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Nitidezza scarsa di 2 tele vintage MF


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user68000
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inviato il 24 Novembre 2019 ore 14:37

a proposito di confusione... MrGreen

mi spiegate la seguente tabella, riferita proprio all'OM E.Zuiko Auto-T 200 mm f4?





qui una serie di considerazioni sugli OB OM usati su macchine digitali





qui ci sono i dati di apertura migliori per quell'OB, che vanno da F8 a F11 proprio come nei miei test ;-)








avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 14:45

La tabella ti dice il range di distanze in cui hai un fuoco accettabile, vale per il FF.

ad esempio F Stop = 4 e distance scale = 10 metri ti dice che hai a fuoco da 9,7metri davanti a te a 10.32 metri.

sempre a F Stop = 4 e distance scale = infinito (l'otto sdraiato), metti a fuoco da 291,83 metri a infinito,
dove hai trovato le note degli OM su digitale?

user68000
avatar
inviato il 24 Novembre 2019 ore 14:53

dove hai trovato le note degli OM su digitale?


è un documento originale Olympus, ma non ricordo dove l'ho scovato
probabilmente googlando il nome del mio OB OM

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 14:57

@Durden
Belle quelle col Telemegor !!! Che colori !

user68000
avatar
inviato il 24 Novembre 2019 ore 14:57

trovato

cs.olympus-imaging.jp/en/support/imsg/digicamera/compati/di004042e_om.

user68000
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inviato il 24 Novembre 2019 ore 15:10

direi che la tabella delle aperture che ho postato indica che non conviene cercare vintage già bui di partenza, visto che poi occorre chiudere ben più di 2 stop

a maggior ragione per soggetti mobili dove il combinato di F/8-11 e tempi veloci fa schizzare in su gli ISO

L'Astore al volo era a TA e ISO 1600; se avessi impostato F/8-11 gli ISO sarebbero stati al limite della sostenibilità per il micro4/3

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 15:21

it.wikipedia.org/wiki/Circolo_di_confusione.

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 15:22

it.wikipedia.org/wiki/Circolo_di_confusione.

user68000
avatar
inviato il 24 Novembre 2019 ore 15:25

it.wikipedia.org/wiki/Circolo_di_confusione.
Wikipedia in lingua italiana non ha ancora una voce con questo nome


molto gentile da parte tua offrirmi di compilare la pagina, ma mi sa che sei più adatto a farlo tu Bergat che sai cos'è
MrGreen

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 15:32

Claudio, anche se vendi un rene e prendi un 200 f1.8 per avere la PDC estesa per mettere a fuoco facilmente lo dovrai chiudere a F8 o su, quindi è il contrario. Mentre per gli AF, lo tieni a 2.8 e l'elettronica fa il resto, anche se non avrai mai il soggetto completamente a fuoco.

@Jacopo, grazie, ma devo per onor di cronaca dire che quelle foto fanno parte di un esperimento per un progetto dove voglio usare il FONDO DI BOTTIGLIA Telemegor 180 f5.5, perché' otticamente è veramente un fondo di bottiglia.
Dicevo sono esperimenti per un progetto e i colori li ho manipolati, ma in in ogni caso sul rosso e verde ha una resa particolare.

qui degli scatti non miei, danno l'idea della sua rese e del perché pur essendo un fondo di bottiglia a me piace :)
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2532526

e qui gli scatti su JuzaPhoto
www.juzaphoto.com/recensione.php?l=it&t=meyer_telemegor180

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 15:47

Un punto immagine (che chiameremo P) posto a una distanza data da una lente positiva genera un fascio di raggi luminosi che colpiscono la superficie frontale della lente stessa e ne vengono rifratti, cioè piegati. La misura di questa "piegatura" dipende dallo spessore della lente, dalla sua curvatura, dal materiale che la costituisce e da altre variabili che determinano l'indice di rifrazione della lente.

Quale che sia questo indice, il fascio di raggi rifratti finisce per formare un cono il cui vertice - che giace sull'asse ottico della lente - è il punto focale, cioè il punto in cui i raggi rifratti dalla lente si focalizzano. Questo punto, che chiameremo P', è l'immagine di P. Il piano che passa per il punto P' e che interseca perpendicolarmente l'asse ottico si chiama piano focale (PF), e coincide con il piano su cui giace la pellicola.



