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Anno Sabbatico - Un viaggio in solitaria 4


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avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2019 ore 12:13

Grande!

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2019 ore 19:08

L'antica Persia delle mille e una notte..
che posti. Cool

avatarsenior
inviato il 02 Dicembre 2019 ore 19:54

E' bello vedere i sogni prendere forma e, soprattutto, sapere che si può avere il coraggio per farlo. Vento in poppa!

avatarsupporter
inviato il 02 Dicembre 2019 ore 20:00

Letto tutto d'un fiato. Già ti conoscevo per le cronache dall'Australia. Cool
Complimenti per lo spirito di avventura, il coraggio e la capacità di trasmetterci le tue sensazioni di Viaggiatore con la V maiuscola.Cool
Che la fortuna ti segua sempre in questo tuo bellissimo viaggio.

avatarsupporter
inviato il 03 Dicembre 2019 ore 6:31

Giorno 24 – 02 Dic 2019
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Un bianco sole padano cerca inutilmente di bucare le compatte nuvole. A destra alte montagne delimitano la piatta distesa del Deserto del Kavir che si perde all'orizzonte alla mia sinistra. Al momento non mi entusiasma, è una distesa di infiniti bassi cumuli pietrosi su cui attecchisce solo una spinosa, spoglia e dura vegetazione che il vento a volte riesce ad estirpare e far correre sull'asfalto giocandoci come un bambino che si diverte a far rotolare un vecchio copertone con piccole frequenti incerte spinte.
Visivamente sembra una discarica di materiali da costruzione ormai non più riciclabili che la grigia mattina non aiuta certo ad apprezzare.
Una sessantina di chilometri a sud di Zanjan, a Natanz, una moschea ed un mausoleo esternamente pregevoli sono però addossati ad altre costruzioni che impediscono di coglierne la maestosità. La moschea è chiusa, ma lo si scopre solo dopo aver già pagato i tre euro di un inutile biglietto d'ingresso che permette di vedere solo uno spoglio ed anonimo cortile interno. La giornata continua ad essere grigia.
Altra meta ad una trentina di chilometri. Una strada si incunea tra franose bucherellate rocce di arenaria che avrebbero bisogno di qualche altro milione di anni per consolidarsi e sale fino a 2250 metri. Un enorme monumento ai caduti ha come tetto un vero caccia militare e si trova all'ingresso di un cimitero di guerra. Lo fotograferanno certamente tutti coloro che passano di qua, non io. Per varie centinaia di metri dopo il monumento, ai lati della strada sono posizionate grandi foto dei militari caduti che sembrano un drappello d'onore schierato per l'arrivo dei visitatori. Abbastanza macabro.
C'è un piccolo casello in cui devo pagare 3 euro, che sembrano una cifra standard per qualunque attrattiva, per poter percorrere gli ultimi chilometri fino a Abyaneh. Ci sono due strade possibili e quella che prendo inizialmente mi conduce alla parte alta del paese. Mi rendo conto delle caratteristiche del luogo in cui sono alla vista delle prime argillose rosse magnifiche case addossate le une alle altre. Immediatamente capisco che per una visione panoramica devo spostarmi in basso. Senza nemmeno parcheggiare torno indietro per imboccare l'altra strada d'ingresso. Mi devo però allontanare a piedi dal paese di almeno mezzo chilometro ed arrampicarmi su delle collinette per poter finalmente avere la visuale d'insieme che cercavo.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610343&l=it




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610352&l=it

Le antichissime case, alcune ristrutturate altre abbandonate a volte diroccate, sono costruite con mattoni ricavati dalla rossa terra del luogo e l'intonaco, anche qui come a Kashan, è rinforzato dalla paglia. Gli abitanti, pochissimi, parlano ancora il medio persiano lingua scomparsa da secoli.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610344&l=it

Alcune anziane, anche in questa stagione priva di turisti, sono abbigliate con colori sgargianti e stancamente vendono piccoli souvenir fatti in casa con pezzetti di stoffa e semi essiccati legati da sottili cordicelle.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610345&l=it

