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Flare,ghosts e Purple Fringing


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Flare,ghosts e Purple Fringing, testo e foto by Alessandroprof. Pubblicato il 24 Dicembre 2019; 4 risposte, 3772 visite.


Ho ritenuto opportuno dedicare questo spazio ad uno degli argomenti spesso citati e discussi sia nelle recensioni che nei post a riguardo di obiettivi.

Con questo articolo vorrei dare delle indicazioni oggettive, se pur osservate dal mio personale punto di vista e dalla mia esperienza in merito, per l'individuazione corretta del problema e alla sua correzione ed eventuale eliminazione.

Definizione della terminologia:

Flare: Riflessi all'interno dell'obiettivo, sotto forma di cerchi luminosi o forme allungate lungo la direzione della sorgente luminosa.

Ghost: Detto all'italiana "fantasmi". Artefatti sotto forma di aloni luminosi traslucidi, in genere di colore biancastro con sfumature, più o meno estesi all'interno del fotogramma.

Purple Fringing: Aberrazione cromatica particolare che sovrasta gli oggetti con un alone più o meno spesso, in genere di colore bluastro, ma può virare fino al viola/rosso porpora (da qui il nome).

Andiamo per ordine ed analizziamo il Flare

Questo problema coinvolge gli obiettivi costituiti con molte lenti, sopratutto grandangoli e forse meno i teleobiettivi spinti. Esso si forma per riflessione della sorgente luminosa all'interno dell'obiettivo, dovuto al "rimbalzo" del raggio incidente con le superfici delle lenti di cui e composto. Viene ridotto dal costruttore, a livello di progettazione, con rivestimenti superficiali multistrato e con accoppiamenti particolari di lenti. Non può essere eliminato completamente, ne scaturirebbe l'artefazione esagerata dell'immagine con perdita di dettaglio e luminosità, tale da rendere l'obiettivo pressochè inutilizzabile.


Prima di scattare si valuta sempre molto attentamente la fonte luminosa e l'attrezzatura che si ha in mano.

Se non si può eliminarlo in fase di costruzione, si può abbastanza facilmente evitarlo. Prendiamo in cosiderazione il caso più semplice, cioè che si presenti in una foto scattata con un grandangolo. Con le fotocamere digitali la presenza si nota già immediatamente nell'anteprima (prima già nel mirino se si presta attenzione), questo è un vantaggio.
Per prima cosa va osservato il paraluce, in questo caso deve essere del tipo a petali, che sia inserito nella posizione corretta: i petali più piccoli sui lati sx/dx, i più lunghi in alto e in basso. Questa forma è necessaria per ridurre la vignettatura sull'immagine, però non garantisce un'efficace schermatura della lente frontale a tutti gli angoli di esposizione. Stabilito ciò, va anche detto che nei grandangoli il paraluce non dovrebbe essere mai tolto, proprio per questo motivo.
Di conseguenza va controllato l'angolo con cui entra il raggio nell'inquadratura e quindi determinare la soluzione tattica per eliminare/rimuovere il problema o comunque contenerlo nei limiti accettabili. I metodi possono essere diversissimi: 1. Cambiare posizione per comporre la foto. Soluzione rapida ma non sempre coerente con il soggetto da fotografare. In genere i grandangoli vengono usati per paesaggi e architettura, quindi cambiando posizione può essere difficoltoso ricomporre la scena salvaguardando i dettagli a cui si vuol dare risalto. 2. Usare la mano attorno al paraluce. In questo modo si tenta di schermare il raggio che provoca il disturbo. Tecnica antica che fa parte dell'abilità del fotografo e necessità di prove sul campo, ma anche di esperienza personale. 3. Utilizzare il flare ad abellimento della foto. In alcuni casi non potendolo evitare, si cerca di dare un senso a questo artefatto, rendendolo parte significativa dell'immagine. Ad esempio ricondurre la scia all'evidenziazione di un particolare o all'abellimento di contorno. Ovviamente sarà la vena artistica personale a dare la soluzione giusta. Bisogna lavorare di fantasia, in fin dei conti la fotografia è anche sopratutto un'arte.




Visto il caso del grandangolo, passiamo al teleobiettivo o supertele. La soluzione può essere anche complicata, anche se si presenta meno di frequente. Va ricordato che il tele ha un angolo molto stretto, quindi il paraluce in dotazione fa già il suo lavoro. Ma se ti capita che la sorgente del raggio è in asse con il soggetto è un guaio. Trovare un altro angolo di osservazione può essere difficile, sia per la ripetibilità della scena o morfologia del terreno in cui ci si trova, considerando che il soggetto in questo caso si trova a distanza e con l'inquadratura stretta. Già inquadrando nel mirino ci si rende conto se la foto è possibile, magari utilizzando i consigli del punto 3. visti in precedenza.

Inoltre, questo vale in ogni caso, chiudere il diaframma non aiuta ma anzi, in certi casi, peggiora la situazione. Anche l'uso di filtri ND con polarizzatori non aiuta... non rimane che tentare di recuperare in postpropduzione.


Ghost




Il fenomeno è provocato dalla luce riflessa sulla lente frontale dell'obiettivo, a causa di un trattamento superficiale spesso inadeguato. E' il difetto fotografico di più semplice ed immediata soluzione, perchè dipende unicamente dalla sbagliata posizione del fotografo nei confronti della scena e dal mancato utilizzo del paraluce. Il problema si vede già nel mirino, quindi prima di scattare bisogna prendere le contromisure necessarie. Ci sono dei casi limite dove la luce riflessa penetra dal mirino e che per difetti del complesso otturatore/specchio viene così a formarsi l'immagine fantasma.
Coprire il mirino quando si fotografa in live view è una buona regola, anche su macchine perfette. Infatti la luce che va a colpire lo specchio influenza l'eposimetro, anche se esso è alzato. Su alcune macchine di tipo professionale il coprimirino è già integrato nella struttura stessa e si attiva attraverso un pulsante o levetta dedicata.

