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Rigorosamente Wild?


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Testo e foto by Claudio Cortesi. Pubblicato il 03 Novembre 2019; 48 risposte, 5803 visite.


Risposte e commenti


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avatarsenior
inviato il 17 Dicembre 2019 ore 15:30

Bellissimo articolo Claudio, purtroppo stiamo percorrendo una strada senza ritorno.
Abbiamo riempito il suolo con alte percentuali di inutili obbrobri (manufatti), questo è avvenuto negli ultimi 50-60 anni...e tutt'oggi nonostante la consapevolezza a cosa andiamo incontro, continuiamo a fare gettate infinite di asfalto e cemento, basta andare a vedere il rapporto consumo suolo giornaliero.
Si è tratto economia solo ed esclusivamente consumando suolo, incuranti del fatto che questo una volta coperto non potrà più rigenerarsi(in eterno), per avere l'idea basta andare a vedere le statistiche di consumo giornaliero suolo .
Abbiamo perso il senso del vivere in armonia con la natura, i nostri ragazzi "e anche giovanotti" (non per colpa loro)vivono in un mondo che rasenta il virtuale quasi per totalità.
Se percorriamo strade di bosco e di campagna(quella poca restante), troviamo scarichi di ogni genere...teoricamente dovremmo essere una società civile ma purtroppo con senso civico inesistente...civile vuol dire anche rispettare e questo mi pare che non accada.
Su questo tema vedo poca luce, e questo mio senso non è causato da pessimismo, i fatti sono davanti agli occhi di tutti.



avatarsenior
inviato il 14 Gennaio 2020 ore 21:26

Bellissimo articolo, purtroppo anche tantissimi di noi “wildlife photographers” non ha un gran rispetto della natura e dei suoi abitanti...

avatarjunior
inviato il 15 Gennaio 2020 ore 23:06

Articolo molto interessante e ben scritto che condivido abbastanza.
Per quanto riguarda il discorso delle volpi confidenti, nel PNALM a novembre ne ho fotografata una anche io (probabilmente la stessa) che vive nei pressi della strada non appena sente il rumore di un'auto in vicinanza si porta immediatamente sulla strada per farsi vedere in cerca di cibo. Premesso che era la prima volta che vedevo una volpe cosi da vicino, ho approfittato per scattare qualche foto (postate anche qui sul forum), ma per lo più a mio uso e consumo; infatti sono un semplice amatore.
Diverso è il caso di quei professionisti amanti del wild che riempiono il loro portfolio con decine di scatti ad animali confidenti, ai quali aggiungono spesso nebbia, neve ed altri effetti speciali in stile "bosco incantato" creati in post produzione magari per coprire sfondi poco interessanti.... e il tutto per generare quella reazione di "wow" acchiappalike nei "follower" nei vari social.
Per carità, foto bellissime che magari a saperle fare io, però.... però mi fa un pò tristezza. Per non parlare di quelli che utilizzano queste foto per pubblicizzare i loro workshop, lasciando intendere tra le righe, che i partecipanti potranno fare gli stessi scatti grazie alla bravura dell'organizzatore a trovare gli animali nei boschi.

avatarsenior
inviato il 24 Febbraio 2020 ore 17:44

Ciao Claudio,
complimenti per l'articolo, davvero molto interessante… Le foto che hai pubblicato sono una meraviglia!!! Sorriso;-)

Hai aperto una finestra su un aspetto certamente poco piacevole, ma sempre più attuale ed importante da monitorare, infatti, come non essere d'accordo con il parere di Giordano52! ConfusoTriste
Ci sono dei nuovi equilibri innanzitutto determinati dal comportamento incauto dell'uomo, come dici benissimo, ai quali alcuni animali si stanno adeguando ma, se ci fosse qualcuno che vigila sul modo forse pericoloso, per la perdita delle caratteristiche istintive degli animali in natura, ci sarebbe ancora un briciolo di speranza nel ristabilire l'ordine preesistente?
In effetti, anche l'aspetto evidenziato da Stefano, come dice anche lui e su cui concordo, fa proprio tristezza!
Dov'è l'errore, qual è l'anello debole della catena da risanare, secondo te? Scrivi di essere sorpreso dalla capacità degli animali di adattarsi ai mutamenti ambientali sempre più rapidi, ma se non è un bene per gli animali, cosa si può fare concretamente per proteggerli davvero?
Tempo fa ho letto più di un articolo sul fatto che stessero nascendo elefanti senza zanne per un discorso evolutivo incentrato sulla modifica del codice genetico per difendersi dal bracconaggio, ma poi, approfondendo meglio, ho trovato questo articolo, di cui t'invio il link, in cui si evidenziano altri importanti aspetti da considerare… Qual è il tuo parere in merito?