Mi piacerebbe comprare un ricordo, ma in nessuno dei due piccoli negozietti per turisti stoicamente aperti hanno qualcosa con su scritto il nome del paese. Incredibile. Vedo delle spille con delle scritte assurde per questo luogo: Adidas, Nike, ecc. Ce n'è persino una con la scritta Juventus, non ci posso credere. Mi alienerò certo una parte di lettori, ma solo ad uno juventino potrebbe venire in mente di comprare una spilla con il logo della propria squadra qui, in Iran, a 2200 metri, ad Abyaneh. La scoperta mi mette di buon umore. Comunque per par condicio dico anche che non ho rovistato volutamente nel mucchio alla ricerca dei colori di altre squadre italiane per la fondata paura di trovarcene anche una nerazzurra che mi avrebbe fatto sparire il sorriso dalle labbra.
Mi aggiro tra i vicoli in totale solitudine. Gli scorci fotogenici sono decine, ma mi limito solo a qualche scatto.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610353&l=it




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Il silenzio è interrotto solo da qualche miagolio o da soffocati lontani rumori dei lavori di qualche ristrutturazione. C'è abbastanza freddo. Resto a girovagare per più di un'ora. Si è fatto tardi. Devo rientrare.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610356&l=it

L'ultima foto l'ho scattata per poter parlare degli onnipresenti Zamyad rigorosamente blu. Se mai verrete in Iran, qualunque tipo di viaggio farete, non potrete non notare questi robusti ed indistruttibili pickup. Sono migliaia, ovunque, adibiti a carro attrezzi, trasporto frigo, autocisterna e mille altre funzioni oltre che a quella semplice di trasporto furgonato o meno. Sembra siano ancora prodotti e si basano su un vecchissimo modello di Nissan. Il prezzo dovrebbe essere sotto i 10000 euro e, spartani e certamente senza elettronica sarebbero un ottimo mezzo da attrezzare per andarsene in giro per il mondo. L'idea mi alletta, ma non ditelo all'Ammiraglia.

P.S. Ringrazio Andreammm per la traduzione corretta dal farsi che inserisco nello scritto. Approfitto per un ringraziamento a tutti coloro che intervengono.

user39791
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inviato il 03 Dicembre 2019 ore 8:31

Sto seguendo il tuo viaggio tramite le tue parole e le tue foto, davvero tutto molto bello. Ti chiedo solo una cosa, come mai fotografi così poco le persone? Oppure pubblichi poche foto di persone per scelta? Chiedo perché di solito quando viaggio sono attirato più dalle persone che incontro che dai luoghi che visito, mi scuso in anticipo se trovi la mia domanda inopportuna.

avatarsupporter
inviato il 03 Dicembre 2019 ore 18:16

Sto seguendo il tuo viaggio tramite le tue parole e le tue foto, davvero tutto molto bello. Ti chiedo solo una cosa, come mai fotografi così poco le persone? Oppure pubblichi poche foto di persone per scelta? Chiedo perché di solito quando viaggio sono attirato più dalle persone che incontro che dai luoghi che visito, mi scuso in anticipo se trovi la mia domanda inopportuna.

