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Appennino Tosco Emiliano


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Appennino Tosco Emiliano, testo e foto by Paolafazzi. Pubblicato il 08 Settembre 2011; 2 risposte, 5369 visite.


"Che ti move,o omo,ad abbandonare le proprie tue città,a lasciare li parenti e amici,ed andare in lochi campestri per monti e valli,se non la naturale bellezza del mondo?"
Con queste parole Leonardo da Vinci ha descritto perfettamente le sensazioni che spingono a ricercare le sensazioni di pace e la serenità ritrovabili solo tra le cime dei monti. La fatica della camminata, le gambe che si fanno pesanti, il fiato che manca, vegono ripagati dai momenti di introspezione, di riflessione e dall'emozione che si prova una volta arrivati, quando le gambe tornano leggere e la natura si mostra nella sua magnificenza. Il caos delle città appare così lontano ed irreale, come un incubo passato.




Quando l'amore per la natura è così forte si finisce per ricercarsi un lavoro che permetta di godere dello splendore del mondo ogni giorno. Ho trascorso gli ultimi mesi nell'Appennino Tosco Emiliano lavorando per il Parco Nazionale nell'ambito di un progetto di monitoraggio del Lupo. Lo studio di questo animale tanto misterioso richiede lavoro di campo, percorsi sulle sue tracce, cercando impronte e segni di presenza, tra monti e valli isolate, dove spesso noi siamo l'unica presenza umana.
Il Parco copre una superficie di 23.613 ettari, di cui 16.424 in Emilia - Romagna e 7.189 in Toscana. Comprende le porzioni di crinale appenninico delle province di Lucca, Massa Carrara, Parma e Reggio Emilia tra le valli del Dolo, dell'Asta, del Secchia, dell'Enza, del Cedra, del Bratica e del Parma sul versante emiliano e per la Toscana le valli del Taverone e del Rosaro.
Il Parco Nazionale è rappresentato da un'ampia eterogeneità di ambienti, caratterizzati da una ricca biodiversità: gli ambienti stabili di foresta, le aree aperte semi-naturali in evoluzione verso ulteriori stadi e successioni ecologiche, gli ecosistemi agricoli mantenuti dalla attività dell'uomo. Dalle maggiori cime del crinale che superano i 2000 m di quota come il Monte Cusna (2121), l'Alpe di Succiso 2017 e il Monte Prado 2054 si scende a monti di altezze minori ma non per questo meno suggestivi come il monte Ventasso 1727 e il monte La Nuda 1895 per terminare in zone collinari e di pianura dedite all'agricoltura e all'allevamento. Dalle vette maggiori nelle giornate limpide la visuale spazia per km e km, l'occhio raggiunge il crinale parmense, le Alpi, le Alpi Apuane ed il Golfo dei Poeti. Nel mezzo della pianura, nel comune di Castelnovo ne Monti si staglia la Pietra di Bismantova, un altopiano costituito di arenaria calcarea, meta di arrampicatori per via delle sue pareti scoscese, alta 1047 m, svettante di oltre 300 m sulle pianure circostanti.




