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Rigorosamente Wild?


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Rigorosamente Wild?, testo e foto by Claudio Cortesi. Pubblicato il 03 Novembre 2019; 48 risposte, 5782 visite.





Da più di un anno non vado a fotografare in un capanno del WWF o della LIPU: mi intristisco a volte guardando sul forum tante fotografie simili, prodotte in condizioni "protette".... anche se sento riconoscenza per il volontariato naturalistico impegnato a consegnare un mondo meno povero di natura alle future generazioni: dopotutto ho cinque figli.
Qualche tempo fa guardavo dal Monte Circeo la pianura pontina e vedevo che la maggioranza dei terreni agricoli sono coperti dalla plastica. Serre e colture basate sull' uso estensivo di quintali di plastica per ettaro.
Bruciare miliardi di tonnellate di petrolio e carbone ha innalzato la temperatura terrestre e aumentato notevolmente il divario tra temperature massime e minime giornaliere. Di conseguenza il clima mediterraneo si è tropicalizzato e i contadini per raccogliere e vendere i prodotti della terra sono costretti a usare la plastica e a sottrarre di conseguenza molti terreni agricoli alle specie selvatiche che non dispongono più di catene alimentari per nutrirsi.
Così quando sorvolano le pianure italiane gli uccelli trovano il deserto biologico, perché le serre desertificano totalmente il territorio impedendo la vita perfino ai funghi e ai batteri.




Percorrendo in lungo e in largo la penisola, vediamo che persino in montagna gli insetti sono diminuiti in modo drastico. Nel mese di maggio la mia macchina è rimasta pulita anche dopo il mio ultimo viaggio in Puglia: sul parabrezza e sul cofano non c'era traccia di insetti anche dopo aver percorso centinaia e centinaia di chilometri.
Del resto ormai da molti anni, in primavera, vediamo nel parco nazionale del Circeo solo zanzare. Niente mosche o libellule. Niente formiche api o vespe. Mi vengono in mente le parole del Pascoli

Ritornava una rondine al tetto.
L'uccisero, cadde tra spini.
Ella aveva nel becco un insetto,
la cena de' suoi rondinini.

Quanta fatica a riempire il gozzo di insetti alati da portare al nido. Così le specie della famiglia "Hirundinidae" scompaiono nelle nostre campagne coperte di plastica e resistono nelle nostre città, dove l'uomo è costretto per legge a non avvelenare l'ambiente solo per la necessità di non avvelenare sé stesso: a Roma sono ben presenti rondoni e balestrucci durante il periodo riproduttivo, mentre le rondini sono molto diffuse nei parchi che si estendono verso la campagna e i castelli romani.
E allora cosa fare? Prendere la strada del CHM di Ostia per fotografare gli animali costretti a volare davanti ai capanni perché solo lì c'è tranquillità mentre tutto intorno imperversano i cacciatori? Non mi diverte più. Fotografare in un capanno LIPU mi fa sentire un consumatore di natura, fingendo che la natura possa conservarsi così, con una rete di oasi e di aree protette e sigillate alla caccia e alle altre attività umane che deturpano l'ambiente.




Solo pochi anni fa i mignattini erano numerosi come le rondini: quest'anno ne ho incontrati poche decine alle saline di Margherita di Savoia, una delle aree umide più ricche di avifauna d'Europa. L'avifauna degli ambienti di pianura è declinata del 90% rispetto a pochi anni fa. Dove prima c'erano 1000 uccelli oggi solo 100 resistono. Ma i network televisivi internazionali ci riempiono la testa di programmi che dicono che non è così, che la natura non sta scomparendo, persino trasmissioni Rai condotte da noti protezionisti italiani affermano che falchi e ghiandaie marine sono in aumento.

Però succede che la maggioranza di Africani non ha mai visto un elefante o un leopardo, cosa che fino al secolo scorso non era mai successo. In Italia molti non hanno mai visto un fenicottero o un'aquila. Questo vuol dire che il nostro istinto di conservazione si sta assopendo, che abbiamo perso di fatto la consapevolezza che il mondo é la nostra casa, che l'espandersi compulsivo della agricoltura intensiva ha trasformato in deserti le nostre pianure.

