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Pantelleria, figlia del vento


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Pantelleria, figlia del vento, testo e foto by Utente Non Registrato. Pubblicato il 09 Settembre 2011; 1 risposte, 6572 visite.





Canon 400D, sigma 10/20 a 12mm, f14 1/60 iso 100 ( antozoi del genere Astroides aprono i tentacoli dei loro polipi) Cala Tramontana.

Pantelleria isola di tradizioni antiche, gente di mare, sapori e storia; un'isola dall'aspetto aspro e selvaggio fatta di crateri spenti, sorgenti termali, acque e vapori che fuoriescono spontanee dal cuore della terra. Camminando tra le vie di uno dei tanti piccoli paesi che vi sorgono ed immaginando di incontrare un pittore che ne ritrae i colori, sulla sua tela potremmo sicuramente notare il nero predominante delle coste che a tratti precipitano in mare e a tratti declinano dolcemente nel blu delle sue acque, l'azzurro del cielo, che fa da sfondo alla macchia verde dei fichi d'india e delle viti di zibibbo. Questa è l'immagine che si presenta agli occhi di chi approda per la prima volta sulla perla nera del mediterraneo: la figlia dei venti, cosi è amichevolmente chiamata Pantelleria.

Ma Pantelleria non è solo un mix di colori che giocano tra loro, già le antiche civiltà la conoscevano per la sua importanza geografica, si trova infatti al centro del canale di Sicilia, più vicina all'Africa che all'Europa, ed era usata come punto strategico per gli scambi commerciali a metà strada tra Roma e Cartagine, le due culture antagoniste che dominavano i mari già prima della nascita di Cristo.
Nei secoli Pantelleria è stata visitata e colonizzata anche da altri popoli: i fenici, i greci, gli arabi successivamente. Non è difficile trovare i resti di queste culture, ancora oggi molti nomi dei paesi si rifanno a dialetti arabi e anche la cucina risente di questo influsso.
Ogni popolo che è passato sulla perla nera ha lasciato inevitabilmente qualcosa di se nel bene e nel male. Potremmo azzardare dicendo che Pantelleria è una isola difficile da vivere forse anche da amare, può essere amore a prima vista, oppure la scintilla potrebbe non scoccare mai e deludere le nostre aspettative.
Non deve essere presa in considerazione come meta di vacanze tradizionali al mare, non è adatta a famiglie con bimbi piccoli ne anziani. Non esistono spiagge di sabbia ma solo calette rocciose abbastanza sconnesse e difficili da raggiungere, il mare è spesso mosso, profondo e fresco, il vento soffia spesso e può cambiare direzione anche più volte, da nord a sud nell'arco della giornata, causando onde e mareggiate che possono durare per diversi giorni.




Canon 400D, sigma 10/20 11mm, f11 1/50, iso 100 (Spirografo in primo piano e il mio amico Flaviano in sfondo nel blu) Cala Tramontana lato faraglione.

Chiaro che per me la scintilla è scoccata già alcuni anni fa? Si perchè non è la prima volta che approdo a Pantelleria e ogni volta la trovo sempre stupefacente ed entusiasmante. La mia grande passione per il mare mi attrae a lei e ai sui fondali, ormai conosco abbastanza bene la costa e i luoghi dove è possibile immergersi ed esplorare i suoi scorci più nascosti e remoti.
Pantelleria ha fondali molto profondi, le colate laviche hanno creato cale e discese a mare spettacolari, in alcuni punti si potrebbe immaginare di essere all'interno di una scenografia da film di fantascienza, è il caso di punta Spadillo, dove si trova anche il faro oppure di Balata dei turchi. Non sempre è possibile scendere in modo comodo al mare, e a volte con bombole e attrezzature subacquee si fanno fatiche assurde per potere arrivare alla tanto desiderata acqua?
Molte volte mi sono chiesto chi me lo facesse fare e quasi mai sono riuscito a rispondermi...penso siano cose che si fanno solo per amore e passione.

