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Chi ha paura del rumore?


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  4. » Chi ha paura del rumore?





avatarsenior
inviato il 03 Dicembre 2019 ore 17:42

Dipende se il rumore contrasta con il fine e il messaggio che una fotografia ha. Se sei un amatore che fa foto personali, è solo una scelta individuale, e di solito il manierismo di molti è contro le imperfezioni tipo la grana. Se sei un fotografo pubblicitario mi pare evidente che il rumore (o grana) possa venir contemplato solo se è previsto in fase progettuale.
Come al solito dipende dai casi, e il mondo dei forum di fotografia è solo una parte di tutta la fotografia.

avatarsenior
inviato il 03 Dicembre 2019 ore 17:59

Dipende da caso a caso. Se faccio foto per un cartellone pubblicitario, se le aspettano senza rumore. Se fotografo per un progetto personale, il rumore può non essere un problema.

avatarsenior
inviato il 03 Dicembre 2019 ore 20:39

C'e' grana e grana, e situazioni in cui aggiunge valore allo scatto e altre no. Per i miei gusti e' piu' gradevole quella fioccosa generata da sensori cmos poco densi con fotodiodi grossi - D700 / Eos 5D Old - o meglio ancora dai ccd - D200 - : quella delle megapixellate ha una trama troppo sottile e non assomiglia alle vecchie pellicole.
Usarla nel giusto contesto: per spiegarmi, me la vedo meglio a Venezia in B/N con la nebbia che in una visione notturna ipermoderna da un grattacielo di Dubai.
La giusta grana accoppiata ad una lente vecchio stile tipo Nikon AI o Canon FL, il sensore adatto e la corretta illuminazione nel soggetto con zone in penobra che ne rivelino la bella e ricercata trama da' significato ed importanza al rumore digitale, di luminanza o crominanza che sia.
Personalmente ritengo imbattibile il rumore dei CCD.

avatarsenior
inviato il 03 Dicembre 2019 ore 22:07

Non dobbiamo dimenticare che la grana ed il rumore sono come il sale: lo puoi aggiungere ma toglierlo è ben difficile, problematico e con effetti collaterali. Ragion per cui se uno ha un sensore "perfetto" ed esente da rumore ed una lente "perfetta", può aggiungere tutta la grana che vuole, quando la vuole, mentre quando non la vuole non ce l'ha.
Siamo comunque d'accordo che quello che alla fine dovrebbe contare è il risultato espressivo non la tecnologia adottata, meglio una foto mossa un po' sfocata e con molta grana ma che dica qualcosa che una insignificante perfezione.
Per finire occorre forse precisare che il rumore di scatto ce lo avresti comunque anche se il sensore fosse perfetto.

avatarsenior
inviato il 03 Dicembre 2019 ore 22:23

Se scatto in bianco e nero non me ne curo minimamente, anzi rende effetti poacevoli. Se scatto a colori... Beh sono in evoluzione, usando sfigatissimi sensori nani quali il m43 e leggendo sui. Forum all'inizio non andavo oltre 800 iso,poi mi sono spinto a 1600, dopo a 3200 e non me ne sono curato, ora sono a 6400 iso e in settimana mi arrivano delle stampe, vediamo cosa vedo in stampa. Ma tornando al mero feticismo tecnologico, 6400 iso e denoise di dxo o del software Olympus mi hanno fatto capire che la prossima volta oseró i 12800iso, ok qualcuno grida già blasfemia :)

avatarjunior
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 19:30

Interessante la piega che sta prendendo il topic.
L'assenza di rumore, come l'alta definizione, non deve essere un feticcio. Storicamente la grana è uno degli elementi formali della fotografia e il grandissimo Ugo Mulas, nelle sue Verifiche del 1971-72 ( L'ingrandimento-Il cielo per Nini ) la innalza ad elemento significante, a soggetto reale dell'immagine, a materia costituente la fotografia.