Così in questa caldissima estate sono andato in giro a Orbetello.... la garzaia era quasi deserta, solo i colombacci erano presenti in discreto numero. I guardabuoi erano molto diminuiti, come pure abbiamo osservato sulle alture della Tolfa, dove questi ultimi dieci anni erano presenti in un buon numero. Mi sono consolato della presenza dei gheppi dei bianconi e dei nibbi reali che non sembrano diminuiti.
Una domenica un violento temporale ha strappato rami e foglie dalla Tolfaccia, e sono sceso a valle preoccupato che qualche albero mi cadesse davanti o sopra la testa. I fenomeni atmosferici hanno a disposizione più energia perché l'aria è più calda, per un fulmine estivo che si osservava trent'anni fa, oggi se ne osservano quasi mille: pensai che farsi sorprendere da un temporale allo scoperto oggi è piuttosto pericoloso. Inoltre mi resi conto che la famiglia di lodolai che cacciava insetti su questa montagna l'anno scorso, quest'anno anno non si era vista.




Preferisco fotografare non attirando gli uccelli. Se non li trovo in natura, posso fotografarli dove si trovano, in città per esempio. Ho scoperto casualmente una numerosa colonia di rondoni maggiori a Napoli, nidificano e si nutrono nei pressi del Maschio Angioino, proprio al centro, e ce n'è un'altra allo stadio. Erano spettacolari con i loro voli ravvicinati che sfioravano le torri del grande castello, mentre la gente non si accorgeva quasi di loro. Sceso dal traghetto con cui tornavo da un breve periodo di riposo in Sicilia, rimasi basito a guardarli numerosi volteggiare poco sopra all'entrata del Maschio, contro un cielo blu scuro in una bella giornata di primavera. Pensai che anche fotografare in queste situazioni rientra nella fotografia "wild", perché queste specie così rare ormai nelle nostre campagne si sono adattate a vivere stabilmente nelle nostre città, e questo può essere documentato e diffuso allo scopo di sensibilizzare al valore naturalistico della loro presenza le persone che vivono a Napoli.




Gli animali si adattano e occupano sempre più lo spazio dei nostri parchi cittadini. Gabbiani reali nidificano nei nostri terrazzi condominiali e coppie di falchi pellegrini occupano molte torri Telecom in primavera: in città possiamo scoprire non solo pappagalli adattati al nostro ambiente, ma anche poiane, aironi di varie specie e germani reali che vivono e si riproducono persino nei parchi che sono intorno e dentro i nostri centri urbani. I cinghiali sono presenti in modo anche preoccupante sia a sud che a nord di Roma, approfittando delle grandi aree protette che occupano la campagna romana ed entrano fin dentro ai quartieri periferici.
Si moltiplicano le specie che si adattano alla presenza dell'uomo, o che ci sfruttano come se fossimo una vera e propria risorsa. Sono tornato da poco dal Parco Nazionale d'Abruzzo, dove ho incontrato una coppia di volpi che si era adattata a chiedere cibo alle persone che passavano in macchina lungo una strada del parco. Lo facevano in prossimità dei tornanti, dove le macchine erano costrette a rallentare molto. Io e mio figlio Giovanni abbiamo scoperto così una vecchia femmina sdraiata proprio sul bordo della strada. Abbiamo rallentato fin quasi a fermarci, pensando che fosse stata investita e invece si è alzata, venendo vicina alla macchina.