www.agi.it/fact-checking/elefanti_senza_zanne-4715106/news/2018-12-08/

Ti ringrazio in anticipo!
Un caro saluto, Florenza
;-);-);-)

avatarsupporter
inviato il 24 Febbraio 2020 ore 22:04

Personalmente, cara Florenza, trovo molto cervellotica e troppo deduttiva l'evoluzione basata sulla selezione naturale. La scienza che riconosco è sperimentale e basata su considerazioni induttive. Boitani lo ricordo come il fondatore del gruppo Lupo d'Italia. Sul mondo naturale ho un punto di vista molto più vicino a San Francesco. Siamo tutti molto simili e figli di un unico autore della vita. La capacità di resistere e di sopravvivere è da sempre lo spettacolo più affascinante che conosco. Gli animali in città superano di gran lunga qualsiasi fantasia ed elugubrazione darwinista.Sorriso

@Giordano52
Una strada senza ritorno? C'è sempre una possibilità di vita, ma verso qualcosa di nuovo, mai verso uno stato precedente, come la natura nel secolo scorso. Noi continuiamo a piangerci addosso desiderando un ritorno al passato, ma la vita va avanti, non indietro.
In appennino la vita selvatica si sta espandendo insieme all'area forestale. Ma quei bambini che eravamo non esisteranno mai più. Altri bambini, diversi da come noi eravamo, esistono e altri ancor più diversi esisteranno. In un lungo divenire diretto verso la fine del tunnel che sta davanti a tutti noi: aspetto un nuovo big bang, un nuovo stato di vita per tutte le creature che da sempre sono esistite, dove lo stato di equilibrio sarà molto maggiore di quello che conosciamo ora sul pianeta terra. Sorriso

avatarsenior
inviato il 25 Febbraio 2020 ore 11:47

Buongiorno Claudio,
ti ringrazio per la risposta!!! Sorriso
Il tuo pensiero in merito quindi mi pare sia sovrapponibile al senso su cui si fonda l'articolo e a quanto si sia per ora approfondito in merito, grazie al lavoro di ricerca e agli studi del professore Luigi Boitani!
In effetti, nella conclusione dell'articolo si accendono i riflettori su due meccanismi citati come "la deriva genetica" e "l'influenza negativa dell'essere umano"!
Sì, la capacità di resistere e l'istinto di sopravvivenza affascinano da sempre anche me, però mi sento di avallare il secondo dei due fattori suddetti, ahinoi!
L'uomo, nel suo sfrenato egoismo e nella sua insaziabile sete di potere su tutto e tutti, non sempre coopera per il bene e la salvaguardia degli altri esseri viventi, purtroppo! Pur avendone gli strumenti, precipita nella volgarità e nel menefreghismo più bieco, quando non mette in pratica azioni sensate con intelligenza e lungimiranza, senza rispetto e amore per ciò che gli è stato donato su un immenso vassoio d'argento!
Sono d'accordo con te sulla tua conclusione in risposta a Giordano52… ;-)
E' vero anche che "Tutto si trasforma e nulla si distrugge", perciò alla fine credo che il "Creatore" che ha dato il "là" all'Universo sconfinato, nella sua infinita bontà e misericordia, non abbandonerà mai le sue creature, dalla più infinitesima alla più maestosa…

Ciao e buona giornata!
;-)SorrisoSorrisoSorriso

avatarsupporter
inviato il 25 Febbraio 2020 ore 13:28

Anche io, cara Florenza, credo che chi ha fatto bene tutte le cose continuerà a far bene e si preoccuperà del futuro delle creature di cui è padre.
Credo profondamente vera la visione francescana del Cantico delle Creature.
Buona giornata anche a te. Sorriso