La mia esigenza di immergermi spesso da solo è dovuta al fatto che mi diletto fotografando l'ambiente subacqueo, per cui ho bisogno di tempo, riflessione e la minor sospensione possibile. Tutte le mie immersioni sono fatte con aria compressa, e quando sono da solo cerco di rispettare in modo rigoroso il limite di profondità prefissato, per evitare problemi e ridurre al minimo il rischio di embolie gassose. In acque profonde e fredde ci sono molte più probabilità di incappare in queste problematiche, e se per molti aspetti essere da soli è un vantaggio, in caso di anomalia all'attrezzatura o di malessere potrebbe essere pericoloso. Sconsiglio quindi di fare immersioni in solitaria, soprattutto in luoghi e fondali non conosciuti e se non si ha una grande esperienza subacquea. Analizzando la linea battimetrica dei fondali intorno all'isola è facile capire che ci ritrova in pieno canale di Sicilia, e già a 1 miglio si possono trovare profondità anche di 1000 mt , mentre mediamente a 200 mt dalla costa il fondale varia dai 20 ai 50-60 mt fino a 200 mt in alcuni punti.
La struttura geologica dei fondali segue un pò quella della costa ed è facile intuire le epoche delle varie colate laviche, queste sono molto evidenti, in quanto sul fondale si sono create delle vere e proprie terrazze, le più profonde sono le più vecchie, e man mano che si sono verificati nuovi eventi geologici, le terre sono emerse e hanno creato l'isola stessa.
Questi pianori sono un ambiente ideale per un ecosistema ancora molto intatto e naturale e per predatori quali cernie, dentici, barracuda che si nascondono lungo queste franate aspettando il passaggio del pesce per attaccare, generalmente in questi salti nel blu si creano correnti che trasportano nutrimento per i pesci più piccoli, per le gorgonie per i coralli e tantissimi altri microrganismi inferiori, di cui molte volte non conosciamo nemmeno l'esistenza.




Canon 400D, sigma 10/20 a 12mm, f9 1/60, iso 100 ( fondale tipico del mare mediterraneo con banche di verdi poseidonie, acque blu e banchi di piccoli pesci ) Cala Tramontana.




Canon 400D, sigma 10/20 a 12mm, f13 1/60, iso 100 (Branco di salpe) Cala Levante.

Le pareti generalmente verticali che scendono da queste franate sono un ottimo ambiente e rifugio per murene, polpi, spirografi, nudibranco, ma si possono trovare anche coralli, gorgonie rosse, cavallucci marini, stelle marine, aragoste e tanti altri colorati abitanti del mare. L'atmosfera che si può assaporare in una immersione su questi fondali, è quella di volare su un territorio ancora inesplorato e ricco di colori, pesci e sensazioni particolari. La costa più favorevole alle immersioni è quella di levante e si possono ricordare diversi punti di immersione ormai divenuti famosi per i subacquei, tra questi troviamo Punta Spadillo con i suoi fondali che arrivano a 185 mt di profondità, Gadir l'antico porto di Pantelleria, dove è stato ricostruito un percorso archeologico con diversi cocci e anfore ritrovate nella zona, Cala Tramontana, Cala Levante , arco dell'elefante, Rubasacchi, Martingana, Balata dei turchi, Nikkà. Tutti questi punti di immersione sono suggestivi e non è difficile assaporare la bellezza delle gorgonie rosse tipiche del mediterraneo, cernie di ragguardevoli dimensioni, dentici, barracuda, delfini, aragoste, murene.

Non è poi neppure cosi difficile imbattersi in reperti archeologi. Durante una immersione nelle splendide acqua di cala Tramontana io e Aldo, un caro amico, ci siamo trovati casualmente su una spianata di sabbia alla profondità di -45mt .
A un primo e rapido sguardo nulla ha colpito la nostra attenzione e non abbiamo scorto alcunché di particolarmente interessante, il fondale piatto e sabbioso su cui eravamo capitati era abbastanza monotono e non valeva la pena insistere a quelle profondità che ci avrebbero portato a una rapida saturazione di azoto e quindi costretto a diversi minuti di decompressione. Proprio nel momento in cui abbiamo deciso di risalire in superficie Aldo ha notato qualcosa che lo ha incuriosito, ci siamo avvicinati di più al fondo e smuovendo la sabbia si è materializzata davanti a noi un'anfora completamente conservata e intatta. In quel momento nessuno di noi due poteva credere a quello che stavamo vedendo, e da li ci siamo accorti che ce ne erano altre ricoperte di sabbia e alghe. Abbiamo perlustrato meglio una zona di una ventina di metri e continuavano a spuntare cocci, manici e anfore intere: abbiamo presto capito di avere casualmente trovato un sito di reperti archeologici ancora intatto. Nessuno prima di noi era mai capitato in quel posto, peraltro poco interessante dal punti di vista della vita subacquea. Toccare e prendere in mano un pezzo di terracotta fatta più di 2000 anni fa sapendo di avere riportato alla luce una piccola parte di storia è una emozione impagabile...non ci saremmo mai aspettati di trovare quello che abbiamo visto e fotografato. Ma come più volte mi ha insegnato il mare riserva mille sorprese.