A quel punto eravamo del tutto fermi, e la volpe ha messo le zampe anteriori sulla portiera, avvicinando il muso al finestrino. Le abbiamo dato del pane e poi siamo cautamente scesi a terra.
Nessun problema da parte sua, si è mantenuta vicino a noi in attesa. A un certo punto è sparita. Si era infilata come un gatto sotto la macchina. Mio figlio è rimasto molto sorpreso, e lei dopo aver mangiato, ha cominciato a nascondere bocconi in luoghi diversi, sotterrandoli e ricoprendoli accuratamente di terra e foglie. Quando ha capito che non avevamo più nulla da offrire, si è sdraiata a terra sulla strada e ha preso a sonnecchiare, ignorandoci completamente, visto che aveva capito bene che non avevamo più nulla da darle.
Su quella strada passavano poche macchine, ma il suo udito finissimo la svegliava di soprassalto quando una macchina in avvicinamento era ancora lontana.
Poi ripeteva esattamente il comportamento che aveva avuto con noi: il guidatore la vedeva sdraiata sulla strada e frenava fino a fermarsi. Lei si alzava e andava incontro alla macchina, fino a che non otteneva cibo.
Poi tornava a sdraiarsi bene in vista sul bordo della strada, guardando nella direzione da cui provenivano le macchine. Se da una macchina non le offrivano cibo, non si scoraggiava ma tornava a sedersi pazientemente sulla strada aspettando la prossima.




All' università ci insegnavano che mentre i giovani lupi apprendono le tecniche di caccia dai genitori, le volpi cacciano con molti schemi innati. Ma questa volpe aveva imparato come un lupo. I canini inferiori erano arrotondati, e uno era più corto dell' altro. Si trattava dunque di un esemplare anziano, che aveva imparato un comportamento su cui contava molto, perché il giorno dopo l'abbiamo ritrovata lì, sempre sdraiata al bordo della strada. Stavolta c'era anche un giovane maschio, prepotente e meno esperto. Quando riusciva a sottrarre alla femmina un boccone, lei reagiva colpendolo con le anche, senza morderlo. E lui faceva altrettanto. Forse erano madre e figlio, o forse la femmina aveva nel proprio territorio un giovane maschio, che aveva scacciato il precedente esemplare maschio, indebolito dalla vecchiaia.

Sono stato sorpreso di come e di quanto gli animali si adattino, avendo un enorme potenziale per farlo, e scoprano come utilizzare nuove fonti di cibo anche molto vicino a noi. Anche questo fa parte della meravigliosa capacità di sopravvivenza delle specie diffuse in natura, e credo anche che fotografare questi soggetti rientri pienamente nel genere fotografico "wild".



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avatarsupporter
inviato il 03 Novembre 2019 ore 15:07

E voi cosa ne pensate?

avatarjunior
inviato il 03 Novembre 2019 ore 15:21

Bell'articolo e foto, termometro di una natura che sta morendo grazie a noi.

La storia della volpe, purtroppo non è un caso raro oramai tanti si imbattono in incontri con cinghiali, volpi,...
Per molti sarà bello ed emozionande incorrere in questi incontri, che una volta era impossibile, ma sono ignari della gravità che l'uomo non da più spazio di girovagare nel loro mondo ad animali che una volta erano ritenuti selvatici e diffidenti.

Nel "92 mi capitò di visitare il parco naturale di Toronto, molto grande e si visitava con un trenino, avevo notato Orsi e lupi che erano tristi e svogliati, dopo aver riflettuto sulle cause capii il motivo.
Nonostante avessero cibo e l'apparente libertà con ampi spazi quello che mancava loro era la caccia, la ricerca per cibarsi per sentirsi liberi, forti, furbi per soddidsfare i loro bisogni. Immaginate un uomo o una donna che sono mantenuti.... Triste

avatarsupporter
inviato il 03 Novembre 2019 ore 16:31

Grazie Igino. Bisogna precisare che la convivenza con i selvatici può essere problematica per noi e per loro. Per prudenza non conviene mai avvicinarsi troppo, il maschio di volpe citato in questo articolo tendeva a comportamenti aggressivi nel richiedere il cibo: si è avvicinato alla mia mano col muso, facendomi sentire i denti, senza ferirmi.
Sono particolarmente affascinato dai comportamenti adattativi, con cui i selvatici si adattano ai radicali cambiamenti che l'uomo impone all'ambiente. Sono certo che le due volpi citate sono perfettamente selvatiche e capaci di cavarsela in natura anche senza il nostro aiuto.