Ma è la parte montuosa la zona più magica e selvaggia. La dorsale appenninica segna questa zona, variando dalle provincie di MS, RE , PR LU., con vari sentieri che permettono di percorrere l'intero crinale. Dai pascoli naturali di alta quota dipinti in primavera di magnifiche fioriture di nardi giunchi ed anemoni si scende per incontrare brughiere di mirtilli che in autunno si tingono di colori caldi prolungando ancora la magia dell'estate, come nella bellissima Val d'Ozola. I Prati di Sara ai piedi del Monte Cusna danno alla prima vista l'impressione di lande sconfinate, poste tra il monte Bagioletto e l'Ozola, circondati da una faggeta di piante secolari. L'Abetina Reale, nell' Alta Valle del Dolo, rappresenta un nucleo spontaneo di Abete bianco secolare, che gli Estensi utilizzarono come riserva di legname; oggi è una peculiarità del Parco, circondata da elementi di Abete rosso ed altre conifere. Diversi laghi dipingono di blu questo spicchio di Appennino, per citarne acuni il Lago Santo in provincia di PR, i laghi di Sillara, il Lago Calamone ai piedi del monte Ventasso. Quest'ultimo è circondato da un'ampia faggeta, in cui si trovano nuclei di abete bianco. Sulle sponde del lago si possono trovare orchidee spontanee presenti in poche altre zone d'italia. Ma è con l'inverno che il parco raggiunge il suo momento più magico. Tutto si dipinge di bianco e rimane cristallizzato nel silenzio.
Le cime maggiori diventano ancora più estreme, raggiungibili solo dai più esperti con mezzi adatti, ma esistono vari percorsi facilmente affrontabili da tutti che regalano meravigliose visioni. Le giornate più cupe, in cui la nebbia impedisce che lo sguardo si spinga oltre, sono ugualmente affascinanti. Il bosco assume un'aria tetra e si perde il contatto visivo con ciò che ci circonda, ma proprio per questo sembra di essere catapultati in un'altra dimensione. Le faggete spoglie innalzano i tronchi al cielo, ed i rami si piegano sotto il peso della neve; il ghiaccio che cade in controluce sembra un polvere magica che si disperde poi nella nebbia.


[color=#BF0000] Il Passo di Lama Lite e il Monte Cusna[/color]




Il lavoro nel Parco mi offre la possibilità di muovermi regolarmente all'interno dei suoi confini, permettendomi di esplorare il territorio e di scoprire ogni giorno nuove prospettive di esso. Queste cime e queste valli non sono mai uguali, ad ogni escursione appaiono differenti, con una luce diversa, dei colori nuovi e delle svariate sfumature donate dal susseguirsi delle stagioni. Uno dei posti più suggestivi dell'Appennino Tosco Emiliano è senza dubbio la Valle dell'Ozola. Il mio primo incontro con l' Appennino è stato qui e ne sono rimasta totalmente affascinata. E' forse una delle zone più selvagge, in cui l'attività dell'uomo è quasi assente.
La salita al Rifugio Battisiti al Passo di Lama Lite permette di seguire stupendi percorsi, per poi decidere di continuare o meno verso punti ancora più panoramici. Vicino al paese di Ligonchio, una strada forestale costeggia gli "Schiocchi dell'Ozola", le gole del torrente Ozola, circondata da faggete. La pista è interrotta al traffico delle auto da una sbarra, in questo modo a piedi si può godere a pieno della natura che ci circonda. Arrivati al bacino artificiale della Presa Alta si segue il sentiero che porta sul crinale. Dalla cresta è possibile ammirare bellissimi panorami sul Cusna e sulle Apuane fino alla sella del monte Prado. Da qui si scende verso il lago della Bargetana, di origine glaciale, oltrepassato il quale ci si ritrova su una strada forestale che in pochi minuti conduce a Lama Lite e al Rifugio Battisti a quota 1.761, il più antico rifugio dell'Appennino Reggiano, in cui è possibile mangiare e pernottare. Da qua le escursioni possono poi proseguire verso il Monte Cusna, il monte Prado, o il Passo delle Forbici.

Il Rifugio Battisti è raggiungibile anche tramite un altro percorso, più breve, partendo dall'abitato di Civago. Il sentiero costeggia il torrente Dolo superando una sorgente e alcune case diroccate; in poco tempo si giunge al rifugio Segheria, in cui è possibile fare una breve sosta. Il sentiero continua nell' Abetina Reale e risale l'alta valle del Dolo incontrando un laghetto artificiale. Il percorso continua e porta a dei prati aperti che spaziano sotto il monte Prado (2053m), segnando l'imminente arrivo prima al Lama lite e da qui in pochi minuti al Rifugio.