www.ugomulas.org/index.cgi?action=view&idramo=1090233762&lang=ita

Certo tra l'era dell'analogico e quella del digitale le cose sono cambiate; niente sali d'argento, non più grana ma rumore, mosaicizzazione sgradevole, artefatti e tuttavia anche qui bisogna distinguere poiché tra luminanza e crominanza ce ne passa. Confesso che nei confronti del rumore digitale, così come dell'alta definizione, ho un approccio disincantato; la sua assenza non è affatto un obiettivo da perseguire ad ogni costo anzi un saggio uso del rumore di luminanza permette risultati espressivi importanti, intona un'immagine, ovvia alla piattezza insita nel digitale. Come è già stato detto il rumore sembra sposarsi naturalmente con il B&W e i suoi dintorni, ma anche nel colore si possono trovare ampi campi di applicazione. Come al solito è una scelta estetica finalizzata ad un'idea dell'immagine (e un'idea dell'immagine è legata alla conoscenza della sua storia, del suo darsi e del suo farsi) e in assenza di questa nascono le ossessioni da forum, forme di disagio mascherate da tecnicismi. Aggiungo che tali ossessioni sono spesso potenziate dal confinare l'immagine al monitor e alla visione dei file al 100%; una sana pratica di stampa aiuterebbe, ma questa ormai per i molti è una terra incognita, un Hic Sunt Leones dove non è il caso di avventurarsi.

P.S.
Più in generale potremmo parlare di un superamento dell'immagine asettica, ipernitida, pulita, in favore del rumore, della "polvere", della bassa definizione. Vedo spesso discussioni infinite sui limiti dei sensori e delle lenti e su come sopperire a questi quando invece proprio quei limiti possono diventare elemento espressivo, area di ricerca, innovazione formale. Penso ad una mia vecchia Canon che non uso più da tempo e che in condizioni di scarsissima luce dava letteralmente i numeri impastando ogni cosa: aggiungendoci una lente poco definita e scattando nelle peggiori condizioni meteo possibili ho ottenuto le mie migliori immagini in chiave sumi-e da quando maneggio il digitale!





avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 19:32

Condivido molto di quanto hai riportato.

avatarjunior
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 20:56

Direi che Degas ha messo molta carne al fuoco, lo ringrazio, e per quel che mi riguarda mi trova d'accordo al 100%. Il suo punto di vista è proprio quello che intendevo aprendo la discussione.

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 21:53

Come al solito è una scelta estetica finalizzata ad un'idea dell'immagine (e un'idea dell'immagine è legata alla conoscenza della sua storia, del suo darsi e del suo farsi) e in assenza di questa nascono le ossessioni da forum


Più in generale potremmo parlare di un superamento dell'immagine asettica, ipernitida, pulita, in favore del rumore, della "polvere", della bassa definizione


Tu sai molte cose Degas, e sai che questo "film" (quello della seconda parte che ho quotato) si ripete da sempre.
Prima erano i pittorici, poi sono arrivati i nitidissimi anti-pittorici. Poi quelli che hanno stigmatizzato i nitidissimi, dicendo che non erano più "veri" dei pittorici stessi.
Tutto questo decenni prima che arrivasse il digitale.

E qui arrivo alla prima parte che ho quotato ;-)
Il problema è tutto nelle idee e nell'approccio. Se si trattasse solo di nitidezza, inserita nel quadro di un'idea estetica forte, io ritengo che andrebbe benissimo. Anzi, sarebbe da applaudire.

Ma se l'approccio è quello che sembra imperare oggi, farla nitida o farla granulosa (parere mio) rischia di avere lo stesso valore in sé.
Due facce di una medaglia, due mantra vissuti acriticamente, due dogmi non espressi ma ugualmente forti.

Per cui, visto che l'approccio imperante io non credo arretrerà in generale, non sono troppo convinto che possa bastare un "modo di fare" per fare un salto di qualità....