La questione su cui vorrei portare la discussione però è un' altra. Possiamo come fotografi considerare la fotografia a questi soggetti "wild" oppure no?

avatarjunior
inviato il 04 Novembre 2019 ore 14:21

Maestro Buongiorno.
Innanzi tutto, complimenti per le foto e per gli articoli che proponi.
Credo di averli letti tutti e non posso fare a meno di condividere la tua giusta preoccupazione per le condizioni in cui versa il nostro territorio.
Ho deciso di intervenire in questa discussione, in quanto credo di conoscere la volpe di cui parli nell'articolo.
L'ho incontrata anche io ed ha avuto lo stesso comportamento che descrivi tu, con la differenza che quando l'ho vista io, era sdraiata al centro della carreggiata così da obbligare gli automobilisti a fermarsi.
In quella occasione gli ho fatto qualche scatto, ma devo dire che non è stato emozionante anzi, avevo la sensazione che ci fosse qualcosa di penoso in quella scena. Non avendo fotografie di volpi, ho postato una foto sul forum dove specificavo però, che si trattava di una “volpe confidente”. Ho voluto specificare questo innanzitutto per onestà, ma anche per voler dire che quello scatto, a mio parere, non aveva lo stesso valore di uno fatto ad un animale più “selvatico”.
Quindi per tornare alla domanda in questione, credo che nel caso della fotografia a quella volpe, non sia corretto parlare di fotografia “wild”, diverso però è il discorso se si parla di altri animali, i quali pur vivendo a stretto contatto con l'uomo, mantengono comunque un comportamento più “naturale” come nel caso dei rondoni di Napoli.
In conclusione, a mio giudizio potrebbe essere il comportamento dell'animale a definire il lato “wild” della foto, anche se si parla di animali che vivono vicino a noi.
Saluti.

avatarsupporter
inviato il 04 Novembre 2019 ore 15:10

Grazie del tuo intervento. La femmina che abbiamo incontrato noi si è sdraiata una sola volta al centro della carreggiata. Tieni presente che le volpi sono molto diffuse e ovunque se ne trovano adattate a vivere vicino all' uomo. Molte delle più belle fotografie scattate anche con grandangolari sono fatte a individui molto confidenti. Dal mio punto di vista questi adattamenti fanno parte della loro biologia.
A Londra c'è una grande popolazione di volpi "cittadine" già da molti anni documentata dalla BBC.

avatarsenior
inviato il 04 Novembre 2019 ore 19:19

Assolutamente si, Claudio!

Trovo estremamente ottuso e limitato pensare agli animali selvatici come ad un'entità totalmente disgiunta da noi. Altrettanto sbagliato pensare che se un uccello, un mammifero, un rettile vive a stretto contatto con l'uomo perda la peculiarità di essere "wild"....

Tutto quanto ancor più amplificato dal fatto che ci troviamo in una delle zone con la più alta densità di popolazione del mondo....Come possiamo pensare di non considerare ogni essere vivente strettamente connesso e in parte dipendente dall'essere umano? Direi anzi che tutti dovremmo essere più consapevoli di questo strettissimo legame, sicuramente aumenterebbe il senso di responsabilità nei confronti quella che è a tutti gli effetti la nostra casa....

PEr quanto riguarda il discorso volpi, talvolta capita anche a me di incontrarne di relativamente confidenti nei pressi delle piccole frazioni del mio appennino...
Quest'anno ho passato tutta la stagione del bramito "in compagnia" di un giovane maschio, che seppur non confidente, sicuramente tollerava lamia presenza e cacciava grilli senza problemi nelle radure ai margini delle quali mi appostavo nonostante eprcepisse senza dubbio la mia presenza...
Ho tantissime foto di quel soggetto




Sono sempre un po' preoccupato quando vedo un animale troppo confidente...In questo caso presumo che il giovane abbia ricevuto da molto piccolo cibo dagli umani, abbia frequentato un pò le cascine fino a distaccarsi progressivamente...Ora non è avvicinabile, ma non è particolarmente allarmato dall'odore di un umano...Pessima cosa per lui, dato che la caccia alla volpe qui è aperta....

