| inviato il 23 Settembre 2019 ore 22:49
Secondo me più condizionamenti di sono peggio è. La spontaneità è la cosa migliore, ma arriva dopo un pò che si lavora.
Puoi scegliere location e tipologia di foto insieme al modello o alla modella... poi tutto viene naturale. |
| inviato il 23 Settembre 2019 ore 23:07
Con idee chiare, ma mente aperta al contributo personale e soggettivo dei modelli/modelle. Sennò tanto vale usare dei manichini. |
| inviato il 24 Settembre 2019 ore 5:53
seguo |
| inviato il 24 Settembre 2019 ore 8:47
ho fatto l'esperimento...non è che con l'inglese sia messo male...ma quando ti trovi con nozioni tecniche di livello il discorso leggendo non fila molto...ti tocca stare col traduttore al seguito. Allora ho preso il libro proposto da Stefano e l'ho acquistato in versione kindle (è in offerta a 15 euro) ....poi ho aperto l'applicativo dal tablet e all'interno ho attivato il traduttore, oggi ho scoperto che c'è anche la funzione di lettura vocale... sono già a a pagina 1 dopo aver letto tutta l'introduzione. La cosa funziona..mentre leggo in inglese ascolto la traduzione e nonostante alcuni errori grossolani del traduttore è molto meglio che interrrompere e andare a tradurre la frase. Ho anche scoperto che alcuni appllicativi rimuovendo il copyright riescono a tradurre e trasformare in pdf ...ma così già mi trovo bene.
A primo acchitto posso dire che l'autore è uno tosto di brutto...nelle nozioni introduttive viene introdotto da un suo amico che spiega che l'autore ha prodotto una sorta di guida/metodo denominato p3s che mira alla gestione delle pose indipendentemente dalle nozioni tecniche e senza produrre foto come mero elogio al proprio lavoro ma solo per far capire le nozioni che girano intorno alla "posa". |
| inviato il 24 Settembre 2019 ore 21:15
“ Secondo me più condizionamenti di sono peggio è. La spontaneità è la cosa migliore, ma arriva dopo un pò che si lavora. „
Secondo me è sbagliato invece partire dal presupposto che la spontaneità è il presupposto migliore. Le basi ci vanno di qualsiasi cosa, anche del posing in questo caso. Senza basi non si va da nessuna parte con la spontaneità, a meno che uno non decida di fotografare modelli/e professionisti/e. In quel caso però di nuovo la spontaneità non c'è perché sanno già cosa fare..
Se prendi un modello/a impreparato/a e tu non sai farlo/a posare il rischio di avere pose rigide è dietro l'angolo..
Certo capisco il tuo discorso che "dopo un po' che si lavora" arriva la spontaneità, però secondo me alcuni particolari molto importanti (tipo la posa delle mani in un ritratto) o si è veramente attenti al dettaglio se no è difficile che si notino.. e comunque leggere un libro ogni tanto per aumentare le proprie conoscenze non fa male :) |
| inviato il 25 Settembre 2019 ore 7:30
La questione secondo me non è il posing.. E' ovvio che se desidero una posa particolare con le mani la devo chiedere o cmq devo condividere con la modella la mia idea.
Ho fatto diverse sedute di ritratto e la situazione cambia di volta in volta. Non per lavoro, sono un appassionato ma diciamo che ho visto un po di volti in tutto il mondo.
Se conosci il modello/a è un conto. Puoi chiederlo e tenerlo concentrato su una posa. Si può fare, ma a me non piace, ho l'impressione di perdere qualche cosa. Ma diciamo che non sono da studio, ma più da street/portrait.
Se non lo conosci preferisco nn fargli recitare una "parte". Anche perchè sono pochi gli attori bravi.
Ritengo che molto dipenda dal tipo di ritratto.... se è di moda, per un committente è un discorso. Ma se vuoi fare un ritratto emozionale... che resta a te e alla persona che fotografa... anche con tanti libri letti, cercherei cmq con il mio occhio e proverei ad entrare in intimità subito. |
| inviato il 25 Settembre 2019 ore 8:13
E chi dice che il ritratto emozionale/emotivo non possa essere fatto con pose richieste e "obbligate"?