avatarsupporter
inviato il 25 Febbraio 2020 ore 19:30

Buongiorno, Claudio. Molto interessante il tuo articolo e la conversazione che ha generato. Mi permetto di inserirmi, sperando di non andare fuori tema.
Ho cominciato ad andare in Africa quindici anni fa. Una vacanza tipicamente turistica si è da subito trasformata in un grande amore, come se fosse stato dentro di me da sempre e aspettasse soltanto l'occasione per venire in superficie. Credo che a molti succeda lo stesso...
Da allora ci sono tornata un paio di volte l'anno, anche per varie settimane, irresistibilmente attratta da una natura in certi luoghi ancora selvaggia e incontaminata e, soprattutto, dal suo "wildlife".
A chi mi chiede perché continuo ad andarci ripeto invariabilmente "per vedere l'Africa prima che scompaia". Come il John Dunbar di "Balla coi lupi", che vuole vedere la mitica "Frontiera" prima che scompaia....
Perché dico così? Perché in questi anni ho visto l'Africa (l'Africa che conosco, naturalmente: Sudafrica e Namibia, soprattutto, ma anche Zambia e Botswana) cambiare e impoverirsi sotto la spinta di una pressione demografica insostenibile, che travolge, letteralmente, le recinzioni di zone protette e parchi, ne espelle e distrugge gli animali, lascia libero il campo a chi gli animali nemmeno li uccide per alimentarsi, ma per avidità. Il "poaching", la caccia di frodo, ha ormai raggiunto il livello di una vera e propria guerra, e coinvolge anche figure insospettabili che dovrebbero vigilare sulla salute e la conservazione del wildlife. Armi e mezzi sono sempre più sofisticati e letali. Intere specie sono a rischio estinzione, eppure nulla e nessuno sembrano in grado di fermare questa barbarie. Qualche anno fa, in Zambia erano rimasti solo 17 (!!!) rinoceronti, protetti da guardie armate in un luogo segreto. In altri paesi questo animale meraviglioso è ormai scomparso. Mesi fa ho assistito ad un'operazione condotta da Sudafrica e Mali e finanziata da europei, per "esportare" sei rinoceronti neri nel Mali ed iniziarne la riproduzione. Tentativo costosissimo e patetico, purtroppo. Gli animali sono morti poche settimane dopo...
Ho parlato dell'Africa perché la distruzione dell'ambiente e del wildlife corre lì a ritmi accelerati ed è fortemente visibile. Credo che questa corsa non si fermerà finché l'uomo non comprenderà che non è il padrone di questo pianeta, ma che lo abita soltanto, anzi lo coabita, e che ogni forma di vita è legata alle altre. E' parte di un unico sistema.




avatarsupporter
inviato il 25 Febbraio 2020 ore 20:12

Già negli anni '70 si conoscevano i meccanismi intimi che regolano le variazioni fisico-chimiche dell' ambiente che abitiamo, ma prevale sempre una sorta di semplificazione : la terra é grande e resisterà alle nostre azioni: questo é vero in parte, perché le oscillazioni fisico-chimiche aumentano e questo sta causando l' innalzamento della temperatura media e l' allagamento delle pianure alluvionali che sono densamente abitate. Tra vent'anni 900 milioni di persone dovranno spostarsi verso l' interno, mentre molte specie selvatiche potranno giovarsi di questo cambiamento e conquistare nuovi spazi vitali. È la vita dell' uomo che mettiamo in pericolo con le nostre azioni scellerate, non quella dell' insieme delle specie viventi sulla terra che invece si adatteranno. Ma noi, sopravviveremo? Molte zone oggi abitate diventeranno non più abitabili. Intorno a Chernobyl la vita selvaggia prospera, siamo noi che non possiamo vivere più lì perché moriremmo tutti di cancro entro un anno o due. Quel territorio è diventato una terra inabitabile dall' uomo per i prossimi 10000 anni, questo è quello che abbiamo combinato a Chernobyl.