Questo è l'unico piano sul quale è possibile ottenere un'immagine nitida, dal momento che è l'unico piano su cui giace il vertice del cono di raggi. Se la pellicola venisse a giacere su piani diversi dal piano focale (rappresentati in sezione dalle linee rosse), si avrebbe che questi piani intersecherebbero il cono in punti diversi dal suo vertice, e il risultato di tale intersezione sarebbe non più un punto, ma un cerchio. Il punto immagine P verrebbe reso come un cerchietto di luce diffusa, detto cerchio (o circolo) di confusione.

Il potere risolvente dell'occhio umano non è perfetto ed entro certi limiti non distingue un cerchietto da un punto. Quali sono questi limiti? Convenzionalmente si può stabilire che, a una normale distanza di visione, il nostro occhio percepisce come puntiformi tutti i cerchietti aventi un diametro inferiore a 0,25 millimetri. Ho scritto "convenzionalmente" per tre ragioni: la prima è che il limite di 0,25 millimetri non è condiviso da tutti; la seconda è che la capacità di percepire particolari minuti varia da persona a persona: noi miopi distinguiamo molto bene i particolari vicini e il nostro potere risolvente alle brevi distanze è più elevato di quello di un normovedente; la terza è che l'espressione "normale distanza di visione" è tutta da definire. Per un miope la normale distanza di visione è più ravvicinata che per un presbite. Perciò, ancora una volta convenzionalmente, si è stabilito che la normale distanza di visione equivale alla diagonale della stampa che si sta osservando. Grazie al teorema di Pitagora, possiamo dire che osservando una stampa di 20x25 centimetri (8x10 pollici) da una distanza di circa 32 centimetri, tutti i cerchietti di diametro pari o inferiore a 0,25 millimetri ci appariranno come puntiformi.

Come si vede il concetto di cerchio di confusione costante si applica alla stampa finale e non al negativo. Sul negativo le cose cambiano, e di molto, perché i formati di ripresa sono quanto mai vari. Perciò ogni formato ha il suo cerchio di confusione. Come determinarlo? Semplicemente dividendo 0,25 per il numero di ingrandimenti lineari necessari a ottenere, da ogni singolo negativo, una stampa di 20x25 centimetri.

Facciamo qualche esempio.
Per un negativo 8x10" stampato a contatto (fattore di ingrandimento pari a 1) il valore rimane quello di 0,25 mm.
Un negativo di 4x5" (10x12 cm) deve essere ingrandito circa 2 volte (fattore di ingrandimento = 2), perciò il diametro del cerchio di confusione sul negativo sarà pari a 0,125 millimetri.
Un negativo di 6x7 cm dovrà subire 3,5 ingrandimenti, portando a 0,071 millimetri il valore del cerchio di confusione, mentre in un fotogramma di 24x36 mm (7,4 ingrandimenti) tale valore sarà pari a 0,034 mm, mentre per un APS-C dovrà essere 0,016 mm.

Quindi quando montiamo un obiettivo sulla nostra macchina fotografica, dovremo essere sicuri, a seconda del formato del sensore che quell'obiettivo abbia un cerchio di confusione per quel formato, altrimenti, l'eventuale stampa o visione della foto a monitor non ci apparirà nitida

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 16:21

@Bergat - Quello che hai scritto lo hai trovato pari pari su NADIR MAGAZINE. Concordo parzialmente su quanto affermato/scritto, perchè non si tiene conto della risoluzione del supporto. E' il combinato disposto che determina la qualità del sistema (obiettivo-sensore-stampante(plotter)-carta). Sul monitor, almeno che tu non abbia un EIZO specifico e ben tarato, difficilmente riusciresti a capire appieno la risolvenza effettiva.

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 16:21

@Durden
Che bella lente !!! Adesso la cerco.....

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 16:35

Vista su ebay: bellissima quella d'alluminio lucido col filetto rosso ! Ma minimo 120 euro spedita... se la tengono.

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2019 ore 16:37

Sii paziente, e quando meno te lo aspetti... Zac
Guarda che è ne sono altri a 30-40europiu spese

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