Il 99% miei miei scatti sono tutte pose che ho chiesto io |
| inviato il 25 Settembre 2019 ore 8:54
iniziato il libro...mi trovo molto col discorso dell'autore...proprio all'inizio dice che dopo vari tentativi la foto in posa di buona fattura uno la ottiene... ma per una sessione di scatti di valore non ci si dovrebbe affidare al caso, nè tantomeno pensare che il modello/a debba uscirne riposato; al contrario sostiene che le posture migliori sono quelle ottenute con lo sforzo e la guida. Io ho seguito diversi workshop nella mia zona, sia gratuiti che a pagamento e dopo averne visti 3 o 4 mi sono tirato indientro e non vi ho più partecipato...per una serie di motivi:
1) i modelli non sanno dove guardare...(problema di organizzazione)
2) i modelli non sono idonei (può capitare)
3) ci si blocca su aspetti tecnici e ne nascono discussioni che non portano a nulla
4) spesso e volentieri chi guida i soggetti soprattutto uomini che guidano donne cercano di portarli verso pose
che risultano volgari o inopportune
5) ci sono gli "ammalati" che non si riescono a staccare davanti ad un bell'esemplare di donna
poi le due cose peggiori che sento ogni volta:
sei bellissima complimenti..che ne dici se poi scattiamo in privato? (se vuoi far irrigidire una persona hai raggiunto lo scopo)
e la seconda: bellissima, bellissima però dai così non ti devi mettere il braccio non lo lasciare così le mani non le appoggiare in quel modo (penso che le negazioni sono l'arma migliore per farsi che l'altro pensi ad altro e non ti segua più)
Se permettete visto che magari siamo qui per imparare sarà meglio iniziare a pensare ed agire diversamente poi ognuno è libero di portare avanti il proprio intento come meglio crede.
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| inviato il 25 Settembre 2019 ore 9:17
Di base le foto si scattano uno per volta, un tutor che consente a due o più fotografi di lavorare contemporaneamente sulla stessa modella già parte male.
Stesso discorso per gli MDF che nulla a che vedere hanno con la fotografia e che farebbero un favore a se stessi ed a noi altri evitando di spendere soldi in attrezzatura e frequentando altre piattaforme più proficue per i loro interessi.
Per me il progetto è sicuramente importante, gli scatti alla blow up funzionato una volta su mille, se non sai cosa vuoi già prima di prendere la fotocamera hai voglia a fare tentativi. |
| inviato il 25 Settembre 2019 ore 9:41
Se conosco la persona con cui lavorerò, a volte lascio spazio alla sua fantasia. Altrimenti decido io in base a quello che provo in quel momento. non studio nulla prima, non mi piace... Ciao |
| inviato il 25 Settembre 2019 ore 12:19
Innanzitutto grazie per aver aperto un topic UTILE.
Ho preso spunto dai vostri elenchi di libri ed ho preso due libri: Adler e Rojas. Sono ben fatti e direi complementari. Finiti questi prenderò anche il ritratto maschile, per completezza.
Ho voglia di migliorare, spero di aver iniziato col piede giusto  |
| inviato il 25 Settembre 2019 ore 12:38
I condizionamenti ci sono sempre stati in qualunque settore artistico (musica, pittura, poesia, scultura...), anche i grandi maestri all'inizio studiavano e si ispiravano alle idee degli altri e così vale in fotografia e nello specifico per le pose.
Meglio perdere un anno sperimentando per conto proprio, ammesso che basti un anno, per iniziare a farsi idee su come far posare le persone o è meglio partire da una base conoscendo quali pose di base sono già state sperimentate con buoni risultati e da lì partire con le proprie idee adattandole a seconda del soggetto che ci troviam davanti?
Per me è meglio il secondo caso: in fondo non perdi di spontaneità se hai una base di conoscenze da cui partire e poi fai i tuoi ragonamenti per effettuare dei cambiamenti. 
Un conto è fare foto istintive fotografando l'attimo (possibile, forse, solo nella street e quando fotografi una persona che non se lo aspetta), ma qualunque posizione chiederai ad una persona di mettersi (sia che tu parta dall'abc di un libro o ti costruisca il tuo abc in un anno o più) quella foto non sarà spontanea e sarà lo stesso anche nel caso sia quella persona che deciderà, senza tue indicazioni, di mettersi in una posa piuttosto che in un'altra, perché se è una/un professionista conosce già varie pose e se non lo è si farà venire in mente pose che magari ha già visto in foto o film o in altre occasioni.
La spontaneità non è una cosa calcolata, è immediatezza. |
| inviato il 25 Settembre 2019 ore 21:45
Io ho preso il libro di Roberto Valenzuela, sembra ottimo!
Grazie! |
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