user207929
avatar
inviato il 29 Settembre 2020 ore 17:28

Ciao Claudio, ti faccio innanzitutto i miei complimenti per le splendide foto che pubblichi e la competenza che dimostri. Prendo atto e apprezzo il contenuto di massima che esprimi nel tuo articolo, ma non condivido del tutto un concetto per me molto importante. Mi riferisco a quella sorta di drammatica desertificazione biologica che ritieni di rilevare nel territorio del nostro paese. Sono certo che tu abbia ragione, se ti riferisci a specifiche aree italiane, ma sono convinto che così non sia per ogni sua parte. Ho sessantuno anni, ho praticato svariate attività a contatto con la natura, dal trekking all'arrampicata, dalla caccia fotografica al bird watching, eccetera, cominciando negli anni 70, quando la situazione da un punto di vista naturalistico era veramente drammatica (DDT et similia, industrializzazione selvaggia, agricoltura diffusa, eccetera). Ho girato quasi tutto il nostro bel paese, ma ho prevalentemente frequentato gli ambienti naturali del nord-est. Mi sento di affermare che in tali aree, ma ritengo anche in molte altre zone del sud, del centro e del nord Italia, la situazione sia diametralmente opposta a quella che rappresenti tu. Cioè, in molte aree, non rilevo uno scadimento dell'ambiente naturale, semmai un costante e continuo miglioramento di una significativa parte dei diversi ambienti ecologici. Negli anni settanta erano drammaticamente visibili nelle Dolomiti gli effetti delle piogge acide nei boschi. In quel periodo era particolarmente difficile osservare la moltitudine di specie che si riesce a osservare oggi. Nell'area montana del Veneto è tornato il lupo (ho da poco fotografato una carcassa di cerva predata dai lupi) e più a nord e a est l'orso (che era scomparso da cento anni). Dall'est europeo si è diffuso stabilmente lo sciacallo e viene avvistato sempre più spesso il cane procione. Fare un semplice giro negli altopiani di Asiago o del Cansiglio vuol dire incorrere in facili osservazioni di ungulati in genere. Girando in automobile per le vallate attorno a Cortina d'Ampezzo è comune osservare i camosci e, con un discreto cannocchiale e un po' di spirito di osservazione, le marmotte, gli stambecchi, l'aquila reale e molte altre specie. Se ti fai un giro con un barchino in laguna a Venezia, osserverai molto probabilmente l'ibis sacro (personalmente, mai visto prima di una ventina d'anni fa) e moltissime specie che negli anni 70/80, a causa dell'attività industriale di Marghera ormai quasi dismessa, era impossibile apprezzare. Trenta o quarant'anni fa riuscivo a vedere ghiandaie e gazze ladre solo nei libri, oggi le osservo con frequenza. Recandomi al lavoro osservo quasi quotidianamente ardeidi di vario tipo, c'è da dire che abito in area pedemontana a Treviso dove sono molti i corsi d'acqua e quindi gli ambienti adatti. Mai, prima degli anni 90, ero riuscito a osservare le mantidi religiose, se non in fotografia, oggi le trovo nel mio giardino, assieme alle lucciole di giugno/luglio, al gufo comune che viene ogni tanto a trovarmi all'imbrunire, ai cardellini che abitano la sommità del mio pino infestato dall'edera, sotto il quale un saettone ha lasciato più volte una muta. Mai, prima del medesimo periodo, sono riuscito a vedere l'upupa, invece oggi è per me un'osservazione abbastanza comune. In passato e per molti anni sono stato un pescatore, ma in quel periodo non riuscivo a osservare con la facilità di oggi cormorani e svassi. Sapevo dell'esistenza del re di quaglie in Cansiglio, ma sono arrivato a sessant'anni per poterlo osservare (ma non sono riuscito a fotografarlo, purtroppo). Faccio spesso una passeggiata lungo un torrente che scende dai monti dietro casa e osservo i gamberi di fiume, tritoni, salamandre, natrici dal collare, eccetera. Se tu avessi modo di valutare immagini degli anni 60 e 70 dell'area pedemontana della provincia di Treviso, noteresti un territorio prevalentemente privo di alta vegetazione, dato che tali zone erano utilizzate per il pascolo. Oggi tali aree sono ricoperte da meravigliosi boschi, che purtroppo sono intervallate da orribili rimboschimenti a monocoltura piantati in passato. La natura si è riappropriata del suo spazio, i boschi si sono ripopolati di moltissime specie e, nonostante il turismo diffuso abbia comunque un impatto negativo sull'ambiente naturale, ciò interferisce in una forma che lo stesso sembra sopportare. Non sono un'utopista sognatore che si sforza di vedere il bicchiere mezzo pieno, rilevo con assoluta certezza che la natura del nord-est stia dimostrando un considerevole recupero rispetto ai decenni passati. Non voglio entrare nel merito delle motivazioni di perché ciò accada, ragionandoci da soli ci si arriva, ma voglio evidenziare ciò che ritengo di rilevare dalle mie osservazioni, in relativa contraddizione con le tue, almeno nel merito dei territori che più frequento. Non lo faccio per spirito di contraddizione, ma perché ritengo che noi amanti della natura abbiamo il dovere di rappresentare ciò che percepiamo. Noi naturalisti dovremmo essere come una specie di sensore, che evidenzia lo stato dell'ambiente naturale. Ma, se è vero che nel nostro paese esistono aree compromesse come la terra dei fuochi o i terreni agricoli pieni di plastica che tu citi, è altrettanto vero che si possono apprezzare anche moltissime realtà opposte. A livello globale la costante antropizzazione e lo sfruttamento delle risorse naturali causa indubbiamente gli effetti che tu lamenti. Ma se noi amanti della natura evidenziamo solo la parte catastrofica di questa questione, trasmetteremo alle prossime generazioni il concetto che ormai sia tutto perduto, che non ci sia più niente da fare. Se evidenzieremo, invece, come il mondo naturale sia straordinariamente in grado di rigenerarsi, daremo loro una motivazione in più sulla quale contare. Daremo loro la forza di reagire, per inseguire la speranza di vedere una lucciola brillare nel loro giardino, in una sera d'estate.
Una caro saluto.
Vittorio