Purple Fringing

La regina delle aberazzioni cromatiche!

Difetto dovuto alla combinazione di molteplici fattori che coinvolgono sia l'obiettivo che il sensore. Finchè si fotografava su pellicola esso si manifestava solo con ottiche veramente scadenti e con fotocamere "giocattolo".
Con l'avvento del digitale il problema ha incominciato ad evidenziarsi sempre più di frequente all'aumentare della densità di fotositi sulla superficie del sensore.




E' dovuto essenzialmente alla dispersione delle varie lunghezze d'onda che compongono la luce. Infatti attraversando mezzi con densità diverse si ha la scomposizione di essa nei suoi fondamentali che colpiscono il sensore in punti diversi rispetto al piano di messa a fuoco, invece di concentrarsi e di comporre correttamente l'immagine. In sostanza sono gli aloni che circondano le figure in presenza di un forte contrasto o fuori fuoco, con colorazioni dal blu al rosso simili ad una cresta di contorno.
I costruttori trovano diverse soluzioni interponendo nell'obiettivo lenti a bassa e bassissima dispersione in varie combinazioni.
Non va sottovalutato pure il fatto che ottiche molto risolventi rispetto alla risolvenza propria del sensore, mitigano il manifestarsi del difetto.
La soluzione in certi casi non è di semplice attuazione diretta. Combinando ottiche specifiche al sensore che si sta utilizzando è sicuramente una buona strada, ma non sempre percorribile a causa dei costi elevati che possono essere sostenuti. La via più comune è la post produzione: ogni programma di editing fotografico dedica una sezione apposita alla correzione del purple fringing, color fringing o aberazzione cromatica. In questo modo si riesce a risolvere discretamente, anche se alcune volte questo influisce sulla nitidezza complessiva dell'immagine.




La "fortuna" vuole che l'aberazzione appaia nella maggior parte dei casi verso i bordi dell'immagine, quindi conoscendo l'attrezzatura si può comporre la scena in modo tale da prevedere già a priori un ritaglio. Va notato anche il fatto che una errata taratura della messa a fuoco, può produrre questo difetto. Le macchine più evolute dispongono di regolazioni specifiche per la messa a punto. Con la pellicola, a quanto ricordo, ogni reflex ne era dotata, anche la più economica. Buona norma, che vale comunque in ogni caso, è di scattare sempre in RAW. Il file che viene prodotto in questa modalità consente correzzioni estremamente significative dei difetti d'immagine, ma anche la possibilità di elaborare a piacimento la scena impressa.




Ingrandendo questa immagine si potrà vedere verso i bordi la presenza di Purple Fringing, che è stato parzialmente corretto tramite il Software di sviluppo. Nelle zone fuori fuoco viene evidenziato.

Conclusioni

Questo mio scritto, non vuole essere la guida assoluta, ma assolutamente indicativa su come si possa correggere un'immagine affetta da tali difetti senza imputarli a guasti o malfunzionamenti dell'attrezzatura. Infatti ho notato spesso che le alterazioni vengano addebitate ad ottiche scadenti o sensori poco performanti. Il che può anche essere vero, ma entro certi limiti.
Sicuramente c'è ancora molto da aggiungere sull'argomento, ed avrei il piacere di coinvolgere degli apassionati in una discussione sul tema.
I diversi punti di vista colmano le lacune sempre presenti da considerazioni soggettive e per questo motivo ben vengano commenti e spunti ulteriori.









Risposte e commenti


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avatarsupporter
inviato il 27 Dicembre 2019 ore 19:09

Ottimo articolo. Grazie!

avatarsenior
inviato il 27 Dicembre 2019 ore 19:13

Grazie a te.... se vuoi postare un contributo/aggiunta, ben venga.

avatarmoderator
inviato il 05 Gennaio 2020 ore 18:46

In aggiunta a quanto scritto sopra..

Il flare dipende dal numero di lenti inserite nell'ottiche e dal loro trattamento antiriflesso e/o costruttivo
Dinamica: alcuni raggi si riflettono su alcune lenti interne più volte prima di raggiungere il sensore
Forma: la rotondità o meno del flare dipende dalla costruzione e dal numero delle lamelle

Per contrastare l'aberrazione cromatica le ottiche più performanti:
- sono costruite da una serie articolata di lenti, alcune asferiche in maniera tale da ridurre la diffrazione attraverso più correzioni successive.
- presentano uno strato di fluorite che ha un indice di dispersione e rifrazione basso
- utilizzano vetri ad alte prestazioni con basso indice di rifrazione e dispersione, tecnologia impiegata ad esempio da Canon (vetri UD e vetri Super UD impiegati nella serie L e combinati con vetri trattati con fluorite).

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2020 ore 19:39

@Elleemme - Questo ho scritto all'inizio:
Questo problema coinvolge gli obiettivi costituiti con molte lenti, sopratutto grandangoli e forse meno i teleobiettivi spinti. Esso si forma per riflessione della sorgente luminosa all'interno dell'obiettivo, dovuto al "rimbalzo" del raggio incidente con le superfici delle lenti di cui e composto. Viene ridotto dal costruttore, a livello di progettazione, con rivestimenti superficiali multistrato e con accoppiamenti particolari di lenti


Il senso è lo stesso, anche se semplificato.

Comunque il commento non è pertinente alla natura dell'articolo che vuole essere neutrale. Che poi non è nè etico nè educato che un moderatore intervenga nelle discussioni, con proprie "proposte per gli acquisti" .





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