Ps

Ottime queste discussioni che apri! Forniscono buoni spunti di riflessione e dialogo!


avatarsupporter
inviato il 05 Novembre 2019 ore 15:45

Caro Angus la domanda serve ad aprire la discussione. La presenza umana è così invadente soprattutto in Italia che queste povere bestie selvatiche si devono arrangiare a fare i conti con la nostra invadenza. Però l'episodio che ho documentato riguarda volpi presenti in una area protetta particolarmente ben conservata e dimostra che l'adattamento è sempre imprevedibile e talvolta sorprendente: la natura ha enormi capacità di recupero e di sopravvivenza. Grazie del tuo utile intervento.

avatarsenior
inviato il 05 Novembre 2019 ore 15:56

gli insetti sono veramente spariti, e con essi i passeri, etc. etc. bell'articolo, belle foto, bravo

avatarsupporter
inviato il 05 Novembre 2019 ore 16:47

Grazie Giuliano ;-)

avatarsupporter
inviato il 05 Novembre 2019 ore 16:52

Tristi considerazioni le tue e purtroppo veritiere. La caccia fotografica è un genere che pratico poco ma anche nella foto di paesaggio, genere che conosco meglio, l'antropizzazione ha raggiunti dei livelli tali che è faticoso ritrarre dei paesaggi incontaminati se non si va a fotografare nei soliti posti noti a tutti i fotografi di paesaggio. Del resto la nostra specie con quasi 8 miliardi di individui, è veramente un carico pesante per il nostro pianeta e le sue risorse limitate. Complimenti anche per le belle foto a corredo dell'articolo.
Ciao Adriano

avatarsupporter
inviato il 08 Novembre 2019 ore 15:33

bell'articolo e belle anche le foto Claudio purtroppo e' sempre peggio altro che green.....se venissi con me sui sentieri d'alta montagna troveresti fino ad un mesetto fa anche ad altezze ininmagginabili milioni di cavallette.....una delle piaghe d'Egitto

avatarsenior
inviato il 11 Novembre 2019 ore 23:04

Claudio ho visto l'articolo e non lho letto tutto... Ma domani mi riprometto di farlo... Perché sfondi una porta aperta...

avatarsupporter
inviato il 12 Novembre 2019 ore 0:02

Grazie Adriano Gianfranco e Taranis. La terra sta vivendo un tempo drammatico di estinzioni e perdita di controllo delle variabili fisiche e chimiche. Da cinquant'anni sappiamo esattamente cosa fare ma non lo facciamo mai....

avatarsenior
inviato il 12 Novembre 2019 ore 18:56

Ciao Claudio, anch'io ho notato in alcune zone anche del napoletano una presenza minore di uccelli rispetto al passato,ricordo ai pantani al Circeo dove delle volte ci siamo incontrati qualche anno fa c'era più movimento e devo dire la verità spesso volte ho pensato al disturbo creato anche da noi fotografi, credo che insieme a questa voglia di natura che si sta vivendo in Italia sia affiancata anche da una coscienza naturalistica per non fare più errori tipo l'inseguimento dell'orsa con i cuccioli a Pescasseroli ,dare da mangiare agli animali selvatici etc etc. Ciao e complimenti

avatarsupporter
inviato il 12 Novembre 2019 ore 19:13

Grazie Ciro. Anche se preferisco non alimentare i selvatici, credo che nelle aree protette sia necessario farlo per attirare i selvatici fuori dalle aree dei cacciatori, e per aiutarli nei momenti più freddi. Credo nell'economia che ruoti attorno alla conservazione, grazie alla presenza e visibilità di molti selvatici. Il parco del Circeo sta morendo volutamente perché, spariti gli ultimi migratori, potranno finalmente costruire altre case e supermercati. Non so quale sia il bilancio del parco, ma nulla viene speso per migliorare la sopravvivenza dei migratori.Confuso
Decine di stipendi, ma nessun intervento che aiuti la sostenibilità delle popolazioni di uccelli di palude. Questa è la realtà che abbiamo osservato negli ultimi 20 anni.





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