avatarsupporter
inviato il 29 Settembre 2020 ore 17:42

Mi fa molto piacere la tua esperienza radicata negli ambienti del bellissimo nordest. Ricordo come un sogno una settimana passata nel triangolo delle ville venete.
La eradicazione naturale viene invece attuata nelle pianure, dove è possibile praticare l'agricoltura intensiva. A questo scopo in larghe parti del sud Italia si stanno ricostuendo i latifondi, come nella provincia di Foggia. Fortunatamente il nostro paese ha più montagne e colline che pianure e qui le cose vanno molto meglio, gli alberi si riprendono vecchi uliveti e zone al pascolo e i mammiferi un tempo rari per la persecuzione venatoria si incontrano molto più facilmente.
Purtroppo non così gli uccelli che risultano diminuiti numericamente di circa il 90% rispetto a 50 anni fa o per l'inquinamento da plastica che è oggi così diffusa nell'ambiente da minacciare anche la nostra salute. Rispetto il tuo punto di vista in cui vedo lo stesso amore per la natura e la sua bellezza che provo io, però l'ecosistema terrestre si è complessivamente impoverito e destabilizzato. Non consegneremo ai nostri figli circa il trenta per cento di specie oggi estinte, e un clima che non promette bene, con l'aumento del livello del mare che tra vent'anni avrà tolto la casa a novecento milioni di persone. Purtroppo.

user207929
avatar
inviato il 30 Settembre 2020 ore 9:42

Concordo su ciò che scrivi, come concordo su la maggior parte delle opinioni espresse dagli amici che hanno scritto fino a qui. In realtà, però, i dati che ho avuto modo di consultare relativi alla diminuzione degli uccelli sono molto meno drammatici dei tuoi. Quando affrontiamo questi temi in un blog, o in una discussione tra amici, arriviamo sempre alle medesime conclusioni relative al quando, al come e al perché questo mondo finirà distrutto dall'azione dell'uomo. Lamentiamo i comportamenti negativi di tutti, affermando che non ci sia speranza per il futuro del nostro pianeta. Anch'io sento di esprimere la mia contrarietà nei confronti di certi potenti della terra, che non ci guidano verso la salvaguardia del nostro pianeta e che assumono anche scelte assolutamente sconsiderate. Ma talvolta mi sento anche di dissentire da chi fa il protezionista sui generis, lamentando 'solamente' l'impossibilità di risolvere una situazione che appare ormai compromessa. A mio avviso non è possibile fermare certi
processi, tutti i popoli hanno il diritto di evolversi, di migliorarsi e di utilizzare le risorse come abbiamo fatto noi occidentali. La Cina, che è un paese che ha avuto una fase di grande sviluppo industriale, ha cominciato a considerare la salvaguardia dell'ambiente, attivando una svolta epocale in questo senso. A Pechino la caratteristica cappa di smog è stata risolta e si sta realizzando un progetto pilota (italiano - studio Boeri) di una città sostenibile, definita Liuzhou Forest City. Ma, in particolar modo, noi occidentali stiamo cominciando a maturare sempre di più una cultura che ci spinge a proteggere l'ambiente e, inevitabilmente, anche le popolazioni in via di sviluppo saranno costrette ad emulare questi comportamenti. Ci saranno certamente sconvolgimenti gravosi del nostro ecosistema, ne stiamo già percependo effetti evidentissimi ed è uno scotto ormai inevitabile. Ma se noi occidentali saremo di buon esempio, anche facendo orientare l'economia attraverso la salvaguardia dell'ambiente, sarà possibile contenere simili devastanti effetti in forma tale da non far verificare l'irreparabile. La popolazione umana è in costante crescita, ma la terra potrebbe essere in grado di ospitare moltissimi di più degli oltre sette miliardi di persone che già la abitano, se le risorse fossero sfruttate in forma responsabile e consapevole, trovando il modo di non sprecare troppo territorio. In parte ciò sta già succedendo, mi riferisco al risparmio del territorio, dato che i flussi migratori si svolgono prevalentemente verso le aree maggiormente urbanizzate. Ciò che a mio avviso lascia un po' il tempo che trova è la poco produttiva contrapposizione tra i protezionisti integralisti e i negazionisti dei guai della terra. Noi che amiamo la natura dobbiamo assumere comportamenti personali adatti a salvaguardare ciò che ci rimane del nostro meraviglioso pianeta, ma dobbiamo sopratutto riuscire a trasferire l'amore che abbiamo per il mondo naturale a tutti i nostri contemporanei e alle generazioni future. Prima di insegnare ad un bambino a non inquinare e a non consumare inutilmente le risorse, dobbiamo insegnargli ad amare profondamente la natura. Pertanto, anche attraverso un forum di fotografia come questo che ci ospita, dovremmo sentirci motivati di affrontare costantemente questi temi, altrimenti tra un po' non avremmo più niente da fotografare.
Un caro saluto
Vittorio