Non è inopportuna e mi da l'occasione di far capire meglio alcune cose, se interessano. Credo di aver già scritto che ovunque c'è un obiettivo c'è una modifica della realtà, ma entra anche in gioco e questo è ancora più importante un punto di vista che sceglie cosa far vedere. In un ritratto consapevole anche il soggetto sceglie cosa mostrare di sè, parlo sempre di foto di viaggio, e così ci si allontana ulteriormente dal contesto. Il gusto generale è abbastanza orientato su questo tipo di ritrattistica da viaggio e ci sono superbe foto di visi ed espressioni che "racchiudono e raccontano una storia". Ecco, per me raccontano solo ciò che vede chi le guarda, e ciò che vede dipende da una moltitudine di fattori legati alla sua vita, cultura, sensibilità, ecc. e quasi nulla dipende dalla realtà in cui la foto è stata scattata.
Parallelamente c'è anche un altro discorso. La quasi totalità dei ritratti di viaggio riguarda soggetti lontani dalla quotidianità del mondo occidentale. Se si va a Parigi difficilmente si fotografa il tizio che ti porta in giro in taxi. Questo nella mia testa, non posso farci nulla, mi porta sempre a vedermi come il ricco ed annoiato occidentale che fotografa la curiosità esotica da far vedere a casa e magari, perchè no vincerci pure un premio. Non voglio criticare, ma io non ci riesco e le volte che chiedo il permesso di fotografare faccio tutto in pochissimi secondi e vado via immediatamente. Ad esempio la foto alla fumeria di narghilè che trovo pessima perchè ci sono pure io riflesso sul vetro, punto di ripresa non dei migliori e pure tempi ed apertura migliorabili, ho chiesto permesso anche a quelli dentro, ho fatto due scatti in massimo 15 secondi con le impostazione che avevo già e me ne sono andato. Mi hanno invitato più volte ad entrare ed unirmi a loro e non l'ho fatto perchè mi vergognavo come un cane, interponendo l'obiettivo tra me e loro avevo aperto un solco così profondo che non vedevo l'ora di cambiare aria.
Tutto ciò mi porta ad avere scatti a persone prevalentemente diciamo rubati, lontani, magari con teleobiettivo e spessissimo rinuncio proprio alla foto. Non devo essere percepito, o comunque il soggetto non deve capire di essere un mio interesse, e quindi è poco frequente.
Con la fauna invece il discorso è completamente diverso, direi opposto, ma ne parlerò magari in un'altra occasione.
Ovviamente questi sono i miei trip e nella mia mente non c'è meglio o peggio o buono o cattivo, semplicemente quello che mi sento e non mi sento di fare.
Un saluto.
Gianluca.

user39791
avatar
inviato il 03 Dicembre 2019 ore 22:16

Grazie per la risposta.

Buon viaggio

Filiberto

user170782
avatar
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 12:51

Condivido in pieno il pensiero di Gianluca sulle foto alle persone in luoghi "esotici".

avatarsupporter
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 12:59

Credo che questo tuo approccio denoti la migliore sensibilità che io abbia mai riscontrato sinora in tema di ritratti "esotici" Gianluca, complimenti.

user2034
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inviato il 04 Dicembre 2019 ore 21:52

Finalmente una persona educata a cui non piace vincere facile con le inflazionate foto che imperversano nei resoconti di viaggio, in cui i ritratti di vecchi rugosi e bambini col moccolo spopolano nelle gallerie e negli E.P.

