa di ritorno in ogni caso, in questo periodo cerchiamo i posti freschi per noi, e quell'altezza andrà bene comunque, oltre al fatto che il panorama sui monti sarà comunque bello | 
| inviato il 14 Luglio 2022 ore 15:02
nel 2016, io e mia moglie avevamo un appartamento in affitto a Saint-Jacques, nella vallata opposta a quella di Staffal ed avevamo deciso un giorno di effettuare una bella facile ma lunga scarpinata salendo al rif.Ferraro e poi da li' arrivare al Colle Bettaforca (nella conca sottostante, gia' rovinato allora da lavori giganteschi per ampliare vasche enormi di contenimento per l'acqua per l'innevamento artificiale per lo sci invernale) ed arrivammo a percorrere alcuni metri del sentiero n 9 che dal Colle Bettaforca conduce al rif.Quintino Sella al Felik fino all'incirca al Colle Bettolina inferiore e li' sotto avvistammo alcuni stambecchi: ma era il mese di luglio ed il tempo non bellissimo | 
user236140 | inviato il 14 Luglio 2022 ore 17:06
bene, tengo presente e ovviamente ti dirò al ritorno cosa abbiamo pescato | 
| inviato il 15 Luglio 2022 ore 9:32
ok attendo tue buone notizie | 
user236140 | inviato il 16 Luglio 2022 ore 21:51
ottime notizie direi! gli stambecchi ci sono, e sono molto più bassi di quanto si pensi in pratica occupano lo stesso areale di sempre una femmina addirittura l'abbiamo vista a pochi metri di distanza più tardi o domani posto qualche foto di questo bell'esemplare poi abbiamo anche intravisto un grosso rapace in volteggio, forse un'aquila | 
| inviato il 17 Luglio 2022 ore 9:30
bene....incredibile! sono contento per voi ciao Gianfranco |
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