Il Monte Cusna è la seconda cima più alta dell' Appennino (2121 m), dopo il Monte Cimone, e la prima del Parco. Non si trova lungo la linea di crinale, ma risulta spostato più a Nord.
Viene in letteratura descritto come "l'uomo addormentato" per la sua forma allungata da cui si stacca la vetta, in questo modo il crinale somiglia al profilo di uomo. La salita risulta abbastanza semplice, anche se la pendenza è elevata. Uno dei punti di partenza può essere presso Passo Cisa (1549 m). Tramite un comodo sentiero arriviamo nei pressi di una faggeta, e dopo aver attraversato due piccoli torrenti Lavacchiello e Prassordo si arriva al Monte Bagioletto (1758 m). In località Presa Alta, prima di salire sulla cima è possibile fare una piccola deviazione verso i Prati di Sara, praterie di altitudine ricche di graminacee e in estate di fioriture, dove è spesso possibile incontrare dei cavalli; a questo punto inizia la salita vera e propria, in una dorsale di arenarie frastagliate, prestando un po' di attenzione si arriva alla cima, dove la visuale è completa e impagabile.


[color=#BF0000] La Fauna[/color]

Passeggiando per i sentieri dell'Appennino è spesso possibile imbattersi in diverse specie animali.
E' molto frequente incontrare caprioli che pascolano nei boschi e nei prati, prestando maggior attenzione è possibile scorgere anche cervi volpi scoiattoli e lepri, anche la più rara arvicola delle nevi. E' comune vedere segni del passaggio di cinghiali.
Il lupo è tornato a conquistare questi territori ormai da vari anni, sono presenti diversi branchi che si muovono invisibili all'uomo, spingendosi fino in pianura, ma gli avvistamenti sono sempre più frequenti.
Muovendosi nel bosco e nelle zone frequentate dal predatore capita spesso di imbattersi in segni del suo passaggio: escrementi, urine, impronte, che ci ricordano della sua presenza.
Anche l'avifauna è particolarmente ricca, si possono trovare il gufo reale, il falco pellegrino, il falco pecchiaiolo, l'aquila reale oltre a varie specie tipiche dell'ambiente montano.








[color=#BF0000] Attrezzatura fotografica[/color]

Il lavoro di campo mi ha "costretta" a percorrere molti km ogni giorno in montagna, quindi la mia attrezzatura è stata vincolata a questa situazione.
Ho sempre utilizzato una Canon EOS 50D, in cui era quasi sempre montato l'obiettivo Sigma 17-70, scelta dettata dalla voglia di fotografare i meravigliosi paesaggi che mi trovavo davanti. Da poco tempo mi sono "dotata" di un filtro polarizzatore.
Il tempo per fermarsi a fare caccia fotografica è stato poco, nei casi in cui mi interessava avvicinarmi di più al soggetto ho usato un Canon 70-300 IS, che mi ha permesso di scattare senza cavalletto spesso senza risentire di questa mancaza.
Il cavalletto anche se fortemente consigliato per rendere giustizia a certe albe tramonti o giornate di nebbia, non è stato quasi mai con me, per una scelta di comodità dovendo portarmi dietro zaino ed attrezzatura.





Paola Fazzi ha 27 anni, la passione per la fotografia la accompagna da quando era bambina, ma solo dal 2006 ha iniziato a fotografare con una reflex digitale. Una laurea in Biologia e un master in Conservazione della biodiversità animale le stanno permettendo di seguire la sua più grande passione: la natura. La fotografia di paesaggio occupa gran parte del suo tempo, ma in futuro vorrebbe avvicinarsi maggiormente alla caccia fotografica. Ha pubblicato alcune immagini sulla rivista " Trekking". Potete vedere le sue foto su flickr: www.flickr.com/photos/paola82/



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avatarjunior
inviato il 08 Dicembre 2013 ore 19:46

L'Appennino è una meraviglia poco valorizzata, ricco di storia e natura, riesce a donarci bellissimi spunti fotografici.
Beppe

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2014 ore 10:05

quoto Pauina.Non distante c'è laVal Nure,la val trebbia ....Luoghi meravigliosi.....





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