avatarsupporter
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 22:24

Giorno 25 – 03 Dic 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

Poco più di 200 chilometri mi portano ad Isfahan o Esfahan. Non esiste viaggio in Iran che non comprenda questa grande città di quasi 2 milioni di abitanti. Per strada il solito caos a cui ormai sono abituato. Arrivo abbastanza presto e posso subito iniziare l'esplorazione. Prima tappa una delle piazze più grandi del mondo in cui si affacciano due moschee tra le più fotografate dell'Iran, presenti su qualunque dépliant turistico. Scrivere di oggi non sarà semplice perché certamente in contrasto con quanto potete leggere di Isfahan o vi verrà raccontato da chi c'è stato. Sia l'Hotel, altra casa tradizionale con giardino interno, che l'antico quartiere labirintico in cui si trova, sebbene ricordino Kashan non sono minimamente all'altezza. In strada noto immediatamente che le reazioni e le interazioni provocate dal mio passaggio sono completamente cambiate. Innanzitutto non c'è alcuno stupore, ma soprattutto immediatamente pensano a me come fonte di reddito. Quasi banale nella sua ovvietà.
Tutti gli ingressi alla piazza sono bloccati da stretti paletti che fortunatamente impediscono l'ingresso alle auto. In più punti c'è polizia turistica. Turisti. Onnipresenti giapponesi, ma anche europei ed anche parecchi iraniani. La piazza è in effetti gigantesca tanto che i portali e le cupole delle due moschee, che nelle intenzioni doveva esaltare e presentare agli stranieri, visivamente si perdono ed al mio occhio risultano sminuite.
La prima che visito è la Moschea dello Sceicco Lotfollah. Prezzo d'ingresso 5 euro al posto dei classici 3 finora pagati, la legge della domanda e dell'offerta non ha confini. Quando rivengo fuori ripasso dalla biglietteria e gli dico chiaramente che per quello che c'è da vedere il biglietto è caro. Parlando dell'interno, la bellezza della cupola con il blu intenso delle famose maioliche di Isfahan, il corridoio identicamente colorato che dalla facciata sulla piazza porta al vero ingresso della moschea che è rivolta verso La Mecca sono mirabili, ma non mi fanno scattare nulla, nemmeno la macchina fotografica. Vengo fuori in due minuti.
Vado alla più grande e famosa Moschea dello Shah o Scià. Nel breve tragitto lungo la piazza continuo ad essere cortesemente fermato da varie persone che, inizialmente si presentano come le decine incontrate da quando sono in Iran, ma alla fine finiscono sempre con l'invitarmi nel loro negozio o in quello dell'amico per cui lavorano. Inizio a dire che non capisco e parlo nemmeno l'inglese oltre che il farsi. Questa famosissima moschea è quantomeno molto grande, dotata di minareti e di varie ampie sale ai lati sormontate da volte pregevoli ma, parlando sempre degli interni rigorosamente blu, qui capisco perché la precedente non mi ha colpito e perché fondamentalmente anche in questa non trovo nulla di entusiasmante. Le belle maioliche blu che ricoprono assolutamente tutto e che ne costituiscono l'attrattiva principale, mi danno una sensazione di piatto, identico, ripetitivo, ed annullano qualunque tridimensionalità, persino delle interessanti volte degli ambienti limitrofi allo spiazzo centrale. Le decorazioni delle ceramiche sono anch'esse abbastanza ripetitive e l'occhio vi si perde non sapendo alla fine dove concentrare lo sguardo. Lo Scià Abbas I che volle queste moschee e la piazza, per quello che vedo, doveva essere una persona piuttosto banale. La magnificenza che voleva manifestare è espressa solo ed esclusivamente dalle dimensioni, come se bastasse ingigantire a dismisura qualcosa, qualunque cosa, per renderla unica e superiore. Da questo discorso toglierei solo i due portali esterni che, comunque blu, si fanno ammirare anche per l'elaborata semiluna della volta aggraziata da piccole nicchie che comunque non sono assolutamente una caratteristica presente solo in queste moschee, ma anzi costituiscono la normalità.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610371&l=it

Questa gigantesca monotonia risulta anche dalla ripetitività architettonica di tutta la piazza con i suoi chiamiamoli portici al primo livello intasati di negozi e bancarelle e le arcate del secondo livello che formano una sequenza dimensionalmente impressionante, ma in cui anche qui l'occhio si perde non notando alla fine nulla.
Unica struttura per me veramente interessante è il poco celebrato Palazzo di Ali Qapu con la sua immensa terrazza e le originali sottili altissime colonne che ne sostengono il tetto e ne fanno un'oasi visiva in questo deserto di monotonia.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3610372&l=it