Non so se mi sono capito Cool

avatarsenior
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 22:24

La ricerca dell'assenza di rumore può essere in taluni casi una scelta stilistica funzionale ad una migliore lettura della fotografia, come altre caratteristiche formanti un immagine. Molto spesso invece la ricerca dell'assenza di rumore, come la ricerca dell'estrema nitidezza nasconde una mancanza di qualità delle altre caratteristiche principali formanti un'immagine fotografica: qualità e forza del soggetto, composizione, gestione e valorizzazione della luce

avatarjunior
inviato il 05 Dicembre 2019 ore 1:09

Via Luca, mi fa piacere il tuo commento perché infine qualcosa da condividere lo abbiamo trovato.

Francesco ti sei capito/ci siamo capiti benissimo Cool Quanto alle mode, bisogna essere inattuali...

user68000
avatar
inviato il 05 Dicembre 2019 ore 1:30

he he, con Jacopo avevamo addirittura pensato di fondare un Club della Grana
con un manifesto del tipo "Nella vita ci vuole grana"

eravamo d'accordo che lui avrebbe avuto la prima tessera (a grana grossa a suo dire)
MrGreen

scherzi a parte, bella discussione

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2019 ore 7:17

La grana puo' essere erroneamente intesa come qualcosa di aggiunto alla fine di un processo d'acquisizione, l'effetto speciale in un banale intento correttivo di postproduzione, applicato nel vano tentativo di valorizzare una foto altrimenti scialba.
A mio parere essa invece appartiene allo scatto al pari di soggetto, luce e composizione. Decisa a priori, costituisce un elemento caratterizzante parte di una catena monolitica, formata dal lucido intento del fotografo, dalle condizioni favorevoli di cio' che viene ripreso, e da due soggetti hardware: il sensore e la lente. Un progetto compositivo chiaro che conduce al risultato voluto, tanto piu' coerente quanto piu' la grana sia inserita direttamente in fase di scatto, e non in post, per dare una completezza temporale - tutto viene fissato catturando l'esatto momento e mai piu' alterato - e di stile alla foto.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2019 ore 9:32

@ Jacopo
tanto piu' coerente quanto piu' la grana sia inserita direttamente in fase di scatto

su questo non so se essere d'accordo Jacopo. Se gli intenti sono chiari fin dal principio del "processo creativo" non stigmatizzerei il fatto di aggiungerla dopo in postproduzione. Sarebbe un po' come affermare che è più sano usare filtri graduati anziché ricorrere ad una doppia esposizione, oppure sostenere che sia più opportuno scattare in JPG che in RAW, lungo quella strada si arriva a sostenere che la postproduzione è la madre di tutti i mali. Io non ne farei una questione manichea: l'importante è il risultato. Il "lucido intento del fotografo" può declinarsi nel fare tutto in macchina come anche nel sapere come e perché certe cose si faranno in postproduzione.

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2019 ore 10:09

Caro Jacopo, tanto per cambiare non sono troppo d'accordo con te Cool
Una cosa è dire che il fotografante abbia il controllo di ciò che fa, e che quindi abbia una chiara visione del processo fotografico nel suo insieme. Che naturalmente condivido (e come non si potrebbe?).
Altra cosa è pensare che debba fare tutto "subito", o comunque tutto in una predeterminata fase del processo stesso.

Il processo, per come lo vedo io (e non è cambiato molto dai tempi di Adams in questo senso) è qualcosa che va dall'intenzione alla stampa finita (o file finito, se non si stampa ovviamente).
E non credo che spostare alcuni valori dalla "fase b" alla "fase c" ne invalidi implicitamente la qualità, se processo c'è.

Per inciso questo discorso non c'entra col solito pp-si pp-no, che ritengo sia un tema differente e, in questo caso, fuorviante.


Che cosa ne pensi di questo argomento?


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