avatarsupporter
inviato il 30 Settembre 2020 ore 9:51

La terra è semplicemente la nostra casa. Nessun animale defeca nel territorio in cui sta catturando il proprio cibo, a meno di avere una cerca molto ampia come un predatore.
L'umana specie invece lo fa, avvelenando le campagne per aumentare il raccolto. Mineralizzando i terreni agricoli fino ad essere costretto a metterci sopra una serra per riuscire a produrre qualcosa.
La California brucia da un mese e l' Australia è bruciata per tutta la stagione secca. L'Amazzonia di questo passo cancellerà il Pantanal e le foreste più estese del mondo nei prossimi dieci anni.
Questo solo l' uomo lo fa, nessun'altra specie terrestre si comporta in un modo tanto controproducente a sé stessa.

Ai nostri figli lasceremo le falde inquinate della val padana, i cibi di valore nutrizionale più scadente, i terreni inutilizzabili per l'agricoltura perché ci hanno sepolto camionate di veleni europei come nel foggiano e nella terra dei fuochi.

Allo stesso modo non dobbiamo permettere a chi fotografa la natura danneggiandola di continuare a farlo. È necessario sensibilizzare e denunciare, il parco nazionale del Circeo ha ovunque acque inquinate dove nemmeno vengono fatti controlli, mentre vengono spesi milioni di euro per mantenere personale che non si vede in giro e non controlla nulla. Le plastiche hanno invaso gli oceani creando isole grandi come la Francia. Bene la reintroduzione del grifone e dell' ibis eremita, della moretta tabaccata e del gipeto, dei grossi erbivori nei parchi nazionali d'Abruzzo e dello Stelvio, ma è insufficiente. Le paludi scompaiono o diventano ancora discariche. È evidente che bisogna fare di più, cambiare qualche cattiva abitudine per cominciare. Perché gli animali e le piante si adattano, pullulano nel territorio chiuso di Chernobyl. Sono gli umani che non possono più abitarlo. Quanti territori stanno rischiando la desertificazione? C'è molto di più da fare oggi che cinquant'anni fa caro Vittorio ;-)

avatarsupporter
inviato il 13 Aprile 2021 ore 19:30

Articolo veramente bello, Claudio...ben fatto e istruttivo.
Le tue considerazioni sono davvero profonde e istruttive...sulla volpe posso condividere la mia esperienza: a Cogne, il buen retiro dove io e Paola amiamo andare per riposare ( purtroppo non in questo periodo...) lungo la Valnontey, negli anni ho visto più volte esemplari di volpe che hanno imparato a "farsi vedere" vicino al sentiero per elemosinare un po' di cibo: meglio loro che gli esemplari vicino al paese che, visto che i pollai sono ormai ben protetti, quando scende il buio vagano intorno ai bidoni della spazzatura.
Speriamo bene nel futuro per l'ambiente e per i tuoi e i miei figli...

avatarsupporter
inviato il 13 Aprile 2021 ore 19:37

Grazie Giacomo. Impegnamoci però a lasciar loro una buona eredità ambientale. Sorriso





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