Nikonos 5, 15mm nikor velvia iso 100 1/30 f4 Scansione con Plustek 7200 (Ritrovamento sito archeologico ancora intatto anfora con collo rotto).




Nikonos 5, 15mm nikor velvia iso 100 1/30 f4 Scansione con Plustek 7200 (Ritrovamento sito archeologico ancora intatto anfora intera )

Una volta risaliti, le idee e le sensazioni che abbiamo avuto e provato si sono rapidamente mescolate in un turbinio di euforia e gioia per quello che ci era appena successo.Naturalmente la scoperta è stata denunciata alle autorità competenti.
Forse anche per questo episodio di ormai 3 anni fa amo questa isola, i suoi fondali, i suoi colori e la sua gente? e di tanto in tanto devo tornare e rivedere quelle immagini e rivivere qui momenti che la mia mente ha memorizzato.

Le fotografie che ho realizzato sono prevalentemente subacquee, quelle che documentano il ritrovamento del sito archeologico sono state realizzate con la mia cara e vecchia Nikonos V ottica Nikkor 15mm f2,8 illuminazione artificiale con un flash Nikonos Sb103 in ttl e un secondo flash SB 105 come luce secondaria azionato da fotocellula, pellicola velvia 100 e scansione eseguita con scanner.
Chiaramente la qualità dello scatto non può essere paragonato a foto realizzate con altre strumentazioni e tecniche, in questo caso sono da tenere in considerazione le condizioni di profondità, euforia e tempo che chiaramente mi hanno costretto ad agire senza riflettere troppo su quello che stavo facendo. Le altre foto sempre subacquee che ho proposto sono invece più recenti (giugno 2009) e sono eseguite con una Canon Eos 400d scafandata Nimar 3d, l'illuminazione è sempre affidata ai due flash Nikonos Sb 103 e Sb 105, questa volta però utilizzati in manuale. L'ottica usata è il sigma 10-20 usato alla focale di 11-12mm. La tecnica che ho usato la si può chiamare macro ambiente eseguita con un obiettivo grandangolare, cioè si inquadra il soggetto in primo piano posto controluce, con un diaframma piuttosto chiuso F11-F22 e si usa tutta la potenza dei flash per illuminare la scena e vincere il forte contrasto che i raggi del sole creano; è una tecnica molto usata dai fotografi degli anni 80 con apparecchiatura Nikonos 15mm.



Marco Cesari è nato a Parma nel 1979. Ha coltivato diverse passioni da ragazzo, e afferma: "solo due le sento veramente mie? una di queste completa l'altra? dividerle è doloroso e molte volte sacrifico tante cose ma non loro. Forse avrete capito? sono la subacquea e la fotografia. Ho iniziato a fotografare sott'acqua con le prime usa e getta a pellicola durante i miei viaggi, poi nel 2003 ho acquistato la mia prima compatta digitale la mitica Canon A80 completa di scafandro? successivamente ho avuto per mano diverso materiale Nikonos e mi sono appassionato alla versione V ed ora negli ultimi 2 anni sto usando uno scafandro Nimar per Eos 400d. Non mi sento di appartenere a nessuna filosofia o corrente fotografica, anzi mi sento piuttosto libero e questo mi permette di esprimermi in base alle situazioni e a quello che vedo dentro a un'immagine." Potete vedere il suo sito e le sue foto all'indirizzo www.sottoesposto.it .



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avatarjunior
inviato il 02 Luglio 2014 ore 23:42

Grazie per avermi offerto un punto di vista quasi sconosciuto, (nonostante frequento l'isola da 44 anni ,essendo figlio di una pantesca, ), dal momento che non pratico immersioni .Questa meravigliosa isola, dove sono stato concepito, nasconde sempre tratti di storia antichissima che ne esaltano il fascino, nonostante diverse sue contraddizioni. Mi auguro che negli isolani aumenti il senso di appartenenza all'isola, difendendola dal trascorrere del tempo, così come ha fatto molte volte il mare. Grazie

Pantelleria, isola dove il nascosto e antico passato ogni tanto affiora, ricordando ai suoi abitanti quanto profonde e preziose sono le sue radici.





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