Mi infilo nel Bazar dall'ingresso sulla piazza. Non vorrei dilungarmi e cerco di essere sintetico. Molto grande, ma non come quello di Tabriz che resta per me un riferimento ineguagliato sotto tutti i punti di vista, e con solo qualche corridoio elegantemente curato. Molti caravanserragli, alcuni godibili. Anche qui però, e forse con maggiore forza rispetto a quello di Istanbul, si respira un'aria avvelenata dal turistico. La sezione dedicata ai gioielli è probabilmente il luogo più brutto, meno interessante e visivamente più freddo dell'intero bazar, sormontato da un secondo livello che si affaccia sui negozi sottostanti protetto da una orripilante ringhiera cromata su cui si aprono anonime porte di freddi uffici. Solo in un lungo corridoio all'estremità opposta rispetto alla piazza, accanto all'altra moschea famosa di Isfahan, quella di Jameh, ritrovo un clima vero di Bazar.
Tutto quello che sto scrivendo e scriverò mi rendo però conto che probabilmente non è percepibile se non in parte da chi arriva qui in volo con ancora il carico emozionale e visivo dell'occidente che facilita certamente l'apprezzamento e la meraviglia.
Entro nel cortile della Moschea di Jameh, è già buio ed echeggia il richiamo dei muezzin. Mi chiedo se vedrò in questo viaggio da qualche parte un vero muezzin affacciato dalla cima di un minareto, dato che ormai ovunque ci sono altoparlanti. Quindi cambierei lo scritto precedente in un, … è già buio e dagli altoparlanti arriva il richiamo forse registrato dei muezzin…, che risponde meglio alla realtà anche se è meno romantico. Un magnifico cortile, l'illuminazione notturna e soprattutto l'andirivieni dei fedeli mi riappacificano con Isfahan.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3402039&l=it

Entro anche in una sala spoglia e piccola gremita di fedeli che pregano e resto finché non iniziano a sfollare.
Isfahan è il primo luogo in Iran in cui vedo mendicanti sdraiati per terra, il primo in cui vengo fermato al solo scopo di chiedere denaro, il primo in cui un'auto si ferma mentre sto per attraversare sulle strisce, il primo in cui un paio di motociclisti hanno il casco (non vi venisse in mente di aprire fabbriche di caschi in Iran), il primo in cui assisto ad un litigio nel traffico causato dal traffico, il primo in cui noto sguardi che non mi osservano, ma mi indagano, il primo in cui vedo, e questo è veramente comico qui, tre adolescenti pseudo rapper con pantaloni larghissimi cadenti e cappellino portato con la visiera di lato, il primo in cui mi sento veramente un infedele anche se con il termine non intendo nulla di religioso, il primo in cui vedo la decadenza dell'Iran, il primo in cui vedo la sconfitta di questo mondo non certo conseguenza di embarghi o di possibili future ignobili bombe profumate di petrolio camuffato da nucleare.

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Quello che segue devo necessariamente inserirlo per aver parlato di decadenza, ma è assolutamente possibile evitare la lettura e continuare a seguire il viaggio. Uno scritto non semplice, ma tratta di una componente fondamentale del mio viaggio che ogni tanto potrà risaltare fuori. Ho cercato di condensare concetti difficili da condensare e cercato di spiegare con precisione quelli che potrebbero essere fraintesi. Scrivere praticamente all'impronta giorno per giorno del viaggio ha le sue difficoltà, ma scrivere di concetti come i seguenti in poco tempo è, almeno per me, veramente complesso ed ho paura di generare equivoci per carenza di chiarezza e scarsità di spiegazioni. Beh, buona lettura.
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In questo viaggio ho eletto a compagno ideale Renè Guènon di cui dirò solo che definirlo filosofo od orientalista lo farebbe di certo rigirare nella tomba. Chi volesse approfondire, oggigiorno ha i mezzi per farlo. Guènon è per me una scoperta recente che ha consentito di inquadrare meglio pensieri già miei. Già agli inizi del novecento vedeva, insieme a molti altri, la decadenza del nostro mondo occidentale e soprattutto del pensiero occidentale con l'allontanamento sempre più radicale dall'originario ripudiato pensiero orientale. Se lo vedeva lui in quell'epoca non vedo perché non possa dichiararlo io oggi, l'occidente in cui vivo è un mondo in decadenza. Guènon, nei possibili sviluppi del suo futuro, il nostro presente, aveva però previsto l'impossibilità del prosperare del pensiero decadente occidentale seguita da un riavvicinamento naturale all'oriente. Quello che invece è successo, e penso di saperne la ragione, ma questo aprirebbe altri discorsi che per ora taccio, è che la forza pressoché esclusivamente economica dell'occidente potesse arrivare a rendere concreto un inconsapevole edipico patricidio sostituendosi al pensiero orientale nella familiarità quotidiana dello stesso oriente.
È fondamentale però spiegare cosa intendo per decadenza perché si potrebbe facilmente pensare che mi riferisca ad una morale. No, anzi è proprio la morale ad essere decadenza.
La contrapposizione di fondo è tra morale e metafisica.
Quando assistiamo alla caccia di una leonessa ed alla conseguente fredda uccisione di una gazzella e siamo rattristati se non orripilati dalla crudeltà della scena, stiamo seguendo una morale. Se percepiamo invece tale evento come solo una dell'infinità di manifestazioni di un sistema che tiene in perfetto equilibrio l'intero universo, allora stiamo in un pensiero metafisico in cui leonessa e gazzella hanno la stessa identica importanza, nessuna, e quindi non c'è alcuna superiorità di alcun genere tra i due soggetti, anzi non ha nemmeno senso il concetto di superiorità. Se in questa situazione interveniamo ad esempio per salvare la gazzella, stiamo percorrendo una strada dettata da una delle infinite morali possibili che prima o poi condurrà alla fine dell'equilibrio e del tutto. C'è un unico pensiero metafisico che comprende tutto, mentre le morali possibili sono infinite e una qualunque di esse porta alla decadenza ed alla distruzione del tutto. Una semplice frase che a volte ho sentito o letto potrebbe riassumere: “La natura (nel senso dell'universale, del tutto) non ha morale.”
Vi pregherei di non confondere quindi questo concetto di decadenza con le invettive del primo Imam o qualsivoglia religioso o guru o matto che blatera di immoralità dell'occidente o del mondo perché queste invettive e denunce sono solo tentativi di sostituire una morale con un'altra, tentativi che sono sempre stati la causa di qualunque conflitto in qualunque era. Parlare di moralità ed immoralità è esattamente la stessa cosa. Per decadenza è quindi da intendersi l'allontanamento da una visione globale metafisica dell'universo per chiudersi sempre più nella specificità e nell'interesse privato, un privato che può via via restringersi fino a contenere solo noi stessi.
Questo scritto difficile che mi ha annullato la mattinata di viaggio e la sera, è probabilmente ancor più difficile da leggere. Sarebbe molto più semplice per un indù, se di un secolo fa ancora meglio, perché la tradizione indù da cui più o meno ha origine tutto, e qui non sono solo io a parlare, è l'unica realmente metafisica ed il concetto di illuminazione di cui tanto si parla in occidente ha senso solo in un contesto metafisico o se vogliamo può intendersi come il raggiungimento di un vero pensiero metafisico. Se poi l'uomo sia in grado di arrivarci, e questo lo aggiungo io, è un altro paio di maniche ed anche qui devo per forza fermarmi e non sviluppare.
Era necessario che ne parlassi adesso, non poteva essere più breve, non sarà una costante, ma è una delle principali sfaccettature di questo viaggio e non posso ignorarlo. C'è ancora qualcosa in oriente, se mai c'è stato, che possa rivitalizzare l'occidente? Si può ancora guardare alle nostre origini per recuperare quanto disperso e volutamente dimenticato? Io penso di no, ma due pastori nel nulla qualcosa mi hanno lasciato. Comunque non sono qui a cercare, sono qui a vedere cosa vorrà mettersi sulla mia strada mentre mi approprio del mio mondo.
Come dico sempre in questi casi non mi interessa convincere nessuno, mi interessa solo far sapere che qualcuno può pensarla così, sbagliato o corretto che sia, mi interessa stimolare una eventuale riflessione od approfondimento anche se dovesse condurre ad altre diverse od opposte conclusioni.

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avatarsupporter
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 22:27

Giorno 26 – 04 Dic 2019
drive.google.com/open?id=13yI9FMcocb5aeUAVlt97UMkLLsIMoPVh&usp=sharing

È tardi e decido di prendere l'Ammiraglia per il giro di alcuni interessanti ponti sul grande fiume Zayandeh che attraversa Isfahan.
Il ponte Shahrestan è il più antico essendo stato edificato tra il terzo ed il sesto secolo dopo cristo.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3611365&l=it

Per arrivarci passo attraverso l'International Exhibition Centre in cui c'è una esposizione di migliaia di tappeti persiani, probabilmente provenienti da tutto il paese, che vengono proposti ed acquistati dagli operatori del settore. Anche se è evidente che non è un commercio al dettaglio, se fossi interessato e ne capissi un po' certamente potrei fare qualche ottimo affare. Il ponte di Khaju è considerato il più bello e sulle rive ai suoi lati bei parchi curatissimi ospitano gruppi distesi sull'erba a consumare il pranzo. Ci ritornerò all'imbrunire per una foto.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3402048&l=it

Breve giro nel quartiere Jolfa, elegante e raffinato con locali molto in o fighetti scegliete voi che potrebbero trovarsi ovunque nel mondo. Certamente un luogo piacevole in cui fare due passi che ti fa quasi dimenticare di essere in Iran. Sono qui però per la Chiesa di Vank o Chiesa di San Giuseppe di Arimatea, cattolica armena. La struttura è abbastanza simile alle tre viste appena entrato in Iran. Qui ovviamente non c'è il valore aggiunto del luogo selvaggio e solitario, ma un interno riccamente affrescato ed interessanti particolari esterni ne fanno un luogo sicuramente da visitare.




www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3402047&l=it

Isfahan è una città gradevole e molto più ordinata delle precedenti viste. I negozi sono a volte organizzati come all'interno di un bazar cioè raggruppati per tipologia. Ad esempio vicino all'Hotel ce ne sono decine e decine che vendono elettrodomestici, uno dietro l'altro. Sono presenti prodotti di tutte le marche esattamente come da noi e sempre alla faccia dell'embargo che mi sa essere l'embargo per i grulli. Serve solo a contenere la vendita del petrolio iraniano sul mercato internazionale. Il resto sono solo chiacchiere.

Approfitto del poco di oggi per informare di qualcosa che ho appurato già da vari giorni, ma aspettavo il momento per scriverne. Internet non è adesso bloccato, è stato ripristinato anche sulle sim e quindi sui cellulari. Per un paio di giorni ho creduto fosse ancora bloccato perché è il mio cellulare che non è in qualche modo compatibile e posso solo utilizzare WhatsApp. Mettendo la sim su quello australiano funziona tutto bene, ma non posso abilitare l'Hotspot. Comunque senza la VPN entrare su siti esterni all'Iran risulta lento probabilmente perché occorre passare dei filtri. Con la VPN invece si viaggia più veloci e questo in una situazione normale sarebbe ben strano. Quando però si tratta di upload di filmati la velocità si abbassa comunque a livelli da rendere di fatto impossibile l'azione.

user170782
avatar
inviato il 04 Dicembre 2019 ore 23:15

Citare Guènon è una ulteriore chicca a questo tuo racconto. Io sono pessimista sulla rivitalizzazione dell'Occidente e temo non troverai nulla che possa darti una speranza. Qualcosa, qualcuno in qualche angolo del mondo, anche nelle nostre zone più rurali e lontane dalle città a volte accendono la miccia, ma non si può andare oltre, ormai siamo troppo al di là di ogni ragionevole speranza.
Una domanda, che non c'entra molto o forse sì, hai letto Said?

avatarsenior
inviato il 05 Dicembre 2019 ore 7:12

Un telegrafico messaggio per una richiesta di soddisfare se possibile una mia curiosità, che però potrebbe risultare valido e prezioso consiglio per chiunque mai volesse emularti. Penso tu ti stia annotando i costi che incontri. Perché non ci dai una situazione, dalla partenza e per gradi intendo? Isfahan è già una tappa importante, perché non iniziare da qui? Grazie in anticipo per ogni risposta e complimenti per